Doveva essere la risposta – non ufficiale, ma pur sempre autorevole – ai Dubia sull’Amoris Laetitia presentati dai quattro cardinali e sostenuti da molti altri cardinali, vescovi preti e fedeli, e invece non lo era. Dalle anticipazioni dei giorni passati sembrava che il testo del porporato fosse stato ispirato, o quantomeno richiesto, dal Pontefice stesso. Parliamo del libro di trenta pagine del cardinale Francesco Coccopalmerio pubblicizzato, forse con una fretta eccessiva, da qualcuno come la risposta ai Dubia. Il cardinale alla fine ha deciso addirittura di non presentarsi alla conferenza stampa di presentazione. Qualcuno dice perché aveva in concomitanza una riunione alla Congregazione per le Cause dei Santi; altri, maligni, perché voleva evitare l'assalto dei cronisti. Sembra che darà interviste nei prossimi giorni.
Il Servizio Informazione Religiosa (l’agenzia dei vescovi italiani) riporta questa notizia:
“Non è la riposta del Vaticano ai ‘dubia’, anche se il cardinale si è assunto la sua responsabilità scrivendolo”. Così don Giuseppe Costa, direttore della Libreria editrice vaticana, ha risposto alle domande dei giornalisti, durante la presentazione, svoltasi presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, del libro del cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, sul capitolo ottavo dell’esortazione apostolica Amoris laetitia. “Noi come editori diamo voce a interlocutori così autorevoli – ha precisato Costa a proposito del volume, firmato dal cardinale e pubblicato dalla Lev – ma il libro del cardinale Coccopalmerio non è una risposta ufficiale del Vaticano. Il dibattito è sempre aperto, noi lo incoraggiamo e offriamo strumenti di approfondimento”.
Un libro “destinato alla gente”, lo ha definito Costa, di natura “pastorale”: “Un testo leggibile, fruibile e chiarificatore”.
A una domanda su una ipotetica “confusione” del capitolo ottavo dell’Amoris Laetitia, che ha reso necessaria una chiarificazione, il teologo Maurizio Gronchi ha risposto con una battuta: “Commentiamo ogni domenica i Vangeli, i quali hanno molta confusione: è per questo che li commentiamo”.
Siamo sempre a favore delle battute, più o meno spiritose che siano. Ma che i Vangeli abbiano molta confusione ci suona nuovo. E soprattutto, per quel che riguarda il problema di cui si parla tanto – matrimonio, adulterio, divorzio e nuove nozze – abbiamo ancora nelle orecchie il Vangelo di domenica scorsa. Gesù sembrava pochissimo confuso…”Fu pure detto: ‘Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio’. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”. Non siamo teologi, anzi siamo piuttosto ignoranti, dei poveri gazzettieri, ma pare proprio chiaro…
L’anticipazione fornita nei giorni scorsi in realtà non suonava come una vera risposta ai Dubia; tutt’al più come una chiosa esplicativa delle famose “noticine” che di fatto rovesciano l’impostazione seguita fin qui dalla Chiesa, e dagli ultimi papi. Per esempio in questo passaggio: “Qualora l’impegno di vivere come fratello e sorella si riveli possibile senza difficoltà per il rapporto di coppia, i due conviventi lo accettino volentieri; qualora invece tale impegno determini difficoltà, i due conviventi sembrano di per sé non obbligati, perché verificano il caso del soggetto del quale parla il n. 301 con questa chiara espressione: ‘si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa’”.
Nella sua esortazione apostolica, papa Francesco fa anche lui cenno a questo passaggio del Concilio: “La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti”.
L’anticipazione poi affermava: “...il cardinale Coccopalmerio ricorda così che ‘un giudizio negativo su una situazione oggettiva non implica un giudizio sull’imputabilità o sulla colpevolezza della persona coinvolta’. ‘Nel contesto di queste convinzioni, considero molto appropriato – conclude – quello che hanno voluto sostenere molti Padri sinodali: ‘In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. […] Il discernimento pastorale, pur tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi’”.
Perciò il libretto consiglia una lettura dell’Amoris Laetitia; anzi "l’attenta lettura ai tanti che ne hanno frainteso il senso e il significato”. Ai quali mancherebbe “una visione disinteressata e pura di cuore" (e perché mai? N.D.R.); e di conseguenza incapaci di percepire “la chiara, coraggiosa e geniale riaffermazione della purezza della dottrina cattolica in tema di matrimonio e di famiglia (dottrina com’è noto delineatasi nel corso del secondo millennio cristiano), considerata come parola vivente che tramanda il fuoco della tradizione, e in quanto tale capace di confrontarsi e di illuminare le sfide del tempo presente, illuminando aspetti nuovi dell’ infinita ricchezza contenuta nel Vangelo”. Ecco la conclusione: “Come si fa, allora, a parlare di confusione dottrinale da parte di Papa Francesco? Certo, il cammino pastorale, teologico e spirituale, intrapreso da Bergoglio è un cammino d’altura, che esige da parte di tutti, e in primis dai Pastori, una radicale conversione pastorale, che è anche conversione spirituale e culturale. E questo non è sempre facile”.
Preghiamo chi ha avuto la pazienza di seguirci fin qui di confrontare queste numerose, bellissime e ricercate frasi con la scarna radicalità delle parole di Gesù citate nel Vangelo di domenica scorsa. “Fu pure detto…”.
15-02-2017http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-cardinale-rispondeai-dubia-per-il-suo-editore-no-18954.htm
Alcuni particolari sul caso citato dal cardinal Coccopalmerio
libertaepersona.org/wordpress/2017/02/alcuni-particolari-sul-caso-citato-dal-cardinal-coccopalmerio/
15 febbraio 2017
Il cardinale Coccopalmerio, autore di un aureo libretto di commento ad Amoris laetitia (un lungo documento, i cui i passaggi più delicati non sono ancora ben chiari dopo 2 anni), ci illustra la vicenda di un padre, “abbandonato dalla moglie con tre bambini ancora piccoli“, sull’orlo del suicidio, che si unisce ad un’altra donna, da cui ha un altro figlio. Due “mogli” e 4 figli, dunque. A costui, e a costei, che si è unita con un uomo già sposato, si chiede il cardinale, come non dare la comunione, anche se vivono more uxorio, cioè, per la Chiesa, in adulterio?
Abbiamo saputo da fonti attendibili, che la storia citata dal cardinale è vera.
E che però ha avuto uno sviluppo, perchè, come si sa, la realtà e mutevole e la dottrina va quindi aggiustata di continuo: proprio mentre il fine giurista scriveva il suo decisivo commento, la seconda compagna del padre di 3 figli, stanca di allevare tre figli non suoi, e delle liti continue con la moglie del suo amante; arrabbiata perchè i tre figli della vecchia moglie litigavano spesso con il suo figlio, senza che il compagno intevenisse con decisione in favore dell’ultimo pargolo…ha deciso di andarsene.
L’uomo è così rimasto solo, con 3 figli da una moglie, e un ulteriore figlio dalla seconda compagna.
Un uomo solo con 4 figli? Il suicidio, ci ha già detto Coccopalmerio (che pure vive, lo speriamo, la verginità sacerdotale) è dietro l’angolo con 3, figuriamoci con 4!
Così l’uomo ha cercato, giustamente, un’altra donna, e la ha trovata: già sposata, divorziata, ma, grazie a Dio, senza figli. Così il pacchetto figli è rimasto di 4: 3 dalla prima, 1 dalla seconda.
Recatisi dal cardinale Coccopalmerio, per chiedergli di aggiornare il libretto, con gli ultimi sviluppi del loro caso, i due componenti della nuova coppia si sono sentiti rispondere: “Bendetti figliuoli, non ho tempo di riscrivere il mio ottimo lavoro, rispetto al quale i Dubia sono cosa da nulla, ma, senza cambiare la dottrina, fatta salva l’indissolubilità, secondo me entrambi potete accedere all’Eucaristia, quantomeno nelle diocesi di Palermo, Napoli… e nei seguenti paesi: Germania, Malta, Argentina… Non così invece a Genova, o in Polonia, Stati Uniti… Sapoete, oggi non esiste più la chiesa cattolica, ma ci sono chiese nazionali, come voleva Lutero, quel bravo monaco che noi ottusi preti cattolici abbiamo capito dopo 500 anni. Quanto a me, lo ripeto: come può un uomo rimanere solo, con 4 figli, senza una donna che gli faccia da “moglie” e faccia da “mamma” ai quattro pargoletti? Non dovete preoccuparvi delle parole di Gesù, o del magistero dei papi, anche se vi dite cristiani. Oggi vale una nuova regola: come vi sentite voi, e come si sente il prete a cui voi raccontate, mi raccomando con il giusto pathos, la vostra storia. Andate in pace, e motiplicate relazioni e figli. L’importante è essere sempre in compagnia”.
Così il buon padre di famiglia, è tornato a casa, e giustamente, poichè la terza compagna non ha meno diritti delle altre, sta pensando di fare un altro bambino con lei.
Questa crisi non è stata Amoris laetitia a cominciarla
«Determinare il significato preciso della guida pastorale diAmoris Laetitia per ricevere la Santa Comunione non è la vera crisi che la Chiesa deve affrontare», lo scrive su The Catholic Thing p. Timothy V. Vaverek, dottore in Teologia e parroco nella diocesi di Austin, nel Texas. Non intende minimizzare la questione, quanto piuttosto mostrare che la vera posta in gioco è il soggettivismo, «il quale pretende di stabilire il primato dell’opinione personale come norma effettiva della vita cristiana». Per questo motivo «nessuna risposta ai dubia dei cardinali può risolvere questa crisi, perché non è stata AL a cominciarla». L’humus che ha permesso il disorientamento attuale è infatti quello del soggettivismo, penetrato nel XX secolo anche nel mondo cattolico e che ha dato origine a «interpretazioni disastrose del Vaticano II». Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno cercato di far fronte a questa invasione del pensiero soggettivista «con isolate denunce, e hanno preferito dichiarazione più attente, chiare e consistenti della fede per presentare lo spirito autentico del Vaticano II», cercando in questo modo di far uscire pian piano la Chiesa dalla confusione. Questo approccio è riuscito a penetrare nelle generazioni più giovani dei cattolici, ma certamente non tra «i maggiori aderenti al soggettivismo presenti tra i teologi, il clero e i vescovi».
Questo contesto è fondamentale per capire «come pochi passaggi non decisivi di una semplice esortazione papale siano stati considerati come giustificativi di cambiamenti fondamentali della fede e della pratica della Chiesa. Altrimenti questi passi sarebbero stati interpretati e i temi pastorali si sarebbero risolti in continuità con tutto quello che c’è stato prima».
Il radicato soggettivismo è stato perciò il terreno fertile per un’interpretazione di un documento papale in discontinuità con il Magistero precedente. In particolare il soggettivismo ha permesso che fossero praticamente dimenticate quattro verità fondamentali del patrimonio cattolico:
- «Che il Vangelo che insegna la Chiesa è una norma di comportamento realista e non una semplice guida o un ideale;
- che in ogni circostanza Dio dà la grazia di vivere la legge del Vangelo;
- che un matrimonio valido è permanente, e
- che il matrimonio, la coscienza, la recezione della Santa Comunione sono realtà cristologiche ed ecclesiastiche e non strettamente personali».
Quello che si prospetta dinanzi è molto inquietante, perché «una volta che si permettono o si impongono pubblicamente credenze e pratiche false, sarà quasi impossibile riportare di nuovo alla fedeltà i vescovi, i sacerdoti, i teologi e i fedeli confusi». Non solo, ma evidentemente si toglierà credito a quanti continueranno «ad affermare la verità, perché non si conformeranno alla credenza e alla pratica uniformi. Ci saranno sforzi per sostenere che le interpretazioni imprecise e false del Vangelo sono coerenti con il Magistero autentico… Per avere successo, questi sforzi dovranno mettere ai margini i critici, ricorrendo agli insulti (per esempio, “fariseo”, “nostalgico” e “rigido”) o etichettarli come una minoranza sleale».
Quanto accaduto nell’episcopato maltese è esemplare. Interpretando AL in modo autonomo, i vescovi sono andati molto al di là del testo, aprendo alla Comunione non soltanto dei divorziati risposati, ma di tutti coloro che sono in pace con la propria coscienza. Ovviamente questa interpretazione di AL rappresenterebbe, secondo tali vescovi, l’interpretazione autentica e pertanto coloro che vi si oppongono non sono più in comunione con il Papa.
«Per essere chiaro: ciò che si sta promuovendo ora… sono teologie o prassi che fin qui sono state respinte in quanto contrarie alla fede».
La situazione attuale non permette di riproporre la strategia che si adottò dopo la crisi seguita aHumanae Vitae, quando si tentò di giocare sul fattore tempo, per raddrizzare lentamente la barca. Oggi, lasciar passare del tempo «potrebbe essere catastrofico, a misura che le interpretazioni sbagliate del magistero si estenderanno. Essendoci in gioco il significato del Vangelo, i fedeli hanno bisogno da parte del Papa e dei vescovi molto più che una guida ambigua, di silenzi o dichiarazioni normative contrapposte. Abbiamo bisogno della chiarezza e dell’autorità di un degno testimone degli apostoli».
Amoris laetitia e Coccopalmerio: la solita minestra riscaldata e nessun argomento contro i “dubia”.
Posted By Manuela Curtis On
I dubia dei quattro Cardinali non hanno avuto, fino ad ora, alcuna risposta o confutazione, se non slogan o ripetizioni pedisseque di tesi contrarie a tutta la Tradizione, come essa è proposta – per questi tempi – dal Catechismo della Chiesa Cattolica.
Non esiste nel mondo progressista qualcuno che, nel cercare di confutare i dubia, abbia saputo dire qualcosa di più intelligente di due + due = cinque.
Non c’è da meravigliarsi allora se la clacque, nel caso un Cardinale pubblichi qualcosa di favorevole alla peggiore interpretazione possibile del capitolo ottavo di Amoris laetitia, enfatizza al massimo la cosa, fino a ipotizzare niente meno che la risposta autentica del Papa ai dubia.
Non esiste nel mondo progressista qualcuno che, nel cercare di confutare i dubia, abbia saputo dire qualcosa di più intelligente di due + due = cinque.
Non c’è da meravigliarsi allora se la clacque, nel caso un Cardinale pubblichi qualcosa di favorevole alla peggiore interpretazione possibile del capitolo ottavo di Amoris laetitia, enfatizza al massimo la cosa, fino a ipotizzare niente meno che la risposta autentica del Papa ai dubia.
È curioso notare che fino a pochi anni fa il magistero parallelo era quello dei teologi progressisti che facevano la fronda al Papa; ma ora, il medesimo magistero parallelo è costituito da lettere e interviste di Papa Francesco, presentate con altisonanza dai media, benché non pubblicate sugli Acta Apostolicae Saedis, e da esternazioni varie ultra-allineate.
Quest’ultimo è il caso di un opuscolo di trenta pagine, Il Capitolo ottavo della esortazione apostolica post sinodale Amoris Lætitia, diffuso da mercoledì 8 febbraio 2017 nelle librerie cattoliche; l’autore dello scritto è il Cardinale Francesco Coccopalmerio.
Il libretto non può essere la risposta del Papa ai dubia, perché la ripetizione ostinata dell’errore non costituisce né un’argomentazione, né una risposta.
Ma veniamo ora ad esaminare il solito ritornello, interpretato. per l’occasione, dall’insigne canonista. Prendiamone in cosiderazione alcune frasi:
Il libretto non può essere la risposta del Papa ai dubia, perché la ripetizione ostinata dell’errore non costituisce né un’argomentazione, né una risposta.
Ma veniamo ora ad esaminare il solito ritornello, interpretato. per l’occasione, dall’insigne canonista. Prendiamone in cosiderazione alcune frasi:
“Divorziati risposati, coppie di fatto, conviventi non sono certamente modelli di unioni in sintonia con la Dottrina cattolica…
e fin qui ci siamo;
…ma la Chiesa non può voltarsi dall’altra parte.
e fin qui ci siamo;
…ma la Chiesa non può voltarsi dall’altra parte.
Ma chi è che si volta dall’altra parte? Questo errore logico si chiama “conclusione più ampia delle premesse”; dire che in certe situazioni non si può ricevevere l’Eucarestia non vuol dire non prestare tutte le attenzioni possibili a chi si trova in difficoltà; non si può dire “O sacramenti o porta in faccia”.
Non si girava certo dall’altra parte Benedetto XVI, quando scriveva: “I divorziati risposati (…) nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino, per quanto possibile, uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla santa Messa, pur senza ricevere la Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’Adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli” (Esort. apost. Sacramentum Caritatis, 22-2-2007, § 29).
…Per cui i sacramenti della Riconciliazione e della Comunione vanno dati anche alle cosiddette famiglie ferite…
Un giurista come Coccopalmerio non può essere impreciso sull’espressione “famiglia ferita”: si tratta della famiglia vera ferita per la crisi, oppure vogliamo chiamare famiglia ferita la nuova convivenza?
…e a quanti, pur vivendo in situazioni non in linea con i tradizionali canoni matrimoniali…
Immaginiamo un marito che sorprende la moglie in flagrante adulterio, e si sente dire: “Ma caro, non ti sto tradendo, sto solo vivendo non in linea con i tradizionali canoni matrimoniali”! Povero marito!
Al di là della battuta, non si può mascherare l’adulterio con questa circonlocuzione.
Vivere come marito e moglie con un’altra persona che non è il legittimo coniuge, è adulterio, quindi è sempre peccato mortale.
Vivere come marito e moglie con un’altra persona che non è il legittimo coniuge, è adulterio, quindi è sempre peccato mortale.
…esprimono la sincera volontà di avvicinarsi ai sacramenti…
La sincera volontà c’è quando non solo si vuole il fine, ma si scelgono anche i mezzi (vivere come fratello e sorella): qui vult finem vult media; altrimenti si tratta di velleità. Anche questa può essere un punto di partenza, e, con la preghiera e tutti quei mezzi elencati nelle parole di Benedetto XVI sopra riportate, può trasformarsi in sincera volontà; e allora sarà possibile accostarsi ai sacramenti.
…dopo un adeguato periodo di discernimento…
Ecco l’altra trappola soggettivista e relativista; il vero discernimento è solo: “Sono in grazia di Dio, si o no? Ho preso la risoluzione di non accostarmi ad altra persona che non sia il legittimo coniuge, sì o no?” Non c’è da discernere se la convivenza more uxorio sia peccato o meno nel caso particolare, perché Gesù e il Magistero costante infallibilibile della Chiesa hanno già parlato chiaro: le azioni intrinsecamente cattive, qualora l’atto sia realmente volontario, cioè compiuto con piena avvertenza e deliberato consenso, sono sempre peccato grave, indipendentemente dalle circostanze.
In conclusione, ho troppa stima ed amore per il Papa, per poter pensare che quanto ha scritto il Cardinale Coccopalmerio possa costituire una sua risposta autentica ai dubia.
blog.messainlatino.it
Oh bella ! finalmente abbiamo scoperto che la fedeltà è un'invenzione dei vecchi preti.Che Lutero aveva ragione e anche Enrico VIII con i suoi pruriti. Pensate che fessi e fesse sono stati quelli che hanno mantenuto il sacro patto del coniugo. Poveri cretinetti ed imbecilloni, c'è gente che ci ha rimesso la testa per tenere fede a Dio. Secondo me i fedeli che hanno capito che il matrimonio è un Sacramento e non un viaggetto ora su un bus ora su di un altro,finiranno tutti all'inferno ( che è vuoto di peccatori, ma che è pieno di fedeli che sono tutti trine e pizzetti. )Ma sì dai pecchiamo e godiamo, godiamo e pecchiamo cuccurucù cuccurucù,tanto il Vangelo è solo un opinione intercambiabile .Poi è tutta una bufala ! O no? jane
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