Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
NUOVO APPELLO AL PAPA. MILLE SACERDOTI CHIEDONO CHIAREZZA E UNA RISPOSTA AI DUBIA. RISOLTO (PARE) IL CASO DI DON URIBE.
Mille sacerdoti del mondo anglofono – le Confraternite del Clero Cattolico negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Irlanda – hanno espresso il loro appoggio ufficiale alla richiesta di chiarifcazione sull’Amoris Laetita formalizzata nei cinque “Dubia” da quattro cardinali. E appoggiata in maniera esplicita o meno palese da molti altri cardinali, vescovi, preti e laici.
In un comunicato i sacerdoti affermano che una risposta definitiva alle questioni dibattute in relazione al documento papale “È gravemente necessaria per correggere l’abuso dell’esortazione apostolica per minare la tradizione sacra”.
La dichiarazione afferma che i firmatari, membri delle confraternite, grazie alla loro esperienza pastorale hanno familiarità con le situazioni complesse che nascono dai matrimoni infranti e con le difficoltà che i pastori fronteggiano mentre si occupano delle coppie coinvolte in queste situazioni. E affermano che “Questo compito è reso più facile quando la Chiesa espone il suo insegnamento chiaramente e francamente”.
Le confraternite ammoniscono che “L’unità della Chiesa” e “La salvezza delle anime” sono minacciate dalle interpretazioni ampiamente divergenti dell’esortazione apostolica. “Quindi noi ringraziamo i quattro eminenti cardinali che hanno di recente sottoposto i loro dubia alla Santa Sede”.
Gli ultimi esempi di questa inedita confusione seguita a un documento vaticano li abbiamo sotto gli occhi. Riportiamo qui alcuni passaggi centrali dell’Intervista che il cardinale Gerhard Mūller, Prefetto della Congregazione della Fede, e quindi altissima autorità dottrinale della Santa Sede, ha concesso a Il Timone:
“– Si può dare una contraddizione tra dottrina e coscienza personale?
– No, è impossibile. Ad esempio, non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce un peccato mortale. Per la dottrina cattolica è impossibile la coesistenza tra il peccato mortale e la grazia giustificante. Per superare questa assurda contraddizione, Cristo ha istituito per i fedeli il Sacramento della penitenza e riconciliazione con Dio e con la Chiesa.
– È una questione di cui si discute molto a proposito del dibattito intorno all’esortazione post-sinodale “Amoris laetitia”.
– La “Amoris laetitia” va chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa. […] Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando “Amoris laetitia” secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica. Il magistero del papa è interpretato solo da lui stesso o tramite la Congregazione per la dottrina della fede. Il papa interpreta i vescovi, non sono i vescovi a interpretare il papa, questo costituirebbe un rovesciamento della struttura della Chiesa cattolica. A tutti questi che parlano troppo, raccomando di studiare prima la dottrina [dei concili] sul papato e sull’episcopato. Il vescovo, quale maestro della Parola, deve lui per primo essere ben formato per non cadere nel rischio che un cieco conduca per mano altri ciechi. […]
– L’esortazione di san Giovanni Paolo II, “Familiaris consortio”, prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza. È ancora valido questo impegno?
– Certo, non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica “Veritatis splendor” con la chiara dottrina dell’”intrinsece malum”. […] Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo”.
In contemporanea, la Conferenza Episcopale tedesca pubblicava le sue linee guida, approvate il 23 gennaio dal Consiglio permanente (non dall’Assemblea dei vescovi, dove sono presenti voci dissenzienti) in cui per quanto riguarda i divorziati risposati senza dare “una regola generale o un automatismo”, prevede, in singoli casi e al termine di un processo di discernimento, l’ammissione all’eucaristia caso per caso. Che però è in aperto contrasto con quanto spiegato dal card. Mūller poco sopra.
In questo quadro registriamo degli sviluppi positivi nel caso di Luis Carlos Uribe, il sacerdote colombiano di cui abbiamo scritto qualche giorno fa. Secondo notizie che provenivano dalla Colombia, il sacerdote sarebbe stato sospeso dal vescovo perché si sarebbe rifiutato, pubblicamente e in privato, di applicare l’interpretazione aperturista di Amoris Laetitia.
One Peter Five da notizia di un documento firmato da Uribe, in cui si dice che “Luis Carlos Uribe Medina…dopo un dialogo fraterno con il mio vescovo, mons. Rigoberto Corredor Bermudez, liberamente e volontariamente dichiaro di voler restare sotto l’obbedienza e il rispetto verso il Santo Padre Francesco e il mio vescovo diocesano, all’interno della Dottrina e della Tradizione Apostolica della Chiesa”. E con l’autorizzazione del vescovo riprende il suo ministero sacerdotale.
Il sito web spagnolo Secretum Meum Mihi ha riporta una notizia, diffusa da Radio Rosa Mistica Colombia, secondo cui il vescovo non solo ha corretto la situazione di Uribe, ma “Ora sembra aver respinto l’interpretazione del card. Schōnbor di Amoris Laetitia a favore della visione ortodossa sul Matrimonio e l’Eucarestia”.
La confusione, ci sembra, aumenta invece di diminuire.
ECCO COMMENTO DI POCO FA DI PADRE GIOVANNI CAVALCOLI: Grazie, caro Toffali, per la solidarietà. Comunque, sono sereno. Ho la coscienza a posto. Credo anch'io che il Papa abbia bisogno di correggersi su molte cose.
P.Giovanni padrecavalcoli@gmail.com
ALLE 20 40, CIOE' 5 MINUTI FA, E' ARRIVATA COMUNICAZIONE DA PADRE DI UN SUO CONFRATELLO (PADRE CARBONE) CHE LA SOSPENSIONE A DIVINIS NON ERA VERA, HO QUINDI CHIESTO CONFERMA A PADRE GIOVANNI CHE HA RISPOSTO CELERMENTE:
ECCO RISPOSTA: Mi sembra logico credere a me, che sono la vittima. Che ne sa Carbone che sta a Bologna?? Interroghi i confratelli della mia comunità di Varazze! P.Giovanni 2 VITTIMA, ANZI VITTIME: PADRE MANELLI E LE "PERICOLOSISSIME" FRANCESCANE DELL'IMMACOLATA
LEGGERE ARTICOLO QUA SOTTO
PS: E' CHIARO CHE L'INTENTO DI BERGOGLIO E' QUELLO DE ....IL PATRIMONIO DEI FRANCESCANI!
VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA!!
E' TEMPO CHE I PRETI SANI DISOBBEDISCANO ALL' ARGENTINO E SI UNISCANO A DON MINUTELLA E AI 4 CARDINALI CHE TRA POCO VERRANNO FATTI FUORI DA BERGOGLIO ALTRI PRETI SI UNIRANNO...
LIBERARE L’ERETICO DAL DEMONIO È IL PIÙ DIFFICILE TRA GLI ESORCISMI
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Non avendo argomenti per difendersi, mentre l’accusa che vien fatta gli brucia, l’eretico reagisce allora con l’odio, la calunnia, la diffamazione e la violenza e, se è Superiore, con mezzi repressivi, anche sleali o illegali, abusando della sua autorità. Il Superiore eretico è sempre un despota, che governa non con la saggezza, ma col terrore. È, per parafrasare un’ espressione di Papa Benedetto XVI, possiamo dire che l’eretico è il “dittatore del relativismo”..
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Giovanni Cavalcoli ed io conosciamo il ministero di esorcista, avendolo entrambi esercitato. Si tratta di un delicato ministero riservato solo ai ministri in sacris, da esercitare con prudenza su mandato e sotto la vigilanza del Vescovo, ma soprattutto cercando di convincere, una media di nove persone su dieci, inclusi spesso gli stessi familiari che accompagnano questi disturbati, a rivolgersi a un bravo specialista in psichiatria. Spesso ci siamo detti a vicenda che le rarissime possessioni demoniache sono la manifestazione più “innocua” di quelle che sono le devastanti possessioni vere. I più pericolosi posseduti sono infatti diversi di coloro che occupano posti chiave nei governi dei Paesi, che gestiscono immensi patrimoni finanziari, che fanno il bello e il cattivo tempo nella borsa valori, che dirigono i più grandi centri di ricerca clinico-scientifica, che condizionano le attività degli eserciti attraverso l’industria delle armi. I peggiori posseduti sono quegli eretici che pare abbiano fatto un golpe all’interno della Chiesa, mutando il bene in male e il male in bene, la virtù in vizio e il vizio in virtù, la sana dottrina in eterodossia e l’eterodossia in sana dottrina. E nessuno di questi pericolosi posseduti è portato dai familiari dall’esorcista. Dopo la pubblicazione del mio recente articolo sul teologo eretico Andrea Grillo che ha insolentito il Cardinale Carlo Caffarra, riconosciuto a livello mondiale come uno dei nostri grandi maestri della morale cattolica [cf. QUI], abbiamo deciso di pubblicare anche questo articolo inedito redatto da Giovanni Cavalcoli nel settembre del 2016 ed archiviato assieme ad altre decine di articoli suoi e miei nell’archivio dell’Isola di Patmos, nell’attesa di essere pubblicati al momento opportuno.
L’eretico vuol dar l’apparenza del riformatore;invece è un distruttore. Si atteggia a custode della tradizione, per fermare il progresso nella verità. Esalta il valore della storia per negare la verità immutabile. Enfatizza la dignità umana o la grazia divina per finire nel panteismo. Si fa la voce dell’Eterno per dissolvere il tempo nell’Assoluto. «Veleno d’aspide è sotto le sue labbra» [Cf. Sal 144,4]. L’eretico più abile e pericoloso è capace di ingannare anche i sapienti: «Più fluide dell’olio sono le sue parole, ma sono spade sguainate» [cf. Sal 55,22]. L’eretico, che è un sofista e non ha fiducia nella ragione, non è obbiettivo e sereno nel suo parlare, non induce a ragionare o a riflettere, non stimola la capacità critica, non fa uso di argomenti ragionevoli o persuasivi, o quanto meno probabili, né cita fatti o testimonianze certi e comprovati, ma fa leva sulle passioni, sulle emozioni e sugli stati d’animo: l’indignazione, l’irritazione, la rabbia, l’invidia, lo scoraggiamento, la paura, il desiderio di vendetta, l’impazienza, la sfiducia, la ribellione, la sensualità, ricorrendo alla menzogna, all’inganno, all’insulto, alla diffamazione, alla denigrazione, alla calunnia.
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Per attirare discepoli e pavoneggiarsi del suo falso sapere, per apparire persuasivo e onesto o addirittura difensore della verità e maestro di santità, senza scoprirsi; per sedurre, ingannare e far cadere il prossimo e adescare gli sprovveduti, l’eretico dà mostra di onestà di costumi, fa sfoggio di scienza, usa ad arte argomenti studiatamente sofistici e un linguaggio piacevole, ma torbido, equivoco, ambiguo, insinuante, doppio, serpentino, ma soprattutto sfuggente al “sì” e “no” [leggere tutto l’articolo …]
Parafrasando la nota frase erroneamente attribuita a Galilei possiamo affermare che “qualcosa si muove”. Dopo la polemica in merito ai “dubia” posti da quattro cardinali su alcuni punti cruciali di “Amoris Lateitia”, in un’intervista al “Timone”, il card. Müller risponde quale Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, dando ragione a quanti chiedevano a gran voce quale fosse l’interpretazione autentica del documento pontificio. D’altronde quello della giusta interpretazione della Scrittura e dei documenti è compito primario della Chiesa Cattolica, laddove si presentino punti dubbi, zone d’ombra, passi di non facile comprensione. E vista la divisione in seno alla Chiesa nata dopo l’uscita dell’enciclica, a chiusura del doppio Sinodo sulla famiglia, le parole del card. Müller appaiono più che necessarie.
Ma occorre dare anche a “Cesare quello che è di Cesare”. Da tempo ormai il mondo laico, con alcuni suoi esponenti autorevoli, chiede maggiore chiarezza nel Magistero della Chiesa, a fronte di parole, posizioni e insegnamenti di Papa Francesco che oggettivamente hanno generato in molti confusione e perplessità. Tra le voci critiche si schiera da circa tre anni il giornalista e scrittore Antonio Socci il quale, con argomenti validi ma con modi non sempre condivisi dal popolo cattolico, ha chiesto e chiede al Pontefice chiarimenti sulle sue parole, sui suoi gesti, ma soprattutto sul rapporto di continuità con la Tradizione viva della Chiesa. Va detto che Socci, con il passare del tempo e “tenendo la linea”, ha visto convergere sulle sue posizioni anche gran parte di quel mondo laico che, inizialmente schierato in difesa del papa senza se e senza ma lo aveva attaccato aspramente. Anche il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister e della Stampa, Marco Tosatti, insieme al portale La Nuova Bussola Quotidiana e alla rivista Il Timone, hanno influito nel tenere aperte alcune questioni che certi “gendarmi del papato” volevano nascondere sotto il tappeto. D’altronde non è la prima volta che succede nella storia, ovvero che proprio dal mondo laico arrivi la spinta verso un rinnovamento della Chiesa. In questo caso il mondo culturale laico sembra aver fatto da apripista (pagando spesso di persona!) nella richiesta di quel doveroso chiarimento che i pastori della Chiesa sono tenuti a dare.
I “dubia” sollevati dai quattro cardinali, le importanti interviste di Caffarra e Müller confermano che parte di queste polemiche non sono state vane: che non si può interpretare in maniera ambigua un elemento così centrale della fede, quale quello riguardante la ricezione dei Sacramenti! “La Amoris Latetitia – sostiene Müller – va interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa”. Per il Prefetto è dovere della Chiesa aiutare le persone che vivono una situazione non in sintonia con i principi morali e sacramentali della Chiesa, ma ciò deve essere fatto senza sconti e soprattutto senza giustificarne la posizione. “Il compito di sacerdoti e vescovi – rimarca il cardinale tedesco nell’intervista – non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza”. In sintesi, si all’aiuto alle coppie “irregolari” ma senza Comunione Sacramentale, perché rinnegherebbe gli insegnamenti vincolanti di Giovanni Paolo II della “Familiaris Consortio” e dell’enciclica “Veritatis Splendor”. Sulla scia, dunque, del Vaticano II i laici sembrano aver risposto a quella chiamata di aiuto verso i pastori, che grazie a anche loro “possono giudicare con più chiarezza e opportunità sia in cose spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo” (Lumen Gentium, 37).
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