Cari Amici, ci viene offerto un’altro Tempo di grazia, Tempo propizio quello della Quaresima, quello del “Memento Homo….”. Il Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris è una nota locuzione latina, che tradotta letteralmente significa: “Ricordati uomo, che sei polvere e polvere ritornerai“, che viene spesso presentata come “tetra”, come tristezza, come angoscia. Ma è davvero così?
Senza dubbio vale il detto che “la verità fa male”, ma fa male quando, mettendoci davanti alla realtà dei fatti che rifiutiamo di “vedere”, la percepiamo come angoscia, come un ostacolo alla nostra GIOIA, alla serenità che pretendiamo di dover possedere senza che alcuno ci venga a “disturbare” con LA VERITA’ sul nostro stato.
E quale è il nostro stato? Quello di persone fatte di carne ed ossa in deterioramento, perché contaminati e afflitti dal Peccato. Poi abbiamo in questo corpo l’Anima che non deteriora, ma sarà destinata o all’Inferno o in Paradiso. E sia ben chiaro che quando qualcuno viene a dirci: “ma io non ci credo”, non è che la verità cambia.
Forse pensiamo poco alla più grande umiliazione alla quale si sottopose Gesù Cristo per noi: la spoliazione divina per “indossare, incarnare” la nostra umanità che contaminata dal peccato era destinata alla morte. Chiunque nasce a questo mondo, deve passare per la morte (altra cosa accadde alla Vergine Maria, ma di questo ci occuperemo in altro ambito, ad ogni modo per Lei si parla di “Dormizione”, per i meriti di Gesù), non si scappa.
Credenti o non credenti, è questo il nostro destino, ed è meglio apprendere questa Verità, a questo serve il Tempo della Quaresima. L’Amore di Dio per noi, il quale avrebbe potuto salvarci in tanti altri modi, nella Sua sconfinata Sapienza sapeva che questo era l’unico e vero modo per dirsi pienamente “Uomo, come noi”, fino alla morte, e per riscattarci da questa atroce ignominia generata NON da Dio quando fece la Creazione, ma “a causa dell’invidia del Demonio, la morte entrò con il Peccato Originale“.
Ignominia, certamente, perché non era questo che Dio aveva preparato per l’Uomo. Le parole “quia pulvis es et in pulverem reverteris” compaiono nella versione latina della Bibbia (Genesi 3,19) allorché Dio, dopo il peccato originale, scaccia Adamo dal giardino dell’Eden condannandolo alla fatica del lavoro e alla morte: “Con il sudore della fronte mangerai il pane finché non tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere sei e polvere ritornerai!”.
Scrive Sant’Alfonso M. de Liguori nel suo Apparecchio alla morte, per “ben morire”: “E quel gentiluomo conosciuto come persona divertente e anima della compagnia, ora dov’è? Se entrate nella sua stanza, ora non c’è più; se cercate il suo letto, è stato occupato da un altro, le sue vesti, le sue armi, altri se le sono già prese e divise; se volete vederlo affacciatevi a quella fossa, dove si è trasformato in sozzura, in ossa prive di carne e così sarà anche per te, e in quella stanza nella quale tu avrai esalato l’ultimo respiro e sarai stato giudicato da Gesù Cristo, si ballerà, si mangerà, si giocherà e si riderà come prima, e l’anima tua allora, dove sarà?“
Senza dubbio, chi vorrebbe sentirsi fare questi discorsi? Ricordate Pietro quando Gesù gli annuncia della sua passione e morte, come risponde? «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»… (Mt.16,21-23) Pietro non stava negando la realtà dei fatti, al contrario, proprio perché aveva ben compreso il dramma annunciato, RIFIUTA che ciò possa accadere a Colui che ha imparato ad amare. Come anche a dirgli: “Signore, non è possibile che TU DEBBA MORIRE, E’ IMPOSSIBILE…”, ma Gesù lo ammonisce: “questi pensieri non vengono da Dio, ma dal Demonio che gode nel vedere gli uomini immersi e afflitti NELLA MENZOGNA.” Un vero Cristiano ragiona con la logica di Dio, la logica del Regno di Dio che non è di questo mondo, per comprenderlo dobbiamo fare lo sforzo di cambiare la prospettiva della vita: non più orizzontale, ma in verticale, verso il Cielo. Non è per nulla che oggi, nel Rito della imposizione delle Ceneri, il sacerdote ci ricorda anche un’altra formula, quella con le parole di Gesù, le prime pronunciate nella sua predicazione: “CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO” (Mc.1,15)
Ricordiamo bene infatti che Gesù non ha detto di sé “io vi dico la verità” ma ha detto: IO SONO LA VERITA’, la via e la vita…” una bella differenza che cambia tutto e che trasforma ciò che è tristezza (dolore, sofferenza, morte) in un PASSAGGIO verso il quale andare, allora, CON SERENITA’. Non vi diciamo, ora e subito, con “gioia” perchè questa gioia la possiamo comprendere solo quando, nella Comunione dei Santi, con loro e come loro, avremo compreso perché San Francesco d’Assisi chiama la Morte “SORELLA”…. “Sora nostra Morte corporale…”, attenzione “corporale”, mentre la morte dell’anima è la dannazione eterna, e questa non è “sorella”, ma il dramma di una destinazione eterna lontani dalla vera Gioia. Per questo Gesù non impone MA INVITA alla conversione, dicendoci che cosa è la Verità.
E’ dunque la morte dell’Anima a doverci preoccupare e farci attivare per la conversione, non la morte corporale. Ecco perché la Chiesa ha sempre fatto uso di immagini apparentemente tetre come teschi, scheletri, per ricordarci il Memento mori, il momento della morte, che Gesù ha sconfitto rendendola un “passaggio”. Diciamo “apparentemente” perché queste immagini sono la verità oggettiva della nostra sorte terrena, e il ricordarcelo, memento-ricordati, non può che essere salutare per noi, per staccare un poco dalle abitudini quotidiane, dalle vicende terrene e pensare davvero a NOI stessi e alla nostra vera destinazione, il Regno di Dio che non è di questo mondo.
San Lorenzo Giustiniani afferma che ognuno, giunto all’arrivo, sarebbe disposto a sacrificare le ricchezze, gli onori, i piaceri in cambio di una sola misera ora, ma questa ora non gli sarà data. Il sacerdote assistendo al letto già sta dicendo “parti anima di cristiano da questo mondo” – profisiscere anima Christiana de hoc mundo – , mentre l’anima nostra sta per uscire dal corpo, come un uccello bianco lotta per liberarsi dal gabbio del corpo; ma noi non saremo in grado di indirizzarla dove vogliamo, volerà dove avrà meritato: in Paradiso, al Purgatorio (finché esisterà il mondo) o all’Inferno. E poi l’ingiusto si accorgerà che gli è preclusa la possibilità di compiere alcun bene: per questa ragione esclamerà, tra le lacrime: “come sono stato stolto! tempo perso! vita stessa persa! anni persi nei quali avrei potuto farmi santo, ma non l’ho fatto, ed ora non c’è più tempo di farlo“.
“Ma a che serviranno questi lamenti e questi sospiri? – chiede sant’Alfonso – all’ora che sta per chiudersi la scena, la lampada è sul punto di spegnersi, e il morente si avvicina al momento decisivo dal quale dipende l’eternità. Conviene allora pensare e dire con amore: Gesù mio, Voi avete speso tutta la Vostra vita per salvare l’anima mia…. ora, aiutatemi!” Basti ricordare il Buon Ladrone del quale diceva Santa Teresina del Bambin Gesù, sorridendo: “è stato molto astuto scippando dal Cuore di Dio che stava per essere trafitto, l’indulgenza totale per la sua salvezza, a tal punto da guadagnarsi direttamente il Paradiso”. Ma questa astuzia, questa furbizia, vale solo fin quando saremo in vita, dopo la morte, ogni opportunità sarà conclusa, impossibile.
Come dice il Siracide: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà...” (Sir.15,16-20), in tal senso la “morte” sta per “dannazione eterna” dal momento che – la morte naturale – non la scegliamo noi, ma possiamo scegliere se vivere l’eternità in Dio o se morire nell’eternità lontani da Dio, perché al di fuori di Dio c’è solo pianto, tristezza, dolore, morte, l’inferno eterno. Tanto per rendere l’idea vi offriamo di leggere, o scaricare, cliccare qui, la famosa Lettera dall’Inferno, con tanto di approvazione ecclesiastica.
Ritorniamo così all’inizio: ma questo Tempo, non è troppo cupo, tetro, triste e… lugubre? Senza dubbio molto dipende da che cosa abbiamo capito fino a qui! Lugubre non è forse un’Anima che si danna per l’eternità all’inferno? Se avessimo la costanza di occuparci delle vite dei Santi, comprenderemo quanto, questo Tempo, sia invece di profonda ed autentica gioia! L’unico vero Dio si è incarnato, si è fatto come noi “per farci come Lui”, per salvarci, per renderci liberi ed eternamente felici: può esserci tristezza in tutto ciò?
Certo è che se per “gioia” intendiamo la felicità “di questo mondo”, allora non abbiamo capito nulla di che cosa sia la vera felicità, la vera gioia… Certo è che da quando nella Chiesa è stato fatto entrare un Gesù Cristo “compagnone e piacione”, festaiolo, dialogante, da discoteca o da “figlio dei fiori”…. beh! è naturale che ostica sarà la comprensione autentica di questo Tempo e della vera gioia che infonde. Gesù non ci ha solo detto cosa fare, ma ci ha insegnato, sulla sua pelle, come fare. In questo Tempo, che fu prima della Passione e Morte, Gesù andò per quaranta giorni in ritiro, da qui nasce il Tempo della “Quaresima”, quaranta giorni prima della vittoria finale, ma prima della vittoria, prima della Risurrezione, c’è la Croce. E la gioia ci è data dal fatto che la Risurrezione sarà eterna, la Croce durerà solo per questo “Tempo” che viviamo sulla terra, come insegna Sant’Agostino.
Siamo stati SALVATI, guadagnati alla gioia eterna e Qualcuno ha pagato per noi un prezzo altissimo: Gesù Cristo, il Signore, sulla Croce, con la Sua vita per la nostra. Siamo nel Centenario di Fatima, la Vergine del Santo Rosario si presentò con il volto “triste”, racconta Suor Lucia, e con tristezza disse ai tre pastorelli: “Tante anime VANNO ALL’INFERNO perché non c’è chi si sacrifichi per loro”, ed ecco la richiesta di una Madre che viene a chiedere aiuto a noi, per salvare altre anime: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?“…
C’è di che meditare per tutta la Quaresima ed oltre. La Vergine Santa si presenta “triste” nel denunciare la morte dei peccatori, ma poi ecco fiorire la speranza di trovare Anime pronte ad ascoltarla e ad accogliere il progetto di Amore di Dio, per salvare quante più Anime sarà possibile salvare, che tanto siamo costati a Gesù. Maria ha trovato queste tre Anime e tante, tante ancora, noi da che parte vogliamo stare? La vogliamo aiutare? Vogliamo amare davvero Gesù?
Avviandoci su questo percorso senza dubbio accidentato, stretto, sassoso, doloroso (il nostro Calvario) sappiamo però di non essere soli a portare la croce…. al contrario, siamo nella Comunione dei Santi a cominciare da Maria Santissima, la nostra Regina! Se intraprendiamo il sentiero quaresimale con la Verità, allora scopriremo la gioia vera, scopriremo la vera letizia, comprenderemo la gioia e la felicità che i Santi ci hanno raccontato attraverso le loro storie, non condividendoci semplicemente dei racconti, ma per rendercene partecipi e per aiutarci a seguirli, a fare come loro, ognuno nel proprio stato e nel proprio ruolo che ricopre nel mondo e nella società.
E’ certo che bisognerebbe approfondire che cosa è IL TEMPO… non è solo un aspetto scientifico e terreno, di certo non è vero che “ci appartiene”. Non ne abbiamo ora qui lo spazio, ma, in questa società in cui vantiamo solo “diritti”, faremo bene a pensarci. Il tempo non è roba nostra, ma ci è donato come tante altre cose e, di questo tempo, dovremo rendere conto di come lo avremo speso…
Nel Tempo della Quaresima, vissuto fin dal primo secolo della Chiesa, San Giovanni Crisostomo esortava i Cristiani con queste parole: “Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della Preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose, colloca la Fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così Lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della Sua presenza“. (Omelia VI sulla Preghiera, PG64,466)
Ricordiamoci allora che la Quaresima non è un Tempo “lugubre o triste”, al contrario, è l’inizio di un Tempo PROPIZIO, PROPIZIO per acquisire l’autentica felicità che solo una vera conversione a Cristo ci può dare.
C’è un esercizio che possiamo cominciare a fare: prendete un vero Crocifisso, ma non di quelli stilizzati moderni che non dicono nulla, piuttosto uno VERO, sul quale è riprodotto l’Uomo DEI DOLORI di Isaia 53… e prendiamoci del tempo per meditarLo, adorarLo, teniamoGli compagnia, stacchiamo ogni contatto con il mondo materiale per dedicarci a quel mondo spirituale che è e sarà la nostra Patria eterna, del quale il Cristo è Re, Signore e Padrone. Qualcuno giustamente consiglia: spegniamo la TV e accendiamo il cervello….
PREGHIERE
Cominciamo allora a Pregare Gesù usando le parole di Sant’Alfonso:
“Tutto quanto mi ricordo di aver fatto in peccato, mi dà rimorso di coscienza. Il male è stato molto, il bene compiuto troppo poco e troppo pieno di imperfezioni e di tiepidezze, di amor proprio e di distrazioni. Non permettete che io perda più questo tempo che Voi mi date per Vostra misericordia.
Ricordatemi sempre, amato mio Salvatore, l’Amore che mi avete portato, e le pene che avete patito per me, fate che io mi scordi di tutto affinchè, in questa parte di vita che mi resta, io non pensi ad altro che amarVi e compiacerVi, datemi la santa perseveranza, affido tutto ai meriti del Vostro Sangue e confido nella Vostra intercessione o Maria, cara Madre mia! Amen”.
O se preferite l’altra stupenda Preghiera a Gesù Crocefisso:
Eccomi o mio amato e buon Gesù: alla Santissima tua presenza, prostrato, Ti prego col fervore più vivo a stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati e di proponimento di non più offenderti mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te, o buon Gesù, il santo profeta Davide: “Trapassarono le mie mani e i miei piedi, contarono tutte le mie ossa!”.
lo ti adoro, o Croce Santa, che con le venerabili membra di Nostro Signor Gesù Cristo, fosti adorna ed aspersa del Suo preziosissimo Sangue. Adoro te, mio Dio, posto in essa e te, o Croce Santa per amor Suo. Amen.
Meditiamo sulle cinque piaghe che Gesù patì per noi:
In unione con il Cuore immacolato di Maria saluto ed adoro la S. Piaga della tua mano destra, o Gesù, e metto in questa Piaga tutti i sacerdoti della tua S. Chiesa. Da’ loro, ogni volta che celebrano il S. Sacrificio, il Fuoco del tuo Amore divino, affinché possano comunicarlo alle anime che sono loro affidate. Amen. Gloria al Padre …
lo saluto ed adoro la S. Piaga della tua mano sinistra, ed in essa metto tutti coloro che sono nell’errore e tutti i miscredenti, queste povere anime che non ti conoscono. Per amor di queste anime manda Gesù, molti operai nella tua vigna, affinché esse trovino il cammino verso il tuo SS. Cuore. Amen. Gloria al Padre …
lo saluto ed adoro le S. Piaghe dei tuoi piedi sacri, e vi metto tutti i peccatori incalliti che preferiscono vivere per il mondo; ti raccomando soprattutto coloro che moriranno oggi. Non permettere, Gesù, che il tuo Preziosissimo Sangue vada perduto per loro. Amen. Gloria al Padre …
lo saluto ed adoro le S. Piaghe della tua sacra testa, e metto in queste tue SS. Piaghe i nemici della S. Chiesa, tutti coloro che oggi ancora ti battono a sangue e ti perseguitano nel Tuo Corpo mistico. Ti prego, Gesù, convertili, chiamali come hai chiamato Saulo per farne un San Paolo, affinché ci sia presto un solo ovile ed un solo Pastore. Amen. Gloria al Padre …
lo saluto ed adoro la S. Piaga del tuo SS. Cuore, ed in essa metto, Gesù, la mia anima e tutti coloro per cui tu vuoi che io preghi, soprattutto coloro che soffrono e sono afflitti, tutti coloro che sono perseguitati ed abbandonati. Da’ loro, o SS. Cuore di Gesù, la tua luce e la tua grazia. Riempili tutti del tuo Amore e della tua vera Pace. Amen. Gloria al Padre …
Padre celeste, io Ti offro, per mezzo del Cuore immacolato di Maria, nell’unione con lo Spirito Santo, il Tuo Figlio dilettissimo, e me con Lui, in Lui, per mezzo di Lui, con tutte le intenzioni del Suo Sacratissimo Cuore trafitto e in nome di tutte le creature sofferenti. Amen.
Laudetur Jesus Christus e Santa Quaresima a tutti
altri link utili:
https://cooperatores-veritatis.org/2017/02/28/memento-homo-non-e-il-tempo-della-tristezza/
Alcuni impegni e preghiere quaresimali – di Don Marcello Stanzione
28/2/2017
di Don Marcello Stanzione
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Con il mercoledì delle ceneri inizia la Quaresima. Per i cristiani la Quaresima è :
1- Tempo di Penitenza: tale parola in genere viene vissuta con un senso negativo di sofferenza, castigo, espiazione. In realtà penitenza significa tempo di convalescenza spirituale in cui ci si sforza di fare meglio del solito e quindi di ristabilirsi e guarire.
2- La Quaresima è anche tempo di conversione, dal latino “convertere”, cioè cambiare senso di marcia, percorrere una nuova strada. In Quaresima i cristiani sono invitati, attraverso il sacramento della penitenza o riconciliazione, a fare un esame profondo delle loro scelte esistenziali e, se necessario, intraprendere una nuova via.
3- La Quaresima è anche tempo di ripensamento. Per i Greci, il rinnovamento inizia da un cambiamento positivo dei pensieri, il termine metànoia sta ad indicare la qualità del pensiero che poi ispira l’atteggiamento esterno del comportamento: “Dimmi come e cosa pensi e ti dirò come ti comporti!”. Se si hanno pensieri di ira, si sarà sempre irascibili e litigiosi; se si coltivano pensieri impuri, si brucerà dal desiderio lussurioso. Tutti noi abbiamo sperimentato uno strano meccanismo psicologico, tante volte quando siamo frustrati a causa delle delusioni o della solitudine, reagiamo mangiando in modo smodato come forma di compensazione.
4- Anche per questo la Quaresima è tempo di digiuno, cioè non solo di purificazione e di disintossicazione del corpo, ma anche come aiuto alla vigilanza dello spirito. Quando digiuniamo siamo più intuitivi, abbiamo maggiormente gli occhi illuminati a vedere e poi a soccorrere le sofferenze altrui. Il digiuno e l’astinenza dalle carni ci portano all’essenziale della vita: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” , dice Gesù.
5- La Quaresima è poi tempo di allenamento, cioè rafforzamento della volontà nella libertà, la famosa “autarchia” dei Greci. Siamo invitati a privarci di qualcosa, per esempio il caffè, o le sigarette, o i dolci o altro, per dimostrare a noi stessi che per stare bene non abbiamo bisogno di tali supporti che sono psicologici ancor prima di essere alimentari. Dopo la Quaresima ritorneremo alla cioccolata o al caffè e certamente li assaporeremo con un gusto nuovo che non sarà solo degustativo della golosità ma soprattutto spirituale.
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Ed infine la Quaresima è tempo di passione. In tale periodo dell’anno liturgico, in tutte le chiese, almeno una volta alla settimana, si fa la Via Crucis, che è un pio esercizio che commemora, attraverso 14 stazioni, le sofferenze di Gesù. In Quaresima dobbiamo chiederci, liberandoci dalle nostre maschere: qual è la nostra sofferenza? Ognuno di noi porta una croce: qualcuno è rimasto profondamente deluso dalle scelte e dal comportamento dei propri figli; qualcun altro ha sperimentato il fallimento del proprio matrimonio; qualcun altro ha una malattia incurabile oppure è nato con un carattere difficile da sopportare, che è una sofferenza prima ancora che da parte degli altri, per la persona stessa. In Quaresima non dobbiamo fuggire il dolore ma affrontarlo a viso aperto come ha fatto Cristo salendo la collina del Calvario. Non siamo soli ad affrontare la sofferenza, il Signore è con noi, per cui la Croce, da patibolo diventa trono di gloria e di dignità su questa terra e di merito per il Paradiso. La vita spirituale dell’uomo esige ogni anno il tempo di Quaresima perché la vita cristiana autentica esige il combattimento. Essa non è unicamente lotta. È anche ed essenzialmente amore ed amicizia di Dio. Ma quest’elevazione a Dio dell’uomo non si manterrebbe senza uno sforzo da parte sua, senza una difesa irresistibile contro il male incessantemente aggressivo intorno alla vita ed alla persona umana.
San Paolo ha tutta una dottrina sul combattimento spirituale imposto al cristiano. Dapprima egli situa il campo di battaglia e distingue le forze presenti ; enumera anche le risorse ed i pericoli propri ad ognuna.
Il campo di battaglia non è esteriore all’uomo, è il suo proprio cuore, la sua vita intima dove s’oppongono e si scontrano desideri contraddittori, quelli della carne e quelli dello spirito, i due veri antagonisti. Lotta all’interno, stato permanente dell’uomo in questo mondo, questa sottomissione ad una doppia influenza, a due correnti contrarie e veramente costitutive, l’una e l’altra, dell’uomo reale, della sua vita interiore e profonda.
Alla luce di queste riflessioni, la Lettera ai Galati, diventa molto intelligibile e proietta anche a sua volta, sotto una luce splendente, l’insegnamento di San Paolo sulla psicologia dell’animo umano, sulle sue grandezze e le sue miserie di fronte alla doppia forza che l’attrae in sensi differenti, al punto talvolta di sembrar separarli. Ascoltiamo la parola dell’Apostolo : “Tutti sanno quello che produce la carne: fornicazione, impurità, libertinaggine, idolatria, maleficio, inimicizia, discordia, invidia, latrocinio, cabala, dissentimenti, fazioni, gelosie, ubriachezze, orge ed altre cose simili. Io vi avverto, come l’ho già fatto, quelli che vi si dedicano non possederanno il Regno di Dio”.
Dopo le turpitudini che sono i tristi effetti dei desideri della carne, San Paolo enumera in un pregnante contrasto i frutti dello spirito, che sono “carità, gioia, pace, longanimità, mansuetudine, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza”.
La conclusione di questo parallelismo è data dall’ultima frase della Lettera: “Quelli che appartengono a Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le loro passioni ed i loro coinvolgimenti”.
Ecco la lezione del Vangelo della Quaresima. La Croce è il segno e lo strumento di salvezza per la Redenzione del Salvatore. Ma essa permane anche una lezione permanente per i cristiani: “Il discepolo non è di più del Maestro”. “Quello che vuole camminare al suo seguito deve rinunciare a se stesso, portare la propria croce e seguirlo”.
In queste condizioni, la crocifissione dei desideri della carne, secondo l’espressione di San Paolo, è conforme alla linea del Vangelo, ed indispensabile al trionfo dello spirito.
Presento alcune preghiere e alcuni impegni per questa quaresima
Al mattino, prima di iniziare la giornata:
“O Signore, io Ti riconosco come Re universale. Tutto quanto hai creato l’hai fatto per me ed in virtù di tanta grazia rinnovo le promesse battesimali. Rinunzio a Satana, a tutte le sue opere, a tutte le sue vanità. Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra. Credo in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore che nacque e patì. Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la Resurrezione della carne, la Vita Eterna”.
Tra le 15 e le 16 (Ora della morte di Nostro Signore):
“Sulla Via dolorosa che conduce al Calvario, io Ti chiedo, o Gesù, di divenirti compagno. Insegnami come si abbraccia la Croce e come, quando si cade sotto il suo peso, ci si possa rialzare. Aiutami Tu, o Gesù Crocifisso, a vedere nel dolore un disegno di amore, e Tu, che hai lasciato il Cielo per salvare la Terra, ricordami sempre che sulla terra io sono atteso dal Cielo. Che io impari da Te come si ama per ben soffrire e come si soffre per ben amare. Dammi l’amore che rende fecondo il dolore e fa che il dolore alimenti ed accresca l’amore. Nutrimi di Te perché io viva con Te nel tempo e nell’eternità, ma Tu che hai voluto cibarti della Volontà del Padre, fa che anche io mi alimenti di Essa in tutti gli attimi della giornata. Uniscimi a Te, perché io sia un tralcio fruttifero di Te che sei la Vite e possa, con Te, continuare l’opera della Tua Redenzione. Con Te al Padre, sulla medesima Croce, io offro la mia sofferenza unita alla Tua per quanti non La conoscono ancora ed imploro, alla messe copiosa, gli operai necessari. Valga la mia piccola offerta, unita alla Tua, a rendere valida la loro fatica perché venga presto, o Signore, il Tuo regno su tutta la Terra”.
(6 Pater, Ave, Gloria alle Sante Piaghe: Mani, Piedi, Costato, Piaga nascosta). Recitare, se possibile, il Santo Rosario Doloroso o, altrimenti, spostarlo ad altra ora.
A sera, prima di andare a dormire:
(Meditare per pochi minuti sulla Passione del Signore. Si consiglia di meditare, a rotazione, su una delle 14 stazioni della Via Crucis).
“Padre mio, Santo e misericordioso, ricevi il mio desiderio di consolarTi. Vorrei riparare tutte le offese degli uomini, ma siccome ciò non mi è possibile, Ti offro tutti i meriti di Gesù, Redentore del genere umano, per soddisfare la Tua Giustizia. Mio Dio e Padre mio, la dolorosa solitudine del Figlio Tuo Ti glorifichi, la Sua pazienza e la Sua sottomissione Ti plachino. Non scaricare su di noi la Tua giusta indignazione. Guarda il Tuo Figlio, vedi le Sue mani legate con quella catena con cui fu caricato dai carnefici. In nome della pazienza ammirevole con cui sopportò tanti e sì atroci supplizi, perdonaci, sostienici, non lasciarci soccombere sotto il peso della nostra debolezza”.
Venerdì
(Astinenza dalla carne ed accentuazione di qualche rinuncia, evitando qualcosa – ad esempio: frutta, vino, caffè, bevande,ecc. – o rinuncia alla televisione).
“Sulla Via dolorosa che conduce al Calvario, io Ti chiedo, o Gesù, di divenirti compagno. Insegnami come si abbraccia la Croce e come, quando si cade sotto il suo peso, ci si possa rialzare. Aiutami Tu, o Gesù Crocifisso, a vedere nel dolore un disegno di amore, e Tu, che hai lasciato il Cielo per salvare la Terra, ricordami sempre che sulla terra io sono atteso dal Cielo. Che io impari da Te come si ama per ben soffrire e come si soffre per ben amare. Dammi l’amore che rende fecondo il dolore e fa che il dolore alimenti ed accresca l’amore. Nutrimi di Te perché io viva con Te nel tempo e nell’eternità, ma Tu che hai voluto cibarti della Volontà del Padre, fa che anche io mi alimenti di Essa in tutti gli attimi della giornata. Uniscimi a Te, perché io sia un tralcio fruttifero di Te che sei la Vite e possa, con Te, continuare l’opera della Tua Redenzione. Con Te al Padre, sulla medesima Croce, io offro la mia sofferenza unita alla Tua per quanti non La conoscono ancora ed imploro, alla messe copiosa, gli operai necessari. Valga la mia piccola offerta, unita alla Tua, a rendere valida la loro fatica perché venga presto, o Signore, il Tuo regno su tutta la Terra”.
(6 Pater, Ave, Gloria alle Sante Piaghe: Mani, Piedi, Costato, Piaga nascosta). Recitare, se possibile, il Santo Rosario Doloroso o, altrimenti, spostarlo ad altra ora.
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Con il mercoledì delle ceneri inizia la Quaresima. Per i cristiani la Quaresima è :
1- Tempo di Penitenza: tale parola in genere viene vissuta con un senso negativo di sofferenza, castigo, espiazione. In realtà penitenza significa tempo di convalescenza spirituale in cui ci si sforza di fare meglio del solito e quindi di ristabilirsi e guarire.
2- La Quaresima è anche tempo di conversione, dal latino “convertere”, cioè cambiare senso di marcia, percorrere una nuova strada. In Quaresima i cristiani sono invitati, attraverso il sacramento della penitenza o riconciliazione, a fare un esame profondo delle loro scelte esistenziali e, se necessario, intraprendere una nuova via.
3- La Quaresima è anche tempo di ripensamento. Per i Greci, il rinnovamento inizia da un cambiamento positivo dei pensieri, il termine metànoia sta ad indicare la qualità del pensiero che poi ispira l’atteggiamento esterno del comportamento: “Dimmi come e cosa pensi e ti dirò come ti comporti!”. Se si hanno pensieri di ira, si sarà sempre irascibili e litigiosi; se si coltivano pensieri impuri, si brucerà dal desiderio lussurioso. Tutti noi abbiamo sperimentato uno strano meccanismo psicologico, tante volte quando siamo frustrati a causa delle delusioni o della solitudine, reagiamo mangiando in modo smodato come forma di compensazione.
4- Anche per questo la Quaresima è tempo di digiuno, cioè non solo di purificazione e di disintossicazione del corpo, ma anche come aiuto alla vigilanza dello spirito. Quando digiuniamo siamo più intuitivi, abbiamo maggiormente gli occhi illuminati a vedere e poi a soccorrere le sofferenze altrui. Il digiuno e l’astinenza dalle carni ci portano all’essenziale della vita: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” , dice Gesù.
5- La Quaresima è poi tempo di allenamento, cioè rafforzamento della volontà nella libertà, la famosa “autarchia” dei Greci. Siamo invitati a privarci di qualcosa, per esempio il caffè, o le sigarette, o i dolci o altro, per dimostrare a noi stessi che per stare bene non abbiamo bisogno di tali supporti che sono psicologici ancor prima di essere alimentari. Dopo la Quaresima ritorneremo alla cioccolata o al caffè e certamente li assaporeremo con un gusto nuovo che non sarà solo degustativo della golosità ma soprattutto spirituale.
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Ed infine la Quaresima è tempo di passione. In tale periodo dell’anno liturgico, in tutte le chiese, almeno una volta alla settimana, si fa la Via Crucis, che è un pio esercizio che commemora, attraverso 14 stazioni, le sofferenze di Gesù. In Quaresima dobbiamo chiederci, liberandoci dalle nostre maschere: qual è la nostra sofferenza? Ognuno di noi porta una croce: qualcuno è rimasto profondamente deluso dalle scelte e dal comportamento dei propri figli; qualcun altro ha sperimentato il fallimento del proprio matrimonio; qualcun altro ha una malattia incurabile oppure è nato con un carattere difficile da sopportare, che è una sofferenza prima ancora che da parte degli altri, per la persona stessa. In Quaresima non dobbiamo fuggire il dolore ma affrontarlo a viso aperto come ha fatto Cristo salendo la collina del Calvario. Non siamo soli ad affrontare la sofferenza, il Signore è con noi, per cui la Croce, da patibolo diventa trono di gloria e di dignità su questa terra e di merito per il Paradiso. La vita spirituale dell’uomo esige ogni anno il tempo di Quaresima perché la vita cristiana autentica esige il combattimento. Essa non è unicamente lotta. È anche ed essenzialmente amore ed amicizia di Dio. Ma quest’elevazione a Dio dell’uomo non si manterrebbe senza uno sforzo da parte sua, senza una difesa irresistibile contro il male incessantemente aggressivo intorno alla vita ed alla persona umana.
San Paolo ha tutta una dottrina sul combattimento spirituale imposto al cristiano. Dapprima egli situa il campo di battaglia e distingue le forze presenti ; enumera anche le risorse ed i pericoli propri ad ognuna.
Il campo di battaglia non è esteriore all’uomo, è il suo proprio cuore, la sua vita intima dove s’oppongono e si scontrano desideri contraddittori, quelli della carne e quelli dello spirito, i due veri antagonisti. Lotta all’interno, stato permanente dell’uomo in questo mondo, questa sottomissione ad una doppia influenza, a due correnti contrarie e veramente costitutive, l’una e l’altra, dell’uomo reale, della sua vita interiore e profonda.
Alla luce di queste riflessioni, la Lettera ai Galati, diventa molto intelligibile e proietta anche a sua volta, sotto una luce splendente, l’insegnamento di San Paolo sulla psicologia dell’animo umano, sulle sue grandezze e le sue miserie di fronte alla doppia forza che l’attrae in sensi differenti, al punto talvolta di sembrar separarli. Ascoltiamo la parola dell’Apostolo : “Tutti sanno quello che produce la carne: fornicazione, impurità, libertinaggine, idolatria, maleficio, inimicizia, discordia, invidia, latrocinio, cabala, dissentimenti, fazioni, gelosie, ubriachezze, orge ed altre cose simili. Io vi avverto, come l’ho già fatto, quelli che vi si dedicano non possederanno il Regno di Dio”.
Dopo le turpitudini che sono i tristi effetti dei desideri della carne, San Paolo enumera in un pregnante contrasto i frutti dello spirito, che sono “carità, gioia, pace, longanimità, mansuetudine, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza”.
La conclusione di questo parallelismo è data dall’ultima frase della Lettera: “Quelli che appartengono a Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le loro passioni ed i loro coinvolgimenti”.
Ecco la lezione del Vangelo della Quaresima. La Croce è il segno e lo strumento di salvezza per la Redenzione del Salvatore. Ma essa permane anche una lezione permanente per i cristiani: “Il discepolo non è di più del Maestro”. “Quello che vuole camminare al suo seguito deve rinunciare a se stesso, portare la propria croce e seguirlo”.
In queste condizioni, la crocifissione dei desideri della carne, secondo l’espressione di San Paolo, è conforme alla linea del Vangelo, ed indispensabile al trionfo dello spirito.
Presento alcune preghiere e alcuni impegni per questa quaresima
Al mattino, prima di iniziare la giornata:
“O Signore, io Ti riconosco come Re universale. Tutto quanto hai creato l’hai fatto per me ed in virtù di tanta grazia rinnovo le promesse battesimali. Rinunzio a Satana, a tutte le sue opere, a tutte le sue vanità. Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra. Credo in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore che nacque e patì. Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la Resurrezione della carne, la Vita Eterna”.
Tra le 15 e le 16 (Ora della morte di Nostro Signore):
“Sulla Via dolorosa che conduce al Calvario, io Ti chiedo, o Gesù, di divenirti compagno. Insegnami come si abbraccia la Croce e come, quando si cade sotto il suo peso, ci si possa rialzare. Aiutami Tu, o Gesù Crocifisso, a vedere nel dolore un disegno di amore, e Tu, che hai lasciato il Cielo per salvare la Terra, ricordami sempre che sulla terra io sono atteso dal Cielo. Che io impari da Te come si ama per ben soffrire e come si soffre per ben amare. Dammi l’amore che rende fecondo il dolore e fa che il dolore alimenti ed accresca l’amore. Nutrimi di Te perché io viva con Te nel tempo e nell’eternità, ma Tu che hai voluto cibarti della Volontà del Padre, fa che anche io mi alimenti di Essa in tutti gli attimi della giornata. Uniscimi a Te, perché io sia un tralcio fruttifero di Te che sei la Vite e possa, con Te, continuare l’opera della Tua Redenzione. Con Te al Padre, sulla medesima Croce, io offro la mia sofferenza unita alla Tua per quanti non La conoscono ancora ed imploro, alla messe copiosa, gli operai necessari. Valga la mia piccola offerta, unita alla Tua, a rendere valida la loro fatica perché venga presto, o Signore, il Tuo regno su tutta la Terra”.
(6 Pater, Ave, Gloria alle Sante Piaghe: Mani, Piedi, Costato, Piaga nascosta). Recitare, se possibile, il Santo Rosario Doloroso o, altrimenti, spostarlo ad altra ora.
A sera, prima di andare a dormire:
(Meditare per pochi minuti sulla Passione del Signore. Si consiglia di meditare, a rotazione, su una delle 14 stazioni della Via Crucis).
“Padre mio, Santo e misericordioso, ricevi il mio desiderio di consolarTi. Vorrei riparare tutte le offese degli uomini, ma siccome ciò non mi è possibile, Ti offro tutti i meriti di Gesù, Redentore del genere umano, per soddisfare la Tua Giustizia. Mio Dio e Padre mio, la dolorosa solitudine del Figlio Tuo Ti glorifichi, la Sua pazienza e la Sua sottomissione Ti plachino. Non scaricare su di noi la Tua giusta indignazione. Guarda il Tuo Figlio, vedi le Sue mani legate con quella catena con cui fu caricato dai carnefici. In nome della pazienza ammirevole con cui sopportò tanti e sì atroci supplizi, perdonaci, sostienici, non lasciarci soccombere sotto il peso della nostra debolezza”.
Venerdì
(Astinenza dalla carne ed accentuazione di qualche rinuncia, evitando qualcosa – ad esempio: frutta, vino, caffè, bevande,ecc. – o rinuncia alla televisione).
“Sulla Via dolorosa che conduce al Calvario, io Ti chiedo, o Gesù, di divenirti compagno. Insegnami come si abbraccia la Croce e come, quando si cade sotto il suo peso, ci si possa rialzare. Aiutami Tu, o Gesù Crocifisso, a vedere nel dolore un disegno di amore, e Tu, che hai lasciato il Cielo per salvare la Terra, ricordami sempre che sulla terra io sono atteso dal Cielo. Che io impari da Te come si ama per ben soffrire e come si soffre per ben amare. Dammi l’amore che rende fecondo il dolore e fa che il dolore alimenti ed accresca l’amore. Nutrimi di Te perché io viva con Te nel tempo e nell’eternità, ma Tu che hai voluto cibarti della Volontà del Padre, fa che anche io mi alimenti di Essa in tutti gli attimi della giornata. Uniscimi a Te, perché io sia un tralcio fruttifero di Te che sei la Vite e possa, con Te, continuare l’opera della Tua Redenzione. Con Te al Padre, sulla medesima Croce, io offro la mia sofferenza unita alla Tua per quanti non La conoscono ancora ed imploro, alla messe copiosa, gli operai necessari. Valga la mia piccola offerta, unita alla Tua, a rendere valida la loro fatica perché venga presto, o Signore, il Tuo regno su tutta la Terra”.
(6 Pater, Ave, Gloria alle Sante Piaghe: Mani, Piedi, Costato, Piaga nascosta). Recitare, se possibile, il Santo Rosario Doloroso o, altrimenti, spostarlo ad altra ora.
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