Il Foglio in croce tra l'osservanza sionista e l'ateismo devoto-cristiano.
Non riesco a spiegarmi se non con una
prestazione di carattere commerciale i toni sionisti sfegatati da parte
di una serie di testate e giornalisti italiani, fra cui certamente
primeggia Il Foglio
prima di Giuliano Ferrara e ora di Cerasa. Una volta Brunetta disse del
Foglio che non fa una lira di utile, e quindi non è certo dalla vendita
in edicola che trae i suoi proventi. Il giornalista tedesco Udo
Ulfkotte, morte di salute a 56 anni, ha detto cose tanti terribili
quanto documentate su quello che è la condizione della stampa europea,
tedesca, italiana. Un lettore un poco appena accorto lo sa bene, ma
averne conferme dall'interno dello stesso mondo giornalistico, delle
vere e proprie confessioni, ha la sua indubbia importanza. Un mio amico
giornalista, grande giornalista che conosceva bene i deserti
mediorientali, mi aveva già rivelato i retroscena del mondo
giornalistico e le tecniche in uso per la corruzione degli operatori
dell'informazione. Non solo Noi lo sappiamo, ma Loro sanno che Noi lo
sappiamo e se ne infischiano allegramente. Ciò che a Loro interessa è
che l'Unica Narrazione resta la Loro e nessuna voce contro possa
sentirsi o leggersi.
Non ho seguito molto il viaggio del Papa, ma mi è bastato vedere in una
tv l'abbraccio fra il Grande Imam e il Papa Cattolico per capire che con
quel solo gesto è stata mandata a rotoli tutta la strategia dello
“scontro di civiltà”, progettata, architettata e messa in opera dal
Sionismo Religioso rappresentato dallo «Stato ebraico di Israele», e che
nel Foglio ha uno dei suoi agenti. Adesso però dovra scegliere tra Roma
o Tel Aviv. Ho detto intenzionalmente Tel Aviv, perché anche secondo il
progetto originario dell'ONU Gerusalemme avrebbe dovuto essere una
città internazionalizzata, dove potesse convivere con un'Amministrazione
sovrana autonoma le tre religione monoteistiche, di cui la terza è
tanto infinitamente minoroitaria sul piano religioso quanto immensamente
potente per le sue penetrazioni lobbistiche che tengono in ginocchio
l'intera classe politica statunitense e ne condizionano interamente la
politica estera. Se nei secoli passati, oltre 1000 anni fa, la Chiesa
Romana aveva potuto disporre della spada di Costantino, di Carlo Magno,
di Carlo V, dei sovrani cristiani e cattolici, oggi l'ebraismo sionista
(ben distinto e antitetico a quello che io ritengo il solo ebraismo
autenticamente religioso: quello dei rabbini di Neturei Karta) dispone
di tutto l'arsenale militare statunitense.
Il mondo cristiano è ormai ampiamente secolarizzato, e di “Fede” credo ve ne sia assai poca in giro, ma proprio per questo è un pensiero religioso immune dalla trappola in cui l’ebraismo tenta di farlo cadere: le crociate del terzo millennio contro il mondo islamico. L’infiltrazione dell’ebraismo nel cristianesimo, o se si vuole nel cattolicesimo, attraverso il Concilio Vaticani II ha creato problemi al corpo dottrinale bimillenario della chiesa cattolica. I fedeli cattolici non sono tutti bigotti e privi di cultura storico-filosofica-religiosa. Quanto poi all’«educazione» si tratta di vedere di cosa si tratta: se è educazione al catechismo della fede cattolica, passi pure, anche se ci si deve spiegare nella nuova versione di che morte è morto Gesù Cristo sulla croce, chissà forse di un banale raffeddore. Ma se si tratta di storia, politica, geopolitica forse i preti dovrebbero loro venire educati dai loro laici, dai loro parrocchiani, sempre che vogliano ascoltarli e non perderli come clienti. Il gioco e la manovra è chiara. Se il disegno era quello di spingere a un’alleanza ebraismo-cattolicesimo contro la religione islamica, il buon senso e la realpolitik, a lungo termine, dice che vi sono tutte le ragioni per un’alleanza islamo-cattolica contro l'ebraismo sionista, che da oltre cento anni alimenta un focolaio permanente di guerra non solo nel Vicino Oriente, ma in tutto il mondo.
Il mondo cristiano è ormai ampiamente secolarizzato, e di “Fede” credo ve ne sia assai poca in giro, ma proprio per questo è un pensiero religioso immune dalla trappola in cui l’ebraismo tenta di farlo cadere: le crociate del terzo millennio contro il mondo islamico. L’infiltrazione dell’ebraismo nel cristianesimo, o se si vuole nel cattolicesimo, attraverso il Concilio Vaticani II ha creato problemi al corpo dottrinale bimillenario della chiesa cattolica. I fedeli cattolici non sono tutti bigotti e privi di cultura storico-filosofica-religiosa. Quanto poi all’«educazione» si tratta di vedere di cosa si tratta: se è educazione al catechismo della fede cattolica, passi pure, anche se ci si deve spiegare nella nuova versione di che morte è morto Gesù Cristo sulla croce, chissà forse di un banale raffeddore. Ma se si tratta di storia, politica, geopolitica forse i preti dovrebbero loro venire educati dai loro laici, dai loro parrocchiani, sempre che vogliano ascoltarli e non perderli come clienti. Il gioco e la manovra è chiara. Se il disegno era quello di spingere a un’alleanza ebraismo-cattolicesimo contro la religione islamica, il buon senso e la realpolitik, a lungo termine, dice che vi sono tutte le ragioni per un’alleanza islamo-cattolica contro l'ebraismo sionista, che da oltre cento anni alimenta un focolaio permanente di guerra non solo nel Vicino Oriente, ma in tutto il mondo.
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