Ora viene fuori che il papà dell’attentatore di Manchester, il signor Ramadan Abidi, era un uomo reclutato dai servizi britannici, coinvolto in un vasto piano dell’esercito libico per assassinare Gheddafi, salvato – dopo che la sua copertura era stata svelata – dai servizi che l’avevano fatto esfiltrare con la famiglia.
Il Lybia Herald lo indica come” “un federalista della Cirenaica, che lottava per l’autonomia della regione, ma non noto per affiliazione religiosa”.
E’ stato nella Libia orientale che fu innescata la insurrezione tribale che portò alla caduta ed uccisione di Gheddafi, nel marzo 2011. Arrivarono carichi di armi dal Katar. Truppe speciali britanniche erano sul terreno ad aiutare i rivoltosi: la BBC riportò allora che sei elementi SAS erano stati catturati dalle truppe fedeli a Gheddafi; negli stessi giorni, sei corpi speciali olandesi (sic) furono catturati nella Libia occidentale mentre, dissero, aiutavano l’esfiltrazione di loro connazionali.
(Leggere qui:
Dunque, membri della NATO stavano assistendo (comandando, guidando) il Gruppo Islamico Libico Combattente, il cui capo sul fronte orientale era Abdelhakim Belhadj, noto esponente di Al Qaeda.
Ora, secondo l’Independent, Salman Abedi, il figlio stragista di Manchester, si trovava nella Libia Orientale nel 2011, quando gli aerei britannici bombardavano le truppe di governo libico per portare al potere i takfiri. Era giovanissimo. Secondo i suoi compagni di scuola, cambiò allora: “Prima era un ragazzo di compagnia, beveva, fumava erba – ma quando tornò dalla Libia nel 2011 era un’altra persona. Diventò religioso. Per qualche tempo è stata innalzata una bandiera nera con scritte in arabo sul tetto della casa degli Abedi a Elsmore Road..”
Spero che i lettori non abbiano dimenticato come, sotto gli auspici di Hillary Clinton allora segretaria di Stato, carichi e carichi di armamenti saccheggiati dai forniti arsenali di Gheddafi furono spediti in Siria, per armare i takfiri mercenari arruolati per abbattere il legittimo governo. Una sporchissima faccenda in cui trovò la morte l’ambasciatore Usa Chris Stevens, sacrificato con la sua scorta di Marines per non far saltare fuori la storia. Potevano essere salvati, un commando era pronto a decollare dalla Sicilia, fu dato l’ordine di “stand-down”.
Insomma la strage “islamica” di Manchester è un effetto collaterale delle sovversioni britanniche in Libia e in Oriente in obbedienza ai neocon americani. A meno che non sia un’operazione voluta dagli stessi servizi britannici – l’attentatore era ben noto agli agenti – per distrarre l’opinione pubblica da qualcos’altro (Brexit? Elezioni?). Personalmente penso che valga più la prima ipotesi. Ma, come si dice: mai sprecare un disturbato mentale utilizzabile come islamista kamikaze.
Quanto alla pop-star Ariana Grande, idolo delle giovanissime: nel 2014, in una intervista a Billboard, ha rivelato di essere divenuta “kabbalista” (complimenti) secondo “gli insegnamenti del rabbino Philip Berg”, un agente d’assicurazione di New York, fondatore di una organizzazione magica chiamata Centro della Kabbala. Ariana Grande non è la sola celebrità ad aderirivi: Naomi Campbell, Madonna, Leonardo di Caprio, Britney Spears, Demi Moore e (poteva mancare?) Paris Hilton si dice ne facciano parte.
La giovanissima Ariana Grande ne deve essere particolarmente addentro, perché in una intervista ha parlato di come talora venga “abitata” da presenze inequivocabili: “Appena ho chiuso gli occhi ho sentito questa vampata davvero forte vicino alla mia testa…… quando ho chiuso i miei occhi ho iniziato di nuovo con i sussurri per molto tempo……ho iniziato a vedere questa immagine veramente inquietante, come con forme rosse”.
Sul web naturalmente si sono affollati complottisti che hanno intuito “messaggi” kabbalisti , per esempio, nell’età dell’attentatore e nella data della strage (22 è il numero delle lettere ebraiche su cui si basa la magia della Kabbala); altri hanno indicato simboli kabbalistici nei videoclips della piccola. La cosa ci stupirebbe poco e poco ci interessa.
Oltretutto un produttore cinematografico che ha passato la vita ad Hollywood, Jon Robberson, ha appena accusato l’industria cinematografica holywoodiana di essere “un nido di pedo-criminalità” di “natura luciferina”. Il che, naturalmente, ci stupirà ancor meno.
Stupirebbe di più il fatto che nessun giudice in Usa voglia riprendere in mano la faccenda della strana morte di Seth Rich, un addetto del comitato elettorale democratico che aveva rivelato a Wikileaks migliaia di mail compromettenti sul funzionamento interno del Partito: fra cui i trucchi e i giochi sporchi con cui esso partito favoriva la Clinton e sabotava l’altro candidato, Bernie Sanders.
“ Seth Conrad Rich, 27 anni, fu assassinato per strada l’8 luglio in Washington DC, da una o diverse persone che non gli rubarono nulla di quello che indossava, lasciando anche la sua ventiquattrore, il suo orologio o il cellulare.” Julian Assange accusò Hillary come mandante dell’omicidio ( Hillary : “Ma non c’è un drone, qualcosa, per ammazzarlo”). Il fatto è che prove, indizi e testimonianze si stanno accumulando che puntano ai colpevoli nel Partito Democratico.
(Vedere qui:
Ma i giudici e i politici Usa sono tutti concentrati a cercare prove sul delitto originale di Trump, quello di essere un agente di Putin.
I libici come Sherlock Holmes, la NATO in campo contro l’Isis: Manchester è la nuova Pearl Harbor?
Alla fine, è facile. Ce l’abbiamo davanti agli occhi la realtà delle cose, basta unire i puntini. Il problema è che qualcuno, pur dovendo ammetterla la realtà, fa di tutto affinché ci comportiamo come chi ha cominciato il gioco che ho usato come immagine di copertina: farci sbagliare, mischiando gli addendi di un’operazione che non è mai a somma zero per il potere. Questa è un’agenzia ANSA di ieri alla 19.48, potete trovarla facilmente attraverso i motori di ricerca: “(ANSA) – BRUXELLES, 24 MAG – La Nato entrerà a far parte della Coalizione anti-Isis come membro a pieno titolo. La decisione è stata presa in una riunione del Consiglio Atlantico a livello di ambasciatori che si è tenuta nel pomeriggio, in cui anche Francia e Germania, che avevano espresso perplessità, hanno dato il consenso. Lo indicano fonti diplomatiche. La decisione sarà ufficializzata domani (oggi, ndr), al vertice informale. Il Segretario generale, Jens Stoltenberg, in mattinata ha escluso che la Nato possa avere ruoli di combattimento nella Coalizione”.
Sempre agenzia ANSA, sempre ieri ma alle 21.49: “(ANSA) – WASHINGTON, 24 MAG – Le forze armate Usa non sono riuscite a mantenere adeguatamente le tracce di centinaia di veicoli militari (humvee), di decine di migliaia di fucili e di altri pezzi di equipaggiamenti militare mandati in Iraq per armare l’esercito governativo, le milizie sciite e i peshmerga curdi, per un totale di oltre un miliardo di dollari. Lo rivela un controllo governativo iracheno del 2016 ottenuto e diffuso da Amnesty International (Ai), scrive il Washington Post. Un audit del 2015 aveva evidenziato gli stessi problemi, compresa la quasi totale assenza di una registrazione da parte di Baghdad. Il materiale bellico era stato fornito nell’ambito dell’Iraq Train and Equip Fund, un programma per sostenere l’esercito iracheno a combattere l’Isis. Il timore è che parte delle forniture possa essere finite nelle mani sbagliate”.
E, infine, sempre agenzia ANSA ma questa mattina alle 09.08: “(ANSA) – WASGHINGTON, 25 MAG – La bufera del Russiagate fa crollare Trump nell’ultimo sondaggio di Fox news (21-23 maggio): il 40% del campione approva il lavoro del presidente Usa, mentre il 53% lo boccia. Un mese fa il rapporto era 45% a 48%. Il 44% inoltre ritiene che gli hackeraggi russi abbiano aiutato il tycoon ad arrivare alla Casa Bianca. Il 68% approva la nomina di un procuratore speciale per indagare sulle interferenze di Mosca nelle elezioni (29% è contro) e il 43% pensa che scoprirà un coordinamento della campagna di Trump con la Russia. Il 60% inoltre è convinto che Trump abbia licenziato il capo dell’Fbi, James Comey, perché l’indagine sul Russiagate stava danneggiando la presidenza (il 29% non lo pensa). Come se non bastasse, il 57% ritiene che la condivisione di informazioni segrete con i russi nello studio ovale sia frutto di cattivo giudizio”.
Vi serve altro per capire a cosa sia servita l’orribile strage di Manchester? Senza colpo ferire e senza più noiose titubanze, ecco che la NATO entra ufficialmente nella coalizione anti-ISIS. Certo, per ora, come ha annunciato poco fa il segretario generale, Jens Stoltenberg, non ci sarà ruolo attivo di combattimento ma qualche prodromo di operatività salta fuori: “(ANSA) – BRUXELLES, 25 MAG – La Nato avrà una nuova cellula di intelligence contro il terrorismo che sarà creata nel quartier generale di Bruxelles ed il cui scopo è quello di migliorare la condivisione di intelligence, comprese quelle sui foreign fighters. Inoltre sarà nominato un “coordinatore per supervisionare gli sforzi nella lotta contro il terrorismo” Lo ha annunciato il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, arrivando nella sede della Nato”. E poi, guarda per caso qual è la notizia precedente? “(ANSA) – WASHINGTON, 25 MAG – Nel massacro di Manchester è stato usato l’esplosivo Tapt, lo stesso delle stragi di Parigi e Bruxelles. Lo afferma il deputato statunitense Mike McCaul, che presiede l’House Homeland Security Committee americano. “Non abbiamo a che fare con un lupo solitario, c’è un network di terroristi ispirati dall’Isis”.”
Accidenti, che notizia! Toccherà indagare insieme agli inquirenti francesi, adesso? Forse. Ma sicuramente in silenzio, senza brutte fughe di notizie stile Manchester: anche perché, casualmente, ieri Emmanuel Macron ha richiesto al Parlamento di prorogare lo stato di emergenza fino al 1 novembre, quindi ciò che scotta può essere secretato. Con timbro presidenziale. Ci vorrà molto, a vostro modo di vedere, prima che la NATO debba intervenire ovunque l’Isis sia presente per contrastarlo con ruolo operativo e combat? Ci voleva qualcosa per cambiare la narrativa, per accelerare il processo: è arrivata la strage di Manchester con il suo carico emozionale devastante. Ora la NATO combatterà, in prima fase con l’intelligence condivisa, l’Isis. E, guarda caso, l’Isis è un po’ ovunque, da poche settimane molto attivo anche nelle Filippine del Sud. Le stesse Filippine che vedevano un’offensiva jihadista in atto, con tanto di decapitazioni, mentre il presidente Rodrigo Duterte era a Mosca ospite di Vladimir Putin, non solo acquistare armi da utilizzare nella lotta al narcotraffico ma anche a prospettare un’alleanza a tre con Cina e, appunto, Russia.
Accidenti, che notizia! Toccherà indagare insieme agli inquirenti francesi, adesso? Forse. Ma sicuramente in silenzio, senza brutte fughe di notizie stile Manchester: anche perché, casualmente, ieri Emmanuel Macron ha richiesto al Parlamento di prorogare lo stato di emergenza fino al 1 novembre, quindi ciò che scotta può essere secretato. Con timbro presidenziale. Ci vorrà molto, a vostro modo di vedere, prima che la NATO debba intervenire ovunque l’Isis sia presente per contrastarlo con ruolo operativo e combat? Ci voleva qualcosa per cambiare la narrativa, per accelerare il processo: è arrivata la strage di Manchester con il suo carico emozionale devastante. Ora la NATO combatterà, in prima fase con l’intelligence condivisa, l’Isis. E, guarda caso, l’Isis è un po’ ovunque, da poche settimane molto attivo anche nelle Filippine del Sud. Le stesse Filippine che vedevano un’offensiva jihadista in atto, con tanto di decapitazioni, mentre il presidente Rodrigo Duterte era a Mosca ospite di Vladimir Putin, non solo acquistare armi da utilizzare nella lotta al narcotraffico ma anche a prospettare un’alleanza a tre con Cina e, appunto, Russia.
Vogliamo poi parlare del fronte libico. Per mesi e mesi, la narrativa è stata quella di un Paese nel caos completo, bicefalo grazie ai due governi che lo amministrano e perennemente instabile a causa del potere delle varie tribù locali. Dalla Libia arrivavano solo notizie di disordine e inaffidabilità. E poi, di colpo, ieri la Libia si trasforma nella Svizzera: decimata la famiglia di Salman Abedi, l’attentatore di Manchester, tutti arrestati. Di più, il fratello più piccolo, Hashem, si mette subito a cantare come un uccellino: durante l’interrogatorio ammette di far parte, insieme al fratello, dello Stato islamico e di essere stato in Gran Bretagna durante la fase di preparazione dell’attentato. Di più, Hashem si è detto al corrente di tutti i dettagli dell’azione condotta da Daesh e di aver lasciato la Gran Bretagna lo scorso 16 aprile e da allora di essere sempre stato in contatto con il fratello. Una confessione piena, perfetta, inequivoca (mancava solo che si attribuisse la responsabilità per Ustica e l’omicidio di Kennedy) che va a confermare le varie tesi avanzate dalle autorità britanniche, dopo che quelle statunitensi e francesi ci hanno messo del loro – con strane fughe di notizie – per rafforzare la narrativa. Ha colpito Daesh, attraverso un 23enne che ha massacrato delle bambine alla fine di un concerto, siamo in guerra.
Nel frattempo: “(ANSA) – ROMA, 25 MAG – La polizia di Manchester ha interrotto con gli Usa la comunicazione delle informazioni sull’attentato di due giorni fa dopo la pubblicazione dei ‘leak’ sull’inchiesta da parte della stampa statunitense. Lo afferma la Bbc”. Magicamente, non solo la NATO entra nella coalizione anti-Isis ma, cosa più importante, il ritorno all’efficienza delle autorità libiche conferma che Daesh è presente nel Paese, quindi occorrerà intervenire. E cosa è accaduto in Libia non più tardi di 13 giorni fa? Decine di combattenti sono rimasti uccisi negli scontri ripresi nel Sud tra le forze del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’Est del Paese e alleato di Vladimir Putin e quelle di Misurata, fedeli al governo di Tripoli del premier Fayez al Sarraj. Stando alle ricostruzioni fatte dai media libici, gli uomini di Misurata della Terza Forza, insieme alle Brigate di Difesa di Bengasi, hanno conquistato il controllo della base aerea Brak Al-Shati, situata 60 chilometri a nord di Sebha, al termine di violenti scontri con gli uomini dell’Operazione Dignità di Haftar.Il sindaco di Brak al-Shati ha riferito di almeno 74 morti al quotidiano libico Alwasat ma, stando al “Libya Herald”, sarebbero 130 i soldati di Haftar rimasti uccisi, alcuni dei queli giustiziati. Il presidente del parlamento di Tobruk, Aquilah Saleh, ha annunciato tre giorni di lutto per “commemorare le vittime del massacro di Brak al-Shati”.
Nel frattempo: “(ANSA) – ROMA, 25 MAG – La polizia di Manchester ha interrotto con gli Usa la comunicazione delle informazioni sull’attentato di due giorni fa dopo la pubblicazione dei ‘leak’ sull’inchiesta da parte della stampa statunitense. Lo afferma la Bbc”. Magicamente, non solo la NATO entra nella coalizione anti-Isis ma, cosa più importante, il ritorno all’efficienza delle autorità libiche conferma che Daesh è presente nel Paese, quindi occorrerà intervenire. E cosa è accaduto in Libia non più tardi di 13 giorni fa? Decine di combattenti sono rimasti uccisi negli scontri ripresi nel Sud tra le forze del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’Est del Paese e alleato di Vladimir Putin e quelle di Misurata, fedeli al governo di Tripoli del premier Fayez al Sarraj. Stando alle ricostruzioni fatte dai media libici, gli uomini di Misurata della Terza Forza, insieme alle Brigate di Difesa di Bengasi, hanno conquistato il controllo della base aerea Brak Al-Shati, situata 60 chilometri a nord di Sebha, al termine di violenti scontri con gli uomini dell’Operazione Dignità di Haftar.Il sindaco di Brak al-Shati ha riferito di almeno 74 morti al quotidiano libico Alwasat ma, stando al “Libya Herald”, sarebbero 130 i soldati di Haftar rimasti uccisi, alcuni dei queli giustiziati. Il presidente del parlamento di Tobruk, Aquilah Saleh, ha annunciato tre giorni di lutto per “commemorare le vittime del massacro di Brak al-Shati”.
Ecco cos’è la Libia davvero: un Paese in piena guerra civile destinato ora a diventare ufficialmente il prossimo proxy nella guerra per il nuovo equilibrio mediorientale. Non potendo sfidare apertamente l’egemonia russa in Siria, si aprono altri fronti. L’Iraq dove, con timing meraviglioso, Amnesty International ci fa capire che armi USA per 1 miliardo di dollari di controvalore sono finite probabilmente nelle mani sbagliate e che, di fatto, l’Isis potrebbe essere stato l’involontario beneficiario di quell’armamento. Casualmente, sta per cadere Mosul e con essa i suoi segreti, custoditi dai miliziani che ancora resistono e da chissà quali carte e documenti: meglio dire subito che, se si troveranno armi di fabbricazione USA, queste erano destinate ai curdi buoni. I quali, però, sono anche un po’ coglioni e se le sono fatte fottere. Servirà, a questo punto, sbloccare in fretta il carico di armamento pesante per l’YPG in Siria già decido da Donald Trump, con enorme scorno da parte della Turchia e per i miliziani curdo-iracheni. Ma roba grossa, armi serie: guardate,
sempre per coincidenza, un futuro Kurdistan unito a quale Paese si contrapporrebbe e farebbe da barriera. Che caso. E poi la Libia, dove la presenza radicata di Daesh è confermata dalla “rete” dell’attentatore di Manchester, l’assassino di bambine innocenti. Ieri, guarda caso, in contemporanea con le notizie che arrivavano da Tripoli, il sempre preciso e puntuale “New York Times” pubblicava le foto di particolari dell’ordigno usato, immagini scattate sul posto dell’attacco. Da chi? E la polizia britannica ha lasciato che un fotografo entrasse in una scena del crimine – oltretutto di terrorismo – per scattare fotografie di prove così sensibili? Le quali, ovviamente, non vengono pubblicate da giornali inglesi ma dal principale motore della campagna per il Russiagate, insieme al “Washington Post”.
Quanti puntini da unire, quante storie diverse – però – se si sbaglia a seguire la sequenza. Cosa che magari ho appena fatto anch’io. Ma non credo: a Manchester, l’Isis ha ammazzato bambine innocenti, spezzato il loro sogno di vita e di gioia. Ci sono le prove: le hanno gli americani, i francesi e ora anche i libici, tramutatisi in un batter d’occhio da ispettore Clouseau in Sherlock Holmes. Le hanno i britannici, magari diverse da quelle della narrativa ma poco importa: la famiglia Abedi è il capro espiatorio perfetto, c’è anche la confessione (immagino ottenuta con la massima tutela dei diritti del fermato, come chiedono sempre i pallemosce al soldo di Soros quando Putin ferma Navalny o i suoi sodali) del fratellino piccolo, ottenuta nel tempo che si impiega per bere un caffè. Ora ci penserà la NATO a vendicare le bimbe di Manchester, ovunque si annidi l’Isis. Il fatto che questi proliferi sempre in aree sensibili geopoliticamente e ricche di petrolio, è l’ennesima casualità e coincidenza che non dobbiamo scambiare per indizio, altrimenti siamo complottisti.
sempre per coincidenza, un futuro Kurdistan unito a quale Paese si contrapporrebbe e farebbe da barriera. Che caso. E poi la Libia, dove la presenza radicata di Daesh è confermata dalla “rete” dell’attentatore di Manchester, l’assassino di bambine innocenti. Ieri, guarda caso, in contemporanea con le notizie che arrivavano da Tripoli, il sempre preciso e puntuale “New York Times” pubblicava le foto di particolari dell’ordigno usato, immagini scattate sul posto dell’attacco. Da chi? E la polizia britannica ha lasciato che un fotografo entrasse in una scena del crimine – oltretutto di terrorismo – per scattare fotografie di prove così sensibili? Le quali, ovviamente, non vengono pubblicate da giornali inglesi ma dal principale motore della campagna per il Russiagate, insieme al “Washington Post”.
Quanti puntini da unire, quante storie diverse – però – se si sbaglia a seguire la sequenza. Cosa che magari ho appena fatto anch’io. Ma non credo: a Manchester, l’Isis ha ammazzato bambine innocenti, spezzato il loro sogno di vita e di gioia. Ci sono le prove: le hanno gli americani, i francesi e ora anche i libici, tramutatisi in un batter d’occhio da ispettore Clouseau in Sherlock Holmes. Le hanno i britannici, magari diverse da quelle della narrativa ma poco importa: la famiglia Abedi è il capro espiatorio perfetto, c’è anche la confessione (immagino ottenuta con la massima tutela dei diritti del fermato, come chiedono sempre i pallemosce al soldo di Soros quando Putin ferma Navalny o i suoi sodali) del fratellino piccolo, ottenuta nel tempo che si impiega per bere un caffè. Ora ci penserà la NATO a vendicare le bimbe di Manchester, ovunque si annidi l’Isis. Il fatto che questi proliferi sempre in aree sensibili geopoliticamente e ricche di petrolio, è l’ennesima casualità e coincidenza che non dobbiamo scambiare per indizio, altrimenti siamo complottisti.
Caso chiuso, Salman Abedi – il presunto kamikaze – è l’esecutore materiale dell’attentato ed è, di fatto, alla macchia. Ma c’è la sua “rete”, che prova il coinvolgimento di Daesh. Punto. Non importa che, stando alla versione ufficiale, il ragazzo sarebbe andato in Libia per imparare a fabbricare la bomba con viti e chiodi e poi sia tornato a casa per portare a termine il suo piano: non esiste un tutorial on-line, visto che il mondo sta denunciando i rischi legati all’arruolamento e all’addestramento su Internet? E se come tutta la stampa del mondo ci ha detto, Manchester è la patria del jihadismo britannico, non c’è nessuno in tutta la città in grado di confezionare quello che, alla fine, altro non è se non l’ordigno usato dal FIS per gli attentati in Francia negli anni Novanta?
Pur essendo attenzionato da tempo e affiliato all’Isis, tu e la tua famiglia, vai allegramente avanti e indietro dalla Libia (passando forse anche dalla Siria, come ha fatto notare ieri il ministro dell’Interno francese e, alla luce della notizia della NATO nella coalizione anti-Isis, abbiamo capito il perché), facendoti tracciare? Già, perché il ragazzo era conosciuto e controllato: come mai non è stato fermato al suo ritorno in Gran Bretagna? Forse perché serviva che colpisse, affinché la grande macchina del warfare globale – oltretutto con lo scudo NATO – potesse mettersi in moto? Ora, poi, ci sarà la cortina fumogena dello scontro fra intelligence, tanto per dare l’idea che non ci fosse comunità d’intenti: sicuramente la polizia di Manchester, persone per bene, è incazzata nera ma a Westminster e Whitehall stanno solo recitando la parte con gli USA. E la gente non capirà, non si ribellerà, non chiederà conto?
Pronta l’altra narrativa: la famiglia dell’attentatore, tutta coinvolta, era fuggita dalla Libia di Gheddafi ed era stata accolta, a braccia aperte, in Gran Bretagna come richiedenti asilo. Di cosa parlerà la gente, di queste mille coincidenze tutte a favore della dottrina neo-con o unicamente del rischio terrorismo connesso agli sbarchi in atto, a vostro modo di vedere? Salman Abedi avrà anche attivato il detonatore – e non ci credo – ma se volete giustizia per le ragazzine di Manchester che vi hanno fatto vedere in tutte le salse e per ci vi siete commossi, chiedete conto a chi oggi si trova al Vertice atlantico di Bruxelles. I burattinai di questa nuova Pearl Harbor, forse, sono lì. Tutti in fila, pronte a combattere l’Isis per noi. E per i nostri figli. Ho il vomito.
Pur essendo attenzionato da tempo e affiliato all’Isis, tu e la tua famiglia, vai allegramente avanti e indietro dalla Libia (passando forse anche dalla Siria, come ha fatto notare ieri il ministro dell’Interno francese e, alla luce della notizia della NATO nella coalizione anti-Isis, abbiamo capito il perché), facendoti tracciare? Già, perché il ragazzo era conosciuto e controllato: come mai non è stato fermato al suo ritorno in Gran Bretagna? Forse perché serviva che colpisse, affinché la grande macchina del warfare globale – oltretutto con lo scudo NATO – potesse mettersi in moto? Ora, poi, ci sarà la cortina fumogena dello scontro fra intelligence, tanto per dare l’idea che non ci fosse comunità d’intenti: sicuramente la polizia di Manchester, persone per bene, è incazzata nera ma a Westminster e Whitehall stanno solo recitando la parte con gli USA. E la gente non capirà, non si ribellerà, non chiederà conto?
Pronta l’altra narrativa: la famiglia dell’attentatore, tutta coinvolta, era fuggita dalla Libia di Gheddafi ed era stata accolta, a braccia aperte, in Gran Bretagna come richiedenti asilo. Di cosa parlerà la gente, di queste mille coincidenze tutte a favore della dottrina neo-con o unicamente del rischio terrorismo connesso agli sbarchi in atto, a vostro modo di vedere? Salman Abedi avrà anche attivato il detonatore – e non ci credo – ma se volete giustizia per le ragazzine di Manchester che vi hanno fatto vedere in tutte le salse e per ci vi siete commossi, chiedete conto a chi oggi si trova al Vertice atlantico di Bruxelles. I burattinai di questa nuova Pearl Harbor, forse, sono lì. Tutti in fila, pronte a combattere l’Isis per noi. E per i nostri figli. Ho il vomito.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli
Manchester (2)
Mario Calabresi, sulla Repubblica del 24 maggio, ricorda la strage di Bologna, 85 morti allora, e i nomi dei fanciulli macellati dalla mano terrorista: Luca Mauri, 6 anni, Sonia Burri, 7 anni, Manuela Gallon, 11 anni… bambini che potrebbero essere fratellini e sorelline dei ragazzini morti ammazzati a Manchester.
Un modo come un altro per ricordare che il Terrore ha più
matrici, non deriva solo dalla perversione satanica dell’islam. E la
criminalizzazione generica dell’islam è parte dell’attuale strategia stragista.
Le masse arabe attualmente sono in gran parte destabilizzate
dalle guerre neocon che hanno creato una fascia di instabilità che va dalla
Libia all’Afghanistan.
Una fascia che vede salve solo le Petromonarchie del Golfo,
che intrecciano oscuri legami con il Terrore islamista; l’Egitto, uscito dal
tunnel della destabilizzazione dopo il colpo di Stato che ha portato al potere
di Al Sisi; e l’Iran, che ancora resiste a tale spinta (il Libano ha conosciuto
le sue stragi).
Una destabilizzazione funzionale alla dottrina neocon, che
immagina una ristrutturazione del mondo arabo più fluida e funzionale ai propri
interessi globali. Tale destabilizzazione è il terreno fertile sul quale
attecchisce il morbo del terrorismo.
L’Isis lo sa bene, per questo tenta di alimentare ancora di
più tale spinta destabilizzante. I suoi crimini efferati vogliono provocare una
reazione in Occidente, sia in ambito interno, creando conflittualità tra le
comunità di immigrati islamici e i cittadini occidentali, sia a livello più
alto alimentando la conflittualità tra Occidente e Paesi arabi.
Più acceso è questo conflitto più l’Isis accresce il proprio
consenso nelle masse islamiche delle quali vuole prendere la leadership, come
un tempo le avanguardie rivoluzionarie (e terroriste) aspiravano a far presa
sulle masse dei lavoratori per attuare la loro rivoluzione.
In fondo anche la spinta del Terrore è rivoluzionaria e mira
a travolgere anzitutto le forze islamiche che si oppongono ai loro disegni.
Favorite in questo dalle guerre neocon, che hanno preso di mira i regimi più
laici del mondo arabo, dall’Iraq di Saddam Hussein alla Libia di Gheddafi e in
altro modo, ovvero attraverso una guerra per procura, la Siria di Assad.
La reazione dell’Occidente al Terrore non può che tener
conto di questa strategia a breve e medio termine, altrimenti farebbe solo il
suo gioco. È un conflitto complesso quello con il Terrore globale, che durerà
tempo.
E che sarà vinto solo se in Occidente la politica (o la
realpolitik per stare a certi accenti propri della politica estera del nuovo
presidente americano) avrà la meglio sulle follie dei neoconservatori, la cui
spinta rivoluzionaria, per una logica eterogenesi dei fini, alimenta la spinta
rivoluzionaria contraria ed opposta in ambito islamista.
Agnelli sacrificali a Manchester
Confesso che sono arcistufa del ripetersi di tragici copioni ai quali non si vuole porre rimedio in alcun modo. Quello che è avvenuto all'Arena di Manchester la notte scorsa alle 22, 30 lo abbiamo appena visto qualche mese fa a Londra-Londonistan il 22 marzo scorso (per i patiti di numerologia, ecco ripetersi la ricorrenza del numero 22). Eppoi in Francia, in Belgio, in Germania. Usque tandem?
Qui ci sono andati di mezzo almeno 22 ragazzini (ecco ripetersi la cifra) di giovanissimi, tra i quali una bimba di 8 anni, al concerto di una Teen Idol dal nome che è un programma: Ariana Grande. E le loro facce tenere sono già su tutti i quotidiani, i siti web ecc. Non vorrei sembrare cinica, ma sentire sempre le solite vuote parole di retorica dei leader europei, dei Mattarella, dei Gentiloni, coi Minniti che spergiurano di voler potenziare al massimo le misure di sicurezza, ma poi continuano ottusi e imperterriti a far sbarcare migliaia di disperati al giorno, perché intanto "il mondo è di tutti", è qualcosa che mi dà il voltastomaco.
Ora anche da parte delle autorità britanniche si intensificheranno i buoni propositi di "non voler cambiare il proprio stile di vita", di continuare come se nulla fosse stato, di non farsi intimorire e bla, bla, bla... Si conosce già il nome dell'attentatore: un tal Salman Abedi nato a Manchester nel 1994, terzo di quattro figli di una coppia di rifugiati libici scappati in Gran Bretagna durante il regime di Gheddafi. Insomma, il solito "nuovo britannico", con connotati arabi. La polizia sapeva già vita, morte e miracoli di lui, tranne il fatto che avrebbe colpito all'Arena. Quando si dice il caso...
False bandiere per vittime vere. Arriveranno gli altarini improvvisati in qualche angolo di Manchester con lumini, pelouche, candeline. fiori, bigliettini, gessetti (ci sono già). Poi le cerimonie multietniche e multikulti, perché, ovvio, il dolore non ha colore, non ha credo religioso anche se poi, chissà perché, muoiono tutti bianchi e cristiani e ora, in giovanissima età,... Ma chi pianifica questi attentati sa dove vuole arrivare, sa che l'8 giugno ci saranno le elezioni in GB, sa che c'è di mezzo la guerra in Siria e che Assad deve sloggiare per amore o per forza: Isis sconfitto o no. E che la May deve essere tirata per la giacchetta, magari in qualche guerra "umanitaria" contro "il terrorismo internazionale".
La cantante per teen ager Ariana Grande |
Un'altra cosa. Le rivendicazioni dell'ISIS e i suoi proclami deliranti passano sempre dalla premiata agenzia SITE di Rita Katz. As usual.
Chiedetelo alla signora come sono andate per davvero le cose. Lei sa sempre tutto e pare abbia pure il dono della preveggenza.
Intanto posto questo articolo dal titolo "Un attentato emotivo, mediatico, politica che spiana la strada alla pax mediorientale" di Mauro Bottarelli su Rischio Calcolato.
Intanto posto questo articolo dal titolo "Un attentato emotivo, mediatico, politica che spiana la strada alla pax mediorientale" di Mauro Bottarelli su Rischio Calcolato.
Vero? Falso? Verosimile? Complottista? Dietrologo? Futurologo? Fate voi la vostra tara, ricordando che quando poi i fatti si palesano, di solito sono ancora più ingarbugliati delle più surreali ipotesi e fantasie.
Una coincidenza britannica. Oggi è morto anche l'attore Roger Moore che fu per sette volte inteprete della serie di James Bond, l'agente 007 uscito dai romanzi di Fleming, prendendo il posto di Sean Connery. Titolo emblematico di uno dei suoi film: "Vivi e lascia morire".
Pubblicato da Nessie
http://sauraplesio.blogspot.it/2017/05/agnelli-sacrificali-manchester.html
Manchester e la carenza di disincanto
È facile - e persino giusto - condannare violenze e attentati, dichiarare che non dobbiamo farci impaurire, invocare il Signore e ricordarci di essere in rapporto con l'Infinito, ecc... Ma è ancora più facile cadere nella sterile ripetizione del dogma-mantra degli «attentati islamici», come se oggi ogni bomba, ogni pallottola, ogni coltellata, fossero automaticamente addebitabili all'islam (ne ho ironizzato ieri prendendo alcune notizie di giornata da Il Mattino).
È tutto un circolo vizioso: la paura degli attentati islamici, figlia della paura dell'invasione islamica, figlia della paura di mettere al mondo figli, figlia della mancanza di speranza e di fede.
Ai cattolici televisionati manca un po' di sano disincanto sulle vicende mondane.
Per questo i cattolici oggi vivono con la terribile ossessione del «di cosa dobbiamo preoccuparci oggi?» ereditata da decenni di pancia piena e di titoli di telegiornale.
Per cui chi considera quell'attentato meno significativo di una processione di riparazione al gay pride viene considerato un eccentrico, un fissato, un "ideologico", proprio dalle stesse persone che si sdegnano quando il non certo encomiabile Bergoglio adopera le stesse etichette dispregiative nei confronti di qualche categoria di cattolici.
A distanza di tanto tempo, è storicamente confermato che la Maddox, Pearl Harbour, il Lusitania, la Maine (tanto per citare i più famosi), furono vittime sacrificali offerte a qualcuno che certa propaganda aveva deciso di promuovere a "il nemico crudele che ci aggredisce".
Tanti -troppi!-, anche cattolici, per carenza di disincanto hanno rapidamente abboccato all'esca del momento (come quella delle vittime gemelle sacrificate nel 2001), illudendosi che la professione di fede implichi il dover dire qualcosa sulle mode del momento, cioè sul "dibattito" del momento, cioè sugli slogan profusamente distribuiti dai media che compongono tale "dibattito".
Il cattolicume imborghesito è prontissimo a far cagnara sugli attentati più o meno "islamici" («bof, chi sei tu per dubitare delle Sacre Notizie degli Infallibili Telegiornali?»), ormai indifferente a cose come la strage degli innocenti che ha appena cominciato il suo quarantesimo anno (diecimila bambini uccisi al mese solo in Italia, naturalmente a spese di noialtri contribuenti, e dobbiamo perfino essere contenti perché alla fine degli anni '70 la media era il doppio) e alla riduzione della liturgia a spettacolino sacro autogestito.
È tutto un circolo vizioso: la paura degli attentati islamici, figlia della paura dell'invasione islamica, figlia della paura di mettere al mondo figli, figlia della mancanza di speranza e di fede.
Ai cattolici televisionati manca un po' di sano disincanto sulle vicende mondane.
Per questo i cattolici oggi vivono con la terribile ossessione del «di cosa dobbiamo preoccuparci oggi?» ereditata da decenni di pancia piena e di titoli di telegiornale.
Per cui chi considera quell'attentato meno significativo di una processione di riparazione al gay pride viene considerato un eccentrico, un fissato, un "ideologico", proprio dalle stesse persone che si sdegnano quando il non certo encomiabile Bergoglio adopera le stesse etichette dispregiative nei confronti di qualche categoria di cattolici.
A distanza di tanto tempo, è storicamente confermato che la Maddox, Pearl Harbour, il Lusitania, la Maine (tanto per citare i più famosi), furono vittime sacrificali offerte a qualcuno che certa propaganda aveva deciso di promuovere a "il nemico crudele che ci aggredisce".
Tanti -troppi!-, anche cattolici, per carenza di disincanto hanno rapidamente abboccato all'esca del momento (come quella delle vittime gemelle sacrificate nel 2001), illudendosi che la professione di fede implichi il dover dire qualcosa sulle mode del momento, cioè sul "dibattito" del momento, cioè sugli slogan profusamente distribuiti dai media che compongono tale "dibattito".
Il cattolicume imborghesito è prontissimo a far cagnara sugli attentati più o meno "islamici" («bof, chi sei tu per dubitare delle Sacre Notizie degli Infallibili Telegiornali?»), ormai indifferente a cose come la strage degli innocenti che ha appena cominciato il suo quarantesimo anno (diecimila bambini uccisi al mese solo in Italia, naturalmente a spese di noialtri contribuenti, e dobbiamo perfino essere contenti perché alla fine degli anni '70 la media era il doppio) e alla riduzione della liturgia a spettacolino sacro autogestito.
https://letturine.blogspot.it/2017/05/manchester-e-la-carenza-di-disincanto.html
"Poveri figli della società che non riconosce il Male"
23-05-2017
Carissimi figli,
mi sento di chiamarvi così anche se non vi conosco. Ma nelle lunghe ore di insonnia che hanno seguito l’annuncio di questo terribile attentato, in cui molti di voi hanno perso la vita e molti sono rimasti feriti, vi ho sentiti legati a me in un modo speciale.
Siete venuti al mondo, molte volte neanche desiderati, e nessuno vi ha dato delle «ragioni adeguate per vivere», come chiedeva il grande Bernanos alla generazione dei suoi adulti. Vi hanno messo nella società con due grandi princìpi: che potete fare quello che volete perché ogni vostro desiderio è un diritto; e l’importanza di avere il maggior numero di beni di consumo.
Siete cresciuti così, ritenendo ovvio che aveste tutto. E quando avevate qualche problema esistenziale – una volta si diceva così – e lo comunicavate ai vostri genitori, ai vostri adulti, c’era già pronta la seduta psicanalitica per risolvere questo problema. Si sono solo dimenticati di dirvi che c’è il Male. E il Male è una persona, non è una serie di forze o di energie. È una persona. Questa persona s’è acquattata lì durante il vostro concerto. E l’ala terribile della morte che porta con sé vi ha ghermito.
Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto. Non preoccupatevi, non vi hanno aiutato a vivere ma vi faranno un "ottimo" funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti - purtroppo anche quelle religiose - in piedi, silenziose. Naturalmente i vostri funerali saranno fatti all’aria aperta, anche per quelli che credono, perché ormai l’unico tempio è la natura.
Robespierre riderebbe perché neanche lui è arrivato a questa fantasia. Del resto nelle chiese non si fanno più funerali perché, come dice acutamente il cardinale Sarah, nelle chiese cattoliche ormai si celebrano i funerali di Dio. Non dimenticheranno di mettervi sui marciapiedi i vostri peluche, i ricordi della vostra infanzia, della vostra prima giovinezza. E poi tutto sarà archiviato nella retorica di chi non ha niente da dire di fronte alle tragedie perché non ha niente da dire di fronte alla vita.
Io spero che almeno qualcuno di questi guru – culturali, politici e religiosi - in questa situazione trattenga le parole e non ci investa con i soliti discorsi per dire che «non è una guerra di religione», che «la religione per sua natura è aperta al dialogo e alla comprensione». Ecco, io mi auguro che ci sia un momento silenzioso di rispetto. Innanzitutto per le vostre vite falciate dall’odio del demonio, ma anche per la verità. Perché gli adulti dovrebbero innanzitutto avere rispetto per la verità. Possono non servirla ma devono averne rispetto.
Io comunque, che sono un vecchio vescovo che crede ancora in Dio, in Cristo e nella Chiesa, celebrerò la messa per tutti voi il giorno del vostro funerale perché dall’altra parte – quale che siano state le vostre pratiche religiose – incontriate il volto carissimo della Madonna che, stringendovi nel suo abbraccio, vi consolerà di questa vita sprecata, non per colpa vostra ma per colpa dei vostri adulti.
* Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
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