Papa Anatema I
Cosa piace, ai tradizionali nemici della Chiesa, di Bergoglio? Che è il più efficace picconatore della fede. Una città si prende più facilmente con un cavallo di Troia, che con un assedio.
Bergoglio è esattamente questo cavallo di Troia. Ogni
giorno sfonda un muretto, scardina un architrave, incrina un dogma…
Sempre in modo ambiguo, sempre ammiccando alla cultura dominante; sempre
presentandosi come un innovatore aperto ai tempi, diverso dai
predecessori. L’Islam? Una “religione di pace”. L’immigrazione senza
limiti, dietro cui ci sono sfruttamento e commercio di carne umana: una
“benedizione”. La cultura gay: o silenzio o frasi ambigue, del tipo “chi
sono io per giudicare?”. Quanto ai cattolici che rimangono fedeli alla
moglie, alla dottrina, all’insegnamento ricevuto? Sepolcri imbiancati,
farisei, duri di cuore…
Un amico, che in chiesa non ci vorrebbe più andare tanto si sente tradito, ha ribattezzato Bergoglio “Anatema I”. Molto azzeccato, visto che ad ogni apertura ad extra, corrisponde una violenta invettiva ad intra.
Paolo VI parlava di “autodemolizione della Chiesa attraverso i suoi ministri” e di “fumo di Satana nel tempio di Dio“:
sapeva bene con queste parole, di richiamare le profezie, che hanno
sempre previsto l’apostasia nella chiesa come segno apocalittico.
Questa apostasia può esserci, maggiore o minore, in
ogni tempo, ma oggi è più evidente che mai. I sacerdoti fedeli vengono
perseguitati, quelli infedeli, premiati.
A Roma, me lo testimoniano numerosi amici che vivono addentro alle vicende vaticane,
la corte non è mai stata tanto cortigiana: Bergoglio promuove
sistematicamente coloro che portano avanti la sua visione, e
annichilisce chi dissente. Non ha fatto nulla di concreto, riguardo a
ciò che ha promesso (Ior, pedofilia…); non muove un dito di fronte agli
scandali economici che toccano i pupilli come mons. Paglia o mons.
Mogavero, ma utilizza la mannaia, o l’ingiuriosa noncuranza, verso chi
osa pronunciare una domanda o proporre un legittimo dubbio. Intanto,
ogni volta che può, nomina vescovi coloro che sposano le parti più
controverse di Amoris laetitia, che fanno del dialogo con l’Islam o dell’apertura indiscriminata all’immigrazione la loro priorità.
Sentir parlare il nuovo vescovo di Ferrara, mons. Perego,
è quantomai imbarazzante, ma anche istruttivo: laddove Benedetto XVI
aveva messo un uomo come Mons. Luigi Negri, ortodosso e rigoroso,
Bergoglio ha piazzato, in sostituzione, un prelato che è in tutto e per
tutto l’esatto contrario.
Per non parlare di Mons Galantino e di tutti i
colonelli e gli ufficiali che partecipano alla demolizione della Chiesa
trasformandola in una Ong politicizzata e evitando sempre di alzare la
voce quando in parlamento si promuovono eutanasia, droga libera,
matrimoni gay…
Come avviene tutto questo? In un clima, come si diceva, cortigiano: ci sono file di prelati che hanno compreso che il vecchio cursus honorum
non vale più. Le congregazioni non decidono più nulla; i vescovi in
carica e i nunzi vengono sentiti solo pro forma; la sinodalità è una
parola senza significato, un puro flatus vocis. Decide tutto
Francesco, per cui bisogna entrare nelle sue grazie, adularlo e sfuggire
le sue ire improvvise; bisogna assecondarlo nella sua convinzione di
essere davvero un grande riformatore, come Francesco, o come Lutero, o
come Castro (per Bergoglio, che non brilla certo per cultura nè per
raffinatezza teologica o filosofica, è tutto lo stesso).
Si assiste così a carriere improvvise;
a uomini che salgono impetuosamente e che altrettanto improvvisamente
scompaiono (con in tasca la nomina cui aspiravano); a preti incontrati
da Bergoglio una o due volte, di cui egli si “innamora”, e che si
trovano d’incanto premiati, coccolati, vezzeggiati, persino messaggiati…
Sì, la Chiesa è una monarchia, ma una monarchia “costituzionale”. Se
nella Chiesa non ci sono più depositum fidei, rispetto per il magistero
precedente, diritto canonico, tribunali ecclesiastici ecc., mi confida
un importante e santo ecclesiastico, “allora la chiesa diventa non più
una monarchia, ma una tirannia. E il modo con cui Bergoglio si comporta
con le persone, è lo stesso che con cui tratta la dottrina, che dovrebbe
conoscere e di cui dovrebbe essere servo, e non padrone”.
Perchè, gli chiedo, lei dice “dovrebbe conoscere”? “Si rende conto -mi risponde- che
quando gli fanno una domanda che meriterebbe una risposta decisa e
contro corrente, rimanda al catechismo, o, come nel caso della bioetica,
dice che lui di questo non se ne intende? Si intende, a suo dire, di
clima, di ambiente, di immigrazione, di sociologia, di traffico di armi…
ma quanto alla fede, o rimanda ad un testo che difficilmente i
giornalisti conoscono o proclama la propria ignoranza. Secondo Lei
perchè?“.
Spalle al muro, non posso esimermi dal rispondere: “si
vede bene che, quanto al catechismo, un po’ lo ignora, un po’ non gli
piace, ma non può dirlo apertamente; un po’, infine, evita di citarlo
esplicitamente, per evitare di farsi nemici tra i suoi fans laicisti“.
“Sa perchè il papa non risponde e non risponderà mai ai dubia?“, conclude il mio interlocutore. Perchè? “Glielo
dico io: perchè se rispondesse, diverrebbe evidente che Amors laetita
rompe bruscamente con duemila anni di tradzione; lui vuole rompere, ma
senza dirlo, gesuiticamente. E per un altro motivo: ignorando bellamente
non 4 ma moltissimi cardinali, afferma chiaramente che decide tutto
lui, e che del collegio cardinalizio non gliene importa nulla. Immagina
se Pietro avesse ignorato i dubia di Paolo? La Chiesa sarebbe morta sul
nascere...”.
La Verità, 23/5/2017
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