San Nicola ci salverà dai McDonald
Dopo più di 900 anni San Nicola lascia Bari ed arriva in
Russia accolta da milioni di persone. L'Italia obbligata a riflettere sul
prezzo che sta pagando per aver cancellato le sue radici.
A più di 900 anni dalla traslazione a Bari, una reliquia di
San Nicola ha lasciato la Basilica omonima per essere trasferita in Russia. Si
tratta di un frammento della costola sinistra del Patrono del capoluogo
pugliese. La reliquia, esposta in questi giorni a Mosca, resterà poi a San
Pietroburgo fino al ritorno in Italia previsto per il 28 Luglio. Lo
straordinario evento è il risultato dello storico incontro tra il Papa ed il
Patriarca di Mosca avvenuto il 12 Febbraio 2016 a Cuba. La specifica richiesta
del capo della Chiesa ortodossa russa Kirill sulla reliquia è stata
accontentata dal pontefice romano che, nella lettera inviata all’arcivescovo di
Bari per autorizzare il temporaneo spostamento, ci ha tenuto a sottolineare
come
“La comune venerazione dei santi […] permette di guardare al
dialogo ecumenico con una luce di speranza”.
Putin bacia la reliquia
Mentre in Italia la notizia di questo storico trasferimento
è stata quasi del tutto ignorata dai media nazionali, in Russia è riuscita a
monopolizzare l’attenzione dell’intero paese. Commozione e partecipazione hanno
caratterizzato l’accoglienza riservata dal popolo russo alla reliquia del santo
venerato sia dai fedeli cattolici che dai fedeli ortodossi. Da ormai una
settimana fuori la Cattedrale moscovita di Cristo Salvatore si contano
quotidianamente code di persone lunghe 3 chilometri che possono arrivare a
durare anche 4 ore. Dal 21 al 26 Maggio – secondo i dati pubblicati dal sito
ufficiale dedicato all’evento – sono stati ben 120 milioni i russi accorsi a
venerare la reliquia. Di fronte a queste strabilianti cifre neppure i
disattenti media italiani sono riusciti a fare finta di niente. Le immagini
provenienti da Mosca sono così state catapultate sui telegiornali, siti web e
quotidiani del Belpaese provocando, probabilmente, incredulità se non
addirittura ilarità nella maggior parte dei nostri connazionali. Lo
straordinario risveglio religioso del popolo russo non può che risultare
incomprensibile per un paese secolarizzato come l’Italia. Se le file
chilometriche per baciare un reliquiario rappresentano l’immagine più fedele di quanto sta avvenendo in Russia dalla fine
della lunga stagione comunista e del breve abbaglio liberista, quelle
altrettanto chilometriche che siamo abituati a vedere fuori i nostri centri
commerciali in occasione del primo giorno di saldi o dell’uscita dei nuovi
modelli di Iphone costituiscono un ritratto non meno efficace nel descrivere
l’odierna società italiana, arrivata allo stadio finale di quella “mutazione genetica” profetizzata da Pierpaolo Pasolini.
L’inarrestabile avanzata secolarizzante sospinta
dall’improvvisa prosperità economica degli anni Sessanta ha attentato al cuore
religioso della nazione disintegrando così quel patrimonio di valori etici che
da esso aveva ereditato e che era stato condiviso da tutti i cittadini,
credenti e non. Ma, contrariamente a quanto si tende a pensare, il trono da cui
la secolarizzazione sfrattò la moralità cristiana che fino ad allora era stata
pervasiva nella vita pubblica e privata degli italiani, non è rimasto vuoto
troppo a lungo. L’asportazione di quel “patrimonio etico […] raggiunto per
effetto dello sviluppo millenario dall’Antichità attraverso il cristianesimo”
unita al successivo ingresso nel mondo globalizzato, hanno reso l’Italia una
ghiotta preda per il nuovo colonialismo globale, l’omologazione consumista. Le file di persone davanti agli store della
Apple o il traffico paralizzato per l’inaugurazione di un nuovo centro
commerciale raccontano di come gli italiani, alla stregua degli altri
occidentali, abbiano fatto del consumismo la loro pseudo-religione con tanto di
riti, simboli e pellegrinaggi facendo discendere da essa quell’insieme di
valori condivisi che dovrebbero regolare i rapporti all’interno di una società.
Tuttavia, non si tratta di un insieme omogeneo come, d’altronde, è inevitabile
trattandosi di una pseudo-religione incentrata sull’individualismo e che,
perciò, consente a ciascun singolo di produrre valori “su misura”. Difatti, il
fallimento di questo modello è reso evidente dalla realtà quotidiana.
Così, Russia e Italia non sono mai sembrate così diverse,
nemmeno quando appartenevano a due modelli sistemici contrapposti. Se a Mosca
si parla da decenni di “rinascita”, a Roma invece è “declino” la parola più
ricorrente. La Russia di Putin è tornata ad essere una grande potenza – status
che le spetta per dimensioni, abitanti e risorse naturali – grazie innanzitutto
ad un’opera di rafforzamento dell’identità nazionale in cui la religione ha
giocato un ruolo decisivo. Come ha esaurientemente spiegato Pietrangelo
Buttafuoco in un’intervista al portale Sputnik: “A differenza dei canoni
occidentali, dove la religione è vissuta come un esotismo o al più come una
vicenda privata, […], la religione nel tratto più specificamente russo è legata
ad un’identità”. In Italia il processo di secolarizzazione della società e lo
sfaldamento dell’appartenenza nazionale sono andate di pari passo, entrambe agevolate dall’adesione
incondizionata alla globalizzazione. Alla luce dell’attuale differenza di peso
politico internazionale che esiste fra i due Stati, vale la pena chiedersi se
non fosse più conveniente seguire la strada imboccata dalla Russia piuttosto
che ostinarsi a depurare lo spirito nazionale dall’elemento religioso per
lasciarlo in preda alle contaminazioni pseudo-religiose del consumismo.
Renzi scout
Il contrasto tra la situazione russa e quella italiana si fa
ancora più netto se si osservano i differenti comportamenti pubblici delle
autorità più in vista dei due paesi. Da un lato, il Presidente della
Federazione Russa che nei giorni scorsi si è recato nella Cattedrale di Cristo
Salvatore ed ha baciato la reliquia di San Nicola dimostrando per l’ennesima
volta di non voler nascondere in pubblico la sua fede, dall’altra un presidente
del consiglio italiano – con un passato nell’associazionismo cattolico – che
vieta ad un vescovo di benedire l’autostrada appena inaugurata a Foligno. A
differenza dei governanti italiani, Putin ha capito che – come disse Norberto
Bobbio: “l’uomo rimane un essere religioso, nonostante tutti i processi di
demitizzazione, di secolarizzazione, tutte le affermazioni della morte di Dio,
che caratterizzano l’età moderna e ancor di più quella contemporanea”.
di Nico Spuntoni - 31 maggio 2017
120.000...
RispondiElimina