Mi ha incuriosito la strana battaglia di agosto sui convertiti. Una battaglia tutta anglo-americana, e di cui in Italia non si è avuta eco. Riassumendo, in breve. Tutto parte da un dibattito ospitato da Al Jazeera fra Austen Ivereigh, già uomo stampa dell’arcivescovo di Westminster Murphy O’Connor, grande protetto del Pontefice regnante, e Matthew Schmitz, direttore letterario del prestigioso sito-rivista USA “First Things” (clicca qui).
Potrebbe essere una discussione accademica un po’ surreale se non fosse che Austen Ivereigh fa un preciso elenco di commentatori e giornalisti che rientrerebbero in questa categoria. E allora il tutto diventa sgradevole, e personale. Il bersaglio, come abbiamo visto, sono i convertiti (quando sono critici). L’accusa potrebbe essere facilmente capovolta, affermando che i fiori di sacrestia, condizionati sin da piccoli a essere ossequienti verso l’autorità ecclesiastica mancano degli strumenti di indipendenza e libertà di giudizio necessari a valutare obiettivamente.
Se però il problema è la libertà di giudizio e critica, nei confronti del potere centrale, si può obiettare che chi è sempre vissuto culturalmente ed economicamente all’ombra della Chiesa, e ancora adesso ne dipende, può non avere la necessaria libertà di spirito per dire che cosa pensa realmente.
E poi forse è necessario riflettere sul termine “convertiti”. Io sono un povero cristiano, certamente ignorante, senza lauree in teologia. Ma frequentando gente di Chiesa mi sembra d aver capito che siamo, tutti, convertiti. Anzi: – ditemi se sbaglio – dovremmo convertirci ogni giorno. O la chiamata alla conversione continua è solo un elegante esercizio verbale?
La seconda osservazione: mi chiedo che cosa sarebbe la Chiesa senza i convertiti. Per esempio Paolo di Tarso, Agostino di Ippona, Ignazio di Loyola, per non citarne che tre… E lo stesso Ivereigh non rientra nella categoria che critica? Leggendo i giornali in occasione del processo promosso da Ivereigh per difendere la sua immagine dall’accusa di avere avuto un comportamento ipocrita in due casi di aborto in cui è stato coinvolto, si capisce che per un certo periodo della sua vita è stato un “lapsed catholic”. Il che vuol dire che se adesso è di nuovo cattolico deve avere conosciuto una conversione, o una ri-conversione…
Questa discussione, che può apparire surreale, può essere un temporale estivo. O forse no. Credo però che per capire dobbiamo porla nel contesto del pontificato attuale. Vediamo alcuni elementi. La risposta a chi presenta dubbi o critiche non è il dialogo sui temi: è il silenzio da una parte, e dall’altra l’attacco personale (rigidi, farisei) o il tentativo di delegittimare e mettere in ridicolo l’interlocutore.
Non solo. L’articolo di Ivereigh, in cui si fanno nomi e cognomi dei reprobi, non è il primo né l’unico. Nei mesi scorsi, da quando è esploso il dibattito su Amoris Laetitia, ci sono state inchieste giornalistiche, da parte di vari organi di stampa, in generale in simpatia con il papa, per fare nomi e cognomi degli oppositori, indicando i giornalisti per nome (clicca qui, qui, qui e qui).
Un tentativo di delegittimazione, per far capire alla gente di Chiesa chi sono i buoni e i cattivi? È lecito pensarlo. È un processo che – fatto inedito, alla mia esperienza – è arrivato fino ai rapporti personali. Dal momento in cui ho assunto una linea critica su certe posizioni e affermazioni del Pontefice i rapporti con alcuni colleghi sono cessati; altri mi hanno chiesto di non inviare più la newsletter del mio blog, Stilum Curiae. Il che, da un punto di vista professionale, è un fatto sorprendente. Da giornalista voglio, e devo, essere informato, anche delle posizioni che non condivido.
Ora i convertiti. È difficile non pensare, se non a una strategia - anche se qualcuno me lo ha detto – almeno a un clima di insofferenza mai sperimentato in precedenza. Che ha la sua altra faccia nello spoil-system applicato rigorosamente in Vaticano verso chi non è allineato al nuovo corso. È lecito anche pensare che gli Stati Uniti, e il suo episcopato, troppo tradizionale secondo i partigiani di papa Francesco, siano sotto attacco. Basta ricordare l’articolo di Antonio Spadaro e Marcelo Figueroa su cattolici ed evangelici (clicca qui). E la lista di proscrizione – qui dovete prendere per buona la mia parola – nei confronti dei vescovi e cardinali USA giudicati non abbastanza progressisti. Isolarli, e non accogliere suggerimenti da loro per la creazione di nuovi vescovi. Come ho detto, non ho documenti da mostrare; ma la fonte è molto affidabile. E se non ci credete, basta aspettare e vedere quanti sacerdoti “tradizionali” diventeranno vescovi nei prossimi mesi negli USA, e se e dove andranno le prossime berrette cardinalizie…
13-08-2017http://www.lanuovabq.it/it/articoli-per-qualcuno-il-problema-ora-sono-i-convertiti-20749.htm
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