ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 settembre 2017

Una ‘rivoluzione di tenerezza’

Cosa ha detto Papa Francesco che ha cambiato la vita di Hillary Clinton?

Il discorso del Pontefice al Ted è stato un momento rivoluzionario per l'ex First Lady, uscita provata dalla sconfitta contro Trump
DON EMMERT / AFP 

Dopo la cocente delusione prodotta dai risultati del voto per le presidenziali, Hillary Clinton poteva fare due cose: “arrendersi all’amarezza oppure aprire di nuovo il suo cuore alla gentilezza e all’amore”. Ha scelto la seconda ma, forse, se non fosse stato per papa Francesco non avrebbe mai virato verso il meglio. E probabilmente Bergoglio non lo ha mai saputo fino a quando non lo ha raccontato la stessa ex First Lady nel libro di memorie intitolato “What’s Happend”, appena pubblicato in America con l’editore Simon & Schuster.

Il messaggio del papa alla Ted Talk

Lo scorso aprile, il papa della comunicazione, è intervenuto a sorpresa (in video) alla TED Talk di Vancouver, spronando le persone di potere a usare la loro influenza per fare del bene agli altri.

La delusione di Hillary

“Da qualche parte Hillary Clinton stava guardando il video”, racconta il Washington Post. “Erano trascorsi poco più di sei mesi da quando aveva ricevuto la più grande delusione della sua vita e aveva ancora l’amaro in bocca per essere stata sconfitta da Donald Trump. E provava risentimento verso i bulli di Trump che non avevano mai dimostrato verso gli elettori un livello di empatia simile al suo”.
“Non siamo un’isola, abbiamo bisogno degli altri”
Deve essere stato durante l’ormai famosa passeggiata nei boschi vicino la sua casa di Chappaqua, nello stato di New York, che “Clinton ha capito che doveva seguire il consiglio del papa e aprire il suo cuore”. Nel suo libro, l’ex sfidante democratica racconta di quanto il messaggio di Bergoglio l’abbia aiutata. “Ha parlato di una ‘rivoluzione di tenerezza’. Che frase! Ha detto che tutti noi abbiamo bisogno degli altri, nessuno di noi è un’isola, un ‘Io’ autonomo e indipendente, separato dagli altri. Possiamo solo costruire il futuro insieme, includendo tutti’”. Parole, quelle del pontefice, che ‘colpiscono’ soprattutto la tendenza all’isolazionismo americana ed europea. “Grazie a Dio, nessun sistema può nullificare il nostro desiderio di aprirci al bene, alla compassione e alla capacità di reagire contro il male, tutti sentimenti che nascono dal profondo del nostro cuore”.  

Una rivoluzione di empatia

Hillary Clinton, scrive il WP, è una donna dalla fede profonda e che ha parlato con i metodisti di quanto la religioni giochi un ruolo di primo piano nella sua vita. Ma nel libro spiega come il messaggio di Francesco l’abbia spinta ad abbracciare “l’empatia radicale”, l’idea che “a dispetto delle divisioni sociali e ideologiche sia cruciale mantenere un senso di umanità comune, provando a guardare il mondo con gli occhi delle altre persone”.
di 
https://www.agi.it/estero/papa_francesco_hillary_clinton_discorso_ted-2159263/news/2017-09-16/


Hillary Clinton, dea della guerra

In caso dovessero persistere dubbi sul fatto che, una volta eletta Presidente degli Stati Uniti, Hillary Clinton si comporterà, saggezza a parte, come una Minerva imbottita di steroidi, ecco la prova regina, tratta da una delle sue discussioni con Bernie Sanders prima della “Battaglia di New York”:
“Resterò nella NATO. Resterò nella NATO, e continueremo a cercare missioni e altri tipi di programmi da sostenere. Non dimentichiamo che la NATO era dalla nostra in Afghanistan. La maggior parte dei paesi che ne fanno parte ha anche perso soldati e civili in Afghanistan. La NATO è accorsa in nostra difesa dopo l’11 settembre. Questo significa molto. Vero, dobbiamo stabilire gli aspetti finanziari della cosa, ma teniamo a mente ciò che realmente accade. Ora che la Russia si fa più aggressiva, con azioni intimidatorie di ogni genere nei confronti dei paesi Baltici; abbiamo potuto assistere a ciò che ha fatto nell’Ucraina orientale e sappiamo che vuole cambiare la faccia dell’Europa. Questo non è nel nostro interesse. Dobbiamo pensare a quanto costerebbe se l’aggressione russa non fosse scoraggiata dal fatto che la NATO è lì, in prima linea, a dimostrare che la Russia non si può spingere oltre”.
Tracciando un abile collegamento tra l’11 settembre e “l’aggressione russa”, che presumibilmente sta cambiando la faccia dell’Europa, qui c’è tutto, incluse due delle cinque principali minacce all’esistenza degli Usa secondo il Pentagono: la prima (la Russia) e l’ultima (il terrorismo); le altre sono la Cina, la Corea del Nord e l’Iran (si noti che Hillary ha sempre accusato Teheran di “terrorismo”). “Continueremo a cercare missioni” dovrebbe essere decrittografato come “altre guerre” e implica, senza – mai – ammetterlo che la Libia e la Siria sono stati notevoli disastri nella politica estera degli USA.
In effetti, Hillary si spinge persino oltre, affermando di non aver finito con il Medio Oriente e di essere pronta a continuare la sua “missione” di imporre la democrazia con qualsiasi mezzo necessario, dai droni alla R2P (“responsibility to protect” [responsabilità di proteggere])… grazioso eufemismo per imperialismo umanitario.
È inutile che i cittadini europei manifestino choc e timore reverenziale; in fin dei conti, hanno a che fare con un falco della guerra che è arrivato ad ammettere, ufficialmente, per la prima volta durante la sua campagna presidenziale, di essere realmente un falco della guerra. Per quanto riguarda la “nazione indispensabile” (copyright del mentore di Hillary, Madeleine Albright), sarà come al solito un affare… come la ricerca di guerre senza fine.
Quindi, basta con l’immagine, coltivata con cura dai pr, di una gentile, innocua, vecchia nonnina: qui abbiamo piuttosto Hillary che apre l’argine al Kissinger che ha dentro di sé.

Sposata con la “linea dei ratti” *

Il consolato americano di Bengasi era essenzialmente la copertura di una linea clandestina usata dalla Cia per contrabbandare armi ai “ribelli moderati” che si battevano contro Damasco.
Seymour Hersh è stato tra coloro che lo hanno rivelato: “L’amministrazione di Obama non ha mai ammesso pubblicamente il proprio ruolo nella creazione di quella che la Cia chiama la “linea dei ratti“, un canale clandestino che portava dritto in Siria. La “linea dei ratti”, autorizzata agli inizi del 2012, era usata per convogliare armi e munizioni all’opposizione partendo dalla Libia e passando per la Turchia fino ad attraversare il confine con la Siria. Molti dei siriani che alla fine ricevevano le armi erano jihadisti, alcuni dei quali collegati ad al-Qaeda”.
Ora, immaginate il Segretario di Stato Hillary Clinton che agevola la spedizione di missili antiaerei terra/aria SA-7 e di granate a propulsione missilistica a dei jihadisti collegati ad al-Qaeda. È decisamente qualcosa che non si può volere nel proprio curriculum, soprattutto nel mezzo di una feroce campagna presidenziale.
Hillary sta già combattendo una battaglia per la credibilità per quanto riguarda il  suo server sotterraneo di e-mail. Celate nella sua crociata personale per la privatizzazione di dati dal Dipartimento di Stato degli Usa, ci potrebbero essere almeno tre gravissime infrazioni;
Come se la suspense non bastasse, l’ex capo della Cia, Robert Gates, fonte credibile e in buona fede, ha messo in discussione, pubblicamente, il “buon senso” di Hillary e la sua mancanza di investigazione e approfondimento dei dati nel disastro della Libia, praticamente dichiarando che Hillary è una mina vagante.
Gates ha rivelato quello che nell’ambiente governativo è un segreto di Pulcinella: che Hillary era completamente concentrata su un cambiamento di regime in Libia: “Il Presidente mi ha detto che si è trattato di una delle decisioni più difficili che si sia mai trovato a prendere, una specie di 51 a 49, e sono certo che non avrebbe preso quella decisione se il Segretario di Stato Clinton non l’avesse sostenuta.”
Gates più tardi ha ricordato la domanda di Obama: “Posso portare a termine le due guerre in cui sono già coinvolto prima che voi ne andiate a cercare una terza?” Gates ha aggiunto che il colonnello Gheddafi “non rappresentava affatto una minaccia per noi. Rappresentava una minaccia per il suo popolo, tutto qui.”
Nemmeno essere il principale architetto di una Libia “liberata”, che si è trasformata in un covo di terrorismo aperto a tutti è una descrizione del proprio operato che si possa volere nel proprio CV nel mezzo di una feroce campagna presidenziale.

L’ammaliante uomo libico

Le affermazioni di Gates riguardano fatti in qualche modo già trapelati nel marzo 2011: il famoso incontro notturno a Parigi tra Hillary e il “ribelle” libico Mahmoud Jibril. Uomo decisamente ammaliante, istruito negli Usa, Jibril aveva messo nel sacco Hillary dicendo “tutte le cose giuste sul fatto di sostenere la democrazia e l’inclusività e di creare istituzioni libiche, alimentando una certa speranza sul fatto che saremmo stati in grado di farcela,” stando a Philip H. Gordon, uno degli aiutosegretari della Clinton. “Ci hanno detto quello che volevamo sentire. E si tende a voler credere.”
Ed ecco il punto conclusivo: si tratta di quello che un’amministrazione degli Usa “vuole credere”. Hillary ne era stata immediatamente convinta, senza minimamente far seguire la retorica a una stima , così come deve essere fatta secondo l’Abc dei servizi segreti americani. Questa versione, in quanto catalizzatore decisivo del cambiamento di regime in Libia, è più pertinente del fantasioso racconto francese sul fatto che il piccolo Napoleone Nicolas Sarkozy abbia preso il comando incitato da un patetico filosofo con l’immancabile camicia bianca aperta sul suo microscopico plesso solare.
Così la Libia è diventata la guerra di Hillary, proprio come quella dell’Iraq nel 2003 era stata la guerra del regime neo-conservatore di Cheney. Obama, come Presidente, incitato dal suo Segretario di Stato, si è addentrato in Libia senza un piano B, senza un piano di azioni da intraprendere successivamente, senza nessuna meta strategica di politica estera a lunga scadenza. Eppure nessuno in Europa si dovrebbe aspettare che la dea della guerra spieghi le proprie mete strategiche… che siano portate avanti con l’uso di droni, sovversione, sanzioni, bombardamenti con fini liberatori o R2P. Che siano in Libia, o facciano parte di tutte queste “missioni” una volta che lei diventerà Presidente.

“Pizzagate”, la Rete Pedofilo-Satanica attorno a Hillary Clinton

Di Maurizio Blondet , il 38 Comment

Qualcuno mi manda per mail una copertina di Uomo Vogue Italia: ritrae James Franco,un attore di qualche notorietà, insieme a Marina Abramovic.  Questa, il lettore ricorderà, è la ‘artista’ e strega  che invitò  John Podesta, il capo della campagna di Hillary,  a un “cooking spirituale”  con sangue e sperma. 
Mi mandano anche un’altra foto:  Riccardo Tisci, uno stilista italiano di  successo  (ha realizzato costumi per Madonna) che  si fa’allattare al seno della Abramovic.
  • riccardo-tisci-abramovic
  • Mi tocca parlarvi dunque dello scandalo pedofilo-satanico che viene in questi giorni represso e sepolto dai media americani, perché coinvolge l’entourage intimo di Hillary Clinton. La Abramovic è solo una del vastp giro: ha ricevuto dalla Fondazione Clinton 10 mila dollari, probabilmente come compenso di una “performance privata”. Sui media alternativi e social (i soli che hanno compiuto l’indagine, collettivamente e con risultati  probanti)  lo scandalo è battezzato PIZZAGATE.  Perché tutto gira attorno alla Pizzeria Comet Ping Pong, 5037 Connecticut Ave NW, Washington, proprietà di James Alefantis.
Qui sotto una immagine diffusa dallo stesso Alefantis su Instagram, che fa’ capire che lì non si mangia  pizza.
pizza-o-qualcosaltro
I blogger sono convinti che il gruppo usi un linguaggio cifrato. Dove “pizza” sta per bambina, “hot dog” per bambino, e così via. Ora, il gruppo Podesta  – ricco e sofisticato – sembra insaziabilmente affamato di questi cibi semplici  e popolari.  Li cercano in tutto il mondo.  John Podesta, in una mail del 3 settembre 2015,  scrive  all’interlocutore: “Sogno il tuo  banchetto hotdog   in Hawaii”
  • From:SternTD@state.gov To: podesta@gmail.com Date: 2015-09-03 18:17 Subject: man, I miss you
  • I’m dreaming about your hotdog stand in Hawaii…
  • Nel 2009, il presidente Obama si fa’ arrivare in volo da Chicago, per “un evento privato alla Casa Bianca”, “pizze ed hotdog” per 65 mila dollari.
Mancano forse pizze e panini al wurstel a Washington? Anche le pizze cui si allude fra adepti. Qui “Joshua”, che è il cuoco del Comet  Ping Pog, fa capire   quali siano le specialità della casa.
joush-lavora-al-comet-pin-pong




Introduciamo dunque il padrone della Comet Ping Pong, James Alefantis. La rivista del lusso e della moda “GQ” lo dice “una delle 50 persone più potenti di Washington”, il che – ammettiamolo  –   è strano per un pizzaiolo. E’ uno dei massimi raccoglitori di fondi per Hillary. Bisessuale,  il suo compagno è David Brock,   noto giornalista liberal, che il Time Magazine ha descritto come “uno dei membri più influenti del partito democratico”.  La coppia ha raccolto fondi e fatto intensa campagna per la Clinton.
Perché una pizzeria  si chiama “Ping Pong”. Perché si gioca a ping pong, risponde la pubblicità della Comet.   Secondo i bloggers, nel gergo pornografico, “ping-pong”   è una pratica sessuale aberrante  dove due uomini penetrano una donna.  O il contrario…  Si vedano le racchette da ping pong che appaiono sui menù del Comet:
racchette-ping-o-donne

Sono due simboli per “femmina”, uniti dal lato del sesso.
simbolo-femmina
  
Sul suo conto Istagram, Alefantis – che qui si firma jimmycomet – posta foto come questa  (o le postava, oggi ha chiuso):
bambina-legata
O come questa:
bambina-con-banconote






Ma c’è anche questa foto: un lugubre sotterraneo senza finestre, forse una stanza frigorifera.
freezerroom
I commenti dei suoi “amici” sembrano sapere che lì succederà qualcosa di orribile: “killroom”, commenta uno. Un altro: “E’ dove i lupi mannari si chiudono nelle notti di luna piena?”.  Lui, Alefantis, scrive: “murder”, assassinio.
Nella pizzeria di Alefantis, si esibiscono gruppi  pop.  Uno si chiama “Sex Stain” (macchia di sesso). Si guardi la foto  del gruppo che si esibisce, in una performance alla Comet il 15 settembre scorso. . Il simbolo sulla sinistra della cantante, a forma di piramide o triangolo blu  sul grosso dado:
sexstainpedosymbol

E’ il simbolo che l’FBI ha identificato, fra molti altri, attraverso i  quali  i pedofili si riconoscono.
fbi-pedophile-symbols-page1
Quando nel corso di un’inchiesta ci si imbatta in questo simbolo, gli agenti federali sono istruiti a  sospettare  delitti di pedofilia.
A  questo punto  bisogna introdurre Tony Podesta, il fratello di John Podesta. Descritto  dai media come “Un superlobbista”, professionalmente “capace di tutto”, con una cerchia di amicizie potenti.  “Tony ha trasformato la sua magione di Kalorama in un santuario dell’arte contemporanea”, hanno scritto i giornalisti del Washington Post fra  l’adulatorio e il terrificato. Perché nel suo studio, Tony Podesta tiene un quadro della pittrice Biljana Djiurdjevic.  Qui sotto un altro quadro della Djurdjevic:
biljana2

Cercate di metterla come volete, è un bambino che sta per essere torturato.

Qui un altro:
4dummies

Gli occhi dilatati dal terrore e le faccine impaurite  di queste vittime, sembrano attrarre l’attenzione (erotica) della pittrice.
Secondo un blogger psichiatra,  da questi quadri si può ritenere che la stessa Djurdjevic deve  aver subito qualche violenza carnale nell’infanzia. 
Qui posto anche la pubblicità dell’agenzia di PR di John Podesta.
agenzia-di-podesta-pubblicita
Molto istruttivo (e abietto) il comportamento dei mainstream media di fronte a queste scoperte. Invece di sguinzagliare torme di giornalisti ad indagare, hanno taciuto per settimane, sperando che il vecchio trucco “la CNN non ne parla” bastasse ad insabbiare la storia. Poi, siccome  il vecchio trucco non funziona più e  la storia diventa sempre più spaventosa  via via che si moltiplicano le ricerche dei blogger,   il New York Times si è deciso a pubblicare un articolo. Titolo: “i creatori di notizie false  si scatenano contro una pizzeria  che accusano di essere il nido di un traffico di bambini”.
Particolare interessante: il titolo dell’articolo è stato cambiato tre volte  nella versione online. Prima è apparso come “Controlliamo i fatti – Questa pizzeria non è un sito di traffico pedofilo”  « Fact Check – This Pizzeria Is Not A Child Trafficking Site ».  Poi, la frasetta: “Fact Check” è scomparsa. Probabilmente hanno “controllato i fatti”, e trovato la pistola fumante. Allora il titolo è quello che abbiamo detto: : « Fake News Onslaught Targets Pizzeria as Nest of Child-Trafficking ».
I media hanno   così  inserito la storia nella campagna che stanno sferrando contro i blogger, e che chiamano “Fake News”, Notizie False.  Una campagna che consiste in questo argomento:  i blogger alternativi hanno  provocato la disfatta  di Hillary diffondendo “fake news”  sul suo conto. Le sole notizie vere sono quelle che diamo noi sui nostri media.  Noi siamo i professionisti, noi prima di dare le  notizie “controlliamo i fatti” (fact check).  I  gestori dei  social sono invitati a  censurare, anzi  chiudere i siti che danno “fake news”. Esiste  anche una lista,che comprende persino  Zero Hedge, Drudgereport,  ed altri rispettatissimi siti.
In realtà, l’articolo del New York Times non porta alcun argomento o  fatto che smentisca quel che i blogger hanno scoperto. Si limita a simpatizzare con Alefantis, poveretto, aggredito da cospirazionisti deliranti mentre lui gestisce solo una semplice pizzeria per famiglia.
Portateci i vostri bambini…

pizza4
Affresco alla pizzeria Comet Ping Pong
"Chickenlover" sarebbe parola in codice per pedofilo
Chickenlover” sarebbe parola in codice per pedofilo


  

collana-gialla
…collana gialla starebbe per “analingus”.

 Ho pubblicato solo una minima parte delle scoperte dei blogger. Da ultimo è  emersa questa notizia: un possibile collegamento fra la morte di Andrew Breitbart, celebre giornalista fondatore del notiziario più pro-Trump  ed anti-Clinton, Breditbart Com.
Mi sfugge come mai il guru-progressista John Podesta non è  noto piuttosto come insabbiatore di una operazione di schiavi sessuali  bambini di livelo mondiale”,  scrisse  Breitbart  in un tweet il 4 febbraio 2011. Il primo marzo 2012, Breitbart è morto per “collasso cardiaco”. A  43 anni di età. Il suo posto  l’ha preso Steve Bannon, che oggi è  al fianco di Trump come suo consigliere speciale, nonostante le frenetiche accuse  scatenategli contro di essere un “razzista, anti-donne, anti-negri” ed “antisemita” (ha litigato   con metà dei neocon, tutti ebrei).
 Penso non occorra ricordare che questo tipo di pratiche, oltre che per lussuria, sono esercitate per acquistare potenza magica.  Sono  “Peccati del Nono Cerchio”,   il più profondo dell’inferno, dove Dante pone  i “traditori contro chi si fida”.  I bambini, innocenti, per eccellenza si fidano.

La Abramovic
La Abramovic

 L’articolo “Pizzagate”, la Rete Pedofilo-Satanica attorno a Hillary Clinton è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

La russofobia USA sta portando allo scontro. Ma sui “suicidi” attorno al clan Clinton, solo silenzio

Breve premessa, in ossequio al mio amore per le coincidenze. Al netto delle bugie smascherate a tempo di record nei confronti della nave di “Defend Europe”, che sta muovendo verso Catania e di quelle del governo italiano sul dispiegamento delle navi in acque libiche su richiesta di Tripoli, smentita seccamente in un comunicato ufficiale, vi chiedo: quali sono i due Paesi europei che hanno già subito un bel trattamento Troika e hanno, potenzialmente, i coglioni nelle mani delle autorità UE? Cipro e Grecia. Bene, la prima si è resa complice della pagliacciata contro la C-Star, arrestando capitano e armatore, salvo rimangiarsi tutto nemmeno 24 ore dopo. Peccato che i titoli al riguardo abbiano visto mutare notevolmente il loro corpo tipografico tra accusa e smentita. La seconda, invece, sempre ieri ha comunicato l’arresto, in un villaggio turistico del Nord, di Alexander Vinnik, presunto hacker russo di 38 anni e ricercato dalle autorità statunitensi per un’operazione di riciclaggio di denaro che avrebbe riguardato almeno 4 miliardi di dollari, processati con transazioni in bitcoin.

L’inchiesta che riguarda l’uomo, rendeva noto la Reuters, contemplava ipotesi di crimini che vanno dall’hackeraggio al traffico di droga. Nella stanza dell’uomo sono stati trovati e sequestrati due laptop, due tablet, cinque telefoni cellulari, una camera, un router e quattro carte di credito. Ma sapete qual è la cosa più interessante: l’intera operazione che ha condotto l’arresto ha visto operative sul campo agenzie federali USA, task force statunitensi e lo stesso Department of Justice. Insomma, non proprio un hacker qualunque. Soprattutto, russo. E chissà cosa potrà saltare fuori – o cosa si farà saltare fuori – dal materiale che gli è stato confiscato? Insomma, una bella mano all’agenda russofoba e globalista. D’altronde, come dimenticare che – stando a dati resi noti sempre ieri tramite Bloomberg – all’asta farsa del bond a 5 anni greco emesso mercoledì per 3 miliardi di euro, gli investitori USA hanno fatto la parte del leone, sottoscrivendo il 44% del totale attraverso fund managers (46%) e hedge funds (36%). Coincidenze, ovviamente.
Ma, al netto di questo incastro di avvenimento, ieri sono state le parole del nuovo direttore della comunicazione della Casa Bianca, Anthony Scaramucci, a fare rumore, soprattutto perché dichiarate rispetto a un argomento decisamente sensibile: le nuove sanzioni alla Russia. Rispondendo alle domanda di chi gli chiedeva se, una volta ottenuto il via libera dal Senato (arrivata nella notte con un netto 98 a 2), Trump avrebbe firmato e convertito in legge il provvedimento, ecco la risposta: “Il Presidente potrebbe decidere di porre il veto sulle sanzioni ed essere ancora più duro con i russi di quanto non voglia essere il Congresso. Oppure potrebbe non mettere il veto e far passare il provvedimento così com’è. Oppure, terza ipotesi, potrebbe porre il veto e negoziare un accordo ancora più pesante CONTRO i russi”. Hacker arrestato, toni duri del portavoce: qualcosa si muove, forse? Ovviamente da più parti si è fatto notare come l’ipotesi del veto per negoziare potrebbe essere un trucco di Trump per prendere tempo ed evitare di far arrabbiare il Cremlino ma, se così fosse, potrebbe non bastare.

Ieri infatti ha parlato anche Vladimir Putin, a detta del quale “le eventuali nuove sanzioni contro la Russia da parte degli USA sono un tentativo manifesto di Washington di usare i propri vantaggi geopolitici nella competizione, allo scopo di assicurarsi interessi economici a scapito degli alleati. Si tratta di una prassi inaccettabile che rovina i rapporti internazionali e il diritto internazionale quella che si chiama sconfinamento della legislazione americana. Non lo abbiamo mai accettato e non lo accetteremo”. Il presidente russo, in visita in Finlandia, ha poi denunciato la crescente isteria antirussa negli Stati Uniti collegata alla vicenda delle presunte interferenze russe nell’ultima campagna elettorale presidenziale: “Stiamo assistendo al sorgere di una vera e propria isteria anti-Russia. Ed è un vero peccato che le buone relazioni russo-americane vengano sacrificate per risolvere questioni di politica interna. La Russia continuerà a comportarsi in modo corretto, paziente ma a un certo momento dovremo rispondere, perché non è possibile tollerare all’infinito questa insolenza nei confronti del nostro Paese”.

E tanto per far capire che aria tira, sempre ieri il governo russo ha reso noto che Vladimir Putin ha firmato la legge di ratifica di un protocollo di accordo con la Siria per implementare forze aeree russe in una base siriana. Il documento è stato pubblicato sul sito legale di informazione dell’esecutivo russo, il massimo dell’ufficialità: “Il protocollo per l’accordo russo-siriano del 2015 è stato firmato a Damasco il 18 gennaio 2017”, riporta il testo del documento pubblicato sul web. La legge sancisce l’accordo per l’uso per 49 anni della base russa in Siria, con possibile estensione per altri 25 anni e mira a creare un quadro giuridico internazionale che disciplina le condizioni per la localizzazione del gruppo di aviazione russa. Prima di essere promulgato in legge da Putin, c’è stata una approvazione delle camere del parlamento russo. Come dire, chi prefigura una Yalta 2.0 in atto, farebbe bene a ricredersi: la Russia non solo non abbandona Assad ma nemmeno la Siria, tanto da aver posto le basi legali per 50 anni almeno di presenza militare. Qualche pipeline dovrà aspettare. Oppure arrivare allo scontro diretto con la Russia. Capite che al netto della firma in gennaio e delle ratifiche parlamentari, scegliere la data di ieri per l’annuncio ufficiale appare qualcosa di più della solita coincidenza sempre in agguato.
Sarà per questo o per mantenere meglio sulla graticola Trump e il suo clan che la pantomima del Russiagate sembra non avere fine, con audizioni infinite alla Commissione intelligence del Senato e articoli che sembrano giocare a mosca cieca con indizi e presunte prove che diventano sempre più ridicoli, ogni giorno che passa. D’altronde, però, c’è da capirli i media USA: se non scrivono di queste stronzate o non dedicano paginate all’eroismo di John McCain contro la malattia, si troverebbero costretti a dover dar conto dell’ennesimo, strano suicidio attorno al clan Clinton. L’11 luglio scorso, infatti, l’ex funzionario del governo di Haiti, Klaus Eberwein (foto di copertina), ha deciso di spararsi in testa all’età di 50 anni. E sapete cosa avrebbe dovuto fare la settimana seguente? Spiegare a una Corte di Haiti le sue accuse relative a casi di corruzione e malversazione della Clinton Foundation proprio nell’Isola.

Insomma, quando era passato da poco l’anniversario della morte di Seth Rich, il funzionario del Comitato elettorale democratico ucciso nel corso di una strana rapina il 3 luglio 2016, quando era da poco emerso il suo ruolo di collaboratore di WikiLeaks, un altro personaggio coinvolto suo malgrado nell’attività dei Clinton, casualmente perde la vita. E la voce. Ovviamente, il caso è stato subito archiviato come suicidio. Dopo aver lavorato per 3 anni presso il Fonds d’assistance économique et social dell’isola caraibica, ecco cosa disse Eberwein nel corso di una protesta lo scorso anno a Manhattan, sotto la sede della Clinton Foundation: “La Clinton Foundation è criminale, sono ladri, bugiardi, una vera disgrazia”. E guarda caso, prima che il 18 di luglio avesse la possibilità di motivare le sue accuse davanti alla Haitian Ethics and Anti-Corruption Commission, si è suicidato. Al centro delle accuse di Eberwein c’era, tra l’altro, la costruzione di scuole e alloggi a seguito del devastante terremoto che colpì Haiti il 12 gennaio del 2010: “Solo un misero 0,6% delle donazioni giunte da benefattori internazionali alla Clinton Foundation con l’espressa volontà di di assistere gli haitiani è davvero finito in finalità benefiche con le associazioni del posto. Un altro 9,6% è andato al governo haitiano e il rimanente 89,8% – circa 5,4 miliardi di dollari – fu gestito e indirizzato verso organizzazioni non di Haiti”.

Come mai nemmeno una riga sulla stampa USA? Come mai nemmeno un virgola su quella europea, lestissima a bersi ogni cazzata che esca da “New York Times” o Commissioni del Congresso? E, soprattutto, come mai nemmeno un tweet al riguardo da parte di Donald Trump, grafomane al limite della patologia su qualsiasi altro argomento, soprattutto Hillary Clinton? Forse, negli USA sta per andare in onda il grande inciucio, alla faccia dei formali battibecchi su Obamacare e altre facezie tipo i trans nell’esercito? Le parole di Vladimir Putin sembrano confermare questa tesi. Che apre scenari inquietanti per settembre, quando la Russia darà il via all’esercitazione militare Zapad 2017, la più grande dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e che già rimanda sinistri eco in casa NATO, visto che l’ultima grande operazione militare di Mosca si tenne prima dell’annessione della Crimea. E non appare quindi un caso il fatto che Vladimir Putin si sia espresso in quei termini proprio durante il soggiorno in Finlandia, visto che queste immagini




ci mostrano il risultato della russofobia atlantico imperante: il Paese sta preparandosi, di fatto, a un’invasione russa e si sta spostando sottoterra. Unite a questo la vendita di batterie Patriot per 3,9 miliardi di dollari verso la Romania approvata dal Dipartimento di Stato l’11 luglio scorso e il quadro nell’Est Europa e nel Baltico comincia davvero a inquietare. Se da qui a settembre dovessero aumentare le tensioni nei Balcani o saltare fuori un false flag sui confini russi, prepariamoci a un autunno di confronto. L’Europa, ovviamente, sarà il campo di battaglia. Come sempre.
Mauro Bottarelli , il 46 Comment 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.