Che cosa è stata e che cosa è la Correctio filialis rivolta da alcuni sacerdoti e da alcuni laici a Papa Francesco? i
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Che cosa è stata e che cosa è la Correctio filialis rivolta da alcuni sacerdoti e da alcuni laici a Papa Francesco? Occorre, innanzitutto, rispondere a questa domanda, per comprendere l’eco da essa suscitata e le reazioni inusuali ed apparentemente contradditorie della Santa Sede.Si tratta di un passo formale, attraverso il quale i firmatari accusano, dinanzi alla suprema autorità della Chiesa, Jorge Mario Bergoglio di diffondere, tramite scritti (in modo particolare, anche se non esclusivo, l’Esortazione apostolica Amoris laetitia), parole ed omissioni, vere e proprie eresie. Il documento precisa che non può considerarsi come la formale accusa del peccato e del crimine di eresia. La Correctio non può accusare il Pontefice del peccato di eresia, in quanto questo presuppone, come tutti i peccati, la piena avvertenza e il deliberato consenso, che sono conoscibili e, dunque, sindacabili, sia nell’ an che nel quantum, solo da Dio e dall’interessato. Il testo in parola precisa anche di non poter accusare il Papa del crimine canonico di eresia, poiché, perché questo sussista, occorre la pertinacia, vale a dire la riproposizione delle tesi eretiche anche dopo il formale ammonimento e la formale ingiunzione a ritrattare di un’autorità superiore ed a ciò preposta; poiché il Pontefice non ha e non può riconoscere alcuna autorità superiore a sé sulla terra, egli non può, formalmente, essere pertinace, in quanto non può essere richiamato. È unicamente per questo motivo che Bergoglio non può venire accusato di essere eretico formaliter, ma solo materialiter, vale a dire sostenitore, costante e recidivo, di proposizioni eretiche.
La Correctio filialis è, quindi, il più grave atto di accusa che possa venire rivolto alla persona del Pontefice regnante, rimanendo nell’ortodossia cattolica e senza disconoscere il fatto che Jorge Mario Bergoglio sia, a tutti gli effetti, il regnante Pontefice; il fatto che sia un pessimo Papa non esclude affatto che rimanga Papa, come il fatto che un uomo sia un cattivo padre non fa venir meno la sua paternità.
Quanto la suddetta Correctio sia destinata a rimanere scritta indelebilmente nella Storia della Chiesa ed a rappresentare ad un tempo un vulnus ed una spada di Damocle nei confronti di tutta la Rivoluzione modernista e del regime apostatico da essa imposto alla Santa Madre Chiesa a partire dall’elezione al Soglio pontificio di Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II è testimoniato, oltre che dalla sua essenza ontologica, dal clamore mediatico suscitato e, soprattutto, dalle scomposte reazioni della Santa Sede.
Grandissima rilevanza, umanamente imprevedibile, se non per la suddetta portata storica del documento, hanno riservato i mezzi di comunicazione di massa di tutto il mondo a questa accusa al Papa. Dalla Cina agli Stati Uniti, anche organi di informazione di rigidissima impronta liberal (si pensi, a titolo di esempio, al «New York Times») hanno rilanciato la notizia, a costo di creare grave imbarazzo nel loro beniamino, formalmente residente oltre Tevere e materialmente residente a Santa Marta.
La prima reazione della Santa Sede è stata quella di impedire a tutti i computer siti nella Città del Vaticano di accedere al sito http://www.correctiofilialis.org per aderire al documento. Operazione, questa, che fa dello Stato del Papa la non divertente caricatura della Repubblica Popolare Cinese: il più piccolo Stato del mondo (meno di mezzo chilometro quadrato) obbliga chi voglia aderire al testo di cui parliamo a spostarsi, nella peggiore delle ipotesi, di poco più di cento metri!
Questa reazione irrazionalmente repressiva è l’ennesima dimostrazione, caso mai ce ne fosse bisogno, del carattere intimamente e ontologicamente tirannico e totalitario di ogni regime nato dalla Rivoluzione, carattere di cui il regime modernista imposto alla Chiesa non rappresenta, benché minimamente, un’eccezione. E quanto l’attuale politica vaticana sia la volgarizzazione applicativa di Niccolò Machiavelli (1469-1527), il quale affermava dei nemici la necessità di vezzeggiarli o di spegnerli, ci viene plasticamente dimostrato dal Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin, che, dopo i disastrosi e ridicoli esiti dell’opzione “repressiva”, ha dichiarato che la Correctio non è altro che l’espressione di un dissenso con cui è necessario dialogare: non spiega, però, il Cardinale, quale dialogo possa intercorrere tra chi accusa, formalmente e giuridicamente, il Papa di essere materialiter eretico e coloro che si prodigano a difendere tali eresie.
Dell’importanza e della gravità del documento in questione si è immediatamente avveduto anche il brillante vaticanista Sandro Magister, nel suo articolo «Se sbaglio mi corrigerete» (clicca qui http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/01/10/se-sbaglio-mi-corrigerete-la-cappella-sistina-resta-come/), dove ricorda che l’ultimo precedente storico, analogo anche se non identico, è quello che risale al 1333, quando Papa Giovanni XXII (1249-1334) rispose all’informale accusa di eresia del Re di Francia Filippo VI (1293-1350) convocando la Santa Inquisizione Romana e chiedendole di pronunciarsi sulla questione; avendo questa sentenziato che le accuse del sovrano transalpino erano fondate, il Papa ritrattò le sue affermazioni, per poi morire nella purezza della Fede[1]. Che questo esempio di vera umiltà pontificale, non «in favore di telecamera», per citare Alessandro Gnocchi, possa illuminare anche il suo attuale successore!
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[1] Giovanni XXII sosteneva, contro la Fede della Chiesa, che il Giudizio particolare e quello universale coincidessero e che le anime attendessero quell’unico momento in una sorta di sonno, negando, quindi, che l’anima sia giudicata immediatamente dopo la morte e che il Giudizio universale non sia altro che la pubblica proclamazione dei giudizi particolari.
– di Carlo Manetti
https://www.riscossacristiana.it/che-cosa-e-stata-e-che-cosa-e-la-correctio-filialis-rivolta-da-alcuni-sacerdoti-e-da-alcuni-laici-a-papa-francesco-di-carlo-manetti/CORREZIONE FILIALE: AUMENTANO LE FIRME
3 ottobre 2017Indirizzata al Papa l’11 agosto del 2017 e resa pubblica il 24 settembre scorso, nella lettera, composta di 25 pagine, si dichiara che il papa, mediante la sua Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” e mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate, ha sostenuto 7 posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti, e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica. Nonostante, dunque, i noti “pompieri” abbiano cercato di smorzare l’impatto della correctio ridimensionandola con toni derisori al limite del sopportabile, questa ha visto quintuplicare nel giro di pochi giorni le firme di adesione.
A tutt’oggi i firmatari sono arrivati a 216, più di cinque volte tanto, e annoverano tra gli ultimi arrivati la prestigiosa firma del matematico, fisico e teologo italiano Don Alberto Strumia, che a Il Giornale ha dichiarato: “ho ritenuto doveroso farlo, pur non avendo mai immaginato prima di ora che si sarebbe dovuti arrivare ad una decisione così estrema e dolorosa. Osare di indirizzare una correzione dottrinale al Papa lo si può e lo si deve fare solo quando è in pericolo la verità della fede e quindi la salvezza degli appartenenti al popolo di Dio”. Ragioni che si presentano sulla stessa linea del teologo mons. Antonio Livi che ha bene riassunto i suoi motivi dell’adesione in una lettera pubblicata su La Nuova Bussola Quotidiana (http://www.lanuovabq.it/it/correzione-al-papa-la-verita-che-i-lettori-meritano) .
Parallelamente alla correzione di teologi ed esperti è partita un’altra adesione fatta di semplici fedeli, promossa circa una settimana fa e già arrivata a 12.276 firme. Anche qui vale al pena di ricordare che, nonostante il popolo dei fedeli sia di gran lunga più numeroso, tanti sono i firmatari che non hanno “libertà” di firmare, come tante sono le persone che per motivi vari vivono una situazione nella quale non possono essere al corrente delle profonde implicazioni teologiche, dottrinali e pastorali nuove emerse dopo la pubblicazione di Amoris Letitia. Dopo i “dubia” ora anche la “correzione filiale” sembra un fuoco non destinato a spegnersi così presto come vorrebbero alcuni. Certo, per usare le parole di Don Alberto Strumia, “il realismo dinanzi agli accadimenti non mi fa illudere che la correzione verrà presa seriamente in considerazione, dal momento che neppure i dubia sollevati da quattro Cardinali hanno ricevuto finora risposta, ma se siamo in tanti a sollecitare il chiarimento c’è una maggiore possibilità anche a causa della visibilità pubblica favorita dalla mediaticità dei nostri giorni. Sono in molti, nella Chiesa, a sentirsi soffocati da un clima negativo nel quale l’abuso del potere viene non di rado a sostituire l’autorevolezza”.
Sul foglietto della messa spot a Lutero e ius soli
Sorpresa sul foglietto della messa pubblicato dalla Paoline: un elogio a Martin Lutero e la sua apertura allo straniero
Nella "correzione fililale" pubblicata qualche settimana fa contro Papa Francesco, una delle "eresie" che si starebbero diffondendo a causa delle parole e delle omissioni del pontefice, è quella del protestantesimo.
Sorpresa sul foglietto della messa pubblicato dalla Paoline: un elogio a Martin Lutero e la sua apertura allo straniero
Visto che Bergoglio ha più volte riconosciuto a Martin Lutero alcuni meriti, tra cui quello di "voler rinnovare la Chiesa, non dividerla", secondo gli accusatori il cattolicesimo si starebbe maccihando di teologia luterana. Nonostante sia stata dichiarata una posizione eretica.
Lo spot allo ius soli
L'ultima "conferma" arriva dal foglietto domenicale pubblicato dalle Paoline e diretto da Nicola Baroni con due condirettori, Orlando Zambello e Guido Colombo. Quello, per dire, che tutti i fedeli si trovano a Messa per seguire le letture e la liturgia. Il documento contiene ogni domenica una sorta di commento, che sia qualche teologo o pensatore cristiano. il contributo porta la firma di Vittoria Prisciandaro. La quale si è lasciata andare ad un elogio all'eretico Martin Lutero. "A mezzo millennio dall' affissione sul portone della chiesa di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero contro le indulgenze, le due Chiese - si legge - esprimono gratitudine per i 'doni spirituali e teologici' della Riforma protestante e mettono al centro della loro testimonianza la riconciliazione, il superamento delle fratture storiche, il riconoscimento degli errori, l' accoglienza dello straniero". Insomma: spot allo ius soli e protestantesimo.
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