L’ABATE FARIA HA PAURA DI ANDARE IN VATICANO. E IL CARDINALE
MÜLLER DESCRIVE IL CLIMA DI PAURA NELLA CHIESA.
In questi giorni di correzioni fraterne o meno, mi sono aggirato un poco di meno nei paraggi del Vaticano, per non dover incontrare confratelli ed ascoltare le loro lamentele pro e contro l’augusto pontefice. A Roma ormai è un caos, il Vaticano sembra Fort Apache. Sono molto cauto anche con i miei confratelli e parco nel farmi selfies con loro, non vorrei trovarmi un domani sui giornali accoppiato ad un sacerdote sotto inchiesta per qualche malefatta, non passa giorno che qualcuno non va a finire in cronaca nera.
Abate Faria
Chiaro, no? Bravo Abate Faria. E ci permettiamo di aggiungere un brano tratto dell’intervista che Eward Pentin, del National Catholic Register, ha fatto al cardinale Gerhard Müller, sul clima che si respira oggi – e da anni ormai – in Vaticano, nel regno del Pontefice. Ne abbiamo scritto varie volte, in passato; dicendo che in tanti anni di frequentazione dei Sacri Palazzi e zone circonvicine mai abbiamo percepito un’atmosfera del genere. E, mi spiace, dirlo, la responsabilità ricade ahimè sullo stile di governo del Pontefice. Mi fa piacere che un cardinale, leale verso il papa, lo dica a chiare lettere..
“I carrieristi e gli opportunisti non dovrebbero essere promossi, e altre persone, che sono collaboratori competenti non dovrebbero essere esclusi senza ragione o espulsi dalla Curia. Non è buono. Ho sentito da alcune case qui che la gente che lavora nella Curia vive in una grande paura; se pronunciano anche una piccola e innocua parola di critica, delle spie passano i commenti direttamente al Santo Padre, e la gente accusata falsamente non ha nessuna chance di difendersi. Queste persone, che parlano male e dicono bugie contro le altre persone, disturbano e rovinano la buona fede, e il buon nome di altri che chiamano loro fratelli. Il Vaneglo e le parole di Gesù sono molto forti contro quelli che denunciano i loro fratelli e che creano una cattiva atmosfera di sospetto. Sento che nessuno parla; tutti hanno un poco paura, perché possono essere oggetto di spiate…”
Pentin ha commentato: “Un anziano prelato della Chiesa, parlandomi in condizioni di anonimità, l’ha chiamato ‘regno del terrore”..
Il cardinale ha risposto: “È lo stesso in alcune facoltà teologiche – se uno ha osservazioni o problemi sull’Amoris Laetita, sarà epuslso, e così via….una certa interpretazione della nota 351 del documento non può essere il criterio per diventare vescovo. Un futuro vescovo deve essere un testimone del Vangelo, un successore degli apostoli, e non solo qualcuno che ripete alcune parole di un singolo documento del Papa senza una comprensione teologica matura”.
MARCO TOSATTI
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