IL GROTTESCO PARADOSSO DELLA CANONIZZAZIONE DI MONTINI GIÀ VISTO NELLA "CHIESA PALMARIANA".
Dopo l'abdicazione di Gregorio XVIII - che ha lasciato la setta per questioni amorose e per aver perso la Fede - il 23 Aprile 2016 è stato eletto Pietro III, al secolo Markus Joseph Odermatt (nella foto qui sopra).
Per un Cattolico romano, questa grottesca parodia di un Vaticano in terra sivigliana suscita quella sana ilarità che provocano certe improbabili rievocazioni liturgiche messe insieme dai film di quart'ordine con velleità storiche: senza bisogno di analizzare la dottrina della setta fondata da un elettricista, basta vedere come sono celebrate le funzioni papali per sganasciarsi dalle risate e lasciare questi poveretti alle loro carnevalate spagnoleggianti fai-da-te. L'ultimo ritrovato dei fasti palmariani è un ridicolo colapasta barocco, che scimmiotta maldestramente la tiara papale. Per non parlare delle insegne e dei paramenti, in cui il furore ricamatorio di qualche artigiano si è scatenato rivaleggiando in pacchianeria con le scenografie di The young Pope.
Ma se mai vi fossero dubbi circa la possibile serietà della setta, basta il fatto che la chiesa palmariana abbia canonizzato Paolo VI e lo veneri col titolo di martire. In verità non stupisce che - dato il profilo morale del sacro collegio di questa setta - essa abbia scelto di elevare agli onori degli altari un personaggio di tal fatta.
Scherzando con il mio accompagnatore, dicevo allora che la prova regina della falsità della chiesa palmariana risiedeva proprio nell'aver canonizzato Montini, il quale mai e poi mai - sostenevo - sarebbe diventato santo in seno alla vera Chiesa Cattolica. Giudicavo impossibile, e lo penso ancor oggi, che lo Spirito Santo potesse assistere infallibilmente il Vicario di Cristo nel proclamare santo il demolitore della Messa.
La beatificazione di Montini da parte della neo-chiesa conciliare il 19 Ottobre 2014 e l'annuncio della sua imminente canonizzazione nel 2018 dimostrano che tanto la setta spagnola quanto l'analoga romana nata dal Concilio si fanno i propri santi, la propria liturgia, i propri dogmi, la propria morale. Ma di cattolico, in tutto questo, non vi è nulla.
Cesare Baronio
http://opportuneimportune.blogspot.it/2017/12/il-grottesco-paradosso-della.html
Gli auguri sinistri di papa Francesco alla Curia
Gli auguri alla Curia sono l’opportunità che un Papa ha di raccogliere gli eventi accaduti durante l’anno e porre le giuste linee guida. Ma così non sta avvenendo. Papa Francesco interviene accusando e minacciando quanti non la pensano come lui e, di difendere la vera Dottrina dalle insidie e dalle ostilità, non se ne fa cenno alcuno, così come non si fa cenno alcuno della conversione al Bambino Gesù, il vero Protagonista del “suo Natale”.
Laudetur Jesus Christus
Gentile redazione de Le Cronache di Papa Francesco,
mi chiamo A. e scrivo già a voi con il pseudonimo di “Dottrina per la vera Fede” che non significa un anonimato (sono un laico cattolico, sposato con figli, per grazia di Dio anche lavoratore ed impegnato nella diocesi) e neppure che io possa essere un salvatore, siamo “servi inutili” ma abbiamo il dovere e poi anche il diritto di dare la nostra vita per la vera Fede che è Gesù Cristo, il nostro Signore e Dio.
Vorrei condividere con voi l’amarezza, la tristezza e la preoccupazione del Discorso del Papa alla Curia. Generalmente, questo genere di interventi papali non dovrebbero neppure interessarci perché riguardano gli stretti rapporti di un pontefice con il proprio “senato” ecclesiale, con i collaboratori i signori cardinali e vescovi che lavorano con lui a stretto contatto, ed è evidente che in quella occasione il Papa può esprimere, ed esprimersi, in modo più diretto proferendo parole e concetti che possono comprendere solo coloro che lavorano che vivono con lui nella vita ecclesiale quotidiana.
Ma ahimè! Purtroppo oggi è tutto di dominio pubblico ed un Papa dovrebbe tenerne conto facendo uso di questo strumento, degli “Auguri alla Curia”, per parlare di Gesù Cristo e poi in privato strigliare coloro che “lo tradiscono”, quelli che “approfittano”, tanto per usare termini usati dal pontefice stesso. Leggendo infatti l’articolo che avete condiviso su chi era monsignor de Mérode, e leggendo anche altri commentatori qualificati come Lorenzo Bertocchi, così come l’appunto fatto da Marco Tosattisulle “minacce di un papa”, appare subito evidente che di “Auguri del Natale di Gesù” non si vede neppure l’ombra, emerge piuttosto un Papa che ponendosi sulla difensiva, attacca e minaccia i suoi più stretti collaboratori, quelli che non obbediscono ai suoi progetti, trascurando del tutto l’aspetto più importante per il quale sono qui a scrivervi.
Papa Francesco – ma come del resto un poco tutti i suoi Predecessori – sta usando gli Auguri natalizi per analizzare sistematicamente, anno dopo anno, gli sviluppi del suo pontificato. Tutto questo è a norma. Tuttavia vedendo anche quanto sta accadendo in Italia con la legge sull’eutanasia, il testamento biologico e contro il matrimonio nella sua legge naturale, appare evidente che dal Discorso del Papa queste cose non sono un suo problema, non gli interessano mentre, andando a leggere tutti i Discorsi natalizi dei suoi Predecessori, si legga per esempio quello fortissimo di Benedetto XVI alla Curia per il 2006 in difesa della Famiglia, troveremo sempre una nota di calore e di forte preoccupazione a riguardo delle scelte politiche – sbagliate – degli uomini, insistendo così con i loro collaboratori, per evidenziare la giusta strada da intraprendere, quella della Legge di Dio nei famosi “principi non negoziabili” di cui oggi si è persa traccia.
Per Papa Francesco la priorità è il suo progetto sulla nuova chiesa, la sua immagine di chiesa, verso la quale tutti i più stretti collaboratori devono convergere obbedendo. Ma l’allarme lanciato dal pontefice denota, senza ombra di dubbio, una forte debolezza e una profonda paura tanto da “dimenticare” che la Chiesa non è sua, ma di Gesù Cristo.
Fa pensare che un Papa come Francesco, che ha espresso più volte il suo disinteresse verso la Dottrina, si faccia ora forte usando le minacce, usando il Diritto Canonico, per obbligare il suo senato non soltanto all’obbedienza (richiesta legittima e subordinata al solo fatto di essere cardinali) per difendere la propria posizione, come se i cardinali e tutti coloro che lavorano nella Curia, non lo sapessero o non conoscano il loro doveri verso un Papa, ma anche per imporre le recenti decisioni infelici a riguardo, per esempio, della sua visione sulla traduzione del Padre Nostro; delle sue scelte infelici ecumeniche quali i festeggiamenti per i 500 anni di Lutero, e così via.
Il Papa stesso afferma: “Le mie riflessioni si basano certamente sui principi basilari e canonici della Curia, sulla stessa storia della Curia, ma anche sulla visione personale che ho cercato di condividere con voi nei discorsi degli ultimi anni, nel contesto dell’attuale riforma in corso…“, è lui stesso che afferma di questa “visione personale” che ha della Chiesa e della sua gestione, che più di condividere vuole imporre. È evidente, infatti, che tutti coloro che non fossero d’accordo su questa “visione personale”, o che avessero qualcosa da ridire anche per dare consigli altrettanto legittimi, da Bergoglio sono guardati non solo con sospetto, ma sono dichiarati “traditori e approfittatori”.
Ma vengo al punto dolente: quest’anno ci sono stati molti eventi gravi che hanno coinvolto la Chiesa, Sposa di Cristo. Dai soliti scandali legati alla pedofilia (per i quali c’è il massimo disinteresse da parte di Papa Francesco), all’economia, alla questione dei Dubia trattati con disprezzo dal pontefice a tal punto d’aver preteso di rendere magisteriale, attraverso gli Acta, la lettera di un gruppo di vescovi argentini (e il resto della Chiesa?), quindi un chiaro “no” ai cardinali per aver espresso i Dubia e un chiaro “sì” compiacente ad un gruppetto di vescovi che vogliono usare Amoris laetita per cancellare la legge di Cristo sull’indissolubilità del matrimonio, così come è sancito nel n. 1650 del Catechismo e stravolgere le intenzioni stesse, dottrinali, espresse da Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio.
Gli Auguri alla Curia sono l’opportunità che un Papa ha di raccogliere gli eventi accaduti durante l’anno e porre le giuste linee guida. Ma così non sta avvenendo. Papa Francesco interviene accusando e minacciando quanti non la pensano come lui e, di difendere la vera Dottrina dalle insidie e dalle ostilità, non se ne fa cenno alcuno, così come non si fa cenno alcuno della conversione al Bambino Gesù, il vero Protagonista del “suo Natale”.
Avete parlato, ecco un’altro esempio calzante, del presepe a tema della misericordia di piazza san Pietro, leggendo Aldo Maria Valli si arriva a comprendere questa “dimenticanza di Dio“, peggio ancora, si capisce come Gesù Cristo è usato e strumentalizzato per idolatrare l’uomo. Ecco, di questo idolatrare l’uomo, invece di porre avanti a tutto e a tutti Gesù che è Dio fattosi uomo per venirci a redimere, non v’è traccia nelle “intenzioni” della nuova chiesa di cui ama parlare questo pontificato, non v’è traccia nei rimproveri che il Papa avrebbe dovuto fare.
Inoltre, nel Discorso del Papa alla Curia, appare evidente che non si fa uso dei tre famosi gradi della “correzione fraterna” (Mt 18, 15-18) insegnati dal Cristo stesso. Il discorso di Gesù è semplice e chiaro: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo».
Nell’agire di Papa Francesco è completamente assente quel primo grado: “ammoniscilo fra te e lui solo”; è completamente assente anche il secondo passaggio affinché “ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni”,mentre arriva ad esercitare alla lettera l’ultima parte: Papa Francesco denuncia alla comunità coloro che non ha mai ascoltato privatamente, e neppure tra testimoni, e li addita come “traditori, approfittatori”, i nuovi farisei, rigidi, “ostacolatori” dell’opera dello spirito (di quale spirito?). A voler essere pignoli il suo agire gli è lecito ma, come suggerisce lo stesso apostolo Paolo, occorre vedere quanto questo agire lecito sia poi davvero qualcosa che possa giovare alla comunità!
Tornando al tema che mi sono prefissato, mi domando: dove è finito Gesù in questa “nuova chiesa”? Dov’è Gesù in questi Auguri natalizi? Dov’è la Chiesa, Sposa di Cristo, in questi preparativi natalizi? Dov’è il “senato” del Papa, e il Papa stesso, mentre in Italia si consumano gli ultimi perversi traguardi diretti verso un suicidio di massa, il suicidio sistematico e preventivato, della popolazione? Dove si parla più della conversione al Divino Bambino?
«Gesù viene a salvarci – ammoniva Giovanni Paolo II nel Discorso alla Curia del Natale 1983 – Il Figlio di Dio si mostra nell’umiltà velata della natura umana, che egli ha assunto per redimerci. Il Verbo si fa uomo per portare l’uomo all’altezza di Dio, per comunicargli, con la sua morte, la vita divina. (…) L’anno scorso, in questa stessa occasione, vi ho esposto il mio pensiero sui significati e sulle intenzioni del Giubileo, e, riferendomi all’invito rivolto all’inizio del mio pontificato, concludevo: “Di qui, a tutta la Chiesa io grido: “Aprite le porte al Redentore!”».
«Grande è la responsabilità dei credenti, specialmente nei confronti delle nuove generazioni, alle quali va trasmesso inalterato il patrimonio cristiano. – ricordava Giovanni Paolo II nel suo ultimo Discorso alla Curia del 2004 – Per questo in più occasioni – in special modo nel pellegrinaggio a Lourdes – non ho mancato di incoraggiare i cattolici europei a restare fedeli a Cristo. È infatti nel cuore che si alimentano quelle radici cristiane dell’Europa dalle quali in non piccola parte dipende il futuro solidale e giusto del Continente e del mondo intero. (…) Adoro te devote! Venerati e cari Fratelli, raccogliendo le attese e le speranze della Chiesa e dell’umanità, torniamo a volgere lo sguardo al Natale ormai vicino. Il nostro cuore non teme dinanzi alle difficoltà, perché ha fiducia in Te, Bimbo di Betlemme, che per amore vieni in mezzo a noi. Fa’ che da ogni parte Ti riconoscano e Ti accolgano come il Redentore dell’uomo e il Principe della pace!».
Così chiedo a me stesso, ma anche a tutti, di poter accogliere il Dio Bambino e pensare soltanto a Lui, nel giorno del Suo Natale.
Grazie per la vostra attenzione e Buon Natale.
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