NELLE SPIRE DEL SERPENTE
La condizione di noi cittadini del 3° millennio e specialmente di noi cattolici somiglia a quella di un indigeno che nuotando nelle acque di un fiume amazzonico viene assalito e afferrato da quel rettile mostruoso del sucurriju
di Francesco Lamendola
Nella fitta penombra delle foreste tropicali vivono dei serpenti enormi, lunghi fino a dieci metri, dei costrittori che scivolano silenziosi fra le radici o si gettano d’improvviso sulla preda dai tronchi degli alberi, e che sono in grado di soffocare e divorare anche animali di media e grossa taglia. In Amazzonia si favoleggia di un serpente lungo una quarantina di metri, il sucurriju, che si ciba perfino di alligatori e che può ingoiare, evidentemente, anche degli esseri umani; gli indigeni assicurano che esso esiste realmente e non è solo una creatura mitologica, e alcuni avvistamenti recenti parrebbero confermarlo. L’anaconda e il boa costrittore, ad ogni modo, animali la cui esistenza è ben nota alla scienza da molto tempo, con le loro dimensioni spaventose e la loro capacità di avvicinarsi in silenzio alle vittime, sono più che sufficienti a tener desto negli uomini l’atavico terrore dei grandi rettili del passato; del resto, fino ai primi del 1900 non si sapeva nulla di certo sull’esistenza del varano di Komodo, lungo fino a tre metri e mezzo, e dunque tutt’altro che suscettibile di passare inosservato…
Ebbene: la condizione di noi, cittadini del terzo millennio, e specialmente di noi cattolici, fedeli a una Tradizione antica quanto la Rivelazione stessa, somiglia a quella di un indigeno che, nuotando nelle acque di un fiume amazzonico, o vogando con la sua piroga, viene assalito e afferrato da uno di quei rettili mostruosi: siamo presi nelle spire del serpente e osserviamo, con raccapriccio, i suoi movimenti, mentre si appresta a toglierci il respiro e a comprimerci tutto l’organismo, per poi divorarci in un solo boccone. Ci troviamo nelle spire di un animale feroce, che incute terrore con il suo solo aspetto, e che è molto più forte di noi, ci tiene già in suo potere e aumenta la pressione sui nostri polmoni; e che, certo di piegare qualsiasi nostra eventuale resistenza, si accinge a frantumarci le ossa, i tendini e la muscolatura, come se fossimo poco più di un fuscello, come se tutta la nostra forza non contasse nulla e non servisse a nulla, a paragone della terribile potenza che lui è in grado di dispiegare, per distruggerci e ridurci completamente alla sua mercé. Tale è il senso d’impotenza, mista a un’angoscia di morte, che proviamo in questo momento storico, quando pare che sia le pubbliche autorità, sia la Chiesa cattolica, nella quale siamo stati educati e ai cui valori ci siamo ispirati, non siano più con noi, ma contro di noi, e vogliano far passare sulle nostre teste, a dispetto della nostra volontà, della nostra coscienza, del nostro senso religioso, tutta una serie di ”riforme” le quali, se verranno effettivamente condotte a termine, segneranno la totale scomparsa della nostra civiltà e del cattolicesimo, senza possibilità di ritorno.
A volte ci sembra di esserci risvegliati da un incubo, e poi constatiamo che l’incubo è reale, che non si trattava di un sogno, ma che noi siamo davvero gettati in una situazione drammatica, quasi disperata, nella quale ci sentiamo impotenti e siamo perciò condotti allo sconforto e al pessimismo.
A questo stato d’animo dobbiamo assolutamente reagire; non ci dobbiamo scoraggiare, non ci dobbiamo rassegnare. Diverse persone ci chiedono cosa si possa fare, quale giudizio si debba dare delle cose che accadono sotto i nostri occhi, tutto intorno a noi, nostro malgrado, con grave e continuo scandalo per le anime dei buoni. Un lettore ci chiede se non ci sembra che dal 1958, da quando venne eletto al soglio di san Pietro papa Giovanni XXIII, il “papa buono” (un altro; come quello di adesso) la Chiesa non sia caduta definitivamente in mano alla massoneria, in combutta con certe forze esterne, e trasformata irreparabilmente nella sinagoga di Satana. Domanda grave, da far tremare le vene e i polsi. Ebbene, avendo molo riflettuto, ci sentiamo di rispondere che no, che l’infiltrazione massonica c’è stata, e che da allora ha fatto passi da gigante, come oggi è sotto gli occhi di tutti; ma che di qui a dire che la Chiesa, la vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, è scomparsa irreparabilmente, ce ne corre. Se non altro per la promessa di Gesù medesimo: Non praevalebunt. Ma anche perché ci sono ancora pastori e sacerdoti fedeli, e soprattutto ci sono ancora dei veri cattolici, a cominciare dai laici; e noi ne conosciamo personalmente diversi.
Certo: abbiamo ragione di credere che le forze esterne infiltratesi nella Chiesa, a partire dalla famigerata “stagione” del Concilio Vaticano II, siano di una smisurata potenza; che dispongano di risorse finanziarie pressoché inesauribili; che siano in grado di esercitare un controllo capillare su gran parte dell’informazione mondiale, stampa e televisioni comprese. E vi sono indizi consistenti del fatto che, ormai, gran parte dell’alto clero è infettato dal veleno massonico e influenzato dalle mene del B’nai B’rith, la massoneria giudaica; per sospettare che il Collegio cardinalizio sia ormai in gran parre controllato da loro; e, di conseguenza, che difficilmente potrà essere eletto un papa non controllato da loro, almeno nel prossimo futuro. Quanto a papa Francesco, sappiamo abbastanza bene come sono andate le cose; lo sappiamo perché gli stessi artefici della manovra hanno avuto l’impudenza e l’arroganza di raccontarcelo: basta leggere la biografia del cardinale bega Godfried Danneels, ultra-progressista e uomo di punta ai tempi del Concilio, e si avrà la conferma che la “mafia di san Gallo”, in Svizzera, ispirata dal cardinale Carlo Maria Martini, fin dal 1996 si era organizzata per sbarrare la strada all’ascesa dell’allora cardinale Ratzinger, contrapponendogli un suo candidato, il semi sconosciuto Bergoglio (sebbene questi non godesse molta stima da parte di Martini); che già nel 2005, alla morte di Giovanni Paolo II, aveva cercato di eleggere Bergoglio, mancando l’obiettivo di poco; e che non aveva mai cessato di tramare e complottare per riuscirci, cosa che poi è avvenuta nel 2013, allo scopo di “rilanciare” le istanze del Concilio e d’inibire e mortificare qualsiasi tentativi di riscossa del vero cattolicesimo, anche nelle forme più morbide e prudenti (si veda il motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum per l’autorizzazione della Messa tridentina). Sappiamo che di tale “mafia” (come loro stessi si compiacevano di autodefinirsi) facevano parte il cardinale italiano Achille Silvestrini, l’inglese Basil Hume, l’olandese Adriaan Van Luyn e i tedeschi Walter Kasper e Karl Lehman. E sappiano anche come siano state “strane” le dimissioni di Benedetto XVI, e quante irregolarità procedurali – quattro, per l’esattezza - abbiano accompagnato la frettolosa elezione di Bergoglio, ripescato a distanza di otto anni dal primo tentativo.
Davanti a questi fatti si resta sgomenti, come davanti a un serpente dalle dimensioni gigantesche, che ci stia fissando negli occhi, come per ipnotizzarci. Se gli uomini della neochiesa massonica stavano preparando da anni l’elezione di Bergoglio, e poi tutti i mass media, cattolici e non, sono riusciti a presentare tale elezione come una fresca e gioiosa novità, e a far dimenticare alla massa dei fedeli, in quattro e quattr’otto, quanto “puzzassero” le dimissioni di Benedetto XVI, molto, troppo simili a quelle di Celestino V sotto la pressione del partito di Bonifacio VIII, ci si chiede quali altre stranezze, anomalie, infrazioni ed abusi non potranno passare, in futuro, senza che nessuno ci torvi nulla di strano, senza che nessuno faccia domande scomode, senza che nessuno pretenda di sapere se, per caso, non si stia giocando la partita con un mazzo di carte truccate. E invero le sparate eretiche di papa Bergoglio sono ormai tali e tante, e le scandalose affermazioni e prese di posizione di Paglia, Galantino, Sosa, eccetera, sono così frequenti, così spudorate, che sorge il dubbio se non sia in atto una specie di test per verificare sino a che punto l’opinione pubblica sia ormai cloroformizzata, e sino a che punto i “cattolici” odierni siano ormai ridotti ad un gregge sbandato, senza pastore e senza valori, abbandonato a se stesso e scivolato in una condizione di ateismo pratico, che lo rende suscettibile di subire qualsiasi manipolazione. Per non essere manipolati, infatti, bisogna pur essere qualcuno, bisogna sapere chi si è, in cosa realmente si crede; ma se, invece, si vegeta e si galleggia in uno stato di abulia e d’inconsapevolezza, se si conserva solamente il nome di cattolici, mentre, di fatto, non si è più niente di niente, allora nulla è più facile che mai orientare una simile massa nel senso desiderato, specialmente se si dispone, come è il caso, di sconfinate risorse per attenuare la coscienza delle persone, e per illuderle che, nella sostanza, non sia cambiato niente, quando invece si sta cambiando tutto.
Dunque, ci sentiamo presi come un una morsa: da una parte, l’abulia, la tiepidezza, il conformismo delle masse e anche di gran parte del clero, pronti e disposti a mandar giù qualsiasi boccone, diciamo pure qualsiasi eresie e qualsiasi bestemmia, senza percepirle come tali, anzi, convinti di partecipare ad una straordinaria stagione di “rinnovamento” della Chiesa (come se la Chiesa avesse bisogno di rinnovare continuamente il guardaroba, inseguendo tutte le mode del momento, come fa qualsiasi realtà di questo mondo secolarizzato); dall’altra, la coscienza delle forze potentissime, ma occulte, che agiscono dietro le quinte e che manovrano gran parte di codesti “novatori” come se fossero dei miseri burattini, spingendoli là dove nemmeno loro, forse, vorrebbero andare, e dove non si erano mai sognati che, alla fine, sarebbero giunti. Parliamo di gente come Bergoglio, appunto, divorata dall’ambizione, ma culturalmente meno che modesta e spiritualmente “in affitto”, pronta e disponibile per qualsiasi manovra, purché vi trovi il suo tornaconto, magari in termini di popolarità, di visibilità, di gloria mondana.
Nelle spire del serpente
di Francesco Lamendola
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