ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 5 dicembre 2017

“Stanchi di udire la solita dottrina”?

Natale cristiano scimmiottato: è la pubblicità, bellezza

Ci hanno provato in tutti i modi: trasformandola nella festa della luce e dei colori, in quella dei buoni sentimenti, sostituendo le immagini sacre con idoli pagani e commerciali. Ma alla fine tornano sempre lì: all’iconografia che fa del Natale il Natale: quella cristiana. Solo che il messaggio che deve passare è quello esclusivamente commerciale e non certo quello dell’Incarnazione, ergo per pubblicizzare un qualunque prodotto si torna alla tradizione cristiana, ma questa deve essere alterata chimicamente dagli sbuffi del consumismo.
Arriva il Natale e il mondo dell’advertising si deve organizzare per renderlo appetibile a tutti. Con le fredde immagini che alludono al Natale come a qualcosa di lontano dal sentimento popolare non deve essere andata bene. Perché il cuore dell’uomo, reconditamente, a Natale cerca un anelito di divino anche mentre compra una cintura.

Per ovviare ci si arrangia con sapienti campagne di marketing dove il Natale cristiano è soltanto evocato, resta il suo simulacro: una scatola vuota da riempire di contenuti commerciali. Non c’è più l’eliminazione della simbologia cristiana, che non deve aver funzionato, ma la sua strumentale manomissione intellettuale.
Due episodi avvenuti in Italia in queste ore lo dimostrano chiaramente.
Ikea. C’è una campagna che per pubblicizzare alcuni prodotti della nota multinazionale svedese mostra lui e lei sotto un tavolo che accudiscono in mezzo un cane. L’immagine è chiaramente natalizia, l’allusione neppure tanto recondita, anzi semmai kitch, è alla Natività: lei, al posto della Madonna, lui al posto di San Giuseppe, il cane è il bambinello e il tavolo è la capanna di Betlemme. Sopra la scritta: il momento più atteso dell’anno. Tutto chiaro.
Così una cliente apre il pc e scrive indignata: “Vorrei sapere se è stata diffusa da Ikea una oscena fotografia della Capanna di Betlemme con un cane al posto di Gesù Bambino. Sono una vecchia cliente e ho intenzione di restituire la carta family e di non comprare più nulla”. Il messaggio parte e Ikea promette: “Di solito rispondiamo entro un giorno”.
Invece la puntualità svedese è quanto mai svizzera. La risposta arriva a stretto giro di posta, un’ora dopo. E c’è da restare esterrefatti per la giustificazione, non si sa se più ipocrita o goffa. Eccola: “Buongiorno M.P., l’immagine non ha nessun riferimento con la rappresentazione del Presepe, ma richiama una scena del nostro spot tv, dove è stata ricreata una tenda, utilizzando tavoli e complementi d’arredo, come se fosse un piccolo nido ludico, per passare momenti giocosi durante le feste”.
La signora trasecola e si sente presa in giro dato che è evidente che quella immagine non può rimandare a nient’altro che una scena di Natività e accusa il colosso di ipocrisia e malizia. Come darle torto? In effetti la risposta risulta quasi sarcastica. A cominciare dall’espressione “piccolo nido ludico”, che non si sa bene che cosa evochi di preciso. Potenza del potere mediatico: dissimulare. Negare sempre, anche l’evidenza, peggio di un amante trovato nell’armadio. Natale? Macché, signora, si sarà sbagliata.
Anche in casa Ferrero va in scena una distorsione simile.
La celebre casa alimentare piemontese deve presentare il Calendario dell’Avvento 2017. Si tratta di un must per i bambini: ogni giorno apri una finestrella e trovi un cioccolatino. Libidine allo stato puro per i più piccoli. Prepararsi al Natale con lo “zuccherino” del cioccolato.
Ma che cosa succede? Succede che al posto di Gesù Bambino, cioè colui per il quale l’Avvento è il compimento, viene sostituito un più politicamente corretto e commercialmente adeguato Babbo Natale. Il messaggio che passa è che l’Avvento non è altro che quel periodo in cui si aspetta l’arrivo dei doni, portati ovviamente da Babbo Natale. Essendo a corto di idee originali i creativi che hanno lanciato il prodotto della Ferrero si sono affidati alla tradizione e alla liturgia della Chiesa, ma alterando visibilmente l’oggetto finale del desiderio.
Si tratta di distorsioni che utilizzano una simbologia per comunicare altro, un vecchio espediente per catturare l’attenzione del consumatore e orientarlo altrove. Non ci si aspettava che le campagne di marketing in vista del Natale fossero qualche cosa di diverso, però almeno che si utilizzasse ciò che è di più caro per il cristiano per stravolgerlo, questo è indice di un progressivo sfaldamento etico anche della comunicazione pubblicitaria.
In fondo, c’è anche un Natale laico, che convive da decenni con quello cristiano. Già il fatto che esista è per i cristiani motivo di amarezza, ma almeno fino a quando le finalità correvano lungo binari paralleli, si poteva anche farsene una ragione. Così è uno scimmiottamento della realtà per il Dio denaro.
Stesso scimmiottamento e distorsione della realtà che si incontra anche per un’altra immagine che in questi giorni sta facendo il giro delle agenzie. Una nota casa di gioielli ha lanciato uno spot per i mariti alla caccia del regalo per la consorte: "Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora: secondo te cosa la farebbe felice?”. Ovviamente la risposta è l’ultimo articolo. Un modo gentile per far sapere ai maschietti che ciò che le loro compagne amano è ciò che le rende belle e attraenti, quindi un gioiello. Insomma: a prima vista potrebbe essere uno spot femminista dato che il ferro da stiro e il grembiule sono immagini stereotipate del vecchio cliché della donna Cenerentola schiava del suo maschio Alfa.
Invece neppure questa lettura sembra andare bene: no, è stato visto come uno spot sessista, che umilia la donna. La casa di gioielli si è dovuta scusare e ha ritirato lo spot. L’ossessione sessista ha colpito ancora, ovviamente senza neppure riflettere sulle contraddizioni e le alterazioni della realtà che essa ha prodotto. Si torna sempre lì, allo scimmiottamento della realtà con la scusa del Natale. Quello della scimmia di Dio, che iconograficamente, tanto per fornire anche qui un’immagine, è sempre rappresentata con le corna.
Andrea Zambrano
http://www.lanuovabq.it/it/natale-cristiano-scimmiottato-e-la-pubblicita-bellezza

CRISTO? NON NASCE NEMMENO A NATALE!

Chiedo scusa per il mio breve intervento di oggi, ma prendo atto di due importantissime iniziative dell’ Avvento.
La prima riguarda un Gesù anti capitalista, disegnato dalla matita di Staino sul giornale dei vescovi, che si arrabbia per i regali di Natale.
E su questo stendo un velo pietoso che per Grazia di Dio non diventa ira vera e propria.
Chi ha una certa età si ricorderà di “Supergulp” in onda dopo il TG della sera, il giovedì.
La sigla canticchiava: ” Fumetti in tivvù…fumetti in tivvù..”.
Fumetti su Avvenire.
Hello Gesù imbufalito con lo spreco dei doni.
Bandiera Rossa trionferà sui
Re Magi capitalisti e megalomani che osarono portare costosi doni al Dio fatto proletario!
Secondo punto.
Prendo atto anche della intenzione di preghiera del Santo Padre Francesco per il mese di dicembre.
Con tutto il rispetto che nutro per gli anziani, ed è davvero reale, un “quartetto Cetra in salsa soul e jazz” che promuove il valore della saggezza dei nonni come strumento culturale, decentra ancora una volta un Gesù Cristo che ormai diventa Innominato e Innominabile.
Gesù sul gommone.
Gesù nel trombone.
Gesù nel fumettone.
E tanti saluti al Cristo Messia.
Siamo alla deflagrazione totale del senso religioso.
Al grappino del martirio del ridicolismo del Cristo, come aveva profetizzato Kierkegaard, il quale scrisse che “Se Cristo nascesse oggi,  subirebbe il martirio del ridicolo”.
Profezia realizzata.
In compenso negli Stati Uniti qualcuno ricorda che ogni tempo è buono e opportuno per affrontare la battaglia contro l’ aborto (la strage degli innocenti che ci può ben valere il castigo di Dio).
Questo qualcuno è l’ Arcivescovo Nauman che in una recente intervista tuona così:
“Vorrei anche dire ai nostri sacerdoti: non possiamo non parlare al nostro popolo di questi veri peccati che riguardano la vita della nostra gente. Se parliamo di peccati che non commettono, a che serve?
Certamente vogliamo predicare l’argomento in modo sensibile e sostenere coloro che hanno scelto l’aborto. Ma se la Chiesa tace sulla distruzione della vita, siamo negligenti e lasciamo i nostri giovani vulnerabili a prendere questa tragica decisione.”
Nell’ apostolato pro life, che lui conduce da anni, l’arcivescovo ribadisce la necessità di non tacere mai sui valori non negoziabili, di ritenere fondamentale la preghiera per questo tipo di battaglia contro il male della “falsa libertà di scelta” e della pastorale per coloro che, dopo aver vissuto la consapevolezza di una tragedia del genere, devono e possono ottenere perdono proprio da quel Bambinello che nasce mentre ormai l’ Occidente Cattolico   ne ha fatto il marketing del disastro spirituale. 
Non ci resta che piangere.
                                         Crociato di Fatima


Gesù Bambino e il Suo Natale di tutti e di nessuno



Cantiamo allora, e capiamo bene, l’inno “Rorate caeli”, che è per eccellenza il canto gregoriano tra i più belli e significativi, del tempo d’Avvento. Il ritornello è tratto dal libro del profeta Isaia (45,8): «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia.»
Registriamo da anni una decadenza del Natale di Gesù Bambino che suona perfino come paradosso perché, se da una parte possiamo dire che questa Festa ha raggiunto “tutti i confini della terra”, e laddove è senz’altro una Festa in cui molti animi si calmano e molte anime si commuovono, dall’altra parte è sempre più evidente che – il Natale di Gesù Bambino – è diventata la festa di tutti e di nessuno, si esaltano i sentimenti, ci si adopera per fare regali, ma ciò che manca con sempre maggior evidenza è accogliere (convertirsi a…) quel Dio Bambino così come i Vangeli ce lo hanno raccontato e la santa Tradizione ci ha trasmesso.
Complice di un decadimento dell’esegesi e della pastorale natalizia è purtroppo anche la Chiesa stessa nei suoi Pastori – non quelli della Notte Santa – che del santo Natale di Gesù raccontano di tutto, fuorché della Sua prodigiosa Incarnazione nella Sacra Famiglia. Sono anni che assistiamo ad uno sfruttamento, e prostituzione dell’immagine natalizia asservita all’argomento del giorno trasformando, il Dio Bambino, in un oggetto ideologico compiacente alle mode del momento.
Non lincheremo le varie notizie per non fare ad essi pubblicità, ma voi stessi facendo un giro nel web non avrete difficoltà a trovare le prove di cui parliamo.
San Francesco di Assisi, quello vero, quando fu ispirato dallo Spirito Santo, quello vero, per dare vita alla realizzazione del Presepe, si disse che “pianse di gioia” tanta fu la commozione di aver potuto offrire ai suoi tempi la “Rappresentazione” di ciò che avvenne in quella Notte Santa; trasformare in qualcosa di visibile il contenuto dottrinale, fedele però alla sacralità dell’evento. Da allora l’arte, la letteratura e la musica furono messe a servizio dell’opera grandiosa e prodigiosa, dell’immenso Dono di Dio a noi “miseri peccatori”. Da allora, ogni Famiglia Cristiana si è sempre adoperata per mantenere vivo questo evento prodigioso dando vita, nel tempo natalizio, ad una serie di iniziative anche lodevoli come la carità e il sostegno, l’aiuto per i poveri e gli indigenti.
Bisogna ricordare poi che, in campo liturgico ed ecclesiale, il Tempo del Natale (con il Tempo di Avvento) era già un evento ricordato e vissuto all’interno delle comunità, fin dai primi secoli. Nel Tempo di Avvento, le comunità cristiane, vivevano un tempo di austerità e di forte PENITENZA… per arrivare al Natale di Gesù Bambino ben confessati e in stato di grazia per ricevere degnamente l’Eucaristia. Non a caso, anche nella chiesa ambrosiana, questo era un tempo come quello quaresimale.
Che cosa sta accadendo oggi? Non giriamoci troppo attorno: da circa cinquant’anni, il Natale di Gesù Bambino, è stato trasformato in un evento SOCIALE. E all’interno delle comunità sociali le luci degli alberi, le decorazioni, L’ESTERIORITA’ ha preso il sopravvento sull’interiorità e sulla conversione a Cristo.
Chi ha una certa età dovrebbe ricordare come nelle parrocchie si è data vita al “Natale a tema”…. ossia: “stanchi di udire la solita dottrina” (2Tim.4,1-5) si è cominciato a dare al Natale una immagine diversa sempre più associata all’argomento del giorno, al problema del momento sfruttando, del Divino Bambino e della stessa Sacra Famiglia, una immagine a seconda delle proprie idee ed opinioni.
Per farla breve e arrivare al cuore del problema, negli ultimi anni la situazione è precipitata. I negozianti rappresentano il Presepe a seconda del prodotto che devono vendere e, Gesù Bambino con Maria e Giuseppe, vengono sempre più rappresentati per raccontarci un’altra storia: quella della rivendicazione sociale, quella della rivendicazione ideologica, quella della rivendicazione dei diritti più assurdi e perversi.
Lo stesso malefico influsso lo hanno avuto, di rimando, le famiglie anche cristiane, o che tal dicano d’essere, trasformando il Natale di Gesù in una corsa ai regali, alle cene e cenoni, al divertimento – che poi è diventato un vero stress – rilegando solo in ultimo la visita a Gesù per la Messa di Natale, magari senza essersi confessati, magari senza aver abbandonato lo stato di peccato in cui si vive, magari portando come dono – al Divino Bambino – non la propria conversione  e il peccato abbandonato, ma piuttosto il proprio peccato quale DIRITTO al quale non si può rinunciare.
Così ci ritroviamo davanti Presepi che – messi perfino nelle navate delle chiese – un anno rappresentano Gesù Bambino dentro un gommone per dire che era un immigrato; altri che tolgono san Giuseppe per mettere con la Vergine Santa un’altra donna per rivendicare il diritto saffico; altri che tolgono perfino Maria per mettere un’altro uomo e dimostrare il diritto omosessualista; altri che hanno messo un cane al posto di Gesù Bambino…. qualcuno ha persino messo il papa regnante al posto di san Giuseppe… per non parlare dell’immagine dei Pastori adoranti trasformati in orde barbariche ideologiche atte a rivendicare i propri diritti, quei diritti inesistenti.
Assai ben lontani dal poetico Giovanni Pascoli (1855-1912) tratta dai Canti di Castelvecchio,  Le ciaramelle: “Nel cielo azzurro tutte le stelle; paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle il loro dolce suono di chiesa;
suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro dolce e passato pianger di nulla…”
Il tutto con il silenzio e – spiace dirlo ma tant’è… – il compiacimento delle gerarchie cattoliche. Anzi, spesse volte alcune iniziative discutibili sono nate, hanno avuto origine, proprio dalle indicazioni “pastorali” della nuova cultura post-conciliare dedita tutta a trasformare l’uomo nel “dio di se stesso”.
Fummo testimoni diretti, solo quattro anni orsono, di come in una diocesi il vescovo diede l’ORDINE affinché quel Natale specifico, non riguardasse gli eventi del Divino Bambino, ma impose che il tema avrebbe dovuto essere “GLI OCCHIALI DELLA FEDE“. Che cosa erano? In sostanza si pretese e si impose che, durante tutto l’Avvento, si insegnasse ai bambini del catechismo che la Fede ha “colori diversi”, perciò, in quattro incontri, bisognava aiutare i bambini a creare degli occhiali di cartone con vetri plastificati di colori diversi. Avete presente gli occhialetti usati per vedere le immagini tridimensionali, il 3D? Ebbene, attraverso questo si doveva arrivare ad insegnare che “ogni essere umano” vede il Natale con i propri colori che, tradotto, voleva significare che ognuno ha la fede che vede e, i colori diversi, stavano a significare quanto ciò fosse bello.
Fate un giro nelle parrocchie e andate a constatare di persona quante di queste, oggi, dedicheranno l’Avvento a catechesi mirate alla sana Dottrina sul Natale. Quante di queste parrocchie si dedicheranno davvero ad accogliere Gesù Bambino e, non piuttosto, a realizzare qualche progetto pastorale imposto dalle gerarchie.
E’ come per la storia dei Crocefissi rimossi dai luoghi pubblici. Ma scusate: è stata la gerarchia cattolica a rimuovere per prima il Crocefisso dagli altari delle chiese, come si fa allora a pretendere che ora,  gli orgogliosi laicisti, si debbano battere per difendere i Crocefissi nei luoghi pubblici? Così è per il Natale di Gesù Bambino. Avendo rimosso LA DOTTRINA DEL NATALE è evidente che il vuoto creato ad arte, venga riempito con qualcos’altro.
Il Natale di tutti e delle rivendicazioni più assurde, tranne che il Natale di Gesù Cristo! Questa è la triste ed avvilente realtà alla quale assistiamo. In una delle tante interviste fu chiesto a Benedetto XVI: perché questa sua insistenza a voler scrivere – non uno – tre libri sul Gesù di Nazareth? La risposta fu semplice e drammatica al tempo stesso. Benedetto XVI sottolineava la mancanza di cultura alla vera identità di Gesù di Nazareth, vedi qui, sottolineava l’abuso e lo sfruttamento della Sua immagine usata per tanti scopi fuorché per lo scopo più autentico, quello di capire che cosa è stata l’Incarnazione divina per gli uomini, e la conseguente identità del “Figlio dell’uomo, ma anche Figlio proprio di Dio e Dio stesso” che fu tema dei primi grandi concili per difenderne proprio l’identità, duramente attaccata da molte eresie. Eresie che tornano prepotentemente sotto nuova veste.
«E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc.18,1-8)… perché è questo il dono più grande che Gesù Bambino è venuto a portarci nella Notte Santa: LA FEDE, quella vera, quella che i santi Pastori manifesteranno nel più bel silenzio che non è stato un tacere, al contrario, è stato un “gridare” nel cuore la propria gratitudine al Messia che tutti attendevano, un gridare attraverso LO STUPORE E LA MAGNIFICENZA dell’evento prodigioso al quale fu dato loro di assistere.
Nel silenzio più sacro – questi santi Pastori – ci insegnano ancora oggi quale sia l’atteggiamento più corretto da assumere davanti a questo evento nel quale Cielo e Terra si sono uniti: il Cielo si è aperto e la Terra ha accolto il Redentore delle Anime. Cantiamo allora, e capiamo bene, l’inno “Rorate caeli”, che è per eccellenza il canto gregoriano tra i più belli e significativi, del tempo d’Avvento. Il ritornello è tratto dal libro del profeta Isaia (45,8): «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia.» Si tratta di una preghiera rivolta a Dio perché, per il popolo in esilio, vengano i tempi messianici della liberazione. La “Giustizia” che ci piove dal Cielo è Gesù Cristo, il Signore Iddio!
Riscopriamo il Natale di Gesù Cristo! Difendiamo la vera identità del Verbo Incarnato contro ogni annacquamento ed eresia, contro ogni strumentalizzazione e falsificazione, ribelliamoci contro ogni iniziativa pastorale, sociale o culturale che fosse, che possa svilire e bestemmiare la Divina Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria Santissima. Bisogna avere il coraggio di dire che: ogni attacco ed ogni strumentalizzazione della Divina Famiglia e del Verbo stesso Incarnato, Gesù Cristo, è un attacco alla Famiglia umana, alla Famiglia Cristiana, e viceversa quando si attacca la Famiglia umana è perché si vuole attaccare l’identità di Gesù Cristo, e a cominciare l’opera di questa distruzione fu proprio il protestantesimo di Lutero. All’interno del liberalismo luterano, infatti, troviamo le radici e le fondamenta delle nuove ideologie del nostro tempo, comprese quelle che riguardano la forma di un Natale sempre più LAICO E LAICISTA, LIBERISTA, contro la sana dottrina del vero Natale di Gesù Cristo squisitamente cattolico, anche se qualcuno ha cantato che “Dio non è cattolico”.
Per altri approfondimenti consigliamo i seguenti link:
Laudetur Jesus Christus
Inno latino “Rorate, cæli, desuper”: “Piovete, cieli, dall’alto”. Inno ispirato al profeta Isaia (41, 13-20) che si canta nel Tempo di Avvento.

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