PSICANALIZZATO O POSSEDUTO?
Il messaggio papale è chiaro: se un cattolico è in difficoltà vada con fiducia dallo psicanalista piuttosto che rivolgersi a un sacerdote e a Cristo
di Francesco Lamendola
"Non esiste distinzione tra magia bianca e magia nera.
Quando la magia funziona, è sempre opera del demonio".
Padre Gabriele Amorth
Da quando è sorta fino agli anni ’70 del Novecento, la psicanalisi è sempre stata giudicata negativamente dalla Chiesa cattolica, e per una ragione ben precisa: ignorando l’esistenza dell’anima, essa muove da una concezione del tutto immanentistica dei fatti della mente e concepisce lo “scavo interiore” non come una tappa nel cammino verso la chiarificazione spirituale, di cui non le importa nulla, ma come una operazione puramente intellettuale, nella quale i fattori morali non contano affatto e il cui unico scopo è arrivare alla “verità” dell’inconscio, come se in questo vi fosse la parola definitiva a proposito di ciascuno. La condanna, perché di una condanna si è trattato, con la proibizione per sacerdoti e seminaristi di rivolgersi alle sue tenere cure, riguardava dunque sia questioni di merito che di metodo: la sopravvalutazione e quasi l’assolutizzazione dell’inconscio, da un lato, e, nell’inconscio, della sfera degli istinti sessuali; e la “discesa agli inferi”, dall’altro, condotta con la spregiudicatezza e con la superbia intellettuale di chi ritiene di poter padroneggiare tutte le forze in gioco, senza alcuna percezione dei rischi e senza la minima traccia di umiltà e di deferenza, non diciamo di devozione, verso le dimensioni superiori e le forze in esse operanti, qualificano la psicanalisi come una concezione ed una pratica (pseudo) scientifica fondamentalmente non cristiana, se non proprio anti-cristiana; se è vero, come è vero, che al nocciolo della concezione cristiana dell’uomo vi è la consapevolezza della sua natura spirituale e della sua vocazione soprannaturale. È chiaro che la psicanalisi giudicata più negativamente era quella freudiana, apertamente materialista, razionalista e pansessualista, apertamente atea e a-morale; più possibilista era l’atteggiamento nei confronti di quella adleriana e soprattutto di quella junghiana, non però del tutto positivo, anzi, carico di riserve e di cautele, per la loro comune origine immanentista e per la somiglianza di molti loro procedimenti.