Silenzio, adorazione, preghiera. La lezione dei bambini
Oggi Santa Subito mi ha raccontato una bella esperienza con i suoi bambini del secondo anno di catechismo.
I ragazzini sono tredici, di nove anni. L’argomento affrontato è «La chiamata». Prima nel Vecchio Testamento, poi nel Nuovo.
Dopo aver approfondito la conoscenza della storia di Abramo, è il turno di Mosè: la sua origine, la vita, i problemi di balbuzie, l’episodio dell’uccisione di un sorvegliante che picchiava uno schiavo ebreo. E poi Mosè chiamato da Dio, che si manifesta come fuoco nel roveto ardente.
Mosè accetta di avvicinarsi mosso prima di tutto dalla meraviglia e dalla curiosità. Il roveto arde misteriosamente e lui vuole capire perché. Dio si presenta, spiega di essere il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe, e Mosè, che si sente inadeguato, prova paura, tanto che si copre il volto, come è naturale in un simile frangente.
Il racconto ci riguarda, spiegano le catechiste ai bambini, perché dimostra che Dio, per manifestarsi, può scegliere anche un uomo tutt’altro che esemplare, un pastore che ha un sacco di difetti, si è reso responsabile di un omicidio, ha problemi nell’esprimersi e, cresciuto con gli egiziani, non conosce il Dio del suo popolo. C’è anche un faraone che se la prende con gli ebrei e li perseguita, il che dimostra che certe difficoltà di convivenza non sono poi una novità.