ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 27 gennaio 2018

La confusione è solo un prezzo da pagare?

  • AMORIS LAETITIA

«Fare chiarezza»: ai Dubia si associa il cardinale Eijk

«Le persone sono confuse e questo non va bene». Lo ha dichiarato il cardinale olandese Willem Jacobus Eijk, 64 anni, arcivescovo di Utrecht, a proposito della «confusione» che registra nella chiesa su di una domanda precisa: possono i divorziati risposati accedere all’Eucaristia?
In un’intervista concessa al giornale olandese Trouwil porporato ha detto che ci sono diverse conferenze episcopali con soluzioni contrastanti in risposta alla domanda, ma «ciò che è vero in un posto», ha detto, «non può essere sbagliato in un altro». Medico, teologo e cardinale, Eijk fa notare come l’esortazione post sinodale Amoris laetitia abbia generato dei dubbi tali per cui sarebbe necessario fare «chiarezza»; e qui il pensiero va subito ai dubia sollevati da quattro cardinali, due dei quali, Joachim Meisner e Carlo Caffarra sono morti lo scorso anno. Peraltro il cardinale Eijk, insieme a Caffarra, era uno dei tredici cardinali che firmarono una lettera inviata al Papa all’avvio del sinodo ordinario sulla famiglia nel 2015. 

Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche quella lettera conteneva una preoccupazione circa le procedure messe in atto al sinodo, che sarebbero state preordinate all’ottenimento di un risultato già previsto su questioni dibattute.
Per diradare i dubbi Eijk non esita a indicare anche la possibilità che il Papa proceda a chiarire «con un documento», modalità che certamente eviterebbe ulteriori fraintendimenti. Per quanto riguarda il suo punto di vista sulla questione, il cardinale olandese è chiaro: «Abbiamo le parole di Cristo stesso, cioè che il matrimonio è uno e indissolubile. Questo è ciò a cui ci atteniamo in arcidiocesi. Quando un tribunale ecclesiastico ha dichiarato nullo un matrimonio, è ufficialmente confermato che non c'è mai stato un matrimonio. Solo allora, si è liberi di sposarsi e di ricevere i sacramenti della Confessione e della Comunione».
Le parole di Eijk sono subito state rilanciate dall’agenzia web della Conferenza episcopale tedesca, katolisch.de. La Chiesa tedesca è stata sicuramente una delle più zelanti nel cercare di aprire la possibilità ai divorziati risposati di accedere all’eucaristia. Fu, infatti, il cardinale Walter Kasper, nel febbraio 2014, a introdurre il dibattito sul tema proponendo vecchie tesi (in ultima analisi fondate su di un concetto di epikeia tomista che aveva già ricevuto molte critiche in passato, ma che, di fatto, risulterà poi vincente). Nell’ottobre 2015, nella fase finale del doppio sinodo sulla famiglia, fu il gruppo minore di lingua tedesca ad essere individuato per trovare una soluzione all’impasse che si era prodotta in aula. Il cardinale Reinhard Marx, lo stesso Kasper, il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, e l’allora prefetto per la dottrina della fede, cardinale Gerhard Muller, sedevano intorno allo stesso tavolo, ma la mediazione trovata, rimanendo aperta a diverse interpretazioni, non ha certo favorito la chiarezza intepretativa.  
Proprio l’agenzia web della chiesa tedesca nel commentare le parole del cardinale Eijk sottolinea, non a caso, che il Papa nel dicembre scorso ha pubblicato sugli Acta apostolica sedis, la Gazzetta ufficiale del Vaticano, la lettera con la quale Francesco indicava che l’interpretazione del capitolo VIII dell’esortazione offerta dai confratelli di Buenos Aires non ne ammette altre. E cioè che, in certi casi, i divorziati risposati civilmente, dopo accurato discernimento, possono ricevere i sacramenti anche se il loro precedente matrimonio sacramentale continua ad essere canonicamente valido. 
Non sembra però che la pubblicazione di questo documento sugli Acta riesca a sopire la confusione, è un dato di fatto che ci sono conferenze episcopali, o singoli vescovi, che sul punto ritengono ancora che l’accesso all’Eucaristia resti sempre e comunque subordinato all’impegno dei due conviventi more uxorio a vivere come “fratello e sorella”, esattamente come insegnato da Giovanni Paolo II in Familiaris consortio 84 e confermato da Benedetto XVI in Sacramentum caritatis n. 29. Allo stesso tempo vi sono conferenze episcopali, in Italia l’ultimo esempio è fornito da quella della regione Emilia-Romagna, in cui, invece, l’accesso all’Eucaristia, in certi casi, è permesso anche ai divorziati risposati che convivono compiendo atti coniugali che però tali non sono. 
Il dibattito su questo tema sta caratterizzando il papato di Francesco in modo sordo e continuo, sollevando petizioni, dubbi, interpretazioni divergenti, perfino “correzioni”. E’ recente anche un documento proposto da tre vescovi kazaki che poi è stato sottoscritto anche da altri tre vescovi (due italiani) e un cardinale, in cui si ribadisce che i divorziati risposati non possono accedere all’Eucaristia se continuano a convivere abitualmente e intenzionalmente more uxorio
Il Papa parla di una necessaria conversione pastorale per poter guardare alle cose in modo rinnovato e dice di valutare caso per caso, per lui forse la confusione è solo un prezzo da pagare. Per altri, evidentemente, c’è qualcosa di più di una questione solamente pastorale.
Lorenzo Bertocchi
  • IL VESCOVO NEGRI

"Linee guida su AL? Fretta e pressioni non pastorali"

Mons. Luigi Negri
C’è un vescovo emiliano che ha certe preoccupazioni. E’ Luigi Negri, vescovo emerito di Ferrara che interviene dopo la pubblicazione della nota pastorale firmata dalla Conferenza episcopale emiliano romagnola sull’interpretazione del capitolo VIII di Amoris Laetitia. Nei giorni scorsi la Nuova BQ ha riportato la pubblicazione firmata genericamente “I vescovi dell’Emilia Romagna” nella quale la Conferenza Episcopale Emiliana ha fornito un’interpretazione dei passaggi più discussi del documento papale in merito alla comunione per i cosiddetti divorziati risposati. Ma, almeno in due punti, l’articolo 9 e l’11, vi si può leggere neanche tanto velatamente una sorta di liceità degli atti extraconiugali. Esemplificativo ad esempio il fatto che le unioni di secondo letto vengano definite sic et simpliciter “atti coniugali”. Si tratta di una variazione non solo nominale su quelli che la dottrina considera comunque adulteri? O c’è dell’altro?
Il tema è ampiamente dibattuto e a tratti è diventato lacerante e Negri in questa intervista alla Nuova BQ interviene con una critica sulla modalità scelta dai vescovi emiliani.
Eccellenza, che cosa pensa del documento licenziato dai suoi confratelli?
Vorrei intervenire sul metodo utilizzato.
Ma nel merito si intravvedono delle prese di posizione molto tranchant che sembrano sdoganare l’adulterio e giustificare a determinate condizioni l’accesso ai sacramenti…
Appunto per questo, c’è già abbastanza confusione in merito. Non mi sembra il caso di aggiungere benzina sul fuoco rischiando di ridurre il tutto a semplici opinioni.
Allora, lei è stato coinvolto?
No.
Avrebbero dovuto farlo?
Mi limito soltanto a ricordare che l’ultima volta che la CeER fece un documento in occasione delle elezioni, a me toccò di stendere un testo che venne recapitato ad ogni singolo vescovo emiliano e romagnolo perché potesse farsi un parere esaustivo. Addirittura un confratello tenne il testo per una settimana perché doveva essere condiviso il più possibile.
E questa volta le cose come sono andate?
Non so se è stato fatto allo stesso modo, di sicuro io non ho saputo nulla, ma il fatto che non sia stato coinvolto mi fa pensare che si sia trattato di un documento affrettato di cui non si capisce l’obiettivo.
Forse aiutare il clero a sviscerare un punto dibattuto dell’esortazione Amoris Laetitia?
Ma a me sembra piuttosto un intervento dannoso e frutto di pressioni.
Perché?
Perché non ha senso continuare a sviscerare o interpretare il senso profondo di due o tre righe del Capitolo VIII di AL non accettando che esistono distonie o contraddizioni che solo l’estensore potrà risolvere.
Se fosse stato invitato a parlarne che cosa avrebbe detto?
Che ciò che è importante per noi pastori è di leggere l’Amoris Laetitia nella sua totalità, collegandola al resto dell’insegnamento magisteriale. Altrimenti ci limitiamo a isolare delle righe di un documento e ci esauriamo in una specie di esegesi della quale al nostro popolo credo che interessi poco.
Eppure le parole dei vescovi sembrano decisive.
L’unica strada per leggere Amoris Laetitia è di farlo alla luce del Magistero e non il contrario come invece si sta cercando di imporre: cioè rileggere il magistero alla luce di Amoris Laetitia. Perché non c’è nessun documento della Chiesa leggendo il quale si possa prescindere dalla Tradizione.
Però la ridefinizione della castità nelle seconde unioni non più come l’unica via percorribile, ma permessa per la salvaguardia dei figli, sembra andare contro il vivere fratello e sorella di Familiaris Consortio.
La prego di non farmi entrare nel merito. Dico solo che se questo documento si mettesse contro la tradizione, i vescovi si assumerebbero una responsabilità gravissima.
Che cosa pensa dei punti 9 e 11 che pare di capire siano i più problematici?
Mi pare che sia presente una tensione alla concessione dei Sacramenti che mi sembra derivata più da una pressione che da una posizione adeguatamente motivata. In generale il testo è scritto con una fretta che non mi sembra pastorale.
Che cosa intende per pastorale?
Quello che intendeva l’indimenticato cardinale Caffarra: la pastorale scaturisce da una dottrina chiara, posseduta adeguatamente, vissuta e testimoniata.
A proposito di Caffarra: non è curioso che questo documento esca proprio in Emilia a pochi mesi dalla scomparsa dell’ex arcivescovo di Bologna? C’è chi ha parlato di un affronto.
Non commento questo, di sicuro ricordo come Caffarra abbia ripetuto instancabilmente che “una pastorale senza dottrina non è una pastorale, ma è un arbitrio”.
C’è chi dice che il documento sia stato licenziato con alcuni vescovi contrari o assenti. Le risulta?
Non lo so, ma da quello che ho capito sembra un’iniziativa più di alcuni…
Chiederà che venga ritirato?
Se me lo domandassero chiederei che venga fatta un’esegesi seria di questo documento e non una difesa o un attacco ad oltranza perché la Chiesa non ha bisogno di queste contrapposizioni ideologiche, ma di essere aiutata a comprendere.
Andrea Zambrano

Purghe in Polonia: via il direttore del giornale cattolicoESIA

Un licenziamento improvviso, e finora senza giustificazioni, scuote la Chiesa polacca. E suggerisce l’ipotesi che la ferma posizione della stragrande maggioranza dell’episcopato in difesa della dottrina di sempre su Eucarestia e divorziati risposati civilmente abbia fatto venire la mosca al naso a qualcuno a Roma. Ci scrivono dalla Polonia annunciando che nei giorni scorsi l’arcivescovo di Katowice, mons. Wiktor Skworc, ha nominato un direttore per  il più famoso settimanale cattolico in Polonia "Gość Niedzielny" (che vene diffuso in oltre 125mila esemplari ogni settimana).
Il nuovo direttore fino alla nomina esercitava il ruolo di capo del tribunale giudiziario della diocesi. Quindi un lavoro totalmente diverso. C’è da chiedersi allora, e molti in questi giorni in Polonia lo stanno facendo, perché sia stato allontanato il vecchio direttore (che non è vecchio di età, ma di servizio: guidava il settimanale da 14 anni). La spiegazione che danno diversi siti giornalistici della sinistra liberale, che a quanto ci dicono amici polacchi sono contenti, sarebbe di carattere politico-ecclesiale. Il settimanale infatti difendeva la lettura “ortodossa” e restrittiva di Amoris Laetitia – niente sacramenti per i divorziati risposati – e le scelte del governo in materia di immigrazione, analoghe peraltro a quelle di altri Paesi della zona dell’Europa orientale. Diversi giornali poi lanciavano l’indiscrezione secondo cui in realtà dietro questo improvviso e inatteso cambio di direzione ci sarebbe una pressione da parte del Nunzio apostolico, mons. Pennacchio. Questi peraltro avrebbe – dicevano i giornali – ricevuto pressioni da parte della Segreteria di Stato per modificare il volto della Chiesa polacca, troppo poco accondiscendente verso i desiderata del Pontefice regnante.
Secondo qualche commento dei giornali generalisti, il metropolita di Katowice cerca di mantenere una posizione di equidistanza fra i principali partiti politici in Polonia. “Non gli piaceva mettere un "Ospite domenicale" dalla parte del gruppo dirigente attualmente al potere. “Tuttavia, questo non era l'unico motivo che avrebbe potuto portare alla decisione di licenziare mons. Gancarczyk. Anche la Nunziatura Apostolica doveva essere responsabile dei cambiamenti nel settimanale, perché "l'Ospite della domenica" si permetteva di criticare papa Francesco”. Uno degli interlocutori di "Gazeta Wyborcza", non si trattava di un articolo specifico, ma piuttosto di un certo modo di comunicare, segnando una chiara distanza da alcuni temi pontifici.
“L’Ospite domenicale” diventerà liberal?” si è chiesto un commentatore conservatore, Tomasz Terlikowski. Sotto la direzione di p. Marek Gancarczyk il giornale è diventato uno dei maggiori media di opinione del Paese. Nel giro di pochi anni diffusione e vendita si sono triplicate. Le pressioni da parte della Nunziatura sono state smentite – e d’altronde non era possibile che non fosse così – dal portavoce della Conferenza Episcopale polacca, padre Paul Rytel-Andrianik, che ha definito false le indiscrezioni riportate da Gazeta Wyborcza. Parlava a nome del metropolita di Katowice, ma non ha fornito nessuna spiegazione per il repentino licenziamento di Marek Gancarczyk. E, sempre in tema di smentite, persone vicine all’ex direttore ci fanno sapere che non è vero che padre Marek Gancarczyk avrebbe rinunciato da solo perché è stanco, come vorrebbe una versione ufficiale. “Marek dopo questa decisione è addirittura distrutto. In Polonia così si faceva nei tempi del comunismo”.
Ma certamente c’è una tensione crescente nella Chiesa, in un Paese in cui ancora un terzo degli abitanti si reca a messa la domenica; una tensione causata dalle ambiguità di Amoris Laetitia. Tanto che è stata lanciata una petizione – Polonia Semper Fidelis – rivolta ai vescovi polacchi. Spiegano gli organizzatori che “questa è una richiesta filiale per confermare gli insegnamenti tradizionali della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio. La Conferenza Episcopale polacca sta ancora lavorando sull’interpretazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia e la forte voce dei fedeli può rassicurare i vescovi. La Polonia deve guidare di nuovo chi difende la fede! Le interpretazioni liberali del documento del Papa hanno causato una certa confusione. Per esempio i vescovi tedeschi hanno dichiarato che i divorziati che vivono in una nuova relazione non sacramentale possono ricevere la Santa comunione. Questa posizione è una rottura degli insegnamenti esistenti della Chiesa e vola il sesto comandamento!”. La petizione è diretta al presidente della Conferenza Episcopale, mons. Gadecki, e può essere firmata qui: poloniasemperfidelis.pl. Sulla questione si è espresso in un’intervista a La Fede Quotidiana mons. Tadeusz Pieronek, già Segretario Generale della conferenza episcopale. Alla domanda se un divorziato risposato, possa fare la comunione, il vescovo ha risposto: “No, è in situazione di peccato grave. Non è possibile cambiare la dottrina dei sacramenti e la Parola. Nessuno ha questo potere. Del resto sul tema Giovanni Paolo II è stato chiaro”.
Marco Tosatti

UN COLLOQUIO PER CAPIRE COSA STA SUCCEDENDO NELLA CHIESA - del prof. Corrado Gnerre

01:14:21
Siamo arrivati ad un punto oggigiorno, nella Chiesa, in cui la confusione, il disordine a tutti i livelli, diaciamo pure la follia regnano a tal punto che non pochi fanno effettivamente fatica a recuperare il "bandolo della matassa" per fare un po di ordine e capire come e perchè si è arrivati a queto punto.
Con la sua solita chiarezza il prof. Corrado Gnerre, fondatore dell'Associazione "I Tre Sentieri", ci aiuta in questo senso.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.