ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 27 gennaio 2018

Una strategia pianificata da Dio

I frequenti appelli della Vergine Maria nelle sue apparizioni


Mi sembra opportuno, dopo diversi articoli già dedicati al tema delle apparizioni mariane per cercare di offrire luci per una loro più piena comprensione, vedere in una visione prospettica molto utile e didattica, quali siano i più frequenti appelli che la Vergine Maria, da oltre due secoli, sta indirizzando agli uomini per il rinnovamento della Chiesa e del mondo, la soluzione ai mali presenti e a quelli venturi.
Presento la sintesi, chiara ed efficace, dei principali e frequenti appelli della Madonna tratta dal libro delle Apparizioni mariane del padre Angel Peña.
L’Autore passa in rassegna, uno dopo l’altro, questi appelli e noi con lui riscontriamo che nella maggior parte delle apparizioni la Vergine Santa insiste nella recita del Rosario. Afferma frequentemente che il Rosario è, dopo la Messa, la migliore arma contro Satana e che l’ideale è recitarlo in famiglia. Chiede la lettura della Bibbia, la Confessione mensile, la Messa quotidiana, per quanto sia possibile, e il digiuno a pane e acqua un giorno alla settimana. Insiste per dare più importanza nella nostra vita a Gesù Eucaristia. Parla della pratica dei primi cinque sabati del mese per riparare i peccati contro il suo Cuore Immacolato. Chiede insistentemente la consacrazione al suo Cuore Immacolato per essere protetti contro il maligno. Afferma che il trionfo di Gesù verrà per mezzo del Trionfo del suo Cuore Immacolato.

La Vergine dà molta importanza ai santuari come luoghi di culto. Per questo, in quasi tutte le apparizioni, desidera che si costruisca una cappella da dove possa spargere in abbondanza le benedizioni di Dio. Di frequente, queste benedizioni si possono avvertire tramite gli intensi profumi che lascia o per mezzo di fenomeni straordinari nel sole, luci o raggi che tutti possono vedere.
In alcune occasioni appoggia con la sua presenza l’opera di evangelizzazione dei missionari. A questo proposito, l’apparizione della Madonna di Guadalupe, in Messico, ebbe un tale impatto che si considera il maggiore risultato missionario della storia. In pochi anni si convertirono al Cristianesimo 8 milioni di indigeni.
In diversi luoghi ha chiesto di pregare molto peri sacerdoti, poiché alcuni di loro si stanno allontanando dalla vera Fede Cattolica e contaminano con le loro idee personali i fedeli.
Chiede a tutti molta purezza del corpo, dell’anima e del cuore per lottare contro l’impurità che ci circonda. Ha detto anche che soffre molto per il grande peccato degli aborti e per la lontananza dei giovani da Dio (droga, violenza, vizi…). La preoccupa molto l’unità fedeltà delle famiglie in questi tempi di tanti divorzi.
Per lottare contro il male e contro il maligno, oltre al Rosario, ci raccomanda l’uso dell’acqua benedetta e degli oggetti benedetti. Ci ha dato lo Scapolare del Carmelo e la Medaglia miracolosa e ci ha chiesto con le lacrime agli occhi di pregare per la salvezza dei peccatori. Precisamente, ai tre pastorelli di Fatima fece vedere l’inferno e chiese di pregare molto e sacrificarsi per i peccatori.
In vari luoghi ha parlato con insistenza dell’obbedienza al vero Magistero della Chiesa; più di recente, infatti, ha richiamato soprattutto all’urgenza della difesa della verità e alla fedeltà alla vera dottrina della Chiesa.
In alcuni luoghi si dice che l’umanità attuale è peggiore di quella del tempo del diluvio. In alcune apparizioni si parla di tre giorni di oscurità, una cosa che è stata profetizzata da vari santi nel corso dei secoli. Nel caso ci fosse un castigo per l’umanità, prima ci sarà un avviso e dopo un grande miracolo per dare a tutti l’opportunità di convertirsi. Senza dubbio, nel peggiore dei casi, non sarà la fine del mondo, ma la “fine dei tempi”. Dopo il castigo, verrà una risurrezione gloriosa della Chiesa e sorgerà un nuovo mondo di pace e d’amore. La Chiesa sarà stata rinnovata e Gesù trionferà nel mondo per mezzo del Cuore Immacolato di Maria (1).
La maggior parte di coloro che si accosta al fenomeno delle mariofanie condivide in toto l’idea della presenza di appelli costanti che si ripetono, motivati da una strategia pianificata da Dio che ha come “attrice” speciale la Vergine Maria.
È più che giusto affermare, quindi, che:
« Guardando alle apparizioni mariane e al loro contenuto profetico nel loro complesso, ponendosi dunque da un punto di osservazione più alto, che permetta di ricostruire un’immagine più ampia e non focalizzata su questo o quel particolare, non si può fare a meno di notare che vi siano elementi ricorrenti. E questi ci parlano di interventi e avvenimenti sempre più frequenti da parte della madre di Gesù. Ci parlano di tempi non facili per la Chiesa, per il Papa e per il mondo. Ci parlano della necessità della conversione, penitenza, affidamento a Dio. Ci invitano ad uno sguardo realista sul mondo e sulla storia, aperto ai segni del soprannaturale; uno sguardo convinto della vittoria finale del bene sul male e al tempo stesso avvertito sulla gravità dei tempi e sulla possibilità concreta che l’uomo, dimentico di Dio e del suo destino, possa autodistruggersi » (2).
Anche il card. Ivan Dias, nella programmatica omelia citata in precedenza, sintetizza alcuni dei principali appelli della Vergine Maria inserendoli in un contesto battagliero, quello che vede il confronto e lo scontro decisivo tra i due eserciti, quello della luce e quello delle tenebre, guidati rispettivamente dalla Donna vittoriosa e dal serpente infernale:
« La Vergine Maria oggi ci invita ancora una volta a fare parte della sua legione di combattimento contro le forze del male. Come segno della nostra partecipazione alla sua offensiva, Ella chiede fra l’altro la conversione del cuore, una grande devozione alla Santa Eucaristia, la recita quotidiana della corona, la preghiera senza tregua e senza ipocrisia, l’accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo. Queste potrebbero sembrare delle piccole cose, ma sono potenti nelle mani di Dio al quale niente è impossibile. Come il giovane Davide che, con una piccola pietra ed una fronda, ha abbattuto il gigante Golia venuto al suo incontro armato di una spada, di una lancia e di un giavellotto (cf 1Sam 17,4-51), anche noi, coi piccoli grani della nostra corona, potremo affrontare eroicamente gli assalti del nostro avversario temibile e vincerlo » (3).
Tra questi appelli, tra questi elementi ricorrenti delle apparizioni mariane, come si è potuto notare, si trova la richiesta di Maria di consacrarsi a Lei, al suo Cuore Immacolato per sconfiggere l’impero del male e, come effetto finale, instaurare il regno di pace sulla terra.
In realtà, si tratta di uno degli appelli più fondamentali delle apparizioni mariane. Eccoci giunti, dopo una lunga ma non inopportuna introduzione, al “punto nodale”, che sarà l’oggetto delle nostre riflessioni nelle pagine a seguire. Ma prima premetterò una breve presentazione sulla consacrazione a Maria per coglierne quelle caratteristiche fondamentali che stanno alla base dei messaggi della Vergine Maria e che ci aiuteranno a comprenderli meglio e a maggiormente penetrarne la bellezza e la profondità.
Note:
1) Cf A. Peña, Apparizioni mariane, Edizioni Villadiseriane, Bergamo 2004, pp. 96-99.
2) S. Gaeta – A. Tornielli, La Donna, il Drago e l’Apocalisse, Piemme, Milano 2011, p. 202.
3) Card. Ivan Dias, Omelia di apertura dell’anno giubilare in occasione del 150 anniversario delle apparizioni Lourdes: https://gloria.tv/article/hcFMMRXwYjEj4XAWyS3CsQEaX


SEMPRE VERGINE? UN SAGGIO DI PADRE SERAFINO MARIA LANZETTA RILANCIA LA DISCUSSIONE SU UN TEMA CHE DIVIDE LA CHIESA DA SECOLI.


Cari amici, pubblichiamo volentieri la presentazione di un libro di padre Serafino M. Lanzetta sul tema della verginità di Maria. E ne parla – ne scrive – su Stilum Curiae il M° Aurelio Porfiri, che ringraziamo per questa introduzione. Padre Serafino Maria Lanzetta è un frate francescano dell’Immacolata in carica della parrocchia di St. Mary – Gosport, nella diocesi di Portsmouth, Inghilterra. È libero docente di teologia dogmatica alla Facoltà Teologica di Lugano (Svizzera) e
collabora con la School of the Annunciation di Backfust Abbey (Inghilterra). Tra le sue opere recenti si segnala “Fatima un appello al cuore della Chiesa. Teologia della storia e spiritualità oblativa” (Casa Mariana Editrice, Frigento 2017); “La porta della fede. Quando ragione e amore s’incontrano” (Leonardo da Vinci,
Roma 2017); “Il Vaticano II un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari” (Cantarelli, Siena 2014).
La verginità di Maria è stata da sempre al centro di accesi dibattiti nella storia del Cristianesimo e di negazioni eclatanti. Nomi come Cerinto, gli ebioniti, Elvidio nei primi secoli, A. Mitterer e K. Rahner, nella metà del secolo scorso e più vicino a noi R. Brown, si aggiungono alla lista dei sospettosi (o degli eretici). Elvidio al tempo di S. Girolamo negava la perpetua verginità di Maria, invece il medico e sacerdote viennese, A. Mitterer, non riusciva a capire come mettere insieme la vera maternità di Maria e la sua verginità nel parto. Le due cose si escluderebbero a vicenda, al punto che per assicurare una reale maternità sarebbe stato doveroso ammettere la rottura del grembo e le doglie del parto. Il gesuita tedesco K. Rahner, in felice dialogo con tutti, non solo si accodò a detta proposta, ma ne derivò pure che la verginità di Maria nel parto non ha un solido fondamento. È un problema! L’aggettivo “problematico/a” entrò così ufficialmente nella teologia mariana rinnovata e presto la verginità (fisica) di Maria assurse al rango del simbolo, mentre si faceva spazio la “verginità del cuore”. L’integrità verginale di Maria, specialmente in partu, era da spostare dal piano fisico a quello teologico della purezza di fede della Vergine nell’accogliere il Verbo di Dio. Il corpo non era in fondo determinante. In ambito esegetico, l’americano R. Brown si è segnalato nel tentativo di leggere il dato del concepimento verginale non come “mito” – in questo fa un passo in avanti rispetto a molti altri – ma come espediente letterario dell’agiografo che gli consente di passare dall’Antico Testamento al Nuovo, mancando di fatti la prova della sua storicità. La filiazione divina di Gesù che emerge dal Battesimo nel Giordano fornirebbe a Matteo e Luca l’aggancio letterario per risalire al momento nascosto del suo concepimento nel grembo della Vergine Maria. Non importa quindi se Gesù sia stato concepito verginalmente (questo non lo si potrebbe sapere perché i Vangeli non sono affidabili), ma che sia stato proclamato retrospettivamente figlio di Dio fin dal grembo di sua Madre. Cade come inutile la verginità nel concepimento di Cristo e di conseguenza quella nel parto. A chi interesserà poi sentire che Maria è rimasta vergine dopo il parto? Questa prospettiva risulta tanto capziosa quanto interessante. L’Autore del saggio ne accoglie la suggestione ribaltandola per dimostrare che è vero proprio il contrario: è più logico che si parta dal concepimento verginale di Gesù per arrivare all’epifania del Giordano. Quest’ultimo evento è piuttosto la ratificazione pubblica di ciò che era già avvenuto in modo nascosto nel grembo di Maria. Bisogna rispettare la progressività della Rivelazione senza la quale i discepoli e gli agiografi non avrebbero afferrato nulla del mistero, a meno che non si risolva tutto in un racconto mitologico. La storicità dei vangeli è fondamentale e la verginità di Maria è l’inizio. Se quest’ultima si offusca o viene ridotta a puro simbolo, Gesù e il Regno Cieli da lui inaugurato – per il quale ci si fa addirittura eunuchi – diventano insignificanti. Quello che è accaduto? La verginità di Maria è una formidabile risposta alla situazione di declino nella Chiesa della vita religiosa e del matrimonio, principiata da una scorretta visione degli stati di vita del cristiano. Oggi la fanno da padrone novelli discepoli di un monaco del IV secolo di nome Gioviniano, i quali predicano di nuovo che la verginità non è superiore al matrimonio e che ciò che conta è difatti il battesimo che tutti unifica. La vita religiosa ha perso il suo sapore e tanti suoi membri. Anche il sacramento del matrimonio non è in buona salute. Si riscontrano affinità di non poco conto tra Gioviniano e Amoris laetitia, con qualche lieve deriva più epicurea: non solo il matrimonio è pari alla verginità, ma addirittura il rapporto sessuale more uxorio è pari al matrimonio e quindi alla verginità. In fondo, se il battesimo è uguale per tutti, il premio celeste è lo stesso. Così Gioviniano esortava le vergini a lasciare il loro stato di vita! La Chiesa si trova oggi di nuovo divisa tra discepoli di Gioviniano e veri seguaci di Cristo, incalzati entrambi da un infuocato Girolamo che dice: «La verginità è il frutto del matrimonio». Se il matrimonio è in crisi, perché ha perso di vista la castità coniugale, lo è pure la verginità e se la verginità è in crisi, perché ridotta a mero simbolo, il matrimonio non sa più cosa farsene di se stesso. Il libro di Lanzetta ci offre la risposta che la Chiesa si attende in quest’ora così travagliata. Con gli occhi rivolti alla Semprevergine Maria.

MARCO TOSATTI

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