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domenica 18 marzo 2018

E' soltanto la punta dell’iceberg

  • ECCO TUTTA LA LETTERA DI RATZINGER

Quei "volumetti anti papali" Vaticano alle comiche finali

Dopo indiscrezioni pressanti il Vaticano è costretto a pubblicare la lettera integrale inviata da Benedetto XVI al prefetto Viganò sui volumetti della Lev: Ratzinger rifiutò categoricamente una "recensione" dell'opera teologica su Papa Francesco perché contenente contributi di un teologo che contestò il magistero dell'attuale Papa emerito e di Giovanni Paolo II. Una figuraccia grottesca che mostra che cosa si intenda per comunicazione Oltretevere. 
La lettera mostrata da Viganò. Coperta dai libri la parte censurata
Tra gli autori dei volumetti dedicati alla "Teologia del Papa" c'è anche un teologo tedesco che aveva duramente e sistematicamente attaccato papa Giovanni Paolo II, la sua autorità in fatto di teologia morale e in particolar modo l'enciclica Veritatis Splendor. Per questo non era concepibile un contributo teologico di papa Benedetto XVI all'operazione voluta da monsignor Dario Edoardo Viganò. È questo il senso del paragrafo della lettera di diniego inviata dal papa emerito al centro in questi giorni di una polemica internazionale per l'evidente manipolazione da parte vaticana (clicca qui e qui)
La lettera scritta dal papa emerito Benedetto XVI a mons. Viganò, Prefetto della Segreteria per le comunicazioni del Vaticano, ieri è finalmente stata pubblicata e diffusa integralmente. Ci sono voluti 4 giorni e diverse polemiche per avere tutto il contenuto che Benedetto XVI ha inviato a Viganò nella lettera «riservata» che rispondeva a una richiesta a proposito della collana di 11 volumetti sulla teologia di Francesco.
Martedì 13 marzo, in occasione dei 5 anni del pontificato di Francesco, il prefetto esperto di comunicazioni Viganò presentava in conferenza stampa una lettera inviatagli da Benedetto XVI in cui elogiava l’iniziativa editoriale sulla teologia di Francesco deprecando lo «stolto pregiudizio» sull’incompetenza teologica e filosofica di Papa Bergoglio, e garantiva sulla «continuità interiore» dei due pontificati. Nel comunicato stampa consegnato ai giornalisti presenti, e poi nella pubblicazione nei media vaticani, non veniva divulgato tutto il contenuto della lettera, ma solo i paragrafi con il duplice «stolto pregiudizio».
Il giorno dopo però il vaticanista Sandro Magister, recuperando una registrazione della conferenza stampa, pubblicava tutto il contenuto della lettera di cui era stata data lettura il giorno prima davanti ai giornalisti. Nella parte che non era stata diffusa il papa emerito in sostanza diceva che, un po’ per l’età e un po’ per gli impegni, proprio non poteva scrivere su questi volumetti «una breve e densa pagina teologica». Né ora, né mai. E’ chiaro che il duplice «stolto pregiudizio» pur restando intatto, veniva ora letto su di una luce diversa.
Una delle agenzie stampa più importanti del mondo, l’Associated press, pubblicava la notizia che il Vaticano ammetteva la manipolazione della foto diffusa circa la lettera di Benedetto XVI, una foto artatamente oscurata nelle ultime righe del primo foglio, mentre del secondo si poteva leggere solo la firma del papa emerito. Il resto era coperto dai volumetti. L’agenzia di stampa americana faceva notare che secondo delle regole che sono considerate standard fra le agenzie non è corretto manipolare un documento.
Diversi commentatori e giornalisti si sono allora chiesti per quale motivo la Segreteria della comunicazioni vaticana avesse fatto queste scelte. Voleva forse dare una lettura preconfezionata delle parole di Benedetto XVI? Perché rischiare di fornire una mezza fake news? Giovedì scorso, nel tardo pomeriggio, compariva una notizia dell’Ansa in cui, imprecisate «fonti vaticane», sostenevano che non c’era stata alcuna «manipolazione», ma si trattava di una foto «artistica». Una smentita che aveva tutta l’aria di essere una pezza peggiore del buco.
Arriviamo così a ieri. Nella tarda mattinata il quotidiano Il Foglio, quindi il vaticanista Sandro Magister nel suo blog Settimo Cielo, davano notizia del fatto che in realtà la lettera, di cui a più riprese si era detto che era stata letta «integralmente» durante la conferenza stampa del 13 marzo, aveva ancora un paragrafo di cui nessuno aveva mai parlato. Tempo qualche ora e la Sala stampa vaticana fa uscire finalmente la lettera intera, la quale riporta una annotazione sostanziale del papa emerito, questa:
«Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della "Kölner Erklärimg", che, in relazione all'enciclica "Veritatis splendor", attaccò in modo virulento l'autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la "Europäische  Theologengesellschaft", che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un'organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito quest'orientamento, rendendo quell'organizzazione un normale strumento d'incontro fra teologi.
Sono certo che avrà comprensione per il mio diniego e La saluto cordialmente
Suo
Benedetto XVI»
Se non bastasse, insieme alla lettera è stato diffuso anche un comunicato stampa che ha del grottesco. Perché apprendiamo che la Segreteria della comunicazioni, che si era preoccupata di zittire i dubbiosi ripetendo a più riprese che comunque della lettera si era data lettura «integrale», dice che «della lettera, riservata, è stato letto quanto ritenuto opportuno e relativo alla sola iniziativa» editoriale. Un nuovo concetto di "integralità relativa" che non fa proprio onore all’etica delle comunicazioni.
Lorenzo Bertocchi

Scandalo Viganò, mancano due lettere

La pubblicazione della lettera integrale di Benedetto XVI e il suo contenuto fortemente polemico, esige che venga pubblicata anche la lettera originale al papa emerito di monsignor Viganò. Che poi dovrebbe spedire anche una lettera di dimissioni.
Una lettera, quella di Benedetto XVI, siamo riusciti finalmente a leggerla integralmente. Adesso ne mancano ancora due: quella inviata il 12 gennaio da monsignor Dario Viganò a Benedetto XVI, che ha provocato la risposta che abbiamo visto. E la terza, ancora di monsignor Viganò, in cui rassegna le dimissioni irrevocabili. Quest'ultima non c'è ancora ma non può tardare. Sì, perché è impensabile che egli possa rimanere tranquillamente al suo posto dopo la terribile figuraccia internazionale rimediata.

Ha detto il falso riguardo all’origine della lettera, ha cercato di nasconderne due parti, ha ritoccato una foto, ha tentato di raggirare il Papa emerito, ha ridicolizzato la Chiesa. Cosa si deve fare di più per essere considerati indegni di ricoprire un ruolo tanto delicato per la missione della Chiesa? Lo scandalo causato ha chiaramente dimostrato la totale inadeguatezza di monsignor Viganò a ricoprire quel ruolo. Come potrebbe avere ancora un briciolo di autorevolezza morale nei confronti degli operatori vaticani della comunicazione che sono sotto la sua guida? E come potrebbero i giornalisti, italiani e stranieri, accreditati in Vaticano riporre ancora fiducia in chi non ha esitato per motivi ideologici a falsificare documenti e foto?
Due brevi notazioni comunque vanno fatte:
1. Per quanto sia giusto che sia monsignor Viganò a rispondere in prima persona per quanto è successo in questa occasione, la vicenda dovrebbe indurre a riflettere sul sistema di comunicazione di questo pontificato, soprattutto su quella Corte dove abbondano portavoce e interpreti ufficiosi del pensiero di papa Francesco. Insieme hanno creato l’immagine falsa del Papa super-eroe, dell’uomo che combatte da solo contro tutta la Chiesa che gli rema contro, hanno irriso e sbeffeggiato tutti quanti hanno semplicemente provato a esprimere perplessità o domande su alcuni aspetti del Pontificato. Qualcuno ora comincia a smarcarsi, avendo compreso l’effetto boomerang dell’«operazione Benedetto XVI», ma sono tutti corresponsabili della creazione di un’immagine distorta della Chiesa e del ruolo del Papa.
2. C’è ancora qualcuno che di fronte alla gravità di questo scandalo, cerca di minimizzare per poter mettere l’accento sul fatto che comunque Benedetto XVI nella sua lettera ha parlato di continuità tra il suo pontificato e quello di Francesco. Ma a parte il fatto che bisognerebbe capire cosa si debba intendere per «continuità interiore» (così è scritto nella lettera del papa emerito) visto che difficilmente una continuità nel Magistero si può definire così, la questione è sui contenuti. Come si può sostenere la continuità quando a spiegare Francesco si chiamano teologi che attribuiscono al pontificato attuale il valore di una nuova Chiesa, che parlano di “nuovi paradigmi” e “svolte antropologiche” attaccando o svilendo gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI? E la questione non riguarda solo i “volumetti” dell’«operazione Benedetto XVI». È in atto da tempo una sistematica operazione di smantellamento del Magistero dei papi precedenti, dalla liturgia alla morale, dai sacramenti alla Dottrina sociale. Salvo poi cercare di “usare” forzatamente i precedenti pontefici per legittimare le svolte attuali. L’«affare Viganò», con tutta la sua goffaggine, è soltanto la punta dell’iceberg.

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