ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 18 marzo 2018

El cabròn

Vinto da Viganò il moncherino d’oro



Abbiamo già scritto su questa storia ridicola della lettera che il cardinale Ratzinger ha inviato a monsignor Viganò e con la quale ha rilasciato a Papa Francesco il patentino di “teologo”; non ritorniamo quindi sull’argomento e ci limitiamo a dire qualche parola sugli sviluppi della vicenda, come riportati dai vaticanisti Sandro Magister e Marco Tosatti

Lettere truccate, fogli nascosti, righe occultate, giornalisti truffati, smentite e precisazioni seguite da nuove rivelazioni… insomma una farsa tragicomica avente per protagonista il responsabile vaticano per le “comunicazioni”. Se c’era bisogno di una controprova che questo moderno Vaticano è una contraffazione mal riuscita della serietà, monsignor Viganò, e chi sta al suo fianco e dietro le quinte, ha provveduto a dimostrare che si può fare di peggio… aspettiamoci dell’altro.
Per adesso, il primo moncherino d’oro a Viganò non glielo toglie nessuno.

Ma a parte gli imbrogli mal fatti, se guardiamo al merito della vicenda e a Ratzinger che elogia Bergoglio pur facendo capire che non lo approva, scopriamo che se Viganò è un pessimo comunicatore e Bergoglio è un vanaglorioso che sollecita pubblici elogi, Ratzinger è un vecchio rancoroso che teutonicamente non perdona.

Magister scrive che
«Il motivo addotto da Benedetto XVI nelle righe finali della sua lettera – ci dice una fonte inoppugnabile – è la presenza tra gli autori di quegli undici volumetti di due teologi tedeschi e soprattutto di uno, Peter Hünermann, che è stato critico implacabile sia di Giovanni Paolo II che dello stesso Joseph Ratzinger come teologo e come papa.»
Cosa che Tosatti conferma sulla base di una sua fonte su cui deve mantenere l’anonimato.

Insomma, tirando le somme, ci sembra lampante che in mezzo a tutti questi bellimbusti, papali e vescovili, non c’è n’è uno che si salvi, e tuttavia dovrebbero essere proprio questi i campioni della nuova chiesa che dovrebbe illuminare il mondo odierno!
E per quanto possa apparire inverosimile, di fatto lo sono, a conferma che il Vaticano moderno ha ormai ben poco da illuminare, se non le scene in cui si rappresentano le farse condotte da uomini che, direbbe Sciascia, sono piuttosto degli ominicchi, se non dei quaquaraquà.

Nel nostro precedente articolo abbiamo scritto che Ratzinger “era incapace di reprimere critici e oppositori”, oggi troviamo la conferma che i critici e gli oppositori c’erano, ma Ratzinger è troppo pieno di sé per fermarsi perfino a leggere un loro breve scritto, soprattutto… ovviamente …se parla bene di Bergoglio.
E dire che tutto questo viene consumato sotto il paludamento dell’abito bianco, come dire che in questo moderno Vaticano ormai di pulito c’è rimasto solo la talare bianca quando è appena lavata.

Di fronte a questa pagliacciata, passa anche la voglia di fare un discorso appena serio, al punto che siamo ricorsi ad una nostra fonte vaticana, del tutto inattendibile, e ci siamo fatti raccontare com’è andata veramente la cosa.

Scena prima. Viganò va a trovare Ratzinger.

-    Caro Benedetto, Francesco mi ha pregato di dirle che gradirebbe una sua lettera pubblica in cui si elogia la sua competenza teologica.
-    Caro Prefetto, la mia o quella di Francesco?
-    Ma quella di Francesco, che diamine!
-    Quella di Francesco? Ma quale?
-    Suvvia, Benedetto, ci sarà pure qualche rigo teologico tra gli scritti di Francesco. Qui ci sono undici opuscoli che ne parlano.


Scena seconda. Ratzinger dà un’occhiata agli opuscoli.


-    Ma cos’è ‘sto pattume. Qui ci sono dei nomi impronunciabili. Io non leggo neanche queste schifezze.
-    E sù, Benedetto, faccia uno sforzo, faccia contento Francesco.
-    Sì, vabbè, ma mi costringete ancora a mentire, così mi rovino la reputazione!
-    Stia tranquillo, ci penso io a presentare le cose per benino.
-    Mi raccomando, mi faccia fare bella figura.


Scena terza. Viganò va a ritirare la lettera di Ratzinger.


-    Ma, scusi, Benedetto, queste ultime righe doveva proprio scriverle?
-    Caro Prefetto, mi ci ha costretto lei.
-    Beh! Allora vedrò di occultarle, Francesco non ne sarebbe contento.
-    Faccia come crede, per me quello che è scritto è scritto.


Scena quarta. Viganò va da Francesco a mostragli la lettera.


-    Santità, ecco la lettera di Benedetto, che faccio, la pubblico?

Francesco legge la lettera.

-    Ma questo è proprio rimbambito! Qui, più che di me, parla di sé.
-    Guardi, Santità, non voleva neanche scriverla.
-    Oh! E’ proprio tedesco, guarda che scrive dei suoi concittadini.
-    Beh! Santità, quelli a suo tempo ce l’hanno avuta con lui; è per questo che hanno scritto il libretto a suo favore.
-    Insomma, che ne facciamo di questa lettera?
-    Tranquillo, Santità, ci penso io a presentarla ai giornalisti e a farla apparire come un elogio.
-    Mi raccomando, Prefetto, faccia le cose per bene, tanto quei giornalisti ingollano la qualsiasi cosa, treguen cualquier cosa, come diciamo a Buenos Aires.
-    Sì, Santità, anche noi lo diciamo a Rio. Lasci fare a me.


Scena quinta. Viganò legge la lettera ai giornalisti.


-    Scusi, Sig. Prefetto, si può avere una copia della lettera?
-    E’ una lettera riservata, io vi ho letto la parte più importante. Cos’è, non vi fidate?
-    Non è per sfiducia, ma almeno ad avere la firma di Papa Benedetto.
-    Ecco la firma, potete pubblicarla.
-    Solo la firma?
-    No, anche le foto che vi ho preparato.


Scena sesta. Francesco chiama Viganò a rapporto.


-    Ma, Prefetto, cos’è ‘sto pasticcio! Ha visto cos’ha pubblicato quel impunes de Magister?
-    Santità, qualcuno amico di Benedetto fa il doppio gioco.
-    Lo scopra, por Dios, e lo faccia fuori, me lo tolga dai piedi.
-    Sarà fatto, Santità. Ma la colpa è più di Benedetto, qué diablos.
-    A quello ci pensiamo dopo. Adesso mi serve per la prossima uscita!


Scena settima. Ufficio di Viganò. Il Prefetto è incavolato.


-    Se trovo quel cabròn che ha passato la lettera a Magister, eu faço isso em almôndegas, quão verdadeiro é Deus.
-    Ma, monsignore, noi non siamo stati.
-    Eppure quel guastafeste di Magister qualcuno lo ha avvisato.
-    Può darsi che sia stato qualcuno della Mater Ecclesiae, là è pieno di amici di Ratzinger.
-    Vuoi dire che Ratzinger fa il doppio gioco?
-    A quello non è andato giù che Francesco gli ha chiesto di elogiarlo.
-    Forse, ma se se ne accorge Bergoglio, lo spedisce in Germania e gli toglie la pacchia, e tira-os o passeio.
-    Che facciamo adesso?
-    Chiama quelli dell’ANSA e fagli fare una smentita, tanto, per quello che vale!
- ………

E’ probabile che la cosa non finisca qui, così, per il seguito è meglio aspettare la prossima puntata.







di Belvecchio

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2419_Belvecchio_Moncherino_d-oro_a_Vigano.html

LA SALA STAMPA VATICANA PUBBLICA LA LETTERA DI BENEDETTO, E LA GIUSTIFICAZIONE DI MONS. VIGANÒ.


E alla fine il Vaticano ha ceduto, ed ha pubblicato la lettera che Benedetto XVI ha scritto in risposta all’invito di mons. Dario Edoardo Viganò. È interessante rimarcare però che i testi, sia del comunicato della Segreteria per le Comunicazioni, che quello della lettera, sono stato diffusi dalla Sala Stampa della Santa Sede, che dipende dalla Segreteria di Stato. Il che può far pensare che al vertice ci si sia resi conto, finalmente, del danno di immagine che questa vicenda stava recando alla Chiesa; nel presente e nel futuro. Ecco come la Segreteria giustifica tutta la vicenda:

Comunicato Stampa
 In occasione della presentazione della collana La teologia di Papa Francesco, edita dalla Libreria Editrice Vaticana, avvenuta il 12 marzo scorso, è stata resa nota una lettera del Papa Emerito Benedetto XVI .
Sono seguite molte polemiche circa una presunta manipolazione censoria della fotografia distribuita come corredo fotografico.
 Della lettera, riservata, è stato letto quanto ritenuto opportuno e relativo alla sola iniziativa, e in particolare quanto il Papa Emerito afferma circa la formazione filosofica e teologica dell’attuale Pontefice e l’interiore unione tra i due pontificati, tralasciando alcune annotazioni relative a contributori della collana.
 La scelta è stata motivata dalla riservatezza e non da alcun intento di censura. Per dissipare ogni dubbio si è deciso quindi di rendere nota la lettera nella sua interezza.

 Ed ecco la lettera di Benedetto XVI:
 Interessante è notare dal comunicato il riconoscimento che la lettera era riservata e personale; e si ammette di conseguenza che forse non ci si è comportati al massimo dell’eleganza, usandola. Come si faccia a dire che “la scelta è stata motivata dalla sola riservatezza”, quando si è appena ammesso di averla violata rivelandola, è più di quanto siamo in grado di spiegare. Ma certamente non ci si è limitati a quanto ritenuto opportuno e relativo alla sola iniziativa. Anzi, sull’iniziativa in sé, e delle critiche esplicite e implicite del papa emerito, si è preferito non dire.
Non c’è dubbio che senza il lavoro mediatico neanche questo si sarebbe ottenuto. Adesso che si sono messi sulla buona strada, esortiamo i comunicatori vaticani a fare un altro piccolo sforzo: pubblicate anche la lettera di mons. Vigano a Benedetto XVI, così il quadro, una settimana dopo, sarà completo…

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.