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domenica 15 aprile 2018

Chi prega zitto e chi no

Appello di Papa Francesco alla pace, ma nessuna condanna esplicita ai bombardamenti Usa


Città del Vaticano – Nessuna condanna papale ai bombardamenti franco-anglo-americani in Siria. Papa Francesco dopo la preghiera del Regina Coeli ha confessato ai fedeli che riempivano piazza San Pietro di essere «profondamente turbato dall’attuale situazione mondiale, in cui, nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un’azione comune in favore della pace in Siria e in altre regioni del mondo». Parole che di fatto confermano l'impotenza manifesta dell'Onu.

L'appello che rivolge ai cattolici è di continuare a pregare. Un invito che allarga «alle persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace». Ha implorato giustizia e pace, ma dell'attacco missilistico non ha fatto alcuna menzione esplicita e diretta. Ieri la crisi siriana è però stata al centro di una lunga telefonata con il capo delle chiese ortodosse Kirill che ha preso l'iniziativa per chiamare sia Francesco che i principali arcivescovi del Medio Oriente: «I cristiani non possono restare distanti da ciò che sta accadendo in Siria. Lì è sorto il cristianesimo e non possiamo stare in silenzio» ha riferito il patriarca di Mosca ai giornalisti. Tra i leader spirituali contattati, anche il patriarca ecumenico Bartolomeo, Teodoro di Alessandria, Giovanni di Antiochia e Teofilo di Gerusalemme.

La scorsa settimana mentre venivano denunciati dagli Stati Uniti gli attacchi chimici, Papa Francesco stigmatizzava pubblicamente l'uso di armi non convenzionali, ricordando i loro tragici effetti. «Non c'è una guerra buona e una guerra cattiva e niente può giustificare l'uso di armi chimiche». Ieri l’Osservatore Romano mitigava un po' la lettura dei giorni scorsi definendo gli attacchi chimici «presunti. Ne frattempo arrivavano in Vaticano le voci preoccupate di tanti vescovi siriani e libanesi. Uno in particolare, Antoine Audo di Aleppo, che accostava i bombardamenti americani in Siria a quelli in Iraq. «Spero che emerga la verità non come hanno fatto con l'Iraq dove hanno distrutto il Paese dicendo che c'erano le armi chimiche. Così come hanno fatto con l'Iraq ora lo stanno facendo ora con la Siria. Ma la gente lo ha capito, non è stupida».

La situazione in Siria è seguita con costante attenzione da Papa Francesco che non manca, in ogni occasione, di sottolineare le immani sofferenze inflitte in questi sette anni ai bambini, alle donne, agli anziani. Nel 2013, a pochi mesi dalla sua elezione, promosse in piazza san Pietro una grande giornata di preghiera e di digiuno proprio per scongiurare i bombardamenti che l'allora presidente Obama ipotizzava. In quell'occasione Bergoglio fu protagonista di una grande azione di moral suasion che impedì effettivamente l'uso delle armi americane, facendo sue le parole di condanna che il predecessore polacco pronunciò alla vigilia della guerra in Iraq. «C’è un giudizio di Dio – gridò con forza Francesco – e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire». 

 Franca Giansoldati

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/siria_papa_francesco_vaticano_mosca_usa_trump_bombe_aleppo_vescovo_chiesa_armi_chimiche-3671259.html


Ascolta questa dichiarazione di un padre francescano che vive in Siria


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Dio è Verità, Bontà e Bellezza
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MONSIGNOR GEORGES ABOU-KHAZEN VICARIO DI ALEPPO : LE POTENZE MONDIALI CERCANO UN “PRETESTO” PER DISTRUGGERE LA SIRIA…

Damasco (AsiaNews) – Gli ultimi sviluppi della guerra in Siria mostrano che “non vi è la volontà di lasciare in pace questo Paese”; al contrario, attori regionali e potenze mondiali “sembra stiano cercando sempre più un pretesto per intervenire con una durezza ancora maggiore, e combattere”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, commentando l’escalation della tensione all’indomani dell’attacco a Douma, ultimo bastione ribelle nella Ghouta orientale, periferia est della capitale. Fonti dell’opposizione denunciano l’uso di armi chimiche; Damasco smentisce con forza le accuse. Intanto all’Onu si consuma lo strappo fra Stati Uniti e Russia, che rischia di degenerare in conflitto aperto sul terreno.
In riferimento alla vicenda di Douma, il prelato ricorda come in queste ore “la Siria sta chiedendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di inviare una commissione di inchiesta”. Tuttavia, aggiunge, le potenze del blocco anti-Assad [Stati Uniti, Regno Unito, Francia] vogliono adottare il pugno di ferro e non sembrano “accettare alcun compromesso”.
Il presidente Usa Donald Trump sta valutando l’ipotesi di attaccare la Siria. Una decisione dovrebbe arrivare entro le prossime 24, al massimo 48 ore. Gli Stati Uniti sono intenzionati a preparare una “risposta forte” a quello che definiscono un “atto barbarico” del leader siriano Bashar al-Assad contro la popolazione di Douma.
Secondo fonti dell’opposizione [ma non vi sono conferme indipendenti] nell’attacco sono morte circa 60 persone, fra cui donne e bambini. Almeno mille i feriti. A sostegno dell’interventismo americano vi sono anche il presidente francese Emmanuel Macron [che nel fine settimana ha intrattenuto una lunga conversazione telefonica con Trump] e il governo di Londra. I leader hanno concordato una “azione forte e comune”.
Il muro contro muro fra potenze ha registrato un nuovo capitolo nella serata di ieri all’Onu. L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha smentito con forza le accuse di attacchi con armi chimiche, per i quali “non ci sono prove”. Egli ha quindi puntato il dito contro Washington, Londra e Parigi, che avrebbero avviato “una campagna di aggressione contro la Russia e la Siria, uno Stato sovrano”. “Non vi rendete conto – ha concluso – a che livello di rischio state spingendo la situazione internazionale”.
Immediata la replica della rappresentante statunitense Nikki Haley, secondo cui Mosca in Siria “sostiene un mostro”; tuttavia “l’ostruzionismo russo non impedirà agli Stati Uniti di rispondere”. Gli Usa premono per un voto del Consiglio di sicurezza, ma sinora non si è trovato l’accordo sulla bozza di risoluzione da presentare agli Stati membri.
“Russia e Stati Uniti dicono tutto e il contrario di tutto. Washington accusa ma non ha certezze. Quello che non mi spiego – prosegue il vicario di Aleppo – è il senso di un attacco con armi chimiche dopo aver già liberato quasi tutto il territorio della Ghouta orientale. Mi sembra poco credibile e mi chiedo chi possa trarre vantaggio da tutto questo”.
In un contesto di crescenti accuse e violenze, resta centrale l’appello per la pace di papa Francesco, che anche nei giorni scorsi è tornato a pregare per la Siria. “Le parole del pontefice – afferma il vicario di Aleppo – corrispondono alla nostra posizione e al nostro desiderio più grande. Vogliamo la pace. Di fronte a queste azioni e alle conseguenti minacce, la gente ha paura e l’escalation degli ultimi giorni preoccupa moltissimo. Non saprei dire cosa è cambiato nelle ultime settimane, ma si vede che vi è la ricerca di un pretesto per distruggere il nostro Paese”.
l prelato si augura che possa tornare a prevalere la logica del dialogo, della pace “e per questo noi preghiamo tutti i giorni. Stiamo valutando – aggiunge – l’opportunità di organizzare una giornata di preghiera nazionale per la pace”. “Bisogna arrivare a una soluzione condivisa – conclude – ma se non si adotta il criterio della verità e si sfruttano menzogne e bugie per i propri fini sarà difficile. E a pagarne le conseguenze saranno sempre le famiglie siriane, devastate sul piano economico, sociale e morale da un conflitto senza fine”.(DS)
Fonte : mondolibero

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