ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 29 aprile 2018

Tiritera dei cattolici ipercritici?

La vicenda di Alfie Evans è stata l’ennesima prova che questa chiesa e questo papa, fatti salvi i fervorini di prammatica, proprio non vogliono affrontare queste tragedie e aiutare le persone che ne vengono travolte. Così, anche questa volta, è rimasta senza risposta concreta la richiesta di aiuto di Tom e Kate e delle migliaia di fedeli che chiedevano la cosa più ovvia: che si facesse veramente tutto il possibile per salvare un bambino prigioniero in una stanza di ospedale. Non è certo con un breve incontro e una pacca sulle spalle oppure twittando da Santa Marta che si poteva affrontare seriamente la questione.
Sarà facile dire che queste considerazioni sono la solita tiritera dei cattolici ipercritici a cui questo papa non piace proprio mai. Anzi, il mondo e quei cattolici che con il senso critico non arrivano neppure al minimo sindacale osanneranno il pontefice come “protagonista della battaglia della vita”.

Però questa volta qualcosa è cambiato. Sembra che il vescovo di Roma non abbia incontrato il consenso unanime della sua schiera di amatissimi follower. Il fedelissimo popolo social di Bergoglio, dopo averlo supplicato di intervenire per salvare Alfie, per la prima volta ha reagito senza tanti complimenti di fronte al fatto compiuto, o meglio, incompiuto. Insomma, chi di tweet ferisce di tweet perisce.
Lunedì 23 aprile, sulla pagina Twitter ufficiale di papa Francesco si leggeva: “Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento”.
Commenti:
  • Caro papa: visto che lei può e lo sappiamo tutti… beh veda che debba fare.
  • Ma per una volta nella vita vuoi fare il papa e fare qualcosa di concreto per salvare la vita di questo bambino??? Oppure preferisci continuare ad infischiartene salvando, come sempre, le apparenze?
  • Santità vada lei a prendere Alfie di persona. Soltanto LEI può farlo venire in Italia.
  • Santità, la prego, non consenta più questo crimine che si sta commettendo. Vada incontro lei ad Alfie, salvi la sua vita e la sua anima. Nel nome di Dio non lo faccia uccidere. Prego per Lei, per Alfie ed i suoi genitori. Abbiamo enorme fede in Lei.
  • Padre… una delle persone più potenti al mondo non è in grado di fare qualcosa? Non le credo Padre, NON LE CREDO.
  • Santo Padre, andate a prenderlo Voi! Lo sanno facendo morire anche di fame, sono oltre sessantadue ore che non viene nutrito! Vi prego!
  • Santo Padre, twittare non basta più! La prego vada a prenderlo! Non abbandoni così un piccolo innocente.
  • Santo Padre, io non sono nessuno per darle ordini o suggerimenti ma Lei ha tutta l’autorità per fermare quelle mani assassine. Perché lei è il vicario di Cristo qui sulla Terra. Santo Padre Francesco, salvi il piccolo Alfie. La imploro: tolga quel bambino dalle mani di Erode.
  • Papa Francesco vai a prenderlo!!!
Questi sono solo alcuni dei messaggi che hanno invaso le pagine social ufficiali del Vaticano supplicando il papa di andare a Liverpool, di fare qualcosa per salvare la vita del bambino. Il popolo cristiano si è rivolto all’unica persona che, se lo avesse voluto, avrebbe potuto fare la differenza.
Leggendo queste richieste di soccorso con il senno di poi rimane solo una grande amarezza pensando a chi ha così mal riposto la sua fiducia. Ma, purtroppo, non c’è proprio da sorprendersi se colui che invoca ogni giorno la costruzione di ponti, in questa occasione, ha eretto un muro. Era tutto già scritto ed è finita come doveva finire. Così i molti che si erano illusi hanno messo mano alla tastiera con una rabbia sorprendente.
Sabato 28 aprile, le pagine Twitter e Facebook ufficiali di papa Francesco riportavano: “Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre lo accoglie nel suo tenero abbraccio.”
Commenti:
  • È TALMENTE “TOCCATO” SANTITA’ DA NON AVER MOSSO UN DITO IN SUO FAVORE. NE RENDERA’ CONTO A DIO!!!
  • Penso faresti meglio a tacere.
  • Ipocrita, tu il massone Paglia e gli apostati prelati inglesi. Una macchia terribile nella storia della Chiesa. Prega per la tua anima falso papa.
  • Potevi fare molto di più… invece di usarlo per la tua falsa compassione… invece di usarlo… ma d’altronde sei amico della Emma Bonino.
  • Per quale assurdo motivo non sei andato a prendere personalmente quel piccolo angelo???? …. E ora Francesco hai pure il coraggio di parlare… potevi fare tutto e non hai fatto nulla! Taci per favore!
  • Sempre dopo però eh. Un intervento prima no eh?
  • Avresti potuto fare TUTTO e non hai fatto NULLA. A cosa servi, papa, a cosa servi davvero?
  • Speculare sul dolore… Che pietà che fai…
  • Buffone sai solo cinguettare.
  • Nemmeno una parola di condanna o un’ammonizione? Niente! Così!
  • Il falso profeta è come una campana muta ma quanto bella quando deve apparire al mondo.
  • Cicciopà, l’hai scafazzata. Avresti potuto fare tutto quello che potevi e invece sei rimasto a guardare. Cosa, tra l’altro, che fai spesso di questi tempi, spesso giri lo sguardo altrove o lo poggi in posti sbagliati.
  • Dovevi andare in Inghilterra come sei andato in Siria: oggi sei meno papa di ieri. Continua a vergognarti.
  • Avresti dovuto fare di più per il piccolo. Adesso le preghiere tienitele. Un po’ di rispetto per la sua anima. Basta pubblicità anche sulla morte del bimbo.
  • Mi pari ipocrita. In questi tre giorni sei stato ben zitto però.
  • Potevi fare di più Francesco… potevi salvarlo.
  • Ma non hai lasciato la tua stanza.
  • Caro papa, poteva andare di persona a prenderlo. A Lei non avrebbero mica sparato! Le parole sono facili da pronunciare ma nulle senza fatti.
  • Caro papa, tu e la Chiesa che dovresti rappresentare siete vergognosamente mancati in questa vicenda potete solo sperare nella misericordia di Dio. Siete stati come al solito dalla parte del potere. D’altra parte chi ha ucciso Gesù? Il potere…
  • Dovevate fare qualcosa perché questo non avvenisse.
  • Domanda: quante cose potresti fare se solo volessi, nessuno ti fermerebbe, è che stai bene dove sei e te ne sbatti (…) degli altri.
  • Ora è facile essere dispiaciuti… lui però non c’è più. E pensare che con il tuo arrivo papa Francesco io avevo iniziato a credere in Dio… in quel Dio che ha dato la sua vita in cambio della nostra. Beh che dire dovevi fare qualcosa e non l’hai fatto. Ti sei limitato a scrivere mentre avresti dovuto salvarlo… adesso taci… esattamente come Alfie.
  • Tu eri l’unico che poteva sfondare i muri che imprigionavano Alfie! […] Dovevi andare a prenderlo, dovevi farlo! Mi hai delusa, non ti considero più il mio papa.
  • Santo Padre mi dispiace ma a mio avviso Lei avrebbe dovuto recarsi personalmente presso la struttura ospedaliera ove si trovava il piccolo. Sicuramente l’avrebbero accolta e non avrebbero potuto ignorare il suo intervento. Non è suo compito tutelare la VITA? O il suo pontificato si è ridotto ai soliti e ripetuti argomenti di ogni domenica all’Angelus?
  • DOVEVATE ANDARE A PRENDERLO!
  • Delusa, quanti messaggi le sono stati inviati chiedendole di andare lì. Forse non avrebbe concluso niente anche lei ma almeno si sarebbe tentato il tutto per tutto […].
  • Magari Santità se il Vaticano si fosse mosso con più convinzione, forse sarebbe andata diversamente.
  • Santo padre, lei non ha fatto quanto avrebbe dovuto fare.

Tra questi e moltissimi altri messaggi di chi considera Francesco il peggior papa della storia, di chi si chiede cosa “c’aveva da fa” durante questa drammatica vicenda, di chi evidenzia che si è dato tanto da fare per portare gli immigrati in Italia, ma non ha fatto nulla per far arrivare Alfie, emerge con chiarezza che qualcosa inizia a incrinarsi. La pop star vaticana, in questi giorni molto poco pop, è stata colpita proprio dai suoi fans che non risparmiano parole di rancore e delusione. E bisogna notare che il linguaggio usato mostra come il ruolo di pontefice sia stato trascinato dalla polvere proprio grazie a colui che lo riveste. In ogni caso, viene da chiedersi  se almeno alcune coscienze assopite si stanno svegliand. È presto per dirlo, ma la storia di Alfie Evans qualcosa ha smosso e non solo sul web.
Intanto prendiamo nota che oggi al Regina Caeli in piazza S. Pietro, tutti si sono già dimenticati di questo piccolo martire.

– di Luca Biffi e Chiara Gnocchi

Hanno ucciso Alfie Evans, anche se i media hanno preferito usare altre perifrasi, del tipo «Alfie si è spento».
Perfino i media «cattolici», che avevano impugnato il caso (premiati, talvolta, con un agognato selfie papale), forse per ordini superiori, hanno evitato di chimare il caso Alfie per quello che è: infanticidio di Stato.
A questo domanda, che ognuno si dovrebbe porre, è molto semplice: perché?
Perché siamo arrivati a vedere lo spettacolo, mediaticamente e diplomaticamente osceno, di vedere lo Stato moderno pretendere la morte di un suo cittadino innocente?
Perché hanno dimostrato questa ferrea ostinazione (edulcorando la neolingua, potremmo dire: «accanimento non terapeutico») nel voler soffocare un bambino di pochi mesi?
In rete molti si chiedono la solita, semplicissima domanda: cosa c’è dietro?
Proviamo a rispondere.

Amare lo Stato della Morte

Vogliamo ricordare innanzitutto una coincidenza scioccante: sia nel caso di Charlie Gard che nel caso di Alfie la morte del bambino è sopravvenuta appena dopo che i genitori si sono piegati al compromesso con lo Stato della Morte e i suoi lager ospedalieri.
Avevo commentato, alle dichiarazioni di pace che i Gard fecero alla morte del figlio, con le parole che chiudono il capolavoro di George Orwell 1984: «Egli amava il grande fratello».
Esse rappresentavano la riuscita ri-educazione del protagonista, portato ad amare lo Stato totalitario che lo aveva torturato.
Questo mi pare ora lampante: allo Stato moderno nulla importa della vita umana, tantomeno di quella dei suoi cittadini. Non è che esso i cittadini possono morire: i cittadini devono morire. L’argomento dei costi sanitari, tanto usato dalla propaganda della Germania hitleriana negli anni Trenta e ora tranquillamente discusso sulla rubrica di Corrado Augias su Repubblica, è sempre lì pronto a saltar fuori, e non solo dal Ministero della Salute o dal Ministero delle Finanze. È un sentire generale.
No, allo Stato moderno della Vita non importa nulla.
Di una cosa però allo Stato importa: l’opinione.
Non tanto perché essa genera voti, ma perché senza di essa il collasso è inevitabile.
Così, le dissonanze cognitive vanno piallate, costi quello che costi.
Piegare la volontà dei genitori di Alfie (e, nel pensiero dei mostro statale, di tutta l’«Armata» transnazionale che si sono tirati dietro) era cosa di primissima necessità.
Riportare la dissidenza fuori dal dubbio tremendo in cui, inevitabile, è arrivata («Che legittimità ha uno Stato che uccide un bambino? Che legittimità ha una medicina che da strumento di cura diviene strumento di morte? Che legittimità ha una magistratura che considera la morte “il miglior interesse” di un suo cittadino?») era talmente essenziale che nell’operazione di normalizzazione è stata coinvolta l’odierna ancella della Morte, la chiesa cattolica: eccoti il comunicato del vescovo di Liverpool che difende un ospedale già piagato da scandali per traffico di organi di bambini, eccoti l’incontro con il «papa» con il muso lungo…
La verità sul ruolo della chiesa in tutto questo, la disse un funzionario vaticano ad una signora vicina alla famiglia Evans (diciamo così, nella crisi, una sorta di «segretaria») che letteralmente aggrappata urlando e piangendo alla grata del Santo Uffizio per oltre un giorno (una scena, per chi l’ha testimoniata, straziante) per chiedere la grazia dei passaporti vaticani e di un intervento più diretto del Pontefice, è stata alla fine ricevuta, e liquidata con questa frase «Signora, se lo facciamo per ‘sto bambino, dobbiamo farlo per migliaia di altri».

Britannia cambogiana

Ma tutto questo è acqua passata.
L’importante è stato ristabilire la legge, e, magari grazie anche ai tanti articoli e interviste che dal Guardian Repubblica al Corriere chiedevano a gran voce l’infanticidio, tranquillizzare le persone. La cosa giusta da fare, e c’è pure qualche prete infame che lo ha detto pubblicamente.
Lo Stato moderno agisce per il vostro bene: questa deve essere la vostra opinione.
La Cambogia di Pol Pot aveva interiorizzato questa necessità di avere un popolo sottomesso allo Stato totale perfino nei suoi sentimenti: l’Angkar (parola piuttosto indefinita che può significare «organizzazione», «partito» ma che nei fatti era l’ente imperscrutabile e onnipervadente che tutto vedeva e tutto decideva nell’incubo Khmer) era da considerarsi, dice il cambogiano Hong Thong Hoeung, come «unico oggetto d’amore consentito alle persone», che di fatto – dopo estenuanti giornate di lavoro forzato nei campi di riso – venivano fatte accoppiare secondo scelte di governo, con tanto di bambini-soldato armati che, di guardia alla porta delle capanne, dovevano verificare dai suoni l’avvenuta consumazione dei rapporti ordinati dall’Angkar.
L’infanticidio, come testimoniano tante storie orrende, era per i Khmer Rossi pratica comune.
L’Angkar non riuscì ad essere credibile, non vinse né i cuori né le opinioni, e collassò.
La Britannia invece è una Cambogia che dura da almeno cinque secoli.
La common law che ha ordinato la morte di Alfie affonda le sue radici nel Seicento. Essa prevede che i genitori non abbiano «responsabilità assoluta» sui figli, perché questa ricade sulla Corona (=lo Stato), di cui il cittadino è subject, «soggetto», o meglio, «assoggettato».
La Corona è parens patriae, «genitore della patria». Sappiamo che l’esperimento totalista inglese è talmente riuscito che il Capo dello Stato, la Regina, è al contempo anche capo della religione nazionale (la barzelletta anglicana) e pure coinvolta della religione delle élite (la massoneria).
È per questo paternalismo di Stato (una paternalismo come quello di Crono, il dio che divorava il suoi figli) che i genitori di Alfie non sono stati rappresentati in tribunale dai loro legali, ma da un avvocato d’ufficio.
Era stata la stessa cosa con Charlie Gard: affidarono il suo caso ad una giovane avvocatessa che la pensava in modo diametralmente opposto rispetto ai Gard, cioè voleva anche lei la morte del piccolo.

Accettare l’infanticidio di Stato

Di più: come pare ovvio, con il sistema dei precedenti della common law, il precedente i Alfie spalancherà la porta a migliaia di morti di questo tipo. Oggi il Corriere, organo della normalizzazione italiana, citava che in Inghilterra ci sarebbero stati almeno altri 20 casi simili, privi di clamore. Non è impensabile.
Ora questi casi diventeranno 200, 2000, 20.000, 200.000. Perché la morte si estenderà anche agli adulti.
Quindi, il caso Alfie serve essenzialmente proprio a quello: all’accettazione dell’Omicidio di Stato, dell’Infanticidio di Stato, o, se preferite, dell’aborto post-natale: quest’ultimo è un caposaldo della filosofia utilitarista che anima da secoli Albione e che ora, con la retrocessione del Cristianesimo, infetta l’intero Occidente. Ne diremo in un altro articolo.
Alfie, quantomeno da un punto di vista giuridico e pure – al netto delle sacche di resistenza – mediatico, ha reso accettabile qualcosa che poco prima era impensabile, radicale.
Così come da Finestra di Overton.
È evidente come qualcuno abbia spinto perché la normalizzazione della Morte avvenisse. Casualmente, questo tipo di cambiamenti nella società paiono seguire delle dinamiche, come dire, epidemiche.
Fateci caso: con l’aborto, l’Inghilterra legalizzò nel 1968, gli Stati Uniti e il resto del mondo – l’Italia non fa mai eccezione – seguirono.
Lo stesso per la fecondazione in vitro, con il primo «superbaby» nato in provetta (Louise Browne, ora quarantenne un po’ porcina e molto obesa) nata in Inghilterra nel 1978.
E poi ancora: il matrimonio omosessuale, a cascata da un paese ad un altro, in un brevissimo lasso di tempo.
Ora c’è il biotestamento, come da legge varata dal governo Gentiloni in articulo mortis.
«Biotestamento» è la parola gentile per dire eutanasia, o meglio suicidio o omicidio di Stato; «accanicamento terapeutico» – lo abbiamo capito – pure.
Così come «best interest» è la bella espressione di semplice e lucida anglofonia per dire «Lebensunwertes Lebens», cioè la «vita indegna di essere vissuta» dei nazisti.
Qualcuno sta agendo perché tutto questo diventi perfettamente accettabile: e Alfie era il sacrificio necessario perché l’ordine del nuovo sterminio venga eseguito.
Quindi: cosa c’è dietro alla morte di Alfie? Spero lo abbiate capito.
C’è la Necrocultura, il suo programma, la sua potenza.
Dietro alla morte di Alfie c’è lo Stato moderno, lo Stato necroculturale. Che va distrutto, cancellato, dimenticato.
Il sacrificio umano di Alfie Evans deve insegnarcelo una volta per tutte.

– di Roberto Dal Bosco

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