ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 5 giugno 2018

No non é la Gospa..


Tre Fontane parla chiaro, niente ecumenismo: "Tu mi perseguiti, ora basta. Entra nell'Ovile Santo, Corte celeste di Dio in terra"


Il messaggio delle Tre Fontane e soprattutto le successive rivelazioni ricevute dal veggente Cornacchiola nel corso degli anni hanno tanto da dirci anche sul futuro della Chiesa e del mondo. Ed hanno tanto da dirci anche sulla spinosa ma rilevante problematica dell'ecumenismo.
Potrebbe mai la Madre Celeste sottoscrivere l’ecumenismo postconciliare che è stato concepito e portato avanti nel senso di “rinunciare insieme alla verità” in vista di accordi puramente umani di compromesso in cui il problema della pertinenza (ciò che è vero in sè) passa in secondo piano rispetto a quello della convenienza (accordi di compromesso per non “pestarsi i piedi” reciprocamente…)? No di certo! E lo testimonia inequivocabilmente quanto da Lei detto e fatto alle Tre Fontane. Innanzitutto ha convertito un protestante e non si è messa di certo a dialogare con lui per vedere come ed in che modo si potesse trovare qualche punto di accordo rimanendo, “felici e contenti”, ciascuno al suo posto… E poi c’è il contenuto ed il tenore del suo messaggio a parlare chiaro a riguardo.

La Vergine della Rivelazione, in pratica, insegna in modo netto che non è possibile fare nessuno sconto alla Verità rivelata, di cui la Chiesa cattolica è fedele depositaria, in vista della falsa riappacificazione con il mondo protestante.
Papa Benedetto XVI fu, durante il suo pontificato, molto chiaro a riguardo. In una delle sue ultime omelie prima delle dimissioni, quella del 25 gennaio 2013, parlò in questo modo sul tema ecumenismo:

« Senza la fede - che è primariamente dono di Dio, ma anche risposta dell’uomo - tutto il movimento ecumenico si ridurrebbe ad una forma di “contratto” cui aderire per un interesse comune (…). Le questioni dottrinali che ancora ci dividono non devono essere trascurate o minimizzate. Esse vanno piuttosto affrontate con coraggio, in uno spirito di fraternità e di rispetto reciproco. Il dialogo, quando riflette la priorità della fede, permette di aprirsi all’azione di Dio con la ferma fiducia che da soli non possiamo costruire l’unità, ma è lo Spirito Santo che ci guida verso la piena comunione, e fa cogliere la ricchezza spirituale presente nelle diverse Chiese e Comunità ecclesiali. [...] »[1].

La Vergine della Rivelazione è dello stesso parere… In una importante visione mostrò a Cornacchiola tre verità basilari (i « tre punti bianchi »: l'Eucaristia, l’Immacolata e il Papa) in cui crede la Chiesa cattolica e alle quali Essa non può rinunciare nel dialogo ecumenico; non si possono mettere “tra parentesi” perché costituiscono la vita della Sposa di Cristo, la vita di ogni credente che si nutre dell’Eucarestia, Pane di vita perché vero Corpo, Sangue, Anima e Divinità del suo Signore e Salvatore; si stringe alla Vergine Immacolata, sua Madre nell’ordine soprannaturale, dalla cui mediazione spera ogni grazia e benedizione del Cielo; si appoggia sulla Roccia che Cristo ha stabilito perché contro la Sua Chiesa le porte degli Inferi non prevalgano: il Romano Pontefice[2]:

« Si tratta evidentemente di tre aspetti fondamentali e caratteristici della Chiesa cattolica, di tre pilastri che sono invece negati dal mondo protestante (…). La Vergine delle Tre Fontane è come se avesse in tal modo sottolineato che non si può fare l’unità con i protestanti togliendo al papa la funzione che Dio gli ha affidato, oscurando i dogmi mariani e soprattutto non mettendo nel giusto risalto la funzione centrale dell’Eucaristia »[3].

Rivolgendosi a Bruno, quel 12 aprile 1947, la Vergine della Rivelazione disse parole di estrema chiarezza: “I nove venerdì del Sacro Cuore di Gesù che tu facesti prima di entrare nella via dell’errore, ti hanno salvato”.

Si noti quell’inciso: “via dell’errore”, che risuona con un certo fastidio alle orecchie di tutti coloro che sono più o meno contagiati dalla mentalità relativista e nichilista del della modernità; eppure sono uscite esattamente così dalle labbra della Vergine della Rivelazione: « Ci sarebbe molto da dire della definizione della via dell’errore che sembra poco ecumenica, con l’invito ad entrare invece nell’ovile santo, corte celeste di Dio in terra (…). Le apparizioni bisogna però guardarle dal punto di vista di Dio, non dal nostro. Dunque per via dell’errore la Madonna intende il percorso che condusse Cornacchiola ad abbandonare la Chiesa cattolica in favore di una setta protestante »[4].

Per quanto riguarda l’espressione via dell’errore è da notare quella chiarezza e semplicità evangeliche che sono invece tanto lontane dal linguaggio ecclesiale corrente, dove a farla da padrone sono l’ambiguità e la confusione. La Vergine della Rivelazione, invece, ha amato chiamare le cose per nome, fedele all’indicazione del Divin Maestro: « Sia il vostro parlare si, si e no, no. Il di più viene dal maligno » (Mt 5, 37). Contro ogni malvagio relativismo che vorrebbe accogliere all’interno della categoria del vero anche il falso perché tutto sarebbe da valutare secondo categorie soggettiviste, la Vergine SS. parla di errore, di verità, di conversione, di peccato: tutte realtà scomode e “politicamente scorrette”, di cui un’ampia porzione della Chiesa secolarizzata e asservita al mondo non vuole sentire parlare.

Le parole, gesti, i segni della Vergine della Rivelazione sono una indicazione programmatica alla Chiesa perché non dimentichi la priorità della salvezza delle anime come legge fondamentale della sua attività che impone, nell’impegno ecumenico, di mettere le esigenze della verità al di sopra di tutte le altre cercando la conversione dei fratelli protestanti e il ritorno, in seno alla Chiesa cattolica, di tutti i “dissidenti”.

Note:
[1] Benedetto XVI, omelia, 25.1.2013w2.vatican.va/…/hf_ben-xvi_hom_…
[2] La Chiesa di Cristo non può che essere Una, come insegna la devota fede e lì dove è la Chiesa del Salvatore lì è anche la verità integralmente custodita. Bruno, appartenente alla setta di una falsa chiesa, dopo la conversione dovette riconoscere tutto questo: «Ecco la vera Chiesa – ribadisce Bruno – “la Chiesa che vive di GesùEucaristia, che riconosce in Maria Immacolata la Madre amatissima, che obbedisce e difende la ‘Santità del Padre’”. Amiamo il papa”, conclude il veggente, «e viviamo questa celeste unità d'amore e di obbedienza con Pietro. Chi non vuole viverla si oppone alla volontà di Cristo, che vuole i suoi “una cosa sola, perfetti nell’unità” »: padre A. M. Tentori, La Bella Signora delle Tre Fontane, p. 145.
[3] Padre L. Fanzaga-S. Gaeta, La Firma di Maria, Sugarco, Milano 2007, p. 116.
[4] Padre A. M. Tentori, la Bella Signora delle Tre Fontane, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, p. 117.
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I problemi dell' ecumenismo in ambito cattolico...

L’ecumenismo è un movimento nato in ambito protestante e poi recepito anche dalla Chiesa cattolica che ha come scopo essenziale quello di favorire l’unità dei cristiani all’interno dell’Unica Chiesa di Cristo”. Ecco il fine. Ma è molto difficile, perché le comunità cristiane non cattoliche stanno soprattutto ad affermare la loro peculiarità e questo diventa un problema a livello di dialogo ecumenico.

L’origine del movimento va ricercata nella proposta di Charles Brent (vescovo protestante) che caldeggiò in una Conferenza ad Edimburgo il siperamento delle differenze dottrinali allo scopo di evitare confusione soprattutto nell’ambito dell’attività missionaria. Da qui nacquero dei movimenti, uno dei quali esiste anche oggi (World Church’s Counsel– Consiglio Mondiale delle Chiese).

Nel 1960 con il Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani creato da Giovanni XXIII la Chiesa diradava l’atteggiamento di sospetto verso il WCC. Non ne prendeva parte ma lo cominciava a guardare con "occhio amico". Ne è appunto una chiarissima testimonianza la creazione di un apposito Segretariato in ambito cattolico per dare il proprio contributo all’Ecumenismo. Questo Segretariato, del resto, ebbe un ruolo molto importante al Concilio, soprattutto nella riformulazione dei primi documenti elaborati dalla prima assise conciliare, che furono malauguratamente tutti bocciati.

Il Vaticano II, in Unitatis Redintegratio, riconosce un movimento dello Spirito Santo che muove verso il ristabilimento dell’unità. Il problema è capire come i Protestanti possano giungere all’unità partendo dalla fierezza della propria identità.

Il fine dell’Ecumenismo, va chiaramente ricordato ed affermato, sempre dovrà restare ciò che la Vergine fece con il protestante Cornacchiola: far entrare i non cattolici nella Chiesa cattolica, Corte celeste di Dio in terra!, e anche se si tratta di una finalità ardua non deve mai essere dimenticata ma sempre deve essere perseguita.

Nell'Enciclica Mortalium Animos (1928) il papa Pio XI affermava esplicitamete che coloro che sono fuori dalla Chiesa cattolica sono scismatici.

Con Unitatis Redintregatio (Vaticano II) vi è un certo cambiamento di prospettiva: il Documentoafferma che "il desiderio di comunione nato in ambiente protestante viene dallo Spirito Santo".

Con il Vaticano II il concetto di ritorno dei dissdienti nella Chiesa Cattolica in auge fino al venerabile Pio XII sfuma, dal momento che si parla semplicemente di cammino verso la piena unità. Ma questa piena unità dove si realizza? Per qualcuno in Paradiso, per qualcun altro in un chiesa al di fuori della Chiesa Cattolica ma non più nella Chiesa Cattolica... Si sono fatte e si continuano a fare tante elucubrazioni in merito...

IL Vaticano II ha preferito alla dizione ritorno quella di cammino verso l’unità dei cristiani. Ma è fondamentale determinare dove si realizza questa unità altrimenti, se il fine non è chiaro, come possono essere chiari i mezzi?...
Primo pasto del ramadan in chiesa a Bruxelles


Oggi sacrilegio e sincretismo fanno rima ed i falsi dei sono entrati nel tempio: incredibile a Bruxelles, dove il primo pasto del ramadan è stato consumato niente meno che dentro la chiesa intitolata a San Giovanni Battista al Beghinaggio alla presenza di rappresentanti islamici, cattolici, ebrei e persino atei. Un melting pot senza né capo né coda, messo in scena però in un luogo sacro all’insegna di una generica “solidarietà”, secondo quanto dichiarato dal presidente dell’associazione al Mowan, che ha promosso questo scempio. Canti islamici sono stati intonati da un coro musulmano con alle spalle il tabernacolo, tavoli da sagra di paese sono stati allestiti ovunque, per servire il pasto su piatti di plastica. Un autentico abuso, sotto tutti i punti di vista.

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