ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 15 luglio 2018

Affermano di essere buoni cattolici

E' ARRIVATA LA GRANDE PROVA



Su, coraggio: è arrivata la grande prova. Una confessione, che è la prova di eresia: la profezia del subdolo Karl Rahner:"Ci vorrà del tempo, ma la Chiesa diverrà la Chiesa del Vaticano II. E quel tempo sembra essere arrivato" 
di Francesco Lamendola   
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La domanda più insistente, più accorata, quasi angosciosa, che si sente fare più spesso, da parte dei cattolici consapevoli di quel che sta accadendo oggi nella Chiesa, cioè che una chiesa falsa e apostatica, gnostica e modernista, si sta sostituendo gradualmente, ma inesorabilmente, alla vera Sposa di Cristo, che ne sta contraffacendo l’autorità e la dottrina, la pastorale e la liturgia, e che sta diabolicamente portando le anime lontano da Dio e lontano da Cristo, la domanda è sempre la stessa: Come è potuto accadere? Le anime buone, pensose di quanto sia grande il pericolo, di quanto sia enorme il sacrilegio in atto, non riescono proprio a darsi pace. Sono vittime, insieme a milioni di altri cattolici, di una colossale mistificazione; e tuttavia si sentono colpevoli, si sentono “sporche”, un po’ come le persone abusate si sentono insozzate da ciò che hanno subito, dalla violenza che è stata loro fatta, anche se, ovviamente, non ne hanno alcuna colpa, perché sono, appunto, le vittime. Il paragone non è eccessivo e tanto meno sconveniente. 

Moltissimi cattolici si sentono proprio così: lo sappiamo per aver parlato con tanti di loro, per aver ricevuto tante lettere, tanti appelli, tante richieste di chiarimento, di aiuto, forse solo degli sfoghi, ma dettati da un sentimento sincero, molto vicino alla disperazione.Molte anime di buoni cattolici sono state allontanate da Dio e si sentono prossime alla disperazione: e la colpa è dei pastori infedeli, di una falsa chiesa che si è approfittata della loro buona fede, delle loro oneste intenzioni. Eppure non riescono a “perdonarsi”: pensano di essere colpevoli, almeno in parte, di ciò che è avvenuto, e che seguita ad avvenire, cioè lo stravolgimento e il capovolgimento della vera Chiesa di Gesù Cristo in qualcos’altro, in qualcosa che non ha niente a che fare con il Vangelo, ma, semmai, con i piani tenebrosi del demonio, e con la grande mistificazione descritta da san Giovanni nel libro dell’Apocalisse (si ricordi che l’Anticristo non è un personaggio che si oppone frontalmente alla Verità divina, ma che, anzi, attira le moltitudini presso di sé, in qualche modo contraffacendo quella Verità).

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KARL RAHNER IL TEOLOGO ERETICO DEL CONCILIO VATICANO II
Il vero volto del sacerdote cattolico che cambiò la Chiesa. E’ un Karl Rahner segreto, quello descritto nel libro “Camminare sul filo del rasoio: lettere d’amicizia a Karl Rahner” del teologo e sacerdote Gesuita, ispiratore del Concilio Vaticano II , già definito “il maestro delle eresie moderne”. L’autrice, è in realtà la sua amante, ed è la scrittrice “mangiapreti” Luise Rinser: l’opera epistolare, è una raccolta, che parte dal 1962, di circa 1.800 lettere, fra i due focosi e stagionati “fidanzatini”. La Rinser chiamava Rahner, nelle effusioni notturne “pesciolino mio” e afferma innamorata: “mi spaventa che tu mi ami con questa passione” e lui, il teologo del Concilio ricambiava con “coccolina” e “ricciolina”: il tutto mentre di giorno si consumava l’assassinio della Chiesa bimillenaria di Cristo.

Quello che pensano, quello che sentono queste anime buone, e che non riescono a perdonarsi, è di non aver capito prima, di non essere insorte, di non aver denunciato la manovra malefica, e così, tacendo e accettando, di essere diventate conniventi, se non addirittura complici, di quanto è accaduto. Si rimproverano amaramente la loro rassegnazione, il loro silenzio, la loro apatia; si fanno una colpa di non aver alzato la voce per difendere la vera Chiesa, secondo il comando di Gesù Cristo; di essere state vili, paurose, indegne. E tutti questi sentimenti negativi le fanno star male, aggiungendosi al sentimento principale da cui nasce la loro sofferenza: l’aver perso i punti di riferimento, non poter più contare sui pastori (tranne qualche lodevole eccezione), trovarsi all’interno di una realtà che non è quella in cui le generazioni passate, pur attraverso momenti difficili, hanno trovato conforto e sostegno, e motivo di speranza anche nella tristezza; trovarsi in una realtà irriconoscibile, dai tratti deformi, dalle voci suadenti, ma false, nella quale è evidente l’irruzione dello spirito mondano, una vera e propria capitolazione davanti al mondo, il tutto con il misero argomento di voler andare incontro al mondo, di abbracciarlo fraternamente, di dialogare con esso, di valorizzarne gli aspetti positivi. E ascoltando e osservando questi sacerdoti che trasformano la santa Messa in uno spettacolo circense o da discoteca; questi falsi vescovi che predicano un vangelo distorto e ruffiano; questi falsi cardinali che ogni giorno danno scandalo asserendo cose, specie in ambito morale, che sono all’opposto di ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e difeso; e questo falso papa che sembra compiacersi e godere allorché moltiplica le provocazioni, le offese, i dileggi, le ironie contro i buoni cattolici, e riempie di lodi e di complimenti i nemici di Cristo e della sua vera Chiesa; e queste false suore che ballano, cantano, ridono, sovente insieme a dei falsi frati che si abbandonano a simili disordini, e che paiono più una banda di invasati seguaci del voodoo che  non dei religiosi cattolici; e confrontando tutto ciò con la serietà, la sobrietà e, non di rado, la santità dei sacerdoti di due o tre generazioni fa, dei vescovi che erano pronti a dare la vita per difendere il loro gregge (come il vescovo di Trieste, Antonio Santin, che non cessò mai di essere moralmente e fisicamente vicino al suo gregge, anche nel pieno di una sanguinosa guerra civile, e anche quando una assurda frontiera politica e ideologica venne a spaccare in due la sua diocesi, e visitare le parrocchie dell’”altra” parte equivaleva a  rischiare la pelle), si prova un sconforto vivissimo, e quasi la sensazione che tutto sia perduto, che non ci sia più niente da fare.

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Chiese come circhi? milioni di cattolici sono vittime di una colossale mistificazione

Ecco: questo è quello che ci dicono e ci scrivono, continuamente, tanti buoni cristiani: smarriti, frastornati e attanagliati da sensi di colpa; ma, soprattutto, disperati o molto vicini alla disperazione. E tuttavia, ben sapendo che la disperazione è lo strumento prediletto dal diavolo per separare le anime da Dio, essendo l’esatto contrario e la totale negazione della Speranza cristiana, intesa come virtù teologale, dono di Dio alle anime e mezzo per innalzare le anime a Lui, è assolutamente necessario e doveroso riscuotersi, reagire, alzarsi in piedi e ritornare con fiducia alla preghiera e alle pratiche della devozione. Ma, alcuni di essi dicono, che succede se mi accosto ai Sacramenti, e mi trovo davanti un prete modernista, travestito da prete cattolico? Come posso confessarmi da lui? Come posso venire assolto da lui? E come posso accostarmi al Sacrificio eucaristico dalle sue mani? E così l’angoscia aumenta a dismisura, la disperazione guadagna terreno in quelle povere anime tormentate, assetate e sempre più confuse. Domande ingenue, peraltro, o mal poste, dettate appunto dalla tristezza, dall’angoscia e dalla disperazione. Se un sacerdote è stato regolarmente consacrato, i Sacramenti da lui amministrati sono sempre validi. E non è lui che confessa, non è lui che assolve, non è lui che comunica, ma Cristo, per mezzo di lui. Può succedere che un prete sia indegno; che sia indegno moralmente, o che lo sia teologicamente, avendo ripudiato, magari in forma dissimulata, la vera fede cattolica: non importa. Se la vedrà con Dio. Il buon cristiano non deve temere, non deve tormentarsi: quella confessione è pienamente valida, e quella comunione lo è altrettanto. Ci mancherebbe che i Sacramenti perdessero la loro validità a causa della indegnità di questo o quel sacerdote. Se c’è la retta disposizione di spirito del credente, essi sono sempre validi. Ma, insistono quei nostri amici demoralizzati, e sempre più sospettosi: se quel prete è stato ordinato da un vescovo modernista, allora la sua ordinazione non è valida, e quindi perdono validità anche i Sacramenti. No, lo ripetiamo: il fedele non porta le colpe dei sacerdoti o dei vescovi; se si adottasse un simile criterio, allora non si sarebbe più sicuri di nulla. Il cardinale Caffarra era un vero cardinale cattolico, mentre il cardinale Kasper è un falso cardinale, perché è solo un modernista travestito da cattolico? E sia. Ma da ciò non discende che tutti i loro atti siano tali da rendere invalidi i Sacramenti da loro amministrati, o le ordinazioni sacerdotali da loro consacrate. Ci mancherebbe. Sarebbe un dare troppo spazio alla volontà umana, e mettere Dio all’ultimo posto. È Dio, invece, che fa tutto; e Lui, che ha un amore vivissimo per la sua Chiesa e i suoi ministri, e per tutti i suoi fedeli – basti pensare alla parabola del buon Pastore - non consentirà mai che avvenga quello che temono i nostri troppo scrupolosi amici. È Dio che fa tutto, ce ne siamo dimenticati? A noi, Egli chiede solo la conversione del cuore e il sincero proponimento di fare sempre la sua volontà. Non è mica un burocrate ottuso e insensibile, il quale, se scopre una firma falsa nei nostri documenti, fatta a nostra insaputa, ci convoca in tribunale, trattandoci da delinquenti e da mentitori, e ci minaccia della galera. Queste cose accadono nel mondo, ma Dio usa un criterio completamente diverso nel giudicare gli uomini: gli basta uno sguardo per arrivare sino in fondo alla nostra anima, talmente in fondo che noi stessi non ci arriveremo mai, in tutta la nostra vita terrena (e meno ancora ci arriveranno i vari psicanalisti e strizzacervelli delle più diverse scuole).
Può sembrare strano, ma abbiano trovato in un libro religioso non cristiano, nel Corano, un brano che sembra scritto apposta per descrivere la situazione odierna di strisciante apostasia dalla fede che caratterizza tanta parte del clero e dei fedeli. Anche se il libro sacro degli islamici non fa fede, ovviamente, per un cristiano e non è per lui che un libro umano, non ispirato da Dio, resta che quella pagina, meditata alla luce della ragione naturale, e prescindendo dalla divina Rivelazione, che è quella del nostro Signore Gesù Cristo, appare di una attualità sconcertante, per cui ci piace riportarla (2a sura, detta La giovenca, 6-18; a cura di Gabriele Mandel, Torino, UTET, 2006):
6. Quanto a quelli che non credono, certo è eguale per loro che tu li avverta o non li avverta: non crederanno. 7. Dio ha sigillato i loro cuori e il loro udito: Sui loro sguardi c’è un velo, e ad essi un grande castigo. 8 Fra le genti ve ne sono che dicono: “Crediamo in Dio e nel giorno ultimo“, mentre invece non credono. 9 Cercano di ingannare Dio e coloro che credono; ma ingannano se stessi e non se ne avvedono. 10 C’è nei loro cuori una malattia,. Dio i fa crescere nella malattia. E essi dunque un castigo doloroso perché hanno mentito. 11 E quando si dice loro. “Non corrompete la Terra”, dicono: “Noi siamo dei riformatori”. 12 No, sono loro i corruttori, e non se ne avvedono. 13 E quando si dice loro: “Credete come hanno creduto gli uomini”, dicono: “Dovremmo credere come hanno creduto gli stolti?”. Certo gli stolti sono loro, ma non lo sanno. 14 E quando incontrano quelli che hanno creduto, dicono: “Noi crediamo”; e quando si ritrovano soli coi loro demoni dicono: “Sì, siamo con voi, null’altro. Certo! Noi li beffiamo”. 15 Dio si beffa di loro, e lascia che si estendano nella loro tracotanza. Essi vanno alla cieca. 16 Sono quelli che hanno barattato la direzione con il deviamento. Il loro baratto non ha dato profitto. Essi non sono ben guidati. 17 Il loro esempio è come l’esempio di chi cerca d’accendere un fuoco, e poi quando questo ha illuminato tutt’intorno, Dio se ne va con la loro luce e li lascia nelle tenebre. Non vedono niente. 18 Sordi, muti, ciechi, non possono ritornare…

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                                                Su, coraggio: è arrivata la grande prova

di Francesco Lamendola
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