ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 settembre 2018

Combattere con l’Anticristo

Da cosa dipende il bene della Chiesa?

http://www.diovive.com/img/cattivgov_gen.jpg (immagine aggiunta)

Coniungere Deo et sustine, ut crescat in novissimo vita tua (Sir 2, 3 Vulg.).

«Unisciti a Dio e sopporta, perché cresca alla fine la tua vita». Sublime sapienza dell’autore ispirato! È il Signore stesso che ci parla nella Sacra Scrittura, il nostro adorabile Maestro, che come Verbo eterno, prima di incarnarsi, si è espresso mediante i saggi e i profeti dell’antico Israele. Quanto sono opportune queste parole per il momento che stiamo vivendo! L’unica via per riuscire a sopportare la spaventosa prova che la nostra fede attraversa è approfondire l’unione con Dio, così che la vita soprannaturale si accresca in noi e nell’ultimo giorno sbocci nell’eternità. Se dunque, di fronte a parenti, amici e conoscenti, siete oppressi dalla vergogna per il desolante spettacolo che la Chiesa gerarchica sta offrendo al mondo, rifugiatevi nella preghiera e invocate lo Spirito Santo perché vi riveli la grazia dell’ora presente, nascosta in questa terribile sofferenza.




I santi Padri del deserto, così celebri per le durissime penitenze e le lunghissime preghiere con cui occupavano i giorni e le notti, erano convinti di non far nulla di più che osservare i Comandamenti. Eppure negli ultimi tempi – secondo le loro profezie – i cristiani che Dio avrebbe trovato provati, pur non essendo in grado di imitarli neanche lontanamente, sarebbero stati più grandi di loro, perché avrebbero dovuto combattere con l’Anticristo. Ecco dunque la grazia da riconoscere e ottenere: il Signore ci ha riservato una prova mai vista prima nella storia della Chiesa; chi, con il Suo aiuto, riuscirà a superarla acquisterà meriti enormi e un alto grado di santità. Bisogna tuttavia vincere la battaglia e, a tal fine, imparare a combattere bene.


A livello dottrinale, nemmeno la crisi ariana è paragonabile a ciò che stiamo vivendo noi. Nel IV secolo la cristianità si spaccò per un compromesso teologico che stava sì scardinando la fede, ma poté trarre in inganno la maggioranza per la sua apparenza innocua: nel tentativo di risolvere il conflitto scoppiato dopo la definizione del Concilio di Nicea, il Figlio fu definito homoioúsios (di sostanza simile) anziché homooúsios (della stessa sostanza) rispetto al Padre. Oggi, invece, è il cristianesimo stesso che stanno tentando di dissolvere in un umanesimo in ultima analisi ateo, in quanto di fatto antropocentrico e immanentistico. A livello morale, la corruzione morale del clero del Rinascimento, che offrì un ottimo pretesto alla rivolta di Lutero, non toccò affatto la dottrina; oggi, invece, stanno cercando di sovvertirla per giustificare i loro ripugnanti vizi contro natura.

Storicamente, dunque, non ci sono precedenti; ciò significa che a noi è toccato, nei piani divini, sopportare una prova del tutto inedita e che per noi il Signore ha preparato, oltre alle grazie necessarie per attraversarla, anche una gloria speciale in cielo, qualora la superiamo. Questo pensiero può non soltanto fornirci una forza interiore inesauribile, ma anche alimentare nei nostri cuori una giusta e umile fierezza, congiunta a compassione e misericordia per chi è confuso o non ha il coraggio di aprire gli occhi sulla tremenda realtà di una Chiesa che per troppo tempo si è cullata in un sogno irreale, la temibile illusione che bastassero a rinnovarla i bei discorsi e i cambiamenti esterni. Il risultato è lo sfacelo morale di clero e fedeli che è sotto i nostri occhi – e dal quale per pura grazia siamo stati preservati o tirati fuori… non dimentichiamolo.

Perfecto odio oderam illos (Sal 138, 22). L’odio perfetto di cui parla il Salmista non è quello del “cavaliere senza macchia e senza paura” (o di chi tale si investe da sé), pieno di supponenza e di altezzosa commiserazione per chi non è come lui, ma quello di un povero che si sa eternamente preceduto dalla grazia, instancabilmente perdonato da ogni peccato, indefettibilmente sostenuto da un amore tanto sorprendente quanto immeritato, pazientemente custodito e guidato da una sapienza inarrivabile dalle infinite risorse… L’odio perfetto non è dunque un movimento naturale dell’uomo peccatore, non ha nulla delle sue movenze carnali, è assolutamente puro dalla benché minima scoria di risentimento umano: esso procede unicamente dall’amore di Dio, da una carità temprata da dure e interminabili purificazioni, e detesta i Suoi nemici per il solo motivo che non rendono all’ineffabile Amante l’onore e l’obbedienza che Gli sono dovuti.

Con tale “odio” si può allora chiedere a Cristo che allontani chi Lo rappresenta indegnamente sulla terra o che lo convinca, anche con un segno di potenza, a farsi spontaneamente da parte per il bene della Chiesa e dell’anima sua, a meno che non si converta. Anch’io prego per questo, ma non mi associo al coro di chi ne reclama le dimissioni, per il semplice motivo che non voglio ulteriormente offuscare l’origine divina del ministero petrino – per quanto indegnamente esercitato – né ridurre ancor più l’immagine della Chiesa a quella di un’azienda. Non parliamo poi del fatto che potremmo involontariamente dare una mano proprio a quella casta di sodomiti e satanisti con cui “Francesco” è tanto misericordioso e che potrebbe approfittare della situazione per sbarazzarsi di uno strumento rivelatosi difficilmente gestibile onde sostituirlo con uno peggiore. La nostra battaglia non è contro esseri di carne e di sangue, ma contro i dominatori di questo mondo di tenebre (cf. Ef 6, 12); essa richiede quindi mezzi soprannaturali che non si riducano alle strategie umane, ma ottengano ad esse, qualora corrispondano ai piani celesti, un effetto che da sole non possono avere. Se qualcuno crede di più all’efficacia del suo attivismo che a quella della preghiera, non è né cattolico né tanto meno tradizionalista, ma un modernista travestito.

L’azione del cristiano deve essere ispirata dalla preghiera; ma la preghiera stessa, in certi casi, può trasformarsi in azione e innescare processi irreversibili. È per lo meno curioso che la denuncia di monsignor Viganò, resa pubblica il 26 agosto scorso, porti la data del 22, un anno esatto dopo l’atto con cui abbiamo chiesto al Cuore Immacolato di Maria di prendere possesso della Santa Sede. Con una domanda dettata dall’odio perfetto è lecito perfino chiedere a Dio di colpire qualcuno perché si ravveda, soprattutto se la sua ostinazione non lascia intravedere altre soluzioni, mette in pericolo la salvezza delle anime e attira severi castighi sia su di lui che sulla Chiesa. In tal modo la preghiera (che è sempre un’arma potente, benché in proporzione della purezza di cuore) diventa un atto di combattimento particolarmente aggressivo dalle conseguenze imprevedibili – in bene, ovviamente, cioè secondo la volontà divina. In questo caso, per essere adeguatamente protetti dalle ritorsioni del diavolo ed essere in grado di sopportarne gli assalti vendicativi, bisogna essere sufficientemente preparati e ricorrere ai mezzi della grazia: confessione, comunione, digiuno… Non si va in battaglia senza il necessario addestramento e l’equipaggiamento corrispondente, se non si vuole andare al massacro.

Il giovane David ci insegni a trovare il giusto equilibrio tra natura e grazia. Nella sua esperienza di pastore aveva imparato a usare bene la fionda e ad affrontare impavido orsi e leoni; la sua perizia gli permise di scegliere i ciottoli più adatti. Ma poi, ben consapevole dell’enorme sproporzione delle forze sul piano umano, prima di affrontare Golia si rivolse al Signore e lodò il suo Dio: Benedictus Dominus Deus meus, qui docet manus meas ad praelium, et digitos meos ad bellum (Sal 143, 1). Benedetto il Signore, mio Dio, che istruisce le mie mani per la battaglia e le mie dita per la guerra! Da piccoli David, mossi dall’odio perfetto, dobbiamo farci addestrare da Lui nella preghiera perché i ciottoli che lanciamo colpiscano l’obiettivo. Allora Colui che ci ha scelti per questa lotta immane ci darà la forza di combattere l’Anticristo, purché non demordiamo, assorbiti dall’agitazione umana, dall’impegno di cercare un’unione sempre più piena con Lui: «Per provocare un sussulto, dobbiamo in primo luogo reindirizzare la nostra vita interiore. La Chiesa dipende dalla purezza delle nostre anime» (Robert Sarah, Dio o niente, Siena 2015, 129).

Il Signore è vicino a tutti coloro che lo invocano, a tutti coloro che lo invocano in verità. Farà la volontà di coloro che lo temono, esaudirà la loro preghiera e li salverà (Sal 144, 18-19 Vulg.).

Pubblicato da Elia

http://lascuredielia.blogspot.com/2018/09/da-cosa-dipende-il-benedella-chiesa.html

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