ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 27 novembre 2018

«Le grazie che io riverso su coloro che me le domandano».

IL SEGRETO DEI SANTI



Il segreto dei Santi è l’unione con Dio. A questa verità suor Faustina Kowalska era giunta da sola o meglio ci era arrivata con la grazia di Dio. Perché Dio innalza gli umili e i semplici ma si nega ai superbi e ai vanagloriosi 
di Francesco Lamendola  

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Molti credono che i Santi siano una categoria umana speciale, una categoria a parte; s’immaginano che Santi si nasca, o quasi; e che insomma per essere Santi esista un segreto, se non proprio un trucco, che gli altri, i comuni mortali, ignorano, e senza il quale nessuno può avvicinarsi alla santità. Ebbene, quest’ultima opinione è esatta: i Santi hanno un segreto, chiamiamolo pure un trucco, se vogliamo; ma un trucco semplicissimo e un segreto che non è tale per nessuno, nel senso che non viene gelosamente custodito affinché gli altri non lo conoscano, ma, al contrario, viene continuamente proclamato in tutte le lingue e in tutte le maniere. Perciò, se è un segreto, o se ha le apparenze di un segreto, ciò dipende dal fatto che siamo distratti, che siamo duri d’orecchi, o piuttosto, per dir le cose come stanno, che ci sentiamo solo per quel tanto che ci fa comodo udire e capire, e per il resto non sentiamo più e comprendiamo ancor meno. 

Il segreto è semplicemente questo: l’unione intima, totale, incondizionata, dell’anima con Dio. L’unione del cuore, della mente, della volontà; la rinuncia totale al proprio io e l’adesione totale al Tu divino.  Non quello che voglio io, ma sia fatto quello che vuoi Tu: è la preghiera di Gesù al Padre, nell’orto degli olivi. E se questa è la preghiera di Gesù, a maggior ragione deve essere la preghiera dei cristiani. Se Gesù, che è Dio, ha pregato il Padre suo affinché si compisse la volontà di Lui, e non la propria, a ben maggior ragione noi, che siamo solamente uomini, dobbiamo rivolgere a Dio la stessa preghiera: che sia fata ogni cosa secondo la Sua volontà. Ogni cosa; anche quello che più ci spaventa: la sofferenza. Chi ha paura di soffrire non è capace di amare sino in fondo, non sa dire “tu” fino all’oblio di se stesso. E se questo è vero sul piano delle cose umane, ad esempio se parliamo dell’amore di uno sposo per la sua sposa o di una madre per i suoi figli, è ancora più vero quando parliamo dell’amore del cristiano nei confronti del suo Signore.

0 PAPA FOLLE
Vergini e sante: oggi anche Santa Faustina Kowalska sarebbe invitata a farsi vedere da uno psichiatra? Per Bergoglio e i suoi tirapiedi, chi non condivide la svolta omoeretica, chi non aderisce alla lobby gay e ai circoli gay-friendly che infestano la vera Chiesa cattolica, deve essere un malato di mente, e perciò merita un trattamento specialistico, come quelle donne che fanno la scelta della verginità innanzi a Dio !

Certo, siamo lontani anni luce da quel che dicono gli uomini di punta della neochiesa bergogliana, come Enzo Bianchi, il quale afferma tranquillamente, ignorando, disprezzando e calpestando duemila anni di teologia cattolica e di misticismo cattolico, da san Paolo a san Pio da Pietrelcina (vedere il sito http://www.ognissantisanbarnaba.it/):
La chiesa spesso insegna che la sofferenza è mandata da Dio. Non è vero che il Signore manda la sofferenza per il nostro bene. Dire che  la sofferenza è mandata per purificare i peccati è una bestemmia! (…) Dio manda il male per il nostro bene, perché vuole insegnarci qualcosa, uno scopo. È un’altra deformazione sul senso del male. (…) Dio manda il male per espiare i peccati (“con la tua sofferenza non vai più in purgatorio”). (…) Molti preti dicono agli ammalati: offri le tue sofferenze. No! è un grave errore
Oltre a deformare, con malizia calcolata, l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul significato del male e del dolore (che sono due cose ben diverse, ma che lo pseudo teologo tratta come se fossero una cosa sola), costui ha un’idea esclusivamente naturalista del male e quindi lo considera uno dei grandi nemici dell’uomo; con il che si preclude qualunque possibilità di penetrare il suo vero significato nel piano della Redenzione, a cominciare dalla Passione, Morte e Resurrezione del Signore Gesù Cristo.
Ecco invece cosa scriveva nel suo diario una grande santa “nascosta” del XX secolo, suor Faustina Kowalska (1905-1938), la cui vita, esteriormente poverissima, e tutt’altro che segnata dal successo o dalla fama, secondo le categorie umane, è contraddistinta da una quantità impressionante di grazie spirituali, che si manifestarono sotto forma di rivelazioni, visioni, stigmate nascoste, partecipazione alle sofferenze di Gesù Cristo, nonché nel dono della profezia, nella conoscenza delle anime, nella ubiquità, nel contatto vivo con Dio, la Madonna, gli Angeli, i Santi e le anime del Purgatorio, infine con il fidanzamento e lo sposalizio mistico con Cristo (in: Maria Winowska, L’icona dell’Amore misericordioso; titolo originale: L’Icône du Christ misericordieux. Message de Soeur Faustine, Parigi, 1973; traduzione dal francese di Maria Giovanna Muzj, Roma, Edizioni Paoline, 1981, pp. 188-189; 204-205):
A un certo momento, dopo la Comunione, udii queste parole: “Tu sei la nostra dimora”, e nello stessi istante sentii la presenza della Santissima Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Mi sentivo tempio di Dio, mi sentivo figlia del Padre. Non so spiegare il tutto, ma lo spirito intende bene la cosa. […]
La sera dello stesso giorno provai nell’anima una grande nostalgia di Dio. Attualmente non o vedo come per il passato con gli occhi del corpo, ma lo sento senza comprenderlo. Ciò mi dà nostalgia e mi procura un martorio indescrivibile. Agonizzo per il desiderio di possederlo, in modo da potermi immergere in lui nei secoli; il mio spirito aspira a lui con tutte le forze, non vi è alcuna cosa al mondo che i possa consolare. […]
Una sera, allorché dalla mia cella guardai il cielo e vidi lo splendido firmamento, tempestato di stelle e con la luna, si accese all’improvviso nell’anima mia un fuoco di amore inconcepibile per il mio Creatore e, non essendo in grado di sopportare la nostalgia di lui, mi prostrai faccia a terra e… piansi ad alta voce.  A un tratto mi toccò l’Angelo custode e mi disse: “Il Signore mi ordina di dirti che ti alzi da terra”. Lo feci all’istante, ma l’anima mia non fu consolata: la nostalgia di Dio mi afferrava ancora più forte. […]
O Santissima Trinità, Dio sempiterno, l’anima mia si immerge nella bellezza, i secoli non sono nulla al tuo cospetto, tu sei sempre lo stesso. Oh, quant’è grande la tua maestà, Gesù! Qual è il motivo per cui nascondi la tua maestà, per cui hai lasciato il tuo trono nel cielo e dimori con noi? Il Signore mi ha risposto: Figlia mia, è l’amore che mi ha condotto, è l’amore che i trattiene. Figlia mia, se tu sapessi quale grande premio acquista e riceve un atto di puro amore per me, morresti di gioia. Lo dico affinché tu ti unisca continuamente a me mediante l’amore, perché questo è lo scopo della vita dell’anima tua… Quando ti abbassi al cospetto della mia maestà, è proprio allora che ti inseguo con le mie grazie e che uso l’onnipotenza per innalzarti. […]
L’intimo dell’anima mia è come un mondo grande e meraviglioso nel quale Dio dimora in me. Nessuno vi ha accesso all’infuori di Dio. All’inizio di questa vita con Dio mi penetravano amore e accecamento: il suo fulgore mi accecava e pensavo che egli non fosse nel mio cuore; ma tuttavia erano questi i momenti in cui Dio operava nella mia anima, mentre l’amore diventava più puro e più forte. Il Signore condusse la mia volontà alla più stretta unione con la sua santa volontà. Nessuno potrà capire quanto sto vivendo in questo meraviglioso palazzo dell’anima mia, dove dimora costantemente col mio diletto. Nessuna cosa esteriore m’impedisce di vivere con Dio. Anche se usassi le parole più forti, esse non esprimerebbero neppure l’ombra di come l’anima mia sia inebriata di felicità e di amore inconcepibile; amore così grande e puro come la fonte dalla quale esso scaturisce, cioè Dio stesso. L’anima è talmente penetrata da parte a parte dal Signore che lo sento fisicamente. Anche il corpo prende parte a questa gioia. Sebbene accada che il soffio di Dio varii nella medesima anima, questo soffio proviene tuttavia dalla stessa fonte.
Nessuno potrà capire quanto sto vivendo in questo meraviglioso palazzo dell’anima mia: sono parole molto simili a quelle con cui un’altra gradi sisma mistica e santa, Teresa d’Avila, racconta, nel suo Castello interiore, la propria esperienza diretta e immediata del divino. Ma sono parole che gli spiriti gretti, terreni, materialisti, non capiranno mai. Non ha forse osato scrivere, il cardinale Jôao Braz de Aviz, presidente della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita consacrata nell’istruzione intitolata Ecclesia Sponsae Imago (§ 88) che 
la chiamata a rendere testimonianza all’amore verginale, sponsale e fecondo della Chiesa verso Cristo non è riducibile al segno della integrità fisica, e che l’aver custodito il proprio corpo nella perfetta continenza o l’aver vissuto in modo esemplare la virtù della castità, pur rivestendo grande importanza in ordine al discernimento, non costituiscono requisiti determinanti in assenza dei quali non sia possibile ammettere alla consacrazione
e cioè, detto con parole più franche e un po’ meno truffaldine, che non occorre essere realmente vergini, come lo era santa Faustina Kowalska, per appartenere all’Ordo Virginum? Al che ha fatto seguire (nel § 89) il consiglio che una donna, prima di fare la scelta della verginità innanzi a Dio, farebbe bene a consultare uno psicologo, perché – ma questo il cardinale non lo dice: lui appartiene a quella mala razza che tira il sasso e nasconde la mano – forse le manca qualche rotella. Perciò si nasconde dietro frasi involute, untuose e melliflue, degne del peggior prosa barocca, come questa:
Se, infatti, la vocazione alla verginità consacrata, in quanto frutto di un particolare dono di Dio, e il suo discernimento finale eccedono le competenze specifiche della psicologia, queste ultime possono essere integrate nel quadro globale del discernimento e della formazione, sia per una valutazione più sicura della situazione psichica della aspirante o della candidata e delle sue attitudini a rispondere alla vocazione, sia per un ulteriore aiuto nella sua crescita umana. 
Anche se il concetto è solo implicito, in pratica si tratta di questo: secondo il cardinale, se una ragazza vuol consacrare a Dio la sua verginità, ci sono buone probabilità che soffra di qualche disturbo psichico; e per sincerarsene, la cosa migliore che si possa fare è, appunto, che si sottoponga ad una bella visita psichiatrica. E se qualcuno pensasse che stiamo esagerando e che siamo, noi, maliziosi, sappia, se per caso non lo sapesse, che nella chiesa di Bergoglio è già in atto la seguente pratica, per esempio negli Stati Uniti: se un sacerdote si esprime in termini negativi sul peccato di sodomia, se osa mettere in dubbio che si possa essere felicemente cristiani e felicemente gay, felicemente preti e felicemente invertiti, i vescovi progressisti lo costringono a sottoporsi a una bella visita psichiatrica. Un po’ come avveniva nell’Unione Sovietica ai tempi del compagno Stalin, se qualcuno si permetteva di dubitare delle meraviglie del socialismo reale: evidentemente, per Bergoglio e i suoi tirapiedi, chi non condivide la svolta omoeretica, chi non aderisce alla lobby gay e ai circoli gay-friendly che infestano la vera Chiesa cattolica, deve essere un malato di mente, e perciò merita un trattamento specialistico.

Il segreto dei Santi è l’unione con Dio

di Francesco Lamendola
continua su:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/teologia-per-un-nuovo-umanesimo/7034-il-segreto-dei-santi

La Medaglia Miracolosa – Storia e significati

Il 27 novembre  di quest’anno si ricorda il 188° anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a  Caterina Labouré, all’epoca 24enne novizia della Compagnia delle Figlie della Carità, fondate da S. Vincenzo de Paoli e da S. Luisa de Marillac. Le apparizioni avvennero a Parigi,  al numero 140 di Rue du Bac, nella Cappella di quella che oggi è la Casa madre della Compagnia, nell’anno 1830, che in seguito gli storici definirono come quello dell’inizio della seconda rivoluzione francese.

Le apparizioni
Le apparizioni avvennero da  luglio a dicembre e la giovane, che la Chiesa proclamerà Santa, si intrattenne per tre volte con la S. Vergine. Durante i mesi precedenti Caterina aveva visto per tre giorni consecutivi San  Vincenzo de Paoli che le mostrava il suo cuore, di tre colori diversi: dapprima le apparve bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina vide il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane.
«Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo »
In seguito, il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, il Cristo le apparve come un Re crocifisso, spogliato di tutti i suoi ornamenti.
Il 18 luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama molto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11, 30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi: « La Santa Vergine ti attende» le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. La sua piccola guida le dice: «Ecco la Santa Vergine »
Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte: « Ecco la Santa Vergine. »
Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote) « Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei, e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.
Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose.
Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.

medagliaLa Medaglia
Il 27 Novembre 1830 alle 17,30, durante la meditazione nella cappella, Caterina vede come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata.
Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.
Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice:
«Questi raggi sono il simbolo delle grazie che io riverso su coloro che me le domandano».
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta.
« O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te ».
scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole:
«Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie»
Nel mese di dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro.
«Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più».
E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose.
Il 30 Gennaio 1831, il noviziato termina e Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al N° 12 di via de Picpus, à Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.

Significati
Le parole e le immagini impresse sul diritto della medaglia esprimono un messaggio con tre aspetti intimamente legati.
« O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te ».

…miracolosa
Qualche mese dopo le apparizioni, Suor Caterina, inviata al ricovero di Enghein (Parigi, 12°) per curare gli anziani, si mette al lavoro. Ma una voce interiore insiste: si deve far coniare la medaglia. Caterina ne riparla al suo confessore, Padre Aladel.
Nel Febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In Giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni e le conversioni. Fu un avvenimento straordinario. Il popolo di Parigi chiamò la medaglia «miracolosa».
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Nel 1835 nel mondo intero ce n’era già più di un milione. Nel 1839 la medaglia era diffusa in più di dieci milioni di esemplari. Alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contava già più di un miliardo di medaglie!

…luminosa
L’identità di Maria ci è rivelata qui esplicitamente: la Vergine Maria è immacolata fin dal concepimento. Da questo privilegio, che le deriva dai meriti della Passione di suo Figlio Gesù Cristo, ne scaturisce tutta la sua potenza d’intercessione, che ella esercita per coloro che la pregano. Ed è per questo che la Vergine invita tutti gli uomini a ricorrere a Lei nelle difficoltà della vita.
L’ 8 dicembre 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione: Maria, per una grazia speciale, che Le è stata concessa prima della Redenzione, meritata da suo Figlio, è senza peccato fin dal suo concepimento.
Quattro anni più tardi, nel 1858, le apparizioni di Lourdes confermeranno a Bernadetta Soubirous il privilegio della Madre di Dio.
I suoi piedi sono posati sulla metà del globo e schiacciano la testa al serpente
La semisfera è il globo terrestre, il mondo. Il serpente, come presso gli Ebrei e i Cristiani, simboleggia Satana e le forze del male.
La Vergine Maria stessa, è impegnata nella battaglia spirituale, nella lotta contro il male, di cui il nostro mondo è il campo di battaglia. Maria ci chiama ad entrare nella logica di Dio, che non è la logica di questo mondo. E’ questa la grazia autentica, quella della conversione, che il cristiano deve chiedere a Maria per trasmetterla al mondo.
Le sue mani sono aperte e le sue dita sono ornate di anelli ricoperti di pietre preziose, dalle quali escono raggi, che cadono sulla terra, allargandosi verso il basso.
Lo splendore di questi raggi, come la bellezza e la luce dell’apparizione, descritte da Caterina, richiamano, giustificano e nutrono la nostra fiducia nella fedeltà di Maria (gli anelli) nei confronti del suo Creatore e verso i suoi figli, nell’efficacia del suo intervento (i raggi di grazia, che cadono sulla terra) e nella vittoria finale (la luce), poiché lei stessa, prima discepola, è la primizia dei salvati.

…dolorosa
La medaglia porta sul suo rovescio una lettera e delle immagini, che ci introducono nel segreto di Maria.
La lettera « M » è sormontata da una croceLa « M » è l’iniziale di Maria, la croce è quella di Cristo.
I due segni intrecciati mostrano il rapporto indissolubile che lega Cristo alla sua santissima Madre. Maria è associata alla missione di Salvezza dell’umanità da parte del figlio suo Gesù e partecipa, attraverso la sua compassione (cum+ patire= patire insieme), all’atto stesso del sacrificio redentivo di Cristo.
In basso, due cuori, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trapassato da una spada:
il cuore coronato di spine è il cuore di Gesù. Ricorda l’episodio crudele della Passione di Cristo, prima della morte, raccontata nei Vangeli. Il cuore simboleggia la sua Passione d’amore per gli uomini.
Il cuore trafitto da una spada è il cuore di Maria, sua Madre. Si riferisce alla profezia di Simeone, raccontata nei Vangeli, il giorno della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe. Simboleggia l’amore di Cristo, che è in Maria e richiama il suo amore per noi, per la nostra salvezza e l’accettazione del sacrificio del suo Figlio.
L’accostamento dei due Cuori esprime che la vita di Maria è vita d’intima unione con Gesù.
Attorno sono raffigurate dodici stelle.
Corrispondono ai dodici apostoli e rappresentano la Chiesa. Essere Chiesa, significa amare Cristo, partecipare alla sua passione, per la Salvezza del mondo. Ogni battezzato è invitato ad associarsi alla missione del Cristo, unendo il suo cuore ai Cuori di Gesù e di Maria.
La medaglia è un richiamo alla coscienze di ciascuno, perché scelga, come Cristo e Maria, la via dell’amore, fino al dono totale di sé.
Caterina Labouré morì in pace il 31 dicembre 1876: «Parto per il cielo… vado a vedere Nostro Signore, sua Madre e san Vincenzo».
Nel 1933, in occasione della sua beatificazione, si aprì il loculo nella cappella di Reuilly. Il corpo di Caterina fu ritrovato intatto e trasferito nella cappella della rue du Bac; qui venne installato sotto l’altare della Vergine al Globo.

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