Dopo la recente intervista al card. Gerhard L. Müller, che ho pubblicato su questo blog, in Germania si sono levate roventi critiche nei suoi confronti. A sostegno del card. Müller si sono fatte avanti varie personalità di spicco, tra cui il card. Brandmüller e il vescovo Schneider. In questo articolo vengono messe in evidenza sia le critiche ricevute da Müller sia alcune delle manifestazioni a suo sostegno.
Vi riporto l’articolo di Maike Hickson nella mia traduzione.
LifeSiteNews ha pubblicato un’ampia intervista al cardinale Gerhard Müller (tradotta integralmente su questo blog, ndr) – già prefetto della Congregazione per la dottrina della fede – in cui il cardinale ha parlato del problema degli abusi in generale in relazione alla perdita della fede, e ha sottolineato l’alta percentuale di vittime di sesso maschile negli abusi sessuali clericali e il problema dei sacerdoti omosessualmente attivi.
Quelle dichiarazioni hanno suscitato un grido di indignazione in Germania, come si può vedere dal sito web di notizie dei vescovi tedeschi Katholisch.de che ha condotto un’intervista con il gesuita tedesco, Klaus Mertes. Ora, però, non solo il cardinale Müller risponde alle critiche, ma anche il cardinale Walter Brandmüller, il vescovo Athanasius Schneider, il vescovo Marian Eleganti e padre Joseph Fessio, S.J, hanno sostenuto pubblicamente il cardinale Müller e le sue recenti dichiarazioni.
Nei suoi commenti a Katholisch.de del 23 novembre, padre Klaus Mertes sostiene che questa intervista al cardinale Müller dimostra che il cardinale “non ha ancora capito nulla”. Ha fatto esplicito riferimento alle parole d’ammonimento del cardinale Müller a non distruggere la gerarchia sacramentale della Chiesa quando si dà ai laici un controllo eccessivo sui vescovi. Mertes chiama questa affermazione “clericalismo” e una “arroganza clericale che si è trasformata in un dogma”. Questo atteggiamento clericale, aggiunge, è alla radice del problema dell’abuso. Egli chiama anche le parole di Müller “incredibilmente sfacciate”.
Mertes contraddice fortemente l’affermazione che l’omosessualità ha qualcosa a che fare con la crisi degli abusi della Chiesa. C’è una “fazione” nella Chiesa, spiega, che vuole dire che “gli omosessuali sono i colpevoli”. Per lui, è piuttosto il tabù che viene ancora posto sul tema dell’omosessualità che contribuisce al problema degli abusi. Mertes definisce una “strategia omofoba” affermare che “gli omosessuali sono delinquenti” e non pensa affatto che gli omosessuali debbano lasciare il sacerdozio. “Naturalmente un ecclesiastico omosessuale dovrebbe essere in grado di dire ‘Sono omosessuale’”, spiega Mertes. Il gesuita tedesco commenta anche la recente controversia di Wucherpfennig – durante la quale Wucherpfennig è stato criticato dal Vaticano per le sue idee sulla benedizione delle coppie omosessuali e sull’ordinazione delle donne – definendo “uno scandalo” il comportamento del Vaticano e descrivendo la decisione originaria del Vaticano di non sostenere la rielezione di padre Ansgar Wucherpfennig come rettore della Jesuit Graduate School di Francoforte come “abuso di potere”. (per la cronaca Padre Wucherpfennig ha ricevuto infine il via libera dal Vaticano ad assumere la carica di rettore della Jesuit Graduate School, ndr.)
Il cardinale Müller, in una prima risposta a questa aspra critica, definisce le dichiarazioni di Mertes “insulti sfacciati” che sono il risultato di una “rabbia cieca” e prosegue dicendo che Mertes “si presenta ingiustamente come un esperto di questioni sull’abuso sessuale degli adolescenti”. Il lavoro della Congregazione per la Dottrina della Fede, invece, è “basato su una vera base di dati”. È “semplicemente infame usare i crimini sessuali commessi contro adolescenti e giovani adulti per promuovere alcune finalità di politica della Chiesa”, aggiunge il cardinale tedesco. È ovvio che questo gesuita “non conosce l’insegnamento biblico sugli atti omosessuali e sull’atrocità assoluta della violazione di un adolescente”.Così come “non si può sviluppare ulteriormente una macchina da scrivere in un pianoforte, non si può trasformare la Parola di Dio nel suo significato opposto”.
Nelle sue osservazioni aggiuntive su Mertes, che ha condiviso con LifeSiteNews, il cardinale Müller afferma inoltre: “Nella sua arroganza, sembra pensare che la Chiesa dovrebbe oggi seguire i grandi pensatori Mertes, zu Eltz e Wucherpfennig, e non Pietro, Paolo e Giovanni”. Rifiutando questo nuovo corso proposto, aggiunge il cardinale tedesco: “Siamo ben lungi dal dover offrire il nostro sacrificium intellectus al modesto altare di casa di questi idoli autodichiarati, cioè a seguire, contro il proprio miglior giudizio, un’ideologia noiosa piuttosto che la verità luminosa dei Vangeli”. “È solo una triste prova del declino della Fede, e della ragione, in alcuni ambienti ecclesiali tedeschi”, spiega Müller, “che queste effusioni di un accademico (signor) ‘nessuno’ possano comunque causare il veemente applauso di persone della sua specie”.
Le ultime parole si riferiscono all’ennesima espressione di indignazione recentemente pubblicata in Germania. Oltre alle osservazioni critiche di padre Mertes sul sito web dei vescovi tedeschi, Klaus Pfeffer, vicario generale della diocesi di Essen, ha fatto trapelare sul suo profilo facebook alcune parti di una recente conferenza riservata organizzata dai vescovi tedeschi sugli abusi sessuali, dicendo che le recenti parole del cardinale Müller sono state accolte con “indignazione”. Aggiunge che durante quella conferenza, il professor Dreßing – il capo del recente studio tedesco sugli abusi sessuali che, nelle sue conclusioni, proponeva di ammettere gli omosessuali al sacerdozio – ha affermato che il cardinale Gerhard Müller sta “cementando una morale sessuale che a sua volta ha contribuito alla violenza sessuale”. Secondo Pfeffer, le parole di Dreßing sono state accolte con “grandi applausi”.
Lo stesso Pfeffer definisce le parole di Müller “altamente pericolose” (“brandgefährlich”). In questo articolo su facebook, Pfeffer ha anche postato l’intervista di Padre Mertes, affermando che “Sono pienamente e totalmente d’accordo con Mertes”. Il giornale cattolico tedesco Die Tagespost per primo ha riferito di questo schietto post su facebook, e ha fatto notare che Pfeffer ha fatto trapelare i commenti di una conferenza che era stata esplicitamente dichiarata confidenziale, a causa della prevista discussione sul delicato tema dell’abuso sessuale clericale.
Pfeffer è tra i prelati tedeschi a favore di un allentamento – o addirittura di un’abolizione – del celibato clericale. Il suo stesso vescovo, Franz-Josef Overbeck, ha appena affermato che, alla luce della crisi degli abusi, la Chiesa cattolica dovrebbe riconsiderare il suo insegnamento sulla morale sessuale.
Come ha commentato un cattolico che non vuole essere nominato: “Il cardinale Müller sembra essere entrato nel nido dei calabroni con le sue recenti osservazioni che indicano l’aspetto dell’omosessualità nella crisi degli abusi”.
LifeSiteNews si è rivolta a diversi prelati e sacerdoti, chiedendo loro di commentare questo forte attacco personale contro il cardinale Müller sulla scia dell’intervista del 21 novembre con LifeSiteNews.
(per evitare eccessiva lunghezza, riporto solo le dichiarazioni integrali del card. Walter Brandmüller e del vescovo Athanasius Schneider)
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Cardinale Walter Brandmüller:
È davvero strano quanta indignazione abbiano suscitato le dichiarazioni del cardinale Müller sul problema dell’omosessualità. Dopotutto, si limita a ripetere ciò che si può leggere in proposito nel Catechismo. Questo è l’insegnamento della Chiesa che è sempre e ovunque valido – e corrisponde esattamente a quello che è scritto nella Sacra Scrittura, includendo le lettere dell’apostolo Paolo. Ma questo insegnamento scaturisce già dalla natura della sessualità umana che è chiaramente orientata alla procreazione e alla nascita della vita umana.
Il grave peccato di un atto omosessuale liberamente scelto porta alla perdita della grazia santificante e quindi alla perdita dell’essere figlio di Dio. Così, si giudica chiaramente il peccato. Giudicare il peccatore, tuttavia, non è compito dell’uomo. E’ Dio che è sempre pronto a perdonare quando il peccatore si avvicina a lui con il pentimento e la risoluzione di non peccare di nuovo. Il perdono è dato dopo la confessione nel sacramento della Penitenza. Questa è la sostanza della questione.
Il fatto che la sua semplice presentazione causi una tempesta di indignazione è un segno di mancanza di conoscenza, o addirittura di opposizione al chiaro insegnamento della Chiesa. In ogni caso, è un sintomo allarmante del declino della Fede nella Germania cattolica. Ma chi ora pensa di non poterlo (più) affermare o confessare, dovrebbe essere onesto e non chiamarsi più cattolico. È davvero sorprendente che un problema che colpisce al massimo lo 0,1% della popolazione domini quasi ossessivamente l’opinione pubblica.
Fu un segno profetico che Papa Paolo VI canonizzò nel 1964 22 giovani ugandesi che, tra il 1885 e il 1887, furono martirizzati perché si rifiutarono di cedere alle richieste sessuali (sodomitiche) del re Mwamga II. Questo segno è stato ulteriormente rafforzato dalla canonizzazione di Papa (Paolo VI) da parte di Papa Francesco.
Il cardinale Müller si è limitato a citare i fatti quando ha detto nella sua intervista che, nella Chiesa, esiste un nesso tra omosessualità e abusi sessuali. Lo ha dimostrato anche lo studio dei vescovi tedeschi sugli abusi sessuali: quasi due terzi delle vittime erano uomini, cioè vittime di abusi omosessuali. Per il bene delle vittime, dobbiamo prendere sul serio questi fatti e, di conseguenza, le misure concrete, come già contenute nel Codice di Diritto Canonico del 1917; cioè: l’esplicita menzione dell’omosessualità come uno dei reati sacerdotali contro il VI Comandamento che comportano pene canoniche.
Vescovo Athanasius Schneider:
A sostegno delle recenti dichiarazioni del cardinale Müller sull’omosessualità
Nella sua recente intervista a Lifesitenews (21 novembre 2018) il cardinale Gerhard Ludwig Müller ha ribadito in modo chiaro ed esplicito la verità della Rivelazione Divina sulla sessualità e, in particolare, sul male intrinseco degli atti omosessuali. Questa dottrina non è tanto una dottrina della Chiesa, ma, in primo luogo, una dottrina rivelata da Dio. Il Magistero della Chiesa trasmette questa dottrina solo come amministratrice fedele di qualcosa di cui Lei non è proprietaria.
Dobbiamo ringraziare il cardinale Müller per aver presentato questa opportuna e necessaria riaffermazione della verità divina, con la quale ha fornito un valido aiuto spirituale a tante anime. Infatti, bisogna comprendere le parole del cardinale Müller come un aiuto, anche per quelle anime che sono accecate dall’eresia dell’omosessualità: o attraverso la loro propagazione di questo errore ingannevole che si manifesta ora nella vita della Chiesa e nella società umana; o attraverso la loro personale pratica del vizio omosessuale o sodomitico. Questo vizio alla fine distrugge la pace interiore di chi lo pratica (poiché gli atti omosessuali sono contro la natura e la ragione umana) e mette inoltre tale persona a rischio reale della perdita della salvezza eterna.
Alle affermazioni del cardinale Müller, provenienti da alcuni membri del clero offesi, si sono avute all’improvviso reazioni aggressive, mentre, allo stesso tempo, si nota un imbarazzante silenzio tra i molti vescovi riguardo al pericolo di diffusione dell’eresia omosessuale.
In verità, stiamo osservando una crescente diffusione dell’eresia omosessuale all’interno della Chiesa. Un numero crescente di chierici di diversi ranghi escono dai loro nascondigli e, senza arrossire, iniziano addirittura a sostenere l’accettazione morale dell’attività omosessuale. Essi nascondono la loro eresia e apostasia, per esempio, con l’espressione sofistica e gnostica di un “ulteriore sviluppo della dottrina morale cattolica” (“Weiterentwicklung der katholischen Morallehre”).
Già nella storia sacra, c’è stato un disastroso “ulteriore sviluppo” del primo comandamento del Decalogo “non avrai altri Dio all’infuori di me”. E’ successo quando il sacerdote ebreo Aronne ha fabbricato il Vitello d’Oro, permettendo così al popolo di adorare un idolo. Ai nostri giorni stiamo assistendo a sacerdoti, vescovi e cardinali che permettono alle persone di avere la presunta “gioia” della danza intorno al vitello d’oro dell’omosessualità. L’ex casta storica dei Sadducei, che erano per lo più chierici increduli e politicamente corretti, si è rianimata nel nuovo clero cattolico dei propagatori dell’eresia dell’omosessualità. Tali sacerdoti e vescovi non sono altro che “sacerdoti di regime” e “vescovi di regime”, poiché, sostenendo la legittimità dell’omosessualità, si rivelano, non come servi di Cristo, ma, piuttosto, come servi del regime politico e mediatico a rete dell’omosessualità. Per essere un nuovo “Sadduceo”, così come un “vescovo di regime”, non c’è certamente bisogno di coraggio.
La cosa tragica e deplorevole in questa situazione è il fatto che la Santa Sede, che è la sede della verità (“cathedra veritatis”), non solo non si oppone a questa avanzata dell’eresia omosessuale, ma, incredibilmente, assegna anche compiti ecclesiastici a noti sostenitori di questa eresia omosessuale.
Uno dei compiti essenziali del Successore di Pietro consiste nel rafforzare, in primo luogo, i vescovi nella fede cattolica e divina (cfr. Lc 22,32). Purtroppo, attualmente, dobbiamo notare un’eclissi nell’esercizio papale di questo stesso compito di rafforzare la verità sull’omosessualità.
Quando vescovi e cardinali non temono di essere derisi o di essere messi alla “periferia” ecclesiastica quando proclamano senza ambiguità la verità divina sul male intrinseco dell’attività omosessuale e, così facendo, si rinforzano contro il diluvio dell’eresia omosessuale all’interno della Chiesa, stanno effettivamente fornendo un aiuto efficace e collegiale al Ministero petrino del Papa stesso e stanno compiendo allo stesso tempo anche una vera opera di carità verso i fedeli e verso le anime erranti. Questo è quanto ha fatto il Cardinale Müller nella sua recente intervista a Lifesitenews, e per questo dobbiamo essere molto grati a Sua Eminenza.
25 novembre 2018
+ Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria ad Astana.
fonte: LifeSiteNews
Sabino Paciolla
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