Che vuol dire essere cattolici o preti credibili? I preti che hanno perso la fede convertendosi al modernismo "storicizzano i Vangeli" non vogliono dispiacere al mondo vogliono essere credibili annunciando un loro Dio credibile
di Francesco Lamendola
Oggi va molto di moda una nuova espressione, coniata dai cattolici progressisti e specialmente dai teologi, o sedicenti teologi, che si fingono cattolici ma sono in realtà, in tutto e per tutto, dei modernisti, cioè degli eretici e dei pericolosissimi nemici della fede cattolica e della vera Chiesa (non lo diciamo noi, lo dice l’enciclica Pascendi di san Pio X): essere credibili. Hanno sempre questa espressione in bocca; fino a ieri nessuno si era mai sognato di adoperarla, oggi nessuno può permettersi di farne a meno. I preti nell’omelia domenicale, i catechisti nelle lezioni ai ragazzini, i vescovi “di strada” che hanno occhi e orecchi solo per il “dramma” dei migranti, nonché dei profughi, veri o finti non ha importanza; e non parliamo di quelli che, pur non essendo né preti, né cattolici, si sono improvvisati professori del clero e depositari della vera fede nel vero vangelo (non quello taroccato da duemila anni d’inganni e superstizioni clericali): tutti costoro, con la benedizione e l’incoraggiamento del signore argentino che pessimamente occupa, da cinque anni, il seggio di san Pietro, incessantemente ripetono che il credente deve essere credibile, che la chiesa deve essere credibile, e perfino – Dio ci perdoni la bestemmia – che Gesù Cristo deve essere credibile. Se non sono credibili, niente da fare. Ma che cosa intendono, costoro, per credibilità? Credibilità rispetto a che cosa, verso chi?
I preti che hanno perso la fede, convertendosi al modernismo "storicizzano i Vangeli": non vogliono dispiacere al mondo, vogliono essere credibili annunciando un "loro" Dio credibile !
Facciamo un esempio molto semplice. Se voglio essere accettato nell’ambiente della malavita, devo ammazzare qualcuno senza batter ciglio: allora diventerò un interlocutore credibile per quei signori, allora e solo allora mi prenderanno in considerazione e si rivolgeranno a me con un certo grado di fiducia. Dunque, non basta essere credibili: bisogna essere credibili nella verità. Questo, se si vuol essere dei veri cattolici, fedeli al vero Vangelo di Gesù Cristo, e non dei cacciatori di credibilità, vale a dire dei cacciatori di consenso. Consenso e credibilità non sono la stessa cosa, ma finiscono per diventarlo nell’ottica di questo mondo. Nell’ottica dell’eterno, nell’ottica di Dio, non sono e mai saranno la stessa cosa: perché il vero cristiano vuol piacere a Dio e a Lui solo, a Gesù e a Lui solo, e se ne infischia allegramente della popolarità, anzi sa benissimo che il vero cristiano non è mai stato, né mai sarà, “popolare”. Il vero cristiano non piace alle masse, non piace al potere, non piace a nessuno, tranne a chi ha il cuore puro e aperto al mistero di Dio, al mistero della grazia. Questa è una cosa che non diciamo noi, ma l’ha detta e ribadita Gesù Cristo, con le sue precise parole (e sempre col permesso di quegli illustri neopreti e neoteologi i quali mettono apertamente in dubbio che noi sappiamo cosa Gesù realmente disse, dal momento che ai suoi tempi non c’erano i registratori). Gesù ha detto: Se hanno ascoltato me, ascolteranno anche voi; ma se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Ha profetizzato ai suoi Apostoli incomprensioni, persecuzioni e martirio: Vi cacceranno dalle sinagoghe, vi accuseranno e diranno, mentendo, ogni sorta di calunnia contro di voi; anzi verrà il tempo, ha aggiunto, in cui chiunque vi mette a morte, crederà di rendere un culto a Dio.
Quanti pellegrini attirano le case di accoglienza dei preti che espongono il cartello: Vietato l’ingresso ai razzisti: quante conversioni si devono al professor Riccardi? E l’ottimo Enzo Bianchi, quante anime ha avvicinato a Dio, nel solco dell’autentico Vangelo?
Andiamoci piano, dunque, con la smania di essere credibili, e a maggior ragione di essere popolari. Il cristiano non vuol essere credibile secondo i parametri di questo mondo, vuol essere credibile davanti a Dio. E non si cura di esser popolare, anzi si preoccupa e si chiede dove stia sbagliando, se i signori di questo mondo lo applaudiscono e gli regalano elogi e sorrisi: tanto più che i signori del mondo non regalano mai nulla, e se fanno elogi e sorrisi a qualcuno, è perché quel qualcuno sta facendo quel che rientra nel loro interesse e vogliono incoraggiarlo a proseguire sempre più su quella linea. A dei ragazzi che gli chiedevano una benedizione (è successo a Palermo, il 15 settembre 2018), il signore argentino, che si trovava nel capoluogo siciliano non in gita di piacere o in visita privata, ma per svolgere un viaggio “apostolico”, si è rifiutato di accontentarli, dicendo di non voler offendere i non cattolici. A questo punto siamo arrivati, nella smania di piacere al mondo, di essere popolari e di apparire “credibili” alla mentalità del mondo: che un papa si rifiuta di benedire i suoi fedeli perché non vuole dispiacere ai non credenti. E tutto il neoclero progressista e modernista si comporta alla stessa maniera: si inchina alla mentalità del mondo, si affanna per mostrarsi all’altezza delle aspettative del mondo. Che cosa pensa il mondo della preghiera, che cosa pensa del Sacrificio eucaristico? Che si tratta di perdite di tempo e di pie fantasticherie. E che cosa fanno i cattolici progressisti e i preti modernisti? Trasformano le chiese e le basiliche in mense e refettori per i “poveri”. Al posto della Parola di Dio, piatti fumanti di pasta al ragù; al posto del Corpo e del Sangue di Cristo, le retorica ostentata e insopportabile della “chiesa dei poveri”. Ma perché non si può allestire la mensa nei locali parrocchiali o nelle aule vescovili? Ce ne sono a centinaia, da quando le parrocchie son rimaste senza preti e da quando i seminari si sono svuotati. Ma no: bisogna farlo in chiesa, per diffondere il messaggio che i cattolici non sono gente che perde tempo a pregare, ma gente che aiuta concretamente i poveri. Del resto, non lo ha detto e scritto, nero su bianco, il signore argentino, a proposito della preghiera e della vocazione alla vita consacrata, che non è sano amare il silenzio e che i gli aspiranti monaci e monache dovrebbero essere sottoposti a una bella visita psichiatrica, per capire se è credibile il loro desiderio di entrare in convento? Ahimè: dati i presupposti, abbiamo la netta impressione che, da una tale visita (e il signore argentino ha dato l’esempio, dicendo di essere ricorso, lui stesso, alle “terapie” di una psicanalista ebrea), uscirebbero con l’autorizzazione a entrare in convento precisamente quelli che in qualsiasi posto starebbero bene, tranne che in un convento. E questo, senza dubbio, è l’obiettivo cui mira il signore argentino: spegnere, mortificare, uccidere le poche vocazioni che ancora fioriscono nel mondo moderno. Come ha fatto e continua a fare, imperterrito e indisturbato, da più di cinque anni, contro i francescani e le francescane dell’Immacolata. E col silenzio complice dei mass media asserviti alla sua dittatura, a cominciare dai giornali e dalle televisioni che millantano ancora di essere cattolici, ma non lo sono più.
La neochiesa della "Svolta antropologica" si è appiattita e prostrata al mondo, al consumismo e alle sue mode; ma le anime dei fedeli si avvicinano a Cristo quando restano affascinate dagli esempi di vita dei suoi pastori: purchè siano "genuini" e non falsati da una opportunistica"misericordia" di facciata.
Ma non solo i cristiani, anche Dio deve essere credibile; anche Gesù Cristo. Chi è Gesù, per questi signori? Gesù è un profeta che narrava Dio agli uomini; parola di Enzo Bianchi. Gesù, per i teologi modernisti, era un uomo; e i neopreti lo presentano così ai fedeli, nelle loro omelie: come un uomo che ha detto, che ha fatto, che ha sofferto, eccetera. Non come Dio che si è fatto uomo; non come Dio che ha assunto anche la natura umana per riscattare i peccati degli uomini e per morire e risorgere per amore di essi. No, non sia mai: queste sono favole, queste sono allegorie, queste sono immagini figurate! Ma quando mai Dio può farsi uomo? Ma quando mai qualcuno può risorgere dal sepolcro? Questo è il sottinteso dei preti che hanno perso la fede e si sono convertiti al modernismo: non vogliono dispiacere al mondo, vogliono essere credibili e annunciare un Dio credibile. E siccome il Dio dei Vangeli è un Dio incredibile (che trasforma l’acqua in vino; che cammina sulle acque; che moltiplica i pani e i pesci; che libera dal demonio i posseduti: questa, poi: ma se il demonio non esiste!), bisogna fare in modo che diventi credibile, cioè appetibile, cioè popolare. Del resto, lo aveva detto e scritto, quattro secoli fa, uno dei padri della rivoluzione moderna, il signor Galilei (nella Lettera a don Benedetto Castelli): se troviamo nelle Scritture qualcosa che non ci sembra credibile alla luce della sola ragione naturale, deve trattarsi di un errore d’interpretazione. Galilei ha proposto di storicizzare i Vangeli; Karl Rahner lo ha imposto al Concilio: ora la cosa è divenuta uno dei pilastri della neochiesa, come si evince da tutto quel che dicono i vari Sosa, Galantino, Bassetti, Paglia, Bergoglio; non parliamo dei James Martin, dei Danneels, dei De Kesel, dei Kasper, dei Marx, dei Schönborn. Intanto, però, resta il fatto che le vocazioni religiose sono giunte al capolinea, gli aborti non diminuiscono, le richieste di eutanasia e unioni gay aumentano, e i cattolici sono perfettamente in linea con le tendenze del mondo moderno: invitano personaggi come Emma Bonino a tener lezione in Chiesa, costringono ad andarsene i parroci che disapprovano i matrimoni gay da parte degli animatori parrocchiali, scomunicano i preti che denunciano l’inganno modernista e spronano i fedeli a restare attaccati al vero cristianesimo (anche se fin dal discorso di apertura del Concilio, la neochiesa aveva detto di non voler più usare la severità, ma la dolcezza verso il mondo). Ora questa fuga dai seminari, questa fuga dai conventi, questa fuga dalle chiese, secondo noi ha una ragione fondamentale: più si sforzano di apparire credibili secondo la logica del mondo, più i ministri di Cristo tradiscono il Vangelo e allontanano le anime, invece di avvicinarle. Le anime si avvicinano a Cristo quando restano affascinate dall’esempio di vita dei suoi pastori. Ma i pastori non devono essere credibili, non devono preoccuparsi degli indici di gradimento: devono essere semplicemente degli autentici cristiani. Come lo era il santo Curato d’Ars.
Per Giovanni Maria Vianney la cosa più importante era la confessione: passava in confessionale gran parte della sua giornata, e le folle da confessare erano immense. Come per san Pio da Pietrelcina, come per san Leopoldo Mandic. Dubitiamo assai che, oggi, egli considererebbe la cosa più importante accompagnare i poveri migranti in piscina, per combattere il caldo dell’estate.
Che vuol dire essere cattolici o preti credibili?
di Francesco Lamendola
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