ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 gennaio 2018

La sua opera nefasta e micidiale di “rinnovamento”

LA GRANDE BONIFICA



È tempo di cominciare la grande bonifica. Questa babilonia deve finire, ma come sarà possibile procedere? Dio non abbandona nessuno, ma se gli uomini abbandonano Dio, Lui per quanto desideri la loro salvezza, non può fare nulla 
di Francesco Lamendola  


Abbiamo detto che, per ridare speranza ai veri cattolici e reagire al senso di fatalismo che li ha quasi paralizzati in questi ultimi anni, si deve immaginare una manovra articolata in tre fasi: puntare alle dimissioni del falso papa Bergoglio; aprire un serio dibattito sul Vaticano II e le sue conseguenze; perseguire l’abbandono di ciò che era sbagliato e un ritorno della Chiesa alle sue sorgenti perenni, alla Fonte d’acqua viva promessa da Gesù e che sempre era stata alla base della sua missione e della sua stessa vocazione apostolica (cfr. l’articolo Per reagire: manovra in tre tempi, pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia il 22/01/2018). Il terzo punto, in verità, lo avevamo  soltanto accennato, consapevoli della enorme vastità di prospettive, di problemi, di nodi da affrontare e da sciogliere, che esso necessariamente comporta. Orbene, dobbiamo perciò esaminare più da vicino tale aspetto della questione, ben consci del fatto che esso comporta, in buona sostanza, l’assoluta necessità di bonificare l’immensa palude del modernismo che si è estesa sui campi della Chiesa e li ha ormai semisommersi nell’arco dell’ultimo mezzo secolo, all’ombra delle false teorie postconciliarirelative alla “prosecuzione” e all’”approfondimenti” del non meglio specificato “spirito del Concilio” che, con lo Spirito divino, ha ben poco o punto a che vedere.

Superiorelatria

NEO-FSSPX:
LA NUOVA BORGHESIA DELLA TRADIZIONE




San Bernardo da Menzingen
Le brave persone lo seguono. Gli altri sono pazzi o traditori o congiurati contro le persone brave e valenti – (idea geniale elaborata dal blog della neo-Fraternità in Argentina)

La borghesia è composta da individui
insoddisfatti di ciò che hanno
e soddisfatti di ciò che sono.


Nicolás Gómez Dávila

In passato, la FSSPX parlava della conversione della Roma modernista e centrava su questa condizione l’unica possibilità di un accordo con Roma. In effetti, la conversione di Roma renderebbe inutile qualsiasi accordo, perché tutto tornerebbe alla normalità. Fino al capitolo generale del 2006 era questa la posizione ufficiale. Ma poi, già convertita in neo-FSSPX, a poco a poco essa ha smesso di parlare della conversione della Roma modernista, fino a cambiare le condizioni per un accordo, senza guardare a ciò che era Roma, ma a ciò che avrebbe dovuto ricevere da essa; è così la Fraternità ha mutato il suo punto di vista.

Il punto di vista fu fatto cambiare astutamente da Roma quando concesse “misericordiosamente” la revoca delle “scomuniche”, dopo la “libertà” per la Messa tradizionale. Questo è stato il fattore chiave a partire dal quale Roma ha ripreso l’offensiva contro la Fraternità. Infatti, dopo il fallimento delle discussioni dottrinali, quando tutto sembrava concluso per mancanza di comprensione, Roma passò all’offensiva con la sua offerta di pace. E la neo-FSSPX accettò di ricercare questa pace, senza la conversione della Roma modernista.

La degradazione della teologia ad antropologia

L'APOSTASIA EUCARISTICA. CATECHESI DI DON MINUTELLA DAI PRESSI DI REGGIO EMIL...

01:07:04

Catechesi Don Minutella - 24-gennaio 2018

LA DEGRADAZIONE TEOLOGICA

Perché alla teologia di Walter Kasper sfugge la vera sostanza del Mistero cristiano. La degradazione della teologia ad antropologia: un abbassamento della regale divinità di Cristo in una ambigua “umanizzazione” 
di Francesco Lamendola  

Le prime vittime dell’inganno

LETTERA AD UN SACERDOTE - LA RISPOSTA DI BARONIO A PADRE GIOVANNI SCALESE



Per una penna un po’ polemica e talvolta acuminata come la mia, laLettera ad un Sacerdote (qui) rappresenta qualcosa di nuovo, specialmente nei modi in cui ho voluto comporla, cercando di parlare al cuore di un ideale destinatario, per suscitare nel mio interlocutore un moto interiore sincero, che riconoscesse nelle mie parole onestà di intenti e non una semplice occasione di sterile critica. Giacché la critica può toccare materie astratte, ma quando vuole accostarsi alle persone per farle riflettere deve necessariamente contemperarsi con la Carità, ossia con quello zelo per il bene altrui che ha come causa prima l’amore per Dio, ch’è Carità Egli stesso. E volere il bene di qualcuno, significa desiderare anzitutto che questi comprenda le ragioni per le quali si cerca di condividere con lui non tanto o non solo il frutto delle proprie riflessioni, quanto il loro oggetto ultimo, che deve essere sempre e solo il Signore, amato sopra ogni cosa.

La risposta del reverendo padre Scalese alla mia Lettera, pubblicata ieri su Antiquo robore (qui), mi onora per due motivi: per l’autorevolezza di chi l’ha scritta e per il modo in cui essa è stata formulata. Nelle sue parole non vi è traccia di animosità, né disprezzo per quel che ho scritto; al contrario, vi leggo un atteggiamento indulgente e - cosa molto rara - anche la condivisione di molti punti che altri giudicherebbero semplicisticamente inaccettabili. Parto quindi da questa constatazione di un comune punto di vista, nel tentativo di argomentare più diffusamente la tesi della Lettera, affinché possano diventare comuni anche le conclusioni, sulle quali al momento padre Scalese dissente. 

Chi va col lupo..




Paolo Deotto mi dice che suo padre amava ammonire che “chi va col lupo impara a lupanare”. Non si potrebbe trovare titolo migliore di questo sagace ammonimento per la breve incursione nella cronaca un po’ clericalchic e un po’ clericalchoc a cui ci dedichiamo oggi. Cronaca fotografica, naturalmente, come pertiene alla natura mondana degli eventi in questione.
Mercoledì della scorsa settimana, 17 gennaio, si è tenuta nella sede di Radio Radicale la presentazione dell’ultimo libro di Francesco Rutelli, Contro gli immediati. Per la scuola, il lavoro e la politica. Moderatore il giornalista Massimo Bordin, voce storica della radio ospitante. Relatori, oltre a Rutelli, la giornalista Mirella Serri e Vincenzo Paglia, arcivescovo, Presidente del Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.

Immagini per meditare

SANCTE MICHAEL ARCANGELE, DEFENDE NOS IN PROELIO

Brucia la Sacra di San Michele

“All’abbazia è legato  il mistero della cosiddetta “linea magica” di San Michele: sembra infatti che una linea energetica unisca tre santuari dedicati proprio all’Arcangelo: il Mont-Saint-Michel in Francia nella regione della Normandia, la Sacra di San Michele appunto, e il Monte Sant’Angelo in Puglia.

Vivere è giudicare

CHI SONO IO PER GIUDICARE?


Disse il falso papa Bergoglio: "Chi sono io per giudicare? Un uomo, e un cristiano, rispondiamo noi. E' una di quelle frasi che piacciono tanto al mondo, perché il mondo non vuol essere giudicato ma vivere non è forse giudicare 
di Francesco Lamendola  

 

Ma infine, chi sono io per giudicare?, disse il falso papa Bergoglio, nel corso di una di quelle interviste rilasciate alla stampa a bordo di un aereo che gli piacciono tanto: si vede che l’alta quota lo stimola allo sproloquio. Ed eravamo ancora agli inizi, mancava la ciliegina sulla torta della piena riabilitazione di Lutero, di ritorno dall’Armenia; e poi quella, assai coreografica, del matrimonio celebrato “al volo”, a 10.000 metri sulle Ande, utilissima anche per distrarre l’attenzione da altre cose più serie e un tantino imbarazzanti, come la faccenda del vescovo di Osorno, Barros, accusato d’aver coperto un caso di pedofilia ma da lui difeso a spada tratta, con poca misericordia per le vittime degli abusi (questo non lo diciamo noi, lo dice a chiare note il cardinale americano Sean O’Malley). La questione sulla quale il papa si diceva non abilitato a giudicare era quella della sodomia; la domanda precisa, da lui stesso formulata (a se stesso: perché questo è il suo stile: mica rispondere alle domande scomode degli altri; a quelle, non risponde proprio, specie se a farle sono degli eminenti cardinali) era: Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Eravamo alla fine di luglio del 2013, Bergoglio era stato eletto papa da qualche mese appena, e già cominciava a mettere in crisi le certezze dei fedeli, a seminare dubbi, a turbare le coscienze con il suo caratteristico stile sudamericano, un misto di disinvoltura fuori luogo e di sfrontata provocazione, e non nel senso buono della parola. Perché se la provocazione è “buona”, anche i frutti sono buoni, nel senso che aprono un percorso di riflessione, di ripensamento, di dialogo; ma le provocazioni di costui sono sempre di segno negativo, distruggono la verità e aprono delle ferite nelle coscienze, ma non sollecitano alcun ripensamento e non instaurano alcun dialogo: anche perché il dialogo, per lui, è un monologo, e a chi gli pone questioni che non sono di suo gradimento, semplicemente non risponde, oppure risponde indirettamente, sfogandosi ad insultarle con gli epiteti più vari e fantasiosi, ma ben poco cristiani e tutt’altro che misericordiosi, con i quali si potrebbe ormai compilare un cospicuo vocabolarietto degli insulti papali.

“Moriremo”, ma con onore, non da traditori

FFI, una voce coraggiosa si leva



(di P. Paolo M. Siano) Pochi giorni fa, 21 gennaio, è stato un anniversario importante per la storia di noi Francescani dell’Immacolata (FI). In quel giorno di 6 anni fa (2012) si svolse nel nostro convento romano in via Boccea l’incontro tra l’allora Consiglio Generale FI da un lato, e dall’altro 5 frati (due americani e tre italiani) contestatori della persona e del governo di padre Stefano Manelli, fondatore e Ministro generale.
Il sottoscritto, insieme ad altri docenti dell’allora Seminario FI e responsabili della formazione, fu invitato da P. Manelli a partecipare all’evento. L’incontro, durato un’intera giornata in due sessioni, fu sconvolgente per la quantità e veemenza di accuse velenose mosse contro padre Manelli.
Col senno di poi si comprende che quelle accuse sarebbero state poi gradualmente dispiegate e sviluppate nel dossieraggio e nella guerra ecclesiastica, mediatica e giudiziaria condotta contro padre Manelli, guerra promossa e/o avallata da alcuni ecclesiastici (anche vaticani), frati, laici, e un prete diocesano un po’ “tridentino”… In questi 6 anni ho assistito: alla oggettiva devastazione della mia Famiglia Religiosa (Frati, Suore, Laici), alla persecuzione (tuttora in corso) del Padre Fondatore e del nostro autentico carisma FI approvato da Papa san Giovanni Paolo II.

Lupastores

Preti scandalosi e corale indignazione…ovvero… riflessione amara.

Nuove notizie e nuove reazioni indignate… sacrosante, beninteso, ma ecco che sorge spontanea anche la riflessione che qualche prete ligio, tutto canonica e chiesa, chiamerebbe “amaramente zelante”.

E la riflessione è che:  continuare a indignarsi perché in questa nuova Chiesa figlia del Vaticano II ne continuano a succedere di tutti i colori, è diventata una cosa quasi inutile, se non fosse che tanti fedeli continuano ad avere bisogno di rinnovati avvertimenti per guardarsi dai lupi travestiti da preti che ormai scorazzano indisturbati in questa selvaggia prateria che una volta era la terra dei cattolici.

L’ultima notizia viene dalla ex Julia Augusta Taurinorum sede episcopale di San Massimo (V secolo), che oggi si chiama Torino e che ultimamente è stata sede episcopale di quel Michele Pellegrino (1903-1986 - sessantotto) che, come dicono a Torino, più pellegrino di così non si può.



Chiaffredo Olivero, detto Fredo

Uno dei preti cresciuti nell’allevamento sovversivo del Pellegrino, di bel buono decide di non recitare più a Messa il canonico Credo, perché, secondo lui, sarebbe un’inutile tiritera di cose poco comprensibili, e propone il canto di una fesseria che, secondo lui, in quanto comprensibile, farebbe capire ai fedeli che Dio è solo ed esclusivamente amore.

Come si fa a non essere d’accordo? Dopo quattro anni di catechesi bergogliana volta a mutare il Credo dei fedeli?

Ovviamente, se Dio è solo amore e misericordia, che senso ha ricordare che Cristo ritornerà a giudicare i vivi e i morti? Si capisce subito che si tratta di un anacronismo e che quindi occorre aggiornare il Credo perché i fedeli la smettano di pensare ad un Cristo giudice che darà ad ognuno il suo.
A dare ad ognuno il suo ci sta già pensando Bergoglio e tanto basta per smettere di recitare il Credo cattolico e incominciare a cantare fesserie magari tratte dai discorsi martiani del Papa argentino.

mercoledì 24 gennaio 2018

Illicitus

NO, NON TI E' LECITO !



No, in nome di Cristo: ecco perché, perfino un chierichetto avrebbe dovuto alzarsi in piedi e replicare alla scandalosa intervista di Bergoglio e dirgli: "anche se tu sei il papa, non ti è lecito andare contro la Parola di Dio" 
di Francesco Lamendola  


Il falso papa Bergoglio ha dichiarato, a suo tempo, che il giudice supremo di una qualsiasi questione morale è, in ultima analisi, la propria coscienza soggettiva.
Ebbene, già allora, eravamo all'inizio del suo pontificato, ed egli diceva una tal cosa conversando con il giornalista Eugenio Scalfari, ateo e nemico dichiarato, da sempre, dei valori cristiani, qualcuno, qualche cardinale, qualche vescovo, qualche sacerdote, qualche frate, qualche suora, qualche catechista, qualche teologo, qualche diacono, qualche sacrestano, qualche chierichetto, qualche nonna, qualche semplice fedele, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e ammonirlo fraternamente, ma fermamente, e dirgli: Non ti è lecito dire questa cosa, perché è in completo contrasto con l'insegnamento della Chiesa cattolica, della quale tu sei stato eletto capo, e vicario di Cristo.

Communio

Radio Domina Nostra was live.

01:05:38
catechesi Don Minutella 23/gennaio 2018

Inter-comunione? L’Eucarestia è solo per i cattolici


Il cardinal Robert Sarah e il vescovo Athanasius Schneider replicano al commento del Papa sull’inter-comunione: “Non è una questione di seguire la propria coscienza”.

Una buffonata nella buffonata

NARCISISMO "NEOCATTOLICO"


Neocattolici fra superficialità e sciatteria. Come in un reality show a 10.000 metri di quota: l'esibizionismo di Carlos e Paula, "assecondati" dal papa sudamericano hanno superato la soglia del buon gusto e della decenza 
di Francesco Lamendola  

  

Hanno avuto il loro momento di gloria: benissimo. Ora Carlos e Paula, 41 e 39 anni, assistenti di volo della compagnia aerea cilena Latam, sono diventati delle celebrità, anche se fra qualche settimana nessuno si ricorderà più di loro; e lo sono diventati grazie alla insaziabile smania di audience del falso papa Bergoglio, al quale non è parso vero di inscriversi nel guinness dei primati (da fiera) celebrando le loro nozze a quasi 11.000 metri d'altezza, nel volo fra Santiago e Iquique, nel Cile settentrionale. L'importante - come diceva Giovan Battista Marino, il principe dei poeti barocchi - è stupire, e così far notizia; l'importante è che si parli, non di Dio, o di Gesù Cristo, o del Vangelo, i quali richiedono all'uomo sacrifici, penitenza e umiltà, ma di lui, di El Papa argentino, l'ammazzasette, il pampero, il decisionista, il rottamatore della vecchia e brutta Chiesa oscurantista e il fondatore della nuova Chiesa, giovane, entusiasta, moderna, protesa verso l'avvenire.

Siate cristiani veri, scuotetevi nel profondo

http://www.unavox.it/NuoveImmagini/Papa_Francesco/papa_sposa_in_volo.jpg

FRANCESCO? E' TORNATO A SANTA MARTA (CON QUALCHE NOTA)

Per l’ennesima volta i gesti di Francesco contraddicono certe sue dichiarazioni. Vedi, quale esempio clamoroso, quanto successo con il matrimonio express nel volo Santiago del Cile – Iquique. Sconcerto e confusione tra i cattolici fedeli alla dottrina sociale della Chiesa. Ma nel mondo cattolico non passa giorno ormai senza qualche picconata da parte di parte di consacrati all’edificio ecclesiale.  

Siate cristiani veri, scuotetevi nel profondo, andate controcorrente, guardate a Gesù Cristo, è a Lui che si deve guardare…testimoniate con la vostra vita - già nel vostro ambito di famiglia e di lavoro - quei valori che contrastano con quelli aridi e frou frou propri del mondo in cui siamo immersi. L’omelia di don Giuseppe domenica 21 gennaio 2018, alla messa di mezzogiorno nella chiesa di Sant’Ippolito a piazza Bologna (Roma), è come al solito ardente, stavolta ancora di più. Scrutiamo i volti dei tanti presenti: assorti e impenetrabili. Si potrebbe pensare che i parrocchiani dormano. Realisticamente si può invece presumere che don Giuseppe sia riuscito a scuoterne non pochi, tanto da spingerli a porsi almeno qualche domanda. Pure alcuni di quelli tetragoni, quelle anime ingenue che vegetano in tante parrocchie e che - per pigrizia intellettuale e per vocazione al politicamente corretto –scambiano Avvenire per il Vangelo e sono portate a votare Pd o peggio ancora alle elezioni politiche.  
Alla fine della messa (ma anche per strada il giorno prima) ecco che nei capannelli trasvolano parole inusuali per queste lande. Sul Papa. “Ma che fa? Che cosa sono queste sceneggiate in aereo… sposa due a lui sconosciuti in volo e al volo… così, senza quegli adempimenti cui tutti noi siamo stati costretti… dopo il divorzio express, il matrimonio express, che però in questo viene addirittura dal Papa… roba da manicomio… poveri parroci… che facciamo, che dobbiamo fare, non si capisce più niente!”.  S’alzano gli occhi al cielo… “Non ci resta che pregare”…

Un inganno durato cinquant’anni e oltre,,

Un inganno durato cinquant’anni?



Nei giorni scorsi “Cesare Baronio” ha scritto sul suo sito Opportune importune una “Lettera ad un sacerdote. Considerazioni su un inganno durato cinquant’anni”. Io non so chi sia “Cesare Baronio”; da alcuni indizi mi par di capire che si tratti di un Monsignore (almeno, cosí tutti si rivolgono a lui) col quale potrei avere alcuni tratti in comune: bazzica Campo de’ Fiori (qui), in prossimità del quale sono nato e cresciuto (ho frequentato la scuola materna ed elementare in Via de’ Giubbonari); avendo scelto come pseudonimo il nome del celebre Cardinale oratoriano, potrebbe avere, come il sottoscritto, ascendenze sorane. Mi pare di poter cogliere dei riferimenti autobiografici nella descrizione del “vecchio monsignore brontolone” presente nella stessa lettera:
Eppure quel vecchio monsignore brontolone, sempre vestito in talare e col cappello romano in castorino, che vedevi scoprirsi il capo quando passava davanti alla tua chiesa, era stato mandato in pensione anzitempo, perché non voleva celebrare il Novus Ordo e criticava il Concilio. Lo avevano invitato ad andarsene in modo un po’ spicciativo, confinandolo in un ufficio polveroso e togliendogli la cura d’anime. Ma lui, come altri tradizionalisti, era un fanatico, uno che accusava la Chiesa di aver rinnegato se stessa e il proprio passato, di aver fatto propri gli errori degli eretici. Anche se, quando lo incontravi per via, ti salutava sempre, e una volta l’hai anche chiamato a confessare durante le missioni al popolo e non ti era parso poi cosí rigido.

E il rimborso?


Il ritardo di duecento anni


In questi giorni, non so perché, mi è tornata in mente la nota affermazione del Card. Martini: la Chiesa è in ritardo di duecento anni. Mi è tornata in mente perché mai come ora mi sembra palese che la minoranza al potere nella Catholica si sia assegnata l’imperativo categorico di colmarlo, questo grave ritardo.

Il neo-papato rivoluzionario bergogliano

LA TENTAZIONE COLLEGIALISTA PER RIDIMENSIONARE GLI ECCESSI DI QUESTO PAPATO: UN INGANNO PERICOLOSO E CONTROPRODUCENTE




Negli scorsi giorni è stato pubblicato un intervento del Card. Müller dal titolo Autorità del Papa e Magistero della Chiesa (qui). Il prof. Paolo Pasqualucci ha risposto con un commento encomiabile, Riflessioni sulla questione dell'infallibilità pontificia e sulle divisioni nella Chiesa (qui), che condivido totalmente. Vorrei tuttavia aggiungere qualche osservazione.

Io credo che - al di là del commento del card. Müller sui limiti dell'autorità papale, chiaramente influenzati dalla neo-dottrina conciliare sulla collegialità - ci troviamo oggi dinanzi ad un pericolo concreto e da non sottovalutare. Questo pericolo è stato determinato da una situazione di cui è causa lo stesso Bergoglio, autore allo stesso tempo di un'impostazione autoritaria del papato aliena al cattolicesimo e contestualmente di una sua ridicolizzazione, di una forma di discredito sistematicamente perseguita in parole, opere ed omissioni: epurazioni e licenziamenti; discorsi livorosi ed accuse generiche contro la Curia romana; nomine e promozioni discutibilissime di Prelati dalla reputazione più che compromessa; interventi sconcertanti al Sinodo sulla Famiglia e manipolazione delle sue procedure interne; difesa di principj inconcliliabili con la Fede e la Morale cattolica, esternazioni qualunquiste, frasi demagogiche, silenzi sconcertanti su temi importantissimi, udienze concesse a coppie omosessuali, travestiti, abortisti; interventi palesemente favorevoli ad un sincretismo più volte condannato dal Magistero; creazione di commissioni segrete per la Messa ecumenica, l'abolizione del Sacro Celibato o l'istituzione delle diaconesse la cui esistenza era stata inizialmente smentita ma che poi sono venute alla luce; azioni di riforma finanziaria o morale sbandierate ai quattro venti e mai portate a serio compimento. Oltre ad un'opera di propaganda mediatica perseguita con metodi da regime totalitario da parte di cortigiani tanto faziosi quanto privi di qualsivoglia credibilità, non di rado sconfessati dalla loro stessa imperizia.

Amoris bononiensis ragù

  • AMORIS LAETITIA

I vescovi dell'Emilia Romagna sdoganano l'adulterio

Amoris Laetitia
Da qualche giorno erano attese, ieri sono state pubblicate sul sito della diocesi di Imola le linee guida dei vescovi dell’Emilia-Romagna contenenti “indicazioni sul capitolo VIII di Amoris laetitia”. Il documento si inserisce nel controverso dibattito che da circa tre anni attraversa la Chiesa cattolica a proposito dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati e, più in generale, sull’impianto della teologia e della dottrina morale.
Dopo la pubblicazione negli Acta apostolica sedis (una sorta di Gazzetta ufficiale della Santa Sede) della lettera di Papa Francesco ai vescovi argentini della regione di Buenos Aires, l’interpretazione del capitolo VIII di Amoris laetitia sembra incanalarsi verso una chiara direzione. Il 5 settembre 2016 Francesco indicava che «non sono possibili altre interpretazioni» rispetto a quella fornita dai vescovi argentini, e cioè che sarebbe possibile, in certi casi, accedere ai sacramenti anche convivendo more uxorio tra due persone che non sono marito e moglie.
I vescovi dell’Emilia-Romagna, se possibile, lo scrivono ancora più chiaramente al numero 9 delle loro linee guida:
«La possibilità di vivere da “fratello e sorella” per potere accedere alla confessione e alla comunione eucaristica è contemplata dall’Amoris laetitia alla nota 329. Questo insegnamento, che la Chiesa da sempre ha indicato e che è stato confermato nel magistero da Familiaris Consortio 84, deve essere presentata con prudenza, nel contesto di un cammino educativo finalizzato al riconoscimento della vocazione del corpo e del valore della castità nei diversi stati di vita. Questa scelta non è considerata l'unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali. È delicata materia di quel discernimento in “foro interno” di cui AL tratta al n. 300».
Questo passo ha una certa coerenza con la famigerata nota 329 di Amoris laetitia, anche se i vescovi dell’Emilia-Romagna lo esplicitano in modo ancor più evidente. Si possono compiere, in certi casi, atti coniugali che tali non sono e accedere ai sacramenti. La nota 329, in effetti, cita fuori contesto la Gaudium et spes del Vaticano II. Fuori contesto perché in modo chiaro la costituzione pastorale del Concilio al numero 51 si riferisce agli sposi e non a coloro che sposi non sono: «Là dove - si legge in Gaudium et spes - è interrotta l'intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l'educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri». Secondo la nota 329 di Amoris laetitia, invece, sembra che gli atti coniugali tra divorziati risposati civilmente (e quindi non c’è nessuna intimità coniugale interrotta perché non c’è nessun matrimonio sacramentale) potrebbero, in certi casi, rappresentare una sorta di bene possibile. I vescovi dell’Emilia-Romagna lo hanno messo nero su bianco in modo anche più esplicito.
Il cardinale Gerhard Muller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, che ha recentemente prefato un libro del professore Rocco Buttiglione proprio su questo dibattito, ha scritto un interessante saggio per la rivista statunitense First things. A proposito della condizione di vivere come “fratello e sorella” per accedere ai sacramenti, scrive Muller,  «indipendentemente dalla questione del soggettivo stato di grazia di una persona – del quale, in ultimo, solo Dio è giudice – è necessario che quanti vivono in contraddizione oggettiva con i comandamenti di Dio e l’ordine sacramentale della Chiesa prendano la risoluzione di cambiare il proprio modo di vivere per poter essere riconciliati con Dio e con la Chiesa nel sacramento della Penitenza. (…) Nei casi in cui vi siano gravi ragioni per non sciogliere la nuova unione e dove una dichiarazione di nullità della prima unione non possa essere ottenuta, l’obiettivo di questo cammino spesso difficoltoso e lungo è di vivere insieme come fratello e sorella e poter così accedere alla Santa Comunione».
Il punto è chiaro e riguarda la liceità degli atti extraconiugali, per un discorso che si potrebbe allargare anche ai semplici conviventi. Ma al di là delle questioni teologiche e sacramentali, strettamente connesse anche con quelle di uno sviluppo omogeneo della dottrina e della prassi ecclesiale, c’è anche una domanda che riguarda il valore attribuito alla castità e alla “vocazione del corpo”. Nelle linee guida dei vescovi emiliano romagnoli non si comprende bene quale valore dare all’amore umano: è definito in modo decisivo solo dai rapporti sessuali? Secondo Giovanni Paolo II e la sua teologia del corpo, peraltro ampiamente citata anche in Amoris laetitia, la continenza (anche per i coniugi, che non possono essere considerati animali in preda agli istinti), non comporta l’impoverimento delle «manifestazioni affettive», anzi le rende più intense spiritualmente, e quindi ne comporta l’arricchimento. E’ chiaro che queste vette richiedono un cammino, ma con la grazia di Dio tutto diventa possibile.
Sembra che queste linee guida emiliano romagnole siano state fortemente volute soprattutto da tre vescovi - Zuppi di Bologna; Castellucci di Modena e Perego di Ferrara - che hanno dovuto superare le resistenze di altri confratelli. Del resto, in un movimento che appare partito dall'alto, ci sono diversi vescovi che stanno spingendo le rispettive conferenze epicopali regionali ad approvare analoghe linee guida. Anche la Conferenza episcopale lombarda, nonostante il cardinale Angelo Scola avesse già pubblicato delle linee guida, ha recentemente dichiarato di lavorare a un documento analogo. Questo attivismo delle conferenze episcopali sembra animato da un certo zelo, come a coprire quei dubbi già sollevati da quattro cardinali e che, invece, sono più diffusi di quanto si vorrebbe far credere.
Lorenzo Bertocchi

 Inaccettabile il documento su Amoris laetitia dei Vescovi dell'Emilia Romagna.

di Don Alfredo Morselli


Lo sentivo, era nell'aria… "dopo Palermo, Modena…" mi dicevo "adesso arriva il documento dei Vescovi dell'Emilia Romagna". Ahimè… quello che temevo è successo: Dopo il tango argentino sulla tomba di San Giovanni Paolo II, è venuto il turno del liscio emiliano romagnolo sul sepolcro di Caffarra. Si tratta delle Indicazioni sul capitolo VIII dell'Amoris Laetitia, a firma de I Vescovi dell'Emilia Romagna, pubblicato il 15-1-2018.
Il documento è reperibile qui.
Entro subito in medias res: è inaccettabile quanto affermato a conclusione del § 9 del documento, che riporto per esteso:
"9. Il discernimento sui rapporti coniugali. La possibilità di vivere da “fratello e sorella” per potere accedere alla confessione e alla comunione eucaristica è contemplata dall’AL alla nota 329. Questo insegnamento, che la Chiesa da sempre ha indicato e che è stato confermato nel magistero da Familiaris Consortio 84, deve essere presentata con prudenza, nel contesto di un cammino educativo finalizzato al riconoscimento della vocazione del corpo e del valore della castità nei diversi stati di vita. Questa scelta non è considerata l'unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali. È delicata materia di quel discernimento in “foro interno” di cui AL tratta al n. 300."
L'affermazione secondo la quale la scelta "di vivere da “fratello e sorella” per potere accedere alla confessione e alla comunione eucaristica […] non è considerata l'unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali", è incompatibile con la nostra santa fede cattolica.
Essa va contro la verità perché chiama atti coniugali (atti propri degli sposi) atti di persone che in realtà non sono sposate tra loro.
La stessa affermazione va contro il principio fondamentale della morale - naturale ancor prima che cattolica - secondo cui il fine non giustifica i mezzi. Mi piange il cuore a dover citare una frase del magistero per provare ciò che dovrebbe essere scontato e irrinunciabile non dico per dei Vescovi, persino per dei semplici fedeli un minimo istruiti nel catechismo:
“[…] non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell'intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali” (Paolo VI, Lettera enciclica Humanae Vitae, 25 luglio 1968, § 14.).
La stessa affermazione inoltre contraddice la verità de fide catholica secondo cui esistono degli atti che sono intrinsecamente cattivi e che quindi in qualunque circostanza, se compiuti con piena avvertenza e deliberato consenso, sono sempre peccato.
“ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l'omicidio e l'adulterio. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene” (CCC 1756).
“le circostanze, in sé, non possono modificare la qualità morale degli atti stessi; non possono rendere né buona né giusta un'azione intrinsecamente cattiva” (CCC. 1754).
È “sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l'intenzione che li ispira, o le circostanze (ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, etc. che ne costituiscono la cornice)” (CCC. 1756).
La stessa affermazione inoltre almeno insinua che esisterebbero delle situazioni per cui non c'è altra possibilità che peccare e dimentica la promessa divina secondo la quale abbiamo sempre tutti gli aiuti per non commettere alcun peccato.
Infatti “Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve ritenersi libero dall'osservanza dei comandamenti, nessuno deve far propria quell'espressione temeraria e proibita dai padri sotto pena di scomunica, esser cioè impossibile per l'uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio” (Concilio di Trento, Decreto sulla giustificazione, 13-1-1547, Sessio VI, cap. 11). 
Inoltre “Dio non comanda cose impossibili ordinando di resistere a qualunque tentazione, ma ordinando “ammonisce di fare ciò che puoi, e di chiedere ciò che non puoi e aiuta perché tu possa” (Concilio di Trento, Ibidem). 
“Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo per poterla sostenere” (1 Cor 10,13).
Inoltre appare fuorviante anche il modo in cui viene presentata la "possibilità di vivere da “fratello e sorella” per potere accedere alla confessione e alla comunione eucaristica": questa scelta coraggiosa viene presentata come una possibilità, quando invece è l'unica scelta da compiere per potersi accostare ai Sacramenti. E allora, in questo contesto, la pur giusta frase "Questo insegnamento, che la Chiesa da sempre ha indicato e che è stato confermato nel magistero da Familiaris Consortio 84, deve essere presentato con prudenza", sembra una resa al mondo, l'ammissione della paura di annunciare la Croce di Cristo.
A conclusione di questo riassunto di tutte le aberrazioni dottrinali contenute esplicitamente e virtualmente nell'asserto preso in esame, non si vede come esso non sia inficiato dall'etica della situazione o, come la chiamava Pio XII, la nuova morale. E mi chiedo come sia possibile che l'enciclica Veritatis splendor non sia più tenuta in alcun conto.
Il Papa scrive al § 131 di Evangelii Gaudium:
"131. Le differenze tra le persone e le comunità a volte sono fastidiose, ma lo Spirito Santo, che suscita questa diversità, può trarre da tutto qualcosa di buono e trasformarlo in dinamismo evangelizzatore che agisce per attrazione. La diversità dev’essere sempre riconciliata con l’aiuto dello Spirito Santo; solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, al tempo stesso, realizzare l’unità. Invece, quando siamo noi che pretendiamo la diversità e ci rinchiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, provochiamo la divisione e, d’altra parte, quando siamo noi che vogliamo costruire l’unità con i nostri piani umani, finiamo per imporre l’uniformità, l’omologazione. Questo non aiuta la missione della Chiesa".
Per riconciliare la diversità nello Spirito Santo non si possono nascondere le questioni dottrinali sotto il tappeto, ma bisogna che elidiamo e non eludiamo i nodi che inevitabilmente vengono al pettine.
Auguro che si compia, per tutti i Vescovi dell'Emilia Romagna, quanto Dio ha giurato al santo profeta Isaia: 
"«Quanto a me — dice il Signore — ecco la mia alleanza con loro: il mio spirito che è sopra di te e le parole che ho posto nella tua bocca non si allontaneranno dalla tua bocca né dalla bocca dei tuoi discendenti né dalla bocca dei discendenti dei tuoi discendenti — dice il Signore — ora e sempre»" (Is 59,21).
http://blog.messainlatino.it/2018/01/inaccettabile-il-documento-su-amoris.html

martedì 23 gennaio 2018

Sapersi riconoscere

LA GRAZIA E LO SPECCHIO DI DIO



È vivo solo chi si riconosce nello specchio di Dio. Siamo esseri storici, perché viviamo nella storia, ma siamo anche esseri spirituali, perché siamo capaci di riflettere e di agire tanto sulla natura quanto sulla storia 
di Francesco Lamendola  

  

Guardiamoci allo specchio: sappiamo ancora riconoscerci? Sappiamo ancora vedere e riconoscere noi stessi in quel volto, in quello sguardo, in quella espressione? La nostra generazione, la nostra società sarebbero ancora capaci di percepire se stesse, nella loro identità, nella loro continuità, oppure siamo già arrivati al punto che non ne sarebbero capaci, e che in quei volti, vedrebbero solo dei volti di estranei, lontani, indifferenti o incomprensibili? Se è così, allora è la fine: perché solo chi sa riconoscersi allo specchio, solo chi sa ricapitolare la propria vita, i propri valori, le proprie esperienze nella sintesi fra il passato e il presente, fra ciò che egli è stato e ciò che ora è divenuto, può dirsi ancora una persona viva. Gli altri, che non ne sono capaci, è come se fossero morti. Perdere la propria immagine è come perdere la propria ombra: significa votarsi al nulla, essere preda del nulla, vivere una vita di ombra fra le ombre, impalpabile, inconsistente, insignificante. Noi non possiamo vivere solo nel presente: sarebbe come rinunciare alla nostra anima, spogliarci di tutto quel che fa di noi quello che siamo, cioè della nostra essenza. 

Il maggior nemico dell’ Ecumenismo di oggi

Combattere frontalmente l’ecumenismo "Anche se oggi sembra che stia trionfando dappertutto".

Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.
2 Timoteo 4,3-4
Risultati immagini per l'ecumenismo è il nemico dell'immacolata

Il grande santo francescano e mariano, martirizzato ad Auschwitz nel 1941, fondò la Milizia dell’Immacolata con questo scopo: «Procurare la conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici ecc., in particolar modo dei massoni; e la santificazione di tutti, sotto il patrocinio e per la mediazione della B.V.M. Immacolata» (SK 21).

Ripetiamo: lo scopo della Milizia era convertire i non cattolici. C’è qualcuno, oggi, che voglia predicare e agire allo stesso modo?

Adveniens..?

Anonimi della Croce: "Lo scisma avverrà prima del previsto"

“Spifferi parte LVIII: tra circa un mese lo scisma” di Fra Cristoforo

Arriverà prima di quanto pensassimo. Da Santa Marta arrivano notizie tremende. Bergoglio, che ha toccato con mano la sua perdita di popolarità in questi giorni del suo viaggio in Cile e Perù, vedendo l’ulteriore fallimento del suo gossip del matrimonio in “aereo” ha deciso di giocarsi il tutto per tutto. E tra circa un mese proporrà il famoso “giuramento” al suo magistero, di cui avevamo parlato in precedenza (anonimidellacroceblog.wordpress.com/…/spifferi-parte-…).

Autostrada verso l'apostasia della fede


Speranza, timore di Dio e apostasia

Ci sono degli argomenti che nell'insegnamento catechistico odierno sono quasi completamente spariti. Tra questi, l'insegnamento sulla virtù teologale della Speranza e sul Timore di Dio, che è dono dello Spirito Santo. L'abbandono del corretto insegnamento su questi due temi costruisce una vera e propria autostrada verso l'apostasia della fede

Cari amici,
la situazione in cui si trova la Chiesa è umanamente fuori controllo. I suoi nemici interni stanno cercando di distruggerla come i cinghiali nella vigna.
Ogni giorno se ne scopre una nuova sempre peggiore della precedente: dal porno-teologo don Maurizio Chiodi, nuovo membro della Pontificia Accademia per la Vita, che dichiara doverosa la contraccezione (QUI), all'onorificenza dell'Ordine Pontificio di san Gregorio Magno concessa alla leader abortista olandese Lilian Ploumen (QUI e QUI). Volutamente non sono intervenuto subito per avere un po' di tempo per riflettere sugli eventi per cercare una lettura degli avvenimenti più elevata.