ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 22 febbraio 2018

“Chiesa dove vai?

SUPER EX CI PARLA DEL CONVEGNO DI APRILE SU CAFFARRA E I LIMITI DELL’AUTORITÀ PAPALE. E DELLA LIBERTÀ DI NEWMAN.

Super Ex, ex di Avvenire, ex del Movimento per la Vita, ex di un sacco di altre cose, ma non ex cattolico, ci ha inviato una riflessione sul Convegno che si svolgerà a Roma, in aprile, a ricordo del card. Caffarra, e per discutere, oltre che della confusione nella Chiesa, anche dei limiti dell’infallibilità papale. E di quel grande uomo che fu il beato Newman; tanto più prezioso nei nostri tempi. Ecco la sua riflessione:
Caro Tosatti,
vengo a sapere dagli organizzatori del convegno intitolato “Chiesa dove vai? “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione” (Card. Carlo Caffarra)”, che si terrà il 7 aprile a Roma (The Curch Village (sala La Rambla), Via di Torre Rossa 94, ore 15), che uno dei cardinali presenti parlerà di alcuni aspetti del pensiero del cardinal John Henry Newman (1801-1890) beatificato da Benedetto XVI nel 2010, cioè solo 8 anni orsono.

Un' immensa onlus umanitaria

Vaticano, Papa Francesco e la profezia di Giovanni Paolo II: vent'anni fa, il clamoroso attacco alla chiesa di sinistra




La condanna che Papa Giovanni Paolo II scrisse nel 1998 suona attualissima anche 20 anni dopo. E sul banco degli imputati non ci può non finire Papa Francesco e tutta quella parte di Chiesa che guarda con simpatia al laicismo, una deriva quasi eretica. 

Nella sua epocale enciclica Fides et ratio, Papa Wojtyla recuperava lo spirito di Papa Pio XI e Pio XII e demoliva punto per punto il pensiero dominante uscito dal Concilio Vaticano II. A partire dagli anni Sessanta, infatti, la Chiesa aveva deciso di "buttarsi a sinistra", seguendo il senso della storia. Risultato: un clamoroso, drammatico scollamento, come ricorda La Verità, tra l'insegnamento del Vangelo e le avanguardie del cattolicesimo, neomodernismo in testa.

Chi si ama nella menzogna

Preghiera neo chiesa Bergamo: “Dacci oggi la nostra eresia quotidiana”



«Solo un peccato è ora gravemente punito: l’attenta osservanza delle tradizioni dei nostri Padri. Per tale ragione i buoni sono allontanati dai loro paesi e portati nel deserto» (San Basilio, Ep. 243).
Per il Vescovo di Bergamo Francesco Beschi: Gesù Cristo NON è Dio!
Non ci piace dover fare questo genere di articoli, che oltre tutto ci fanno perdere molto tempo prezioso, ma è un sofferto servizio alla Chiesa e ai Fedeli, a noi stessi, in quel puro evangelico “ama il prossimo tuo… COME AMI TE STESSO“, e questo non può che avvenire nella Verità, alla quale tutti i Battezzati sono chiamati. Del resto, se c’è chi afferma di non voler leggere i siti della “RESISTENZA CATTOLICA-DOTTRINALE” – vedi qui – per la propria salute mentale, noi affermiamo  di voler leggere queste propagande per fare santo discernimento, come ci chiede il Vangelo, e rinnegare l’eresia e l’apostasia. Chi si ama nella menzogna, spiega infatti sant’Agostino vedi qui, al prossimo non farà altro che dare menzogna e amare iniquamente, nella menzogna, dice il Santo:
Se poi tu ami l’iniquità e mandi in rovina te stesso, non è possibile che tu pretenda ti sia affidato il prossimo da amare come te stesso, perché come perderesti te stesso con il tuo modo di amarti, così faresti perdere il tuo prossimo amandolo allo stesso modo. Ti proibisco dunque di amare alcuno, perché sia tu solo a perderti. Ti pongo l’alternativa: o correggere il tuo modo di amare o astenerti da ogni rapporto con altri…”

Il frutto, o la primizia?


SBANDAMENTO DOTTRINALE

In Brasile consacrano anche le "vescovesse"

Brasile. Un evento chiamato processione della terra. Nel segno della Laudato Sì e promosso dalla Conferenza Episcopale Brasiliana. Ma durante la messa, a consacrare ci sono anche due "vescovesse" protestanti. 
Nei giorni scorsi si è svolta in Brasile la 41ma edizione della “Romaria da Terra”, cioè della processione della terra. Sotto il titolo di “Donne terra. Resistenza, cura e diversità”. Si tratta di un evento organizzato dalla Commissione Pastorale della Terra della Conferenza Episcopale Brasiliana, ed è rivolta, naturalmente, soprattutto ai campesinos, ai contadini. Conta sull’appoggio della Conferenza episcopale del Rio Grande do Sur, del Movimento dei Lavoratori Rurali senza Terra, e della prefettura municipale di Pontão.

Perché ci ostiniamo a comunicare in piedi e sulla mano?

IL CARDINAL SARAH
"Bisogna ripensare il modo di distribuire la comunione"
Il Prefetto del Culto Divino, Sarah firma la prefazione di un libro in uscita oggi che svela forzature e sotterfugi con i quali è stata concessa la comunione sulla mano. E avverte: "Perché ci ostiniamo a comunicarci in piedi e sulla mano? Questa è una questione importante su cui la Chiesa di oggi deve riflettere per favorire un ripensamento generale sul modo di distribuire la Santa Comunione". Come? Incominciando dall'Angelo a Fatima fino a San Giovanni Paolo II e Santa Madre Teresa di Calcutta, che la ricevevano in bocca e inginocchiati. La prefazione in esclusiva per la Nuova BQ. 




Pubblichiamo con il consenso dell’editore Cantagalli e dell’autore, ampi stralci della prefazione al libro in uscita oggi di don Federico Bortoli La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali scritta dal Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, Cardinale Robert Sarah. LEGGI LA VERSIONE INTEGRALE.  

Il solo ed unico Maestro

IL SOLO MAESTRO: "CRISTO"


Rieducare gli uomini nel solo Maestro: Cristo. "Non si possono servire due padroni": il cuore del problema è l’allontanamento degli uomini da Cristo, con tutto ciò che questo comporta sia nella vita dei singoli sia nella storia 
di Francesco Lamendola  



L’asse portante del pontificato di Pio XII, come quello dei suoi predecessori, e specialmente di san Pio X, è stato il disegno di riportare gli uomini a Cristo, il solo ed unico Maestro presso il quale possono trovare la pace del cuore e una risposta agli angosciosi interrogativi della loro vita e alle crudeli catastrofi della storia. L’asse portante del pontificato di Giovanni XXIII, al contrario, è stato quello di far sì che gli uomini ritrovassero fiducia in se stessi, che riscoprissero la gioia del dialogo, anche a costo di un eccesso di fiducia nei confronti dei nemici della Chiesa, sia interni che esterni, i quali, da parte loro, non avevano né hanno mai disarmato. Il primo era consapevole delle minacce che gravavano, e gravano tuttora, sulla Chiesa di Cristo e su tutta la cristianità, e non aveva fiducia se non nell’aiuto soprannaturale di Cristo, senza il quale nessuna opera umana può giungere a buon fine, per quanto bene intenzionata. Il secondo sembrava stranamente fiducioso nei confronti del mondo ed è stato l’iniziatore di quel disarmo unilaterale della Chiesa, psicologico e spirituale, prima ancora che organizzativo e disciplinare, il quale, di fatto, ha rimbaldanzito i suoi nemici e indebolito i suoi difensori, in particolare favorendo il diffondersi di tendenze eretiche, agevolate dal suo atteggiamento di benevolenza e di “dolcezza” che, di fatto, ha sospeso la sorveglianza dottrinale, specie da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il compito di tutti i successori di Pietro

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Confermare e tenere uniti i fratelli nella fede

    «Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo».

Dica Maria, come a Cana: “Non hanno più vino”..

GIUDA APOSTOLO E DIAVOLO 
BERGOLIO PAPA E DIAVOLO?



Prologo 

Può una stessa persona (per esempio, Giuda Iscariota) essere assieme Apostolo di Gesù Cristo e diavolo?
In San Paolo è divinamente rivelato che gli Apostoli sono “Ministri di Dio e dispensatori dei Misteri di Dio” (2a Cor., V, 20) mentre - sempre nella S. Scrittura (Gen., III, 1; Apoc., XII, 9; XX, 2) - il diavolo è l’Angelo rivoltatosi contro Dio e perciò precipitato all’Inferno (cfr. Concilio Lateranense IV, DB 428; S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., I, q. 63 ss.).
Come conciliare questi due concetti? Cerchiamo una risposta ricorrendo alla divina Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione, interpretate dal Magistero della Chiesa).

mercoledì 21 febbraio 2018

Argentina,per caso..?



I messaggi delle apparizioni argentine, in continuità con quanto comunicato in tutte le apparizioni mariane degli ultimi 200 anni, parlano della necessità della conversione dei peccatori, il ritorno ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia, la necessità vitale della preghiera e in particolare della preghiera del Santo Rosario, infine, la preghiera per la pace e l’amore al prossimo. Non manca un'ampia e puntuale panoramica sulla crisi della Chiesa e sull'empietà del mondo. 

Ad impossibilia nemo tenetur

UNA CONFESSIONE "DA PAZZI"



La Confessione secondo Bergoglio cose da pazzi. I suoi farneticanti sproloqui teologici e dottrinali a proposito del "Sacramento della Confessione". "Gesù Cristo si è fatto peccato per gli uomini, si è fatto serpente e diavolo" 
di Francesco Lamendola  

 

Nel corso della meditazione mattutina nella cappella della Casa Santa Marta, il 15 giugno 2013, il signor Bergoglio, eletto papa da appena tre mesi, si lasciava andare a uno dei suoi farneticanti sproloqui teologici e dottrinali, dicendo, a proposito del Sacramento della Confessione, ovvero della Riconciliazione, queste testuali, assurde e scandalose parole, fra il silenzio assordante di quanti avrebbero dovuto insorgere fin d’allora a difesa della vera fede cattolica:

E quando noi andiamo a c confessarci, per esempio, non è che diciamo il peccato e Dio ci perdona. No, non è così! Noi troviamo Gesù Cristo e gli diciamo: “Questo è tuo e io ti faccio peccato un’altra volta”. E a lui piace. Perché è stata la sua missione: farsi peccato per noi, per liberarci. (…)
Quello che il Signore vuole da noi è proprio l’annuncio ella riconciliazione, che è il nucleo del su messaggio: Cristo si è fatto peccato per me e i peccati sono là, nel suo corpo, nel suo animo. Questo è da pazzi, ma è bello: è la verità.

Contro l’errore e l’equivoco

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La «Veritatis splendor» di don Alfredo Morselli

    La verità è bella, la verità è semplice, la verità risplende. Sono queste le parole che mi salgono dal cuore dopo aver letto la pubblica professione di fede in forma di giuramento che don Alfredo Morselli ha inviato al suo vescovo, monsignor Matteo Zuppi, giudicando inaccettabili le conclusioni dei vescovi dell’Emilia-Romagna circa il capitolo VIII di Amoris laetitia.
Parroco di montagna nel Bolognese, don Alfredo non vuole essere contro il papa, né contro i vescovi. Semmai li vuole aiutare. È soltanto contro l’errore e l’equivoco.
Il testo, suddiviso in 44 affermazioni, ruota attorno alla questione della comunione ai divorziati risposati, e smaschera la contraddizione insita nella posizione di chi sostiene da un lato che non è mai lecito a due persone non sposate compiere gli atti propri degli sposi e dall’altro che qualche volta è lecito a due persone non sposate compiere gli atti propri degli sposi.
In gioco, prima ancora della dottrina, c’è il principio di non contraddizione definito da Aristotele quando spiega che «è impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo».

Quelli che fanno carriera in Vaticano e quelli che no..

L’ABATE FARIA INDIGNATO E DIVERTITO PER SANCHEZ SORONDO, LA CINA E LA DOTTRINA SOCIALE. CHE ANCHE IN VATICANO LATITA…

Dopo un lungo silenzio è tornato a scrivere a Stilum Curiae l’Abate Faria. Ha infranto il silenzio quaresimale per indignazione. Indignazione per le frasi che Marcelo Sànchez Sorondo, il prelato della Pontificia Accademia delle Scienze, ha pronunciato sulla Cina comunista, che sarebbe l’unica ad applicare la dottrina sociale della Chiesa. Ne abbiamo già trattato, nei giorni scorsi, ma vediamo che cosa ne dice l’Abate, e che cosa dice dell’applicazione della Dottrina Sociale in Vaticano…

Il teologo di lungo corso


Kasper, la Chiesa tedesca e la crisi religiosa


Da decenni ormai la Chiesa cattolica tedesca risulta essere una delle comunità ecclesiali più progressiste, più liberal e più ammodernate del pianeta.
Basta ricordare i nomi di alcuni dei suoi eminentissimi rappresentanti per associarli immediatamente all’apertura della teologia teutonica di secondo Novecento a tutto ciò che prima era comunemente aborrito dai cattolici: il protestantesimo e la figura-simbolo di Martin Lutero, la laica modernità e lo stesso spirito libertario.

Tra questi nomi, spicca oggi quello del teologo di lungo corso Walter Kasper (1933). Ovviamente egli non è l’unico rappresentante del partito progressista al potere, e vi sono altre figure vecchie e nuove che vanno assolutamente nello stesso senso, come Karl Lehman(1936) o Reinhard Marx (1953). Esiste anche una teologia germanica di segno diverso, i cui nomi di prestigio sono i prelati Joseph Ratzinger, Gerhard Ludwig Müller, Joachim Meisner o Walter Brandmüller.

Come un cancro nell’ordine ecclesiastico

MILLE ANNI DOPO
Pier Damiani aveva ragione sull'omosessualità

«La sozzura sodomitica si insinua come un cancro nell’ordine ecclesiastico, anzi, come una bestia assetata di sangue infuria nell’ovile di Cristo con libera audacia». Così mille anni fa scriveva san Pier Damiani in un testo che è di straordinaria attualità. 




«Nelle nostre regioni, cresce un vizio assai scellerato e obbrobrioso. Se la mano della severa punizione non lo affronterà al più presto, certamente la spada del furore divino infierirà terribilmente, minacciando la sventura di molti. Ah, mi vergogno a dirlo! (…) La sozzura sodomitica si insinua come un cancro nell’ordine ecclesiastico, anzi, come una bestia assetata di sangue infuria nell’ovile di Cristo con libera audacia». Così san Pier Damiani, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria, a metà dell’XI secolo scriveva il Liber Gomorrhianus (Libro di Gomorra). Il libro, sottotitolato “Omosessualità ecclesiastica e riforma della Chiesa”, era indirizzato al papa Leone IX, in cui il monaco Pier Damiani riponeva molta fiducia per un intervento drastico al fine di stroncare l’omosessualità praticata da sacerdoti e prelati.

Come si capisce già da questi brevi accenni, le parole di Pier Damiani, che è anche dottore della Chiesa, sono di estrema attualità. Evidentemente anche intorno all’anno Mille la corruzione morale oltre che diffusa nel clero era arrivata molto in alto nella gerarchia ecclesiastica («O riprovevoli sodomiti, perché desiderate, vi chiedo, con tanto ambizioso ardore, l’alta carica ecclesiastica?»). Anche se allora non si era arrivati – come invece vediamo accadere oggi – a vescovi e cardinali che benedicono le coppie dello stesso sesso e pretendono di cambiare la dottrina in materia. Pier Damiani lega anche – altro esempio di estrema attualità – l’omosessualità agli abusi sui minori e senza neanche bisogno di indagini sociologiche.

Pier Damiani si richiama giustamente alle Scritture per giustificare le sue parole di fuoco sull’omosessualità: «Questa turpitudine viene giustamente considerata il peggiore fra i crimini – dice -, poiché sta scritto che l’onnipotente Iddio l’ebbe in odio sempre ed allo stesso modo, tanto che mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante il precetto legale, questo vizio volle condannarlo, con la punizione della più rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le due famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti, inviando dal cielo la pioggia di fuoco e zolfo».

Pier Damiani ci vede un grande pericolo soprattutto per il clero, e il perché è facilmente spiegato: «Questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti uccide il corpo, rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce dell’intelletto, scaccia lo Spirito Santo dal tempio dell’anima, vi introduce il demonio istigatore della lussuria, induce nell’errore, svelle in radice la verità dalla mente ingannata, prepara insidie al viatore, lo getta in un abisso, ve lo chiude per non farlo più uscire, gli apre l’Inferno, gli serra la porta del Paradiso, lo trasforma da cittadino della celeste Gerusalemme in erede dell’infernale Babilonia, da stella del cielo in paglia destinata al fuoco eterno, lo separa dalla comunione della Chiesa e lo getta nel vorace e ribollente fuoco infernale».

Sull’omosessualità peccato contro natura, ha le idee molto chiare e le sue parole non lasciano certo spazio a interpretazioni ambigue: «Questa pestilenziale tirannia di Sodoma rende gli uomini turpi e spinge all’odio verso Dio; trama turpi guerre contro Dio; schiaccia i suoi schiavi sotto il peso dello spirito d’iniquità, recide il loro legame con gli angeli, sottrae l’infelice anima alla sua nobiltà sottomettendola al giogo del proprio dominio. Essa priva i suoi schiavi delle armi della virtù e li espone ad essere trapassati dalle saette di tutti i vizi».
E ancora: «Questa peste scuote il fondamento della fede, snerva la forza della speranza, dissipa il vincolo della carità, elimina la giustizia, scalza la fortezza, sottrae la temperanza, smorza l’acume della prudenza; e una volta che ha espulso ogni cuneo delle virtù dalla curia del cuore umano, vi intromette ogni barbarie di vizi».  

Seppure san Pier Damiani chieda sanzioni molto severe nei confronti degli ecclesiastici che si macchiano di tale peccato, egli è mosso dal desiderio di riportare le anime a Dio, desidera il pentimento e la conversione: «Se infatti il diavolo è tanto potente da farti sprofondare in questo vizio, Cristo è molto più potente e ti può riportare alla cima da cui sei caduto».

Qualcuno sicuramente si scandalizzerà per queste parole durissime di san Pier Damiani, altri sicuramente sorrideranno sentendosi moderni e superiori a queste cose da Medioevo; ma seppure il linguaggio del nostro dottore della Chiesa oggi garantirebbe la galera immediata, la sua nettezza di giudizio non può non interrogarci: affonda le radici nella Scrittura e proclama una verità immutabile. In fondo, con altre parole più adatte ai tempi moderni, anche Benedetto XVI ha espresso analoghi concetti nell’ultimo discorso alla Curia Romana (21 dicembre 2012) quando ha parlato della sfida costituita dall’ideologia gender, che viene presentata come nuova filosofia della sessualità.  «Il sesso, secondo tale filosofia – diceva Benedetto XVI - non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata.  Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27) (…)  Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. (…) Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. (…)  Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere». 

Quello che mille anni fa era solo un vizio, per quanto diffuso nel clero, oggi appare come un attacco sistematico e consapevole contro il progetto creatore di Dio, di fronte al quale ci sono troppi silenzi complici nella gerarchia ecclesiastica. Anche di questi silenzi parla il Liber Gomorrhianus attaccando duramente quanti tacciono per evitare scandali o per quieto vivere. Bisogna svegliarsi, ci dice oggi più che mai san Pier Damiani, acquistare consapevolezza della posta in gioco (niente meno che la vita eterna, per noi e per quanti incontriamo) e liberare di conseguenza la Chiesa da quella lobby gay che la sta soffocando.

Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/pier-damiani-aveva-ragione-sullomosessualita

Chiesa, scandalo chat erotiche: "Facciamo sesso nel convento"

Un dossier presentato da Francesco Mangiacapra, escort napoletano, con presunte chat erotiche e incontri di sesso gay tra preti e frati


Un dossier fa tremare la Chiesa. Parla di preti omosessuali, condotte peccaminose, chat erotiche e incontri segreti.
E ancora sesso di gruppo, videochiamate sessuali prima o dopo le messe e i funerali. Circa 1000 screenshot di chat realizziati da Francesco Mangiacapra, l'escort napoletano che in passato ha rivelato la storia di "don euro".
Per Mangiacarta, come scrive oggi il Fatto Quotidiano che pubblica alcune delle conversazioni erotiche tra uomini di Dio, all'interno della Chiesa sarebbe potentissima quella che lui definisce "una lobby gay".
Nel dossier è contenuto un lungo elenco con 50 nomi (e parrocchie dove operano) di preti, monsignori e frati. Tutti accusati di scambiarsi messaggi osè su Facebook, Telegram e Gridr oppure di frequantare locali omosessuali e realizzare sesso di gruppo.
Il Fatto oggi riporta alcune delle chat intercorse da alcuni parroci e fraticelli. Monsignor F., per esempio, si sarebbe spacciato per un diplomatico e che ricaricando Postepay di aitanti ragazzi passerebbe con loro alcune giornate in compagnia. C'è anche don M., che invece dalla sua parrocchia in Basilicata arrivano fino in calabria per far "sesso non protetto" sotto l'effetto di alcol in alcune discoteche gay.
E tra seminaristi di Roma che si fanno selfie con la Madonna e il crocifisso alle spalle, si passa a dialoghi surreali tra due futuri preti: "E la sega? Quando la facciamo?", dice il primo. "Ora sono agli esercizi spirituali", risponde l'altro. "E quando?", lo incalza il primo. "Poi vediamo un po'".
Non è tutto. Il Fatto riporta anche la storia di don G,., prete in provincia di Matera, a quanto pare grande appassionato di festini. Dopo avergli inviato una foto, don G. scrive: "Visto che bel regalo?" Il seminarista gli risponde: "Il più bello. Mmmmm". E dopo essersi scambiati virtuali effusioni sognando possibili incontri "dal vivo", organizzano un piano per far sesso senza essere visti. "Eh, se fossi solo. Ma un altro po' di pazienza. Poi io avrò la stanza ai piani superiori, quindi puoi venire quando vuoi", scrive don G.. Che in un'altra chat scrive al seminarista: "Ho delle novità. Giovedì pomeriggio te ne vieni con me per un'ordinazione diaconale e poi ce ne andiamo da amico prete cazzuto e porco lì vicino. E rientriamo la mattina in ora per la messa".
Se non bastassero i preti, ci sarebbero anche i frati in questo scandalo sessuale. Padre E. prega in un convento della Puglia ma, a quanto pare, non si limita alle orazioni. In una chat un prete ortodosso gli invia la foto di un pene in erezione: "Intendevo quando posso scoparti", chiede padre E. L'interlocutore risponde e il frate lo invita ad andarlo a trovare: "Abbiamo una struttura privata. (...) Un eremo nella foresta. Le chiavi le ho solo io". "Scopi pure nel convento?", chiede il prete ortodosso. "Se non c' è nessuno", risponde il frate
Claudio Cartaldo


Senso di sconfitta e volontà di rivincita

Come Bergoglio riscrive la propria vita. Gli anni della "grande desolazione"


Nell'incontro a porte chiuse che ha tenuto all'inizio della Quaresima, il 15 febbraio, con i preti della diocesi di Roma di cui è vescovo, Francesco ha tratteggiato in modo inatteso il percorso della propria vita, descrivendola come una serie di "passaggi", alcuni luminosi, altri oscuri.
Ripercorriamo parola per parola questa sua autobiografia, molto istruttiva della personalità di Jorge Mario Bergoglio, nella trascrizione ufficiale che ne è stata diffusa e che rispetta il disordine della sua parlata in lingua italiana.
La prima fase è di ascesa rapida e folgorante verso quella che più avanti egli definirà "onnipotenza":
"Appena ordinato, sono stato nominato superiore l’anno dopo, maestro dei novizi, poi provinciale, rettore della facoltà… Una tappa di responsabilità che è incominciata con una certa umiltà perché il Signore è stato buono ma poi, con il tempo, tu ti senti più sicuro di te stesso: 'Ce la faccio, ce la faccio…', è la parola che più viene. Uno sa muoversi, come fare le cose, come gestire…".

martedì 20 febbraio 2018

Vuol essere papa, ma non per fare il papa

MORALE CATTOLICA DI BERGOGLIO


La "morale cattolica" secondo Bergoglio. Se uno studente di teologia alle primissime armi si esprimesse nel modo in cui si esprime Bergoglio, verrebbe sonoramente "bocciato" ! e "i cattolici devono tollerare costui come papa?" 
di Francesco Lamendola  

 

Che razza di papa sarebbe stato, e che razza di pastorale avrebbe adottato, il signor Bergoglio lo aveva detto fin da subito: avremmo dovuto prenderlo sul serio, invece di illuderci, per settimane, mesi e anni, che le cose fossero diverse da come apparivano; che le sue parole fossero distorte dai mezzi d'informazione; che le sue intenzioni, dopotutto, fossero buone, e, in ogni caso, non proprio quelle che emergevano, con inesorabile chiarezza, ad ogni suo nuovo intervento, ad ogni sua nuova iniziativa, ufficiale o no: che si trattasse di una semplice intervista, o di una omelia tenuta nel corso della santa Messa, o addirittura di un documento apostolico e ufficiale, come la (sciagurata) esortazione Amoris laetitia.

Ormai l’abbiamo capito

MORIRESTI PER LE TUE IDEE? PATETICHE INCONGRUENZE DEL CLERO DELLA NEO-CHIESA



Mi dici che credi nella dignità della persona, nella libertà di coscienza, nel rispetto delle minoranze. Ti riempi la bocca di frasi fatte che apparentemente possono far pensare che tu abbia un qualche ideale, che forse tu sia disposto a combattere per un’idea. Ma vedi, la tua finzione si sconfessa da sola, non appena si passa dalla semplice petizione di principio alla pratica concreta. Perché tu, per le tue idee, non sei disposto a combattere; quella dignità umana che sbandieri a destra e a manca va letteralmente a farsi benedire allorché ti trovi davanti a chi non la pensa come te: allora non c’è dignità che tenga, come non c’è libertà di parola, non c’è dialogo e chi osa contraddirti non merita rispetto ma persecuzione cieca. Con la tua presunzione di essere il depositario della tua verità, non accetti di argomentare, non spieghi le ragioni per cui consideri l’uomo più importante di Dio, non sai sostenere un confronto. Ti chiudi semplicemente a riccio, usando il disprezzo e la delegittimazione come unica arma. 

Per il peccato di una nazione

Avvertimenti della Madonna di Fatima sulla nostra responsabilità nell’eleggere i politici.

Nella biografia di Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, come si chiamò da monaca la pastorella che vide la Madonna nel 1917 a Fatima e poi nel corso di tutta la sua lunga vita, redatta dal Carmelo di Coimbra, è riportata questa affermazione: “Per il peccato di un singolo individuo paga la persona che ne è responsabile, ma per il peccato di una nazione paga tutto il popolo. Perché i governanti che promulgano leggi inique lo fanno in nome del popolo che li ha eletti.”

Le grand malaise

"Bergoglio sui migranti sbaglia. L'Europa ha bisogno d'altro"

Bergoglio e l'assolutizzazione del diritto a migrare. Laurent Dandrieu, che è un intellettuale francese, ha criticato fortemente il Pontefice


L'intellettuale Laurent Dandrieu ha criticato Bergoglio per l'approccio dottrinale al tema dell'immigrazione.
L'occasione per esporre un'analisi su quella che alcuni hanno definito la "teologia immigrazionista" del papa argentino è stata un convegno organizzato a Roma lo scorso 2 febbraio, in una sala del Senato di Piazza Capranica. Promotore dell'evento il quotidiano liberale ‘L’Opinione.
Secondo quanto riportato su Rossoporpora, l'incontro ha registrato la partecipazione di esponenti culturali e politici portatori di visioni differenti sul tema dibattuto: oltre a Dandrieu, infatti, sono intervenuti l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, il senatore Maurizio Gasparri, il demografo Gian Carlo Blangiardo, l'esponente del Partito Democratico Luciano Nobili, il presidente della stampa estera in Italia Philipp Willan e, appunto, il direttore de 'L'Opinione,Arturo Diaconale. E sempre il sito diretto dal vaticanista Giusepppe Rusconi ha pubblicato buona parte del virgolettato del pensatore d'oltralpe.

Hanc veram catholicam fidem

Don Morselli scrive ai Vescovi dell’Emilia Romagna, contesta la loro interpretazione di Amoris laetitia ed esprime fedeltà alla Chiesa

A Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Matteo Zuppi
Arcivescovo di Bologna

Pubblica professione di fede in forma di giuramento
  1. Premessa.
Eccellenza,
non Le ho mai nascosto le mie perplessità nei confronti dell’Esortazione Amoris laetitia: perplessità condivise con autorevoli personalità della Chiesa, Cardinali e Vescovi, soprattutto con il Suo Predecessore.
Mai mi sarei sognato di esternare questi dubbi se anche queste personalità non si fossero pronunciate in modo analogo.
Inoltre, preliminarmente, dichiaro di sottoporre al giudizio della Chiesa quanto contenuto in questo scritto, ed intendo fin d’ora per ritrattato tutto ciò che di contrario alla fede – del tutto involontariamente – io eventualmente affermassi.
  1. Grande confusione nella Chiesa
Il Card. Caffarra diceva, il 14-1-2017, che “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”[1] e che “La divisione tra pastori è la causa della lettera che abbiamo spedito a Francesco”[2].
Nuovi fatti sono sopraggiunti da allora: e mentre, appellandosi all’esortazione vien messa in discussione Humane vitae, mentre alcuni Vescovi si sono dichiarati favorevoli a benedire la convivenza di persone con tendenza omosessuale, pure sono state presentate le Indicazioni sul capitolo VIII dell’Amoris Laetitia, a firma de I Vescovi dell’Emilia Romagna, pubblicate il 15-1-2018; non riesco a vedere come detto documento non costituisca un allontanamento da quanto proposto a credere dalla Chiesa, in modo chiarissimo, fino a pochi anni fa.

Il ritornello è sempre lo stesso: lo vuole il papa

ORIGINE DELLA LEBBRA MORALE



Fanno a gara per sdoganare la "sodomia" ? Ci si chiede da dove venga la lebbra morale che sta sfigurando la Chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua azione pastorale. Don Enrico Chiavacci e la stagione dei "cattivi maestri" 
di Francesco Lamendola  

  

Ci si chiede da dove venga la lebbra morale che sta sfigurando la Chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua azione pastorale; e, in maniera particolare - perché è ormai all’ordine del giorno - da dove venga la sua conclamata omoeresia: con il vescovo di Anversa, Bonny, che va chiedendo, da molto tempo, una qualche forma di unione “sacramentale” anche per le coppie omosessuali; il gesuita Martin che va predicando che gay è bello e che la Chiesa è, ed è sempre stata, piena di gay, santi compresi; con monsignor Paglia che fa celebrare l’apoteosi dell’omoerotismo nel blasfemo affresco del duomo di Terni, insozzando anche l’immagine del nostro divino Redentore, e non tralasciando di far raffigurare se stesso, a futura infamia, in mezzo alla massa dei sodomiti e dei transessuali avvinghiati gli uni agli altri; e con il prete don Carrega che, a Torino, organizza corsi per “fidanzati” gay, allo scopo di insegnar loro quello che la legge Cirinnà si è dimenticata di stabilire: il dovere della fedeltà reciproca fra i contraenti dell’unione.  E senza dimenticare il cardinale Schönborn, che, a Vienna, invita il transessuale Conchita Wurst a tenere concioni nella storica cattedrale di Santo Stefano; e il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Marx, che auspica caldamente, come Bonny, un sollecito riconoscimento da parte della Chiesa per questo tipo di coppie, senza astenersi dal polemizzare aspramente coi suoi colleghi che non condividono tale proposta, a cominciare dal cardinale Josef Cordes. E il ritornello è sempre lo stesso: lo vuole il papa; come ha detto, appunto, il cardinale Marx, su questo argomento, fin dal 2015: Non possiamo guardare indietro, Bergoglio ci chiede cose nuove. Bellissimo, questo “chiedere ai fedeli cose nuove” da parte del papa: una volta si diceva: dobbiamo ascoltare Gesù, l’appello di Gesù, la chiamata di Gesù; oggi si dice: dobbiamo seguire Bergoglio; lo dice Bergoglio; lo vuole Bergoglio. Insomma, il papa è meglio di Dio, del Dio cattolico. Naturale: non è stato proprio Bergoglio a dichiarare che Dio non è cattolico, aggiungendo, per buona misura (e poi dicono che viene male interpretato!), non il mio, comunque? Non c’è male, per un papa che, al principio del suo pontificato, non voleva nemmeno chiamarsi ed essere chiamato papa, ma si definiva sempre e solo “il vescovo di Roma”. Non c’è male davvero: si direbbe che Dio sia lui, a tutti gli effetti; Gesù Cristo rimane sullo sfondo. E anche questo, in effetti, è un passaggio naturale: se la Chiesa è cambiata, e a cambiarla è stato soprattutto lui, cosa che del resto ha dichiarato fin dal principio, con la precisa volontà di “attuare” sino in fondo la svolta del Concilio (ed era stata la ragione della sua elezione), così doveva essere: perché la Chiesa pre-conciliare, ormai vecchia e obsoleta, faceva perno su Gesù Cristo, ma la Chiesa di oggi fa perno sul papa, e il papa è Bergoglio. Peraltro, questa deriva personalista e ultra-demagogica era cominciata, guarda caso, proprio con Giovanni XXIIII, il papa del Concilio, che è passato alla storia come “il papa buono” (si vede che gli altri, prima di lui, erano così così), il papa delle carezze ai bambini (anche se non ha mai carezzato un solo bambino; ha solo detto di farlo, ai papà, parlando alla radio), ed è stata eccezionalmente implementata da Giovanni Paolo II, che, di teatralità e di narcisismo, è stato un autentico campione, a suo modo un genio della comunicazione, compresa la discutibilissima trovata dei papa boys, le cui adunate mastodontiche degenerano con molta facilità in qualcosa di simile a delle orge sessuali o a dei baccanali che nulla hanno di spirituale.

Bergoglio: il (falso) papa che è meglio di Dio, del Dio cattolico !

Dunque, ora le cose sono arrivate a questo punto: siamo immersi nella sozzura; la Chiesa cattolica è sprofondata nel pantano disgustoso della celebrazione della sodomia come un fatto lecito, naturale  e degno di auguri e benedizioni, come appunto Bergoglio ha fatto sia di persona, ricevendo in pompa magna dei suoi amici argentini, sodomiti conclamati, sia inviando da lontano la sua apostolica benedizione a una coppia gay del Brasile e ai suoi tre bambini adottivi, cose se fosse la cosa più naturale e più carina di questo mondo. Davanti a una esplosione così repentina, ci si chiede come tutto ciò sia potuto accadere, da dove sia partita la lebbra, visto che l’albero si riconosce dai frutti: l’albero buono non può dare frutti cattivi, né l’albero cattivo, frutti buoni. Ebbene, anche la risposta a questa domanda è sempre la stessa: dal Concilio Vaticano II e dall’immediato dopo-Concilio: è allora, negli anni ’60, e poi ‘70, del secolo scorso, che si sono messe apertamente in movimento le forze dissolutrici che ci hanno condotti alla situazione presente. Certo, allora i neoteologi della “svolta antropologica”, per non parlare dei vescovi e dei cardinali, non parlavano ancora, in maniera così esplicita e scandalosa, di riconoscere le coppie omosessuali e di creare per loro un apposito “sacramento” (e infatti, neppure oggi osano adoperare questa parola); però le premesse c’erano già tutte, per il semplice fatto che l’opera di quei teologi, rivoluzionaria e distruttrice, fu, essenzialmente, quella di negare l’esistenza di una morale oggettiva e, anzi, di negare una qualsiasi morale che trascenda l’orizzonte della coscienza individuale, smentendo così frontalmente millenovecento anni di teologia cristiana, e senza che il Magistero dei pontefici sia mai intervenuto per smentirli, per correggerli, per rettificare e precisare le loro affermazioni, per porre dei limiti alle loro pazzie. Il che conferma, purtroppo, la nostra analisi, che tutti i papi del dopo Concilio, in misura maggiore o minore, devono, come minimo, essere considerati complici o conniventi della deriva ereticaleed apostatica che oggi sta raggiungendo il culmine; mentre l’ipotesi massima è che furono eletti precisamente per portare la Chiesa in tale direzione, e che lo fecero deliberatamente e scientemente, il che significherebbe che il collegio dei cardinali, dal 1958, è passato stabilmente nelle mani della massoneria ecclesiastica, nemica occulta, ma giurata, della vera Chiesa di Gesù Cristo (cfr. i nostri precedenti articoli: I padri (ig)nobili della neochiesa omoereticaE i papi del post-concilio, che pensare di loro?; e Il Magistero degli ultimi 50 anni è autentico?, tutti pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia, rispettivamente il 07/02, l’08/02 e il 09/02/2018).
Uno di questo precursori, chiamiamoli così, della deriva omoeretica è stato don Enrico Chiavacci (Siena, 16 luglio 1926-Ruffignano, Firenze, 25 agosto 2013), il quale è passato alla storia – come si legge nella sua “voce” biografia su Wikipedia – nientemeno che come uno dei massimi teologi morali italiani del secondo Novecento, soprattutto nei temi dell’etica sessuale, della giustizia sociale e della pace. Ebbene: Chiavacci è stato uno dei massimi responsabili teorici della presente deriva verso l’accettazione, tacita e implicita, da parte di ampi settori della chiesa, della cosiddetta ideologia gender, in base alla quale i due sessi, maschile e femminile, non sono un dato biologico e psichico di natura, ma ad essi bisogna preferire la nozione di “orientamento sessuale”, liquida e mutevole, per cui ogni persona, fin da bambino, deve essere incoraggiata a scoprire in se stessa quale sia il “vero” orientamento sessuale, che può essere altalenante, e che, comunque, rifiuta decisamente la netta differenziazione sessuale come un dato di natura. E questi bellissimi insegnamenti, don Chiavacci li spargeva a piene mani fin dagli anni Sessanta del ‘900, sulla scia, appunto, del gioioso e “liberatorio” evento conciliare. Come ha ricordato Giorgio Maria Carbone in un articolo del 09/0/2013, Il magistero parallelo dei teologi italiani, pubblicato su Il fumo di Satana, il nucleo della concezione antropologica di don Chiavacci è che la vera natura dell’uomo è quella di non avere una propria natura. Ed ecco due perle illuminanti di tale concezione: la prima si trova nel Dizionario enciclopedico di teologia morale, a cura di L. Rossi e A. Valsecchi (alla voce Legge naturale; Edizioni Paoline, 1973, p. 491), la seconda in un articolo apparso sulla Rivista di teologia morale, 2010, p. 474, intitolato: Omosessualità: un tema da ristudiare), a riprova del fatto che don Chiavacci non solo non ebbe ripensamenti, ma vide benissimo dove conducevano le sue posizioni iniziali e, nondimeno, proseguì imperterrito e assolutamente coerente lungo quella strada, fino a rimettere apertamente in discussione il Magistero della Chiesa sulla questione dell’omosessualità, secondo la pessima abitudine, invalsa proprio in quegli anni, per cui i teologi progressisti non esitano a porsi come coloro i quali avrebbero il diritto, in quanto “tecnici” e maggiormente “esperti” di certi problemi, di segnare la strada della pastorale, e della stessa dottrina, sottraendola, di fatto, all’autorità dei vescovi e dello stesso pontefice, e, non di rado, allontanandola dal solco del Deposito della fede, cosa evidentemente del tutto illegittima.

L’uomo non è definibile se non come colui che tende verso, che ha il compito di scegliere se stesso e il proprio cammino di autorealizzazione. La vera natura dell’uomo è il non aver natura. In queste condizioni dedurre dalla natura umana precetti operativi descrivibili e imponibili dall’esterno, dal filosofo, dal sovrano, dallo stesso Magistero ecclesiastico è impensabile. (…)
Quando si parla di natura e per conseguenza di legge naturale occorre sempre tener presente che la natura non è un dato fisso e immutabile valido per tutti e per sempre: è un dato che varia e varia per due motivi. Varia costantemente, anche se in modo impercettibile, con l’evoluzione continua della specie nelle varie aree ambientali e culturali in cui la specie umana sussiste. Varia però anche da individuo a individuo nelle complesse strutture cerebrali e nella loro interazione che oggi la scienza comincia a comprendere e indagare.

Cattivi maestri? Precursore della deriva omoeretica: don Enrico Chiavacci, che insegnava filosofia e teologia a Firenze, sia nel Seminario che presso la Facoltà teologica

Ecco da dove viene la lebbra

di Francesco Lamendola

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