ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 14 gennaio 2019

“A volte la Chiesa cammina lenta, ma cammina”?

Mentre i massoni del mondo si riunivano per sottolineare l’identità di vedute rispetto a quanto sostenuto da Francesco I nel messaggio di Natale, i sacerdoti che occupano gli altari delle nostre vecchie chiese cattoliche erano già all’opera per fare in modo che le suddette vedute siano presto credute anche dai tanti gonzi cattolici. Quindi ecco che qualcuno tarocca il Credo e altri lo consegnano ai fedeli su un biglietto da leggersi privatamente a casa, a rate, dato che loro non ci credono. Alcuni pensano di sostituire nell’omiletica il Corpo di Cristo con il corpo dei migranti. Altri ancora fanno dir Messa ai laici così da sonnecchiare sul divano fra eruttazioni gastroesofagee, dovute all’ignoranza dei digiuni, e alla superbia intellettuale. 

Sarà forse per rinnovare questa superbia che, con l’anno nuovo, il pastore mandato a pascere alcuni dei più testardi dei gonzi in quella che fu la mia parrocchia cattolica, ha deciso di pubblicare su quello che fu il notiziario parrocchiale, una tabella sinottica delle modifiche che a suo modesto modo di vedere, sulla scia delle neotraduzioni di Pater e Gloria, andrebbero apportate alla dottrina cattolica,  perché “a volte la Chiesa cammina lenta, ma cammina”. Quindi i gonzi in cammino hanno tutto un intero nuovo anno per incamminarsi su vie madreperlate incastonate di alcuni concetti chiave, fra cui:
  1. Non sono più chiamati a servire Dio, “perché è Dio che serve noi e noi non siamo servi suoi”.
  2. Gesù non sarà più offerto in sacrificio per noi, “perché la vita di Gesù non è stata un sacrificio (inteso in senso religioso), ma un’offerta per il Regno… e non si è offerto per espiare i peccati, ma è stato ucciso dai potenti”.
  3. Non più riti di esorcismo nel rituale del Battesimo, ma rito di fortificazione… “e non di liberazione dal peccato originale (i bambini non hanno peccati)”.
Ora, fra le varie eresie di gravità inaudita di cui va cianciando da molti mesi, evidentemente col consenso informato della persona che occupa la cattedra che un tempo fu del suo Vescovo, mi colpisce questa: “Dio non è Onnipotente perché non può fare tutto, ma solo essere grande nell’amore”.
In un secondo articolo (non firmato!) lo stesso prelato dimostra di non stare esagerando con le boutade causa eccesso di bollicine durante bagordi natalizi, ma di credere veramente a ciò che dice, tanto da costruirci un discorso con presunzione di scientificità.
Si parte da un sofisma appigliandosi a “Gaudium et Spes, 19” secondo la quale le persone diventerebbero atee perché presentata loro un’immagine falsata di Dio, che rifiutano – affermazione opinabile di per sé. Poi si assume questo postulato: “Una delle cause dell’ateismo è il rifiuto di un Dio onnipotente”. 
Falso. L’ateismo rifiuta Dio per definizione, tout court. Il paralogismo procede tramutandosi in un delirio tale da far sperare nell’uso di sostanze a giustificazione dell’autore: “La logica non lascia scampo: se Dio è onnipotente allora non è buono, se è buono allora non è onnipotente” – se qualcuno ci vede della logica me la mostri al microscopio – tutto ciò di seguito spiegato parafrasando Voltaire e la vecchia panzana degli innocenti di Lisbona. Ma ecco che fra le nebbie allucinogene si apre una schiarita: la mente del teologo in cammino si ricorda di una nota in un’edizione CEI della Bibbia a Gen 17,1, la quale dimostrerebbe scientificamente che Dio non è Onnipotente, con imprimatur della Chiesa. Il pezzo, non firmato, conclude poi con una riflessione sull’impotenza di Dio Padre che lascia morire il Figlio sul patibolo della croce. 
Bambini, chiudete il quaderno e andate a casa a fare un torneo di Call of Duty, il catechismo è ormai superfluo come il peccato originale, il sacrificio e la servitù. Anzi no, la servitù serve ancora per qualche tempo, se non altro per preparare il lauto pranzo domenicale del parroco, altrimenti poi non ha modo di afflosciarsi sul sofà a ruttare pisolando. 
Dunque scopriamo che il Dio di Israele è “il dio delle steppe”, il termine “Pantokrator” è un errore dei LXX traduttori ebrei, che, ben in settanta, dottori della legge e scribi, non fanno tutti e settanta messi insieme un singolo esegeta moderno incamminato sulle vie delle vedute mondiali. Quindi Dio non può fare tutto, solo una parte. Può solo amare eccetera. 
Ora, a parte che ogni aborigeno analfabeta dell’altra parte del mondo, a proposito di larghe vedute, sa, in cuor suo, come tutti gli uomini prima di lui, che Dio, se c’è, è Onnipotente – e non un joule di meno! – perché è una sua prerogativa o attributo, in quanto Creatore del cielo e della terra, visto che si parla tanto di logica: se Dio non è onnipotente è facilmente possibile ipotizzare che esista un ente più grande di Lui, con buona pace dell’anselmiano ALIQVID QVO NIHIL MAIVS COGITARI POSSIT. Si vede che, al seminario dove ha studiato per lunghi anni il promotore della riforma, il povero e sapiente Sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109) sarà noto come resort di montagna per sport invernali e non come dottore della Chiesa. Dunque, questo probabile ente onnipotente sarebbe più potente di Dio, ma questo non si dà, oppure, semplicemente, quell’ente a cui ci si riferisce non è Dio. O peggio…
Seconda considerazione: se il Padreterno non è onnipotente, perché mai dovrebbe essere eterno o onnisciente oppure mantenere uno qualsiasi dei suoi attributi ontologici? Eccoci qui incamminati sul sentiero empio e maledetto del relativismo ontologico divino, nell’opinabilità teologica. Ecco inventata la teolalìa. Ecco spento il roveto ardente.
La ricerca razionale, dunque, non è più da considerarsi prerogativa di coloro che si definiscono cristiani? Questi tromboni di prelati hanno tanta superbia da pretendere di avere verità che vanno oltre la secolare ragionevolezza della fede, perché pretendono di avere una logica diversa dal Logos. Perché la logica divina dice: «Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος. οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν. πάντα δι’ αὐτοῦ ἐγένετο, καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν ὃ γέγονεν» – «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste». (Gv 1, 1:3). Questa è la definizione di onnipotenza che li fa tremare, così la ignorano. Non sono necessarie note a piè di pagina per spiegare che Cristo non è un dio delle steppe pinco pallino qualunque, ma è proprio l’Onnipotente. Prendere o lasciare.
O peggio. Non vorrei che, per questo preciso motivo, il dio adorato da questo signore sia deliberatamente definito Signore Grande nell’Amore, ma assolutamente non onnipotente, perché non lo è, Assoluto. Nessuno evidentemente lo può dimostrare, ma non vorrei che questo amore così ostentatamente grande sia un amore perverso, come quello che sostengono nutrire i pedofili. Non vorrei che questa inflazionata parola di identità generica, per quanto di ampie vedute, celi in realtà il signore di questo mondo: Satana. 
Ecco, quello sì, non è onnipotente. Sarebbe il caso di avvedersene, non sarebbe la prima volta: Allora i figli d’Israele gridarono al SIGNORE, e dissero: «Abbiamo peccato contro di te, perché abbiamo abbandonato il nostro Dio e abbiamo servito i vari Baal» (Giudici 10 :10).
– di Matteo Donadoni
By Redazione On 14 Gennaio 2019 · 3 Comments

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