la croce dentro la mezzaluna coranica
Il Vaticano ha reso pubblico il logo del futuro viaggio apostolico di Papa Francesco in Marocco, il 30 e 31 marzo prossimo.
Questo viaggio – spiega il servizio stampa del Vaticano – sarà posto «sotto il segno della speranza e del dialogo interreligioso, come mostra il suo logo».
Un logo che raffigura – continua Vatican New - «una croce e una mezzaluna: la croce cristiana e la mezzaluna musulmana. Essi simboleggiano la dimensione interreligiosa della visita di Papa Francesco in questo paese a maggioranza musulmana […] I colori del logo riprendono quelli delle bandiere dei due paesi: giallo e bianco per il Vaticano, verde e rosso per il Marocco».
Un logo che raffigura l’apostasia della Chiesa conciliare che, andando da un incontro interreligioso all’altro, perde la bussola della fede, il cattolicesimo, e si perde in un sincretismo interlocutorio e in uno scabroso relativismo.
La cosa che più colpisce in questo logo è la mezzaluna che avvolge la croce, cosa che i musulmani considereranno – e non a torto – come un atto di sottomissione nei confronti della loro religione.
Il dialogo interreligioso è un gioco di folli a maggior beneficio delle false religioni, che hanno come padre il principe della menzogna…
Questo viaggio – spiega il servizio stampa del Vaticano – sarà posto «sotto il segno della speranza e del dialogo interreligioso, come mostra il suo logo».
Un logo che raffigura – continua Vatican New - «una croce e una mezzaluna: la croce cristiana e la mezzaluna musulmana. Essi simboleggiano la dimensione interreligiosa della visita di Papa Francesco in questo paese a maggioranza musulmana […] I colori del logo riprendono quelli delle bandiere dei due paesi: giallo e bianco per il Vaticano, verde e rosso per il Marocco».
Un logo che raffigura l’apostasia della Chiesa conciliare che, andando da un incontro interreligioso all’altro, perde la bussola della fede, il cattolicesimo, e si perde in un sincretismo interlocutorio e in uno scabroso relativismo.
La cosa che più colpisce in questo logo è la mezzaluna che avvolge la croce, cosa che i musulmani considereranno – e non a torto – come un atto di sottomissione nei confronti della loro religione.
Il dialogo interreligioso è un gioco di folli a maggior beneficio delle false religioni, che hanno come padre il principe della menzogna…
La Gran Loggia di Spagna ringrazia Papa Francesco
per il dialogo fra le religioni
«Quello che dobbiamo chiedere, quello che dobbiamo cercare ed aspettarci, come i Giudei il Messia, è un papa secondo i nostri bisogni».
Questo era, nel 1818, il piano dei Carbonari, società segreta italiana legata alla massoneria.
Due secoli dopo la loro segreta infiltrazione nelle istituzioni ecclesiastiche, e malgrado la battuta d’arresto imposta da San Pio X; cinquant’anni dopo il disastroso concilio Vaticano II, che ha rigettato in toto la Tradizione della Chiesa cattolica e aperto le porte allo spirito della modernità e del progressismo, allo spirito massonico; e in seguito al fatto che i papi conciliari che hanno adottato i princípi pseudo-umanitari delle logge, la massoneria non si nasconde più: essa ha un papa secondo i suoi bisogni, degno erede di Paolo VI, altro papa che i massoni apprezzano particolarmente.
Al momento dell’elezione al pontificato di Jorge Mario Bergoglio, i templi occulti hanno espresso le loro felicitazioni al Vaticano e hanno manifestato pubblicamente la soddisfazione dei fratelli “tre punti” per la scelta operata dai cardinali.
Da allora, l’entusiasmo dei massoni per El Papa argentino non è diminuito.
In occasione degli auguri di Natale, la Gran Loggia di Spagna ha ringraziato, con un tweet, l’attuale ospite del Vaticano per il suo impegno fruttuoso nel dialogo interreligioso, facendo l’elogio della sua omelia per la Natività:
«Tutti i massoni del mondo si uniscono alla richiesta del Papa per “la fraternità tra persone di diverse religioni.”»
«Nel suo messaggio di Natale dalla loggia centrale del Vaticano» - continuano i massoni spagnoli - «Papa Francesco ha chiesto il trionfo della fraternità universale tra tutti gli esseri umani. Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura. Fraternità tra persone di idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro. Fraternità tra persone di diverse religioni. Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio a tutti quelli che lo cercano. E il volto di Dio si è manifestato in un volto umano concreto. Non è apparso in un angelo, ma in un uomo, nato in un tempo e in un luogo. E così, con la sua incarnazione, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per la nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti fratelli in umanità! Allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi!».
E siccome la verità arriva talvolta dai nemici della Verità, la Gran Loggia constata:
«Le parole del Papa dimostrano l’allontanamento attuale della Chiesa dal contenuto dell’Humanum genus (1884), l’ultima grande condanna cattolica della massoneria».
In questa celebre enciclica, Leone XIII anatemizza i princípi fondamentali anticristiani dei massoni:
E fra i princípi condannati da Leone XIII vi è anche questo famoso dialogo interreligioso che fa la gioia dei massoni e, cosa ancora più grave, anche del Papa argentino:
Questo era, nel 1818, il piano dei Carbonari, società segreta italiana legata alla massoneria.
Due secoli dopo la loro segreta infiltrazione nelle istituzioni ecclesiastiche, e malgrado la battuta d’arresto imposta da San Pio X; cinquant’anni dopo il disastroso concilio Vaticano II, che ha rigettato in toto la Tradizione della Chiesa cattolica e aperto le porte allo spirito della modernità e del progressismo, allo spirito massonico; e in seguito al fatto che i papi conciliari che hanno adottato i princípi pseudo-umanitari delle logge, la massoneria non si nasconde più: essa ha un papa secondo i suoi bisogni, degno erede di Paolo VI, altro papa che i massoni apprezzano particolarmente.
Al momento dell’elezione al pontificato di Jorge Mario Bergoglio, i templi occulti hanno espresso le loro felicitazioni al Vaticano e hanno manifestato pubblicamente la soddisfazione dei fratelli “tre punti” per la scelta operata dai cardinali.
Da allora, l’entusiasmo dei massoni per El Papa argentino non è diminuito.
In occasione degli auguri di Natale, la Gran Loggia di Spagna ha ringraziato, con un tweet, l’attuale ospite del Vaticano per il suo impegno fruttuoso nel dialogo interreligioso, facendo l’elogio della sua omelia per la Natività:
«Tutti i massoni del mondo si uniscono alla richiesta del Papa per “la fraternità tra persone di diverse religioni.”»
«Nel suo messaggio di Natale dalla loggia centrale del Vaticano» - continuano i massoni spagnoli - «Papa Francesco ha chiesto il trionfo della fraternità universale tra tutti gli esseri umani. Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura. Fraternità tra persone di idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro. Fraternità tra persone di diverse religioni. Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio a tutti quelli che lo cercano. E il volto di Dio si è manifestato in un volto umano concreto. Non è apparso in un angelo, ma in un uomo, nato in un tempo e in un luogo. E così, con la sua incarnazione, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per la nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti fratelli in umanità! Allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi!».
E siccome la verità arriva talvolta dai nemici della Verità, la Gran Loggia constata:
«Le parole del Papa dimostrano l’allontanamento attuale della Chiesa dal contenuto dell’Humanum genus (1884), l’ultima grande condanna cattolica della massoneria».
In questa celebre enciclica, Leone XIII anatemizza i princípi fondamentali anticristiani dei massoni:
«Imperocché dalle non dubbie prove che abbiamo testè ricordate apparisce, supremo intendimento dei Frammassoni esser questo: distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e pigliando fondamenti e nome dal Naturalismo, rifarlo a loro senno di pianta.»
E fra i princípi condannati da Leone XIII vi è anche questo famoso dialogo interreligioso che fa la gioia dei massoni e, cosa ancora più grave, anche del Papa argentino:
«Poi con aprir le porte a persone di qualsiasi religione si ottiene il vantaggio di persuadere col fatto il grand’errore moderno dell’indifferentismo religioso e della parità di tutti i culti: via opportunissima per annientare le religioni tutte, e segnatamente la cattolica che, unica vera, non può senz’enorme ingiustizia esser messa in un fascio con le altre.»
NOBILE: IL DHIMMI NEL MONDO LAICO E NELLA CHIESA. UN’ANALISI IMPIETOSA.
Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci offre oggi un breve e interessantissimo saggio sulla dhimmitudine, cioè la forma di discriminazione e sottomissione imposta dall’islam a chi islamico non è, religioni del libro comprese. Un articolo veramente interessante, che farebbero bene a leggere i progressisti immigrazioni sti nostrani, e, soprattutto, i preti di ogni ordine e grado, dal parroco di campagna – se ne esistono ancora – al regnante Pontefice. Buona lettura.
Caratteristiche del dhimmi occidentale
Sul sito musulmano WikiIslam troviamo la descrizione edulcorata del termine dhimmitudine, sottomissione. «Con dhimma si intende un “patto di protezione” contratto tra non musulmani e un’autorità di governo musulmana. (…) Lo status di dhimmi venne applicato a milioni di persone vissute tra l’Oceano Atlantico e l’India dal VII secolo all’epoca moderna. Nel tempo, molti si convertirono all’Islam. Molte conversioni furono volontarie e motivate da diverse ragioni, ma le conversioni forzate giocarono un ruolo crescente soprattutto dal XII secolo. (…) L’opinione consensuale degliʿulamāʾ sostiene l’imposizione del tributo in capo ai non musulmani che cadono sotto il dominio islamico in base alla Sūra 9:29 del Corano. Il versetto dice: Combatti coloro che non credono in Dio né nel Giorno del Giudizio, né ritengono vietato ciò che è stato proibito da Dio e dal suo Messaggero, né riconoscono la religione della Verità, (anche se sono) del Popolo del Libro [cristiani e ebrei], finché non paghino accettando di sottomettersi, e si sentono sottomessi.» La mancanza di detto pagamento, puntualizza la progressista Wikipedia «farebbe venir meno il patto di protezione della proprietà e della vita del dhimmi, che affronterebbe in tal caso le alternative della conversione, della schiavitù o della morte.»
La discriminazione verso i non musulmani, dunque, è un precetto di Allah, una formula che ha permesso all’Islam la conquista di terre immense, dal Portogallo all’Indonesia.
Come si è manifestata la legge dhimmi nella Storia? Oltre alla jizya, che i mafiosi hanno ereditato definendolo pizzo, si aggiunge il divieto per i non musulmani di sposare donne musulmane; il fedele musulmano può sposare donne di altre fedi, ma i figli sono obbligati a seguire l’Islam. In Arabia Saudita le chiese sono rigorosamente proibite, negli altri paesi musulmani la costruzione o la manutenzione delle chiese esistenti viene troppo spesso interdetta; le chiese, comunque, devono essere prive di campane e non devono mai superare la grandezza e l’altezza delle moschee; ai religiosi cristiani non è permesso indossare vestiti o simboli che ne manifestino l’appartenenza.
I cristiani accusati di proselitismo rischiano la galera e, in alcuni paesi, la pena di morte. Nella laica Turchia pre-Erdoğan, i cittadini turchi armeno-cristiani, venivano spediti nelle prime file delle zone di conflitti, ed è difficile pensare che col Califfo le cose siano cambiate. Il sottomesso, il dhimmi, nella storia dell’Islam ha vissuto periodi di tolleranza alternati con umiliazioni, come l’obbligo di concedere in sposa le proprie figlie ai musulmani; dare sempre la precedenza ai musulmani e abbassare lo sguardo in loro presenza; non andare mai a cavallo; indossare vestiti o segni che identificano la sua sottomissione. Senza contare le calunnie subite da un numero non quantificabile di Asia Bibi nei mille e quattrocento anni di dhimmitudine.
Quali sono le principali caratteristiche del dhimmi occidentale postmoderno? Coloro che hanno stabilito l’immigrazione incontrollata non possiamo definirli dhimmi, ma scellerati intenzionati a cancellare il cristianesimo. Nella fascia dei dhimmi abbiamo gli ignoranti e gli sprovveduti, pericolosi quanto gli scellerati, e i cosiddetti progressisti che, orfani della dittatura comunista sono saltati con giubilo a pie’ pari sul cavallo di Troia islamico. Il motivo per cui si autodefiniscono progressisti non lascia dubbi: odiano l’esistente, buono o meno che sia. Ma la loro limitata lungimiranza non gli consente di prevedere che con l’Islam saranno retrogradi coatti.
Numerosi politici, professori, intellettuali e giornalisti occidentali, si sono resi dhimmi grazie a ingenti somme di petrodollari versati nei loro conti correnti. A questi sommiamo l’unica Istituzione che dovrebbe alzare le barricate contro l’immigrazione di milioni di musulmani in Europa, il Vaticano.
Ormai è un’ossessione, non c’è uscita di Bergoglio che non menzioni la politica delle porte aperte. A parte i preti scellerati che con i migranti incrementano notevolmente il proprio conto in banca, altri vengono ripagati soddisfacendo il loro risentimento verso Gesù Cristo. Vedasi le chiese dormitorio per migranti musulmani; chiese ristoranti; chiese dove sfilano giovani fanciulle con prêt-à-porter dell’ultima ora. Preti che durante la messa cantano canzoni sanremesi, senza disdegnare la musa Tersicore piroettando davanti agli sguardi deliziati di cattolici adulti.
Ma si sa, i seminari postconciliari hanno sfornato un numero straordinario di preti insipienti. Permettetemi due aneddoti che possono dare un’idea dello stato pietoso in cui si trovano gli svezzatori di preti. Alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, un bel giorno un prete professore, per farci un esempio positivo sul comportamento umano, menzionò un detto di Maometto. Io, reduce di circa dieci anni di permanenza nei paesi musulmani, dopo aver visto ingiustizie a iosa e letto quanto basta i testi sacri dell’Islam, tentai di tacere. Strinsi i denti, ma come Roger Rabbit non riuscii a contenermi. Cercando di reprimere la mia stizza, al prete prof chiesi perché, con le decine di passi evangelici e incalcolabili detti dei grandi santi, richiama Maometto come maestro di vita. Stupito, e forse intimidito, farfugliò qualcosa che non arrivò alle nostre orecchie. Eravamo davanti a un dhimmi. Come era dhimmi un altro prete prof che vedendo la stampa di una scritta araba, sentenziò: “la scrittura islamica è davvero affascinante”.
Evidentemente non sapeva, e probabilmente ignora ancora, che la scrittura araba è stata inventata da cristiani arabi molto prima della nascita di Maometto. Certo, non tutti sono obbligati a esserne a conoscenza, ma un sacerdote che insegna in una Università cattolica, in anni in cui l’Islam sta prendendo piede con una certa virulenza in tutta l’Europa, certa ignoranza diventa dhimmitudine.
Quando in volo dalla Polonia Bergoglio affermò che “non è giusto e non è vero identificare l’Islam col terrorismo e la violenza”, rimasi basito. Non contento bastonò, come consuetudine, i cattolici con un parallelismo molto caro ai musulmani “vedo violenza anche in Italia ad opera dei cattolici”. Come ho cercato di rilevare su questo sito nell’articolo il cattolico che uccide, tranne che per legittima difesa, non segue la dottrina cattolica ma i propri istinti. Cosa che non possiamo dire per il pio musulmano che, per mandato divino, dhimmizza, violenta e uccide chi è colpevole di non appartenere all’Islam.
Agostino Nobile
Marco Tosatti
Ecco i rischi dietro il viaggio
di papa Francesco in Marocco
Papa Francesco, alla fine del prossimo marzo, si recherà in Marocco, dove avrà modo d’incontrare il re Mohammed VI. Bergoglio prosegue così. attraverso visite internazionali extraeuropee, nella promozione di una “Chiesa in uscita”, centrata sul dialogo interreligioso e sul contatto diretto con le periferie del mondo. Sempre che il Marocco possa essere considerata una di queste.
Ma a far discutere, specie tra le frange più conservatrici (qualcuno direbbe “tradizionaliste”), è il simbolo selezionato per il ventiseiesimo viaggio apostolico del pontefice della Chiesa cattolica: una croce posizionata all’interno di un’altra immagine religiosa: la mezzaluna musulmana. Qualcuno ha osato evidenziare la differenza di grandezza che intercorre tra le due: troppo piccola – sostengono – la croce di Cristo, troppo risaltata – di rimando – la mezzaluna islamica. Quasi come se il vescovo di Roma e le gerarchie vaticane avessero avallato una sorta di subordinazione. Quasi, ancora, come se la Santa Sede, a questo giro, si considerasse ospite in casa altrui.
Tra i più critici c’è la dottoressa Silvana de Mari, la cui riflessione, che è stata pubblicata dal quotidiano La Verità, può essere sintetizzata così: “Eppure – ha scritto – la nuova Chiesa 2.0 adora dialogare, adora dire a tutti che, certo, avete proprio ragione, tutte le religioni portano a Dio, che è assolutamente lo stesso…”. Il primato gerarchico del cattolicesimo, riscontrabile nella Buona Novella, sparito dai radar: questa è la tesi della De Mari.
Le modalità che papa Francesco ha individuato per la dialettica col mondo musulmano non soddisfano chi ritiene che l’islamizzazione del Vecchio Continente stia mettendo in discussione la nostra stessa identità. Chiedetevelo leggendo Michel Houellebecq. Chi volesse approfondire il fatto che in Europa siano state chiuse centinaia di chiese solo nel corso di questi ultimi anni, può invece approfondire la visione del cardinale Eijk.
FRANCESCO BOEZI
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