ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 16 gennaio 2019

Le domande che ci facciamo

Ecco tutti i miei “dubia” di prete e religioso

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    Cari amici lettori, la lettera che trovate qui sotto mi è stata inviata da un sacerdote e religioso, appartenente a una grande congragazione presente in diversi Paesi. È una testimonianza significativa, che porta alla luce una realtà molto più diffusa di quanto si potrebbe immaginare.
Chi scrive esprime in modo semplice e chiaro i motivi per cui ha incominciato ad avvertire perplessità nei confronti di questo pontificato e perché ritiene che oggi la Chiesa si trovi in una situazione di fronte alla quale occorre una decisa presa di coscienza.

Come spesso succede a chi osa manifestare dubbi e porre domande sull’insegnamento di Francesco, anche il sacerdote è stato sanzionato e sta quindi pagando di persona. Ma da parte sua non c’è vittimismo. Solo la constatazione implicita di quanta poca libertà reale ci sia nella Chiesa attuale, a fronte di ripetuti appelli alla parresia, ovvero al diritto-dovere di dire ciò che si pensa con franchezza.
Ma di una cosa, soprattutto, ringrazio il sacerdote: di averci messo la faccia firmando la sua lettera. Siamo infatti circondati da troppi Don Abbondio.
A.M.V.
***
Benedetto (è) Colui che viene nel nome del Signore (Sal 118,26)
Chi sono
Sono un sacerdote religioso di sessantadue anni di età e trentasei di ministero, appartenente ai Figli dell’Amore Misericordioso. Dal dicembre scorso sono stato sospeso a divinis dal mio superiore generale: non posso più dire Messa in pubblico, né predicare, né confessare. Posso solo celebrare in privato. (E posso anche scrivere ad Aldo Maria Valli… almeno per ora.)
Al momento la sanzione è per sei mesi, ma la sua durata effettiva la conosce solo il Signore. Queste le motivazioni: 1) perché nel Canone della Messa, dopo il nome di Francesco, inserisco anche il ricordo del Papa emerito Benedetto; 2) perché nella mia predicazione, quando il tema lo richiede, manifesto le mie perplessità su alcune posizioni dottrinali e morali di Papa Bergoglio.
Preciso che tutto questo l’ho fatto nell’ambito del mio ministero ordinario: in due chiesette di campagna, prima; e in due cappelle minori di città, poi. Non ho ricercato amplificazioni mediatiche, né ho causato clamori inutili.
E nel parlare di questi argomenti, credo di aver trasmesso non un gusto per la critica gratuita, ma un senso di vera preoccupazione interiore; e di aver cercato non tanto di convincere per forza gli uditori, ma di aiutarli a ragionare sui fatti, così da capire “cosa stava bollendo in pentola” nella Chiesa.
Ciò nonostante, la sospensione è arrivata.
Accetto tranquillo, non faccio polemiche… e ringrazio.
Come la penso
Nel 2013 ho accolto l’avvento di Papa Bergoglio come una forte folata di vento, proveniente dalla lontana Pampa, in grado di spazzare via in poco tempo i fumi e le nebbie che gravavano pesanti sul Vaticano e sulla Chiesa.
Poi tutto è cambiato con la pubblicazione dell’Amoris laetitia, nel 2016.
Ricordo di aver girato e rigirato il capitolo VIII di quella Esortazione per un mese intero, nel tentativo disperato di trovarci dentro una qualche ispirazione, finché non mi sono dovuto arrendere all’evidenza: quel capitolo era ambiguo e contraddittorio, e una simile caratteristica non poteva essere casuale!
Perciò ho condiviso pienamente l’iniziativa dei quattro cardinali che dopo qualche mese hanno presentato i cinque dubia; e sono rimasto profondamente deluso dal fatto che Papa Bergoglio non abbia voluto rispondere e chiarire.
A quel punto la fiducia in Papa Bergoglio ha iniziato a vacillare; e ha preso a farsi strada nella mia mente un terribile sospetto: si stanno forse realizzando alcune profezie che aleggiano da tempo, come quelle legate a La Salette, o a Fatima, o a diverse altre rivelazioni private, che evocano la possibilità di “una grande apostasia” a partire dal vertice stesso della Chiesa? E da questa prospettiva ho iniziato a valutare gli scritti, le parole e i gesti del Pontefice.
Le domanda che mi faccio
Questa osservazione critica mi ha portato a farmi molte domande sul Papa argentino: alcune più complesse e articolate, altre più semplici e popolari.
Come, ad esempio, le seguenti:
* Perché nel 2016 non ha voluto rispondere alle domande chiarificatrici dei cardinali dei dubia, e ha invece fomentato le interpretazioni più spericolate del suo documento, aumentando così la confusione teorica e pratica?
* Perché nel 2017 ha allontanato bruscamente il cardinale Müller dall’incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, dopo cinque anni esatti dalla sua nomina, e non gli ha dato nessun altro incarico?
* Perché, sempre nel 2017, ha ospitato in Vaticano la statua di Lutero, facendosi fotografare davanti alla stessa; e ha poi ritenuto di dover commemorare i cinquecento anni della Riforma, dando così forza alla voce di chi afferma che è in atto un gravissimo processo di protestantizzazione della Chiesa cattolica?
* Perché si avvale ufficialmente e ripetutamente della collaborazione di un personaggio discutibile come il gesuita americano padre James Martin, paladino dichiarato della ideologia gender e della causa omosessuale?
* Perché, dall’inizio del suo pontificato fino ad oggi, non riesce a dire una parola veramente chiara sulla questione delicatissima della Comunione ai divorziati risposati e ai coniugi protestanti di fedeli cattolici?
* Perché, dall’inizio del suo pontificato fino ad oggi, si mette in ginocchio davanti alle persone alle quali lava i piedi, ma non riesce a farlo davanti a Gesù Sacramentato, né durante la consacrazione, né quando sta al cospetto del Santissimo solennemente esposto (e ha presso di sé un inginocchiatoio con tanto di cuscino, e tutti gli altri – cerimonieri e ministranti – sono prostrati sul pavimento)?
Confesso che quest’ultimo tema mi manda letteralmente in tilt: perché lo fa? che tipo di messaggio vuole mandare? e a chi lo vuole mandare? Vorrei che qualche attuale “guardiano della rivoluzione” mi rispondesse.
La questione di fondo
Stando così le cose, qualcuno mi chiederà: «Ma tu Bergoglio lo consideri ancora Papa?». Rispondo: fino a quando non si dimostrerà in modo ufficiale che la rinuncia di Benedetto o il conclave del 2013 hanno presentato gravi irregolarità (cosa questa che non sta certo alla portata di chiunque), Bergoglio è Papa a tutti gli effetti e i suoi atti di giurisdizione hanno pieno valore. In questa materia così importante, infatti, non bastano semplici sospetti (per quanto credibili e diffusi), ma servono certezze assolute e inconfutabili.
Ciò non toglie però il diritto e il dovere per ogni battezzato di esprimere le proprie critiche in caso di insegnamenti o comportamenti pontifici inadeguati, così come hanno fatto verso Simon Pietro l’apostolo Paolo “a viso aperto” (cf. Gal 2,11), e lo stesso Gesù che lo ha definito “Satana” (cf. Mc 8,33).
Nel caso poi che la situazione dovesse precipitare con iniziative ancora più sconsiderate (ad esempio, in campo ecumenico o in materia liturgica), ci si dovrà attenere alle indicazioni di qualche cardinale più illuminato e coraggioso (infatti, una presa di posizione chiara e formale da parte di “un numero significativo di cardinali” appare sempre più improbabile). Possibile che non ce ne sia neppure uno, disposto a onorare fino in fondo la porpora che indossa?
Ma evitiamo di proiettarci troppo nel futuro. Limitiamoci ad affidare ogni cosa al Signore, supplicandolo di svegliarsi dal suo sonno profondo, di placare il vento e il mare, e di riprendere in mano il timone della sua barca.
Le ragioni per cui scrivo
Ho deciso di scrivere questa mia testimonianza per due motivi.
Primo. Per rivolgermi a tanti altri sacerdoti e religiosi che, dal 2016 in qua, stanno avvertendo le stesse difficoltà di cui ho parlato più sopra; e stanno anche sperimentando, da parte dei rispettivi superiori, vessazioni morali di ogni tipo: rimproveri, minacce, rimozioni, emarginazioni e sospensioni…
Vorrei incoraggiarli fraternamente; e ricordare loro che in questi casi noi abbiamo il diritto e il dovere di “difendere la Verità” (qualora, a nostro giudizio, questa fosse minacciata), ma non abbiamo alcuna possibilità di “difendere la nostra persona” (anche nel caso di decisioni gravose nei nostri confronti).
E vorrei anche invitarli ad offrire le proprie tribolazioni per l’amabilissima persona di Papa Benedetto XVI: perché il Signore lo voglia sostenere fisicamente e spiritualmente, fino al compimento completo della sua dolorosa missione.
Infatti – e nessuno se lo dimentichi –, Benedetto ha rinunciato “a fare il Papa”, ma non ha rinunciato “ad essere Papa”. Cosicché Egli costituisce ancora un punto sicuro di riferimento per tutti coloro che amano veramente la Chiesa: in particolare, con il suo esempio di immolazione silenziosa e orante.
Secondo. Per rivolgermi a quel numero sempre crescente di fedeli laici che scalpitano, nel desiderio di fare qualcosa di concreto e di utile, a sostegno della casa di Dio che sta crollando come la basilica di Norcia; fedeli laici che sono più coscienti e agguerriti di quanto si potrebbe immaginare.
Vorrei dire loro di combattere per questa giusta causa con tutti i mezzi a disposizione, ma di non uscire mai e per nessun motivo dal  recinto ufficiale della Chiesa cattolica, anche se questa dovesse diventare “falsa” dalla testa ai piedi. La Chiesa “vera”, anche se ridotta a “piccolo resto”, non ha bisogno di produrre scismi dichiarati, perché sopravviverà nel cuore di coloro che si mantengono fedeli al vero magistero della Chiesa, in mezzo a una maggioranza ostile.
Nella situazione drammatica in cui siamo precipitati è sufficiente fare una sorta di “resistenza interna e sotterranea”, tipo quella dei primi cristiani verso l’impero romano, pagano e intollerante, in attesa che il Signore e la Vergine Santa realizzino i loro piani di purificazione sulla Chiesa e sul mondo.
Ringrazio per l’attenzione e saluto cordialmente.
Padre Gabriele Rossi, FAM
Fermo, 16 gennaio 2019

Quante cose sono cambiate: parliamone


05:30

Quante cose sono cambiate: parliamone
Don Giorgio Bellei

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