Roma, 24 gennaio 2018 (LifeSiteNews) – I capi della Chiesa che riducono gli abusi sessuali del clero a “clericalismo”, mentre mancano di riconoscere come l’omosessualità attiva ha contribuito alla crisi, “non vogliono affrontare le ragioni vere” per cui “i minori, i ragazzi e i giovani uomini” vengono abusati, ha detto il Cardinale Gerhard Müller.
In una nuova intervista rilasciata al National Catholic Register in vista dell’incontro in Vaticano del 21-24 febbraio sulla protezione dei minori, il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha anche detto di ritenere che quegli stessi capi della Chiesa sono “contro il celibato” e “il sesto Comandamento”, e che stanno sfruttando la crisi degli abusi sessuali per attuare “il loro piano”. Sono in molti a prevedere che al Sinodo panamazzonico del prossimo ottobre si vedrà il tentativo di indebolire la disciplina del celibato sacerdotale stabilita nella Chiesa di rito latino, introducendo una “eccezione” che aprirà la porta all’accettazione di un clero sposato in altre regioni del mondo.
LA GIUSTA DIAGNOSI Nell’intervista del 23 gennaio, il Cardinal Müller ha detto che attribuire la crisi degli abusi sessuali al “clericalismo” è “molto ingiusto verso Gesù”. Il Signore “ha dato potere e autorità spirituali agli Apostoli”, ha detto, aggiungendo che simili abusi “non sono dovuti al sacramento dell’Ordine sacro, ma all’incontinenza sessuale, a una falsa visione della sessualità e al mancato rispetto per il sesto Comandamento”.
“Se sei un sacerdote, devi predicare il Decalogo e rispettarlo. Dov’è scritto nella Sacra Bibbia o in un libro sul sacerdozio o nei Padri della Chiesa che, siccome sei un sacerdote, sei al di sopra della moralità? Al contrario, devi dare il buon esempio”, ha detto.
Alla domanda su cosa spera per l’incontro di febbraio in Vaticano sulla “protezione dei minori nella Chiesa”, Müller ha risposto che c’è bisogno di una “diagnosi delle ragioni vere della crisi”.
“Non si può dare la cura giusta con la diagnosi sbagliata”, ha affermato. “Dobbiamo affrontare la realtà alla luce del Vangelo, della dottrina e disciplina della Chiesa, e della spiritualità del sacerdozio”.
Ha notato che Papa Francesco aveva “assolutamente ragione” quando ha detto in un’intervista recente che i sacerdoti che praticano l’omosessualità devono prendere in considerazione la rinuncia al sacerdozio. “La pratica dell’omosessualità è contraria al piano di Dio”, ha ricordato. “La pratica omosessuale non è accettabile, non con gli adulti e assolutamente non con i minori. Più dell’80% delle vittime degli abusi sessuali sono giovani ragazzi, adolescenti maschi sopra i 14 anni. Questo è un comportamento omosessuale”, ha aggiunto. “L’abuso sulle persone di sesso femminile non è meno terribile”.
Il Cardinale ha fatto una distinzione tra l’“attrazione per lo stesso sesso” e la “pratica omosessuale”, ma ha osservato che “l’attrazione per lo stesso sesso non giustifica in alcun modo il contatto omosessuale”.
“Non abbiamo bisogno di una nuova interpretazione di questa dottrina ma, piuttosto, di una maggiore obbedienza alla Parola di Dio. ‘Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione… [e] ci dona il suo Santo Spirito (1 Ts 4,7-8)”.
Da quando è scoppiato lo scandalo di McCarrick lo scorso giugno, prelati di alto livello come il Vescovo deceduto Robert Morlino di Madison nel Wisconsin e l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, hanno detto che la crisi degli abusi sessuali non verrà risolta finché non si denunceranno le cause e non verranno presi provvedimenti per eliminarle. E concordano nell’affermare che tra queste cause c’è una “subcultura omosessuale” presente nella gerarchia.
Quando gli è stato ricordato come il Cardinale Blasé Cupich di Chicago abbia sminuito la gravità degli atti omosessuali nel clero quando sono consensuali, Müller ha detto: “Dove sta scritto questo nella Sacra Scrittura?”, definendo “secolarizzata” la presa di posizione di Cupich.
“Se due uomini rubano qualcosa consensualmente, questo diventa anche solo minimamente accettabile perché hanno acconsentito di farlo insieme? Questo è doppiamente peccato. In nessun modo la consensualità può relativizzare un peccato”. Un atto omosessuale consensuale tra un Vescovo o un sacerdote e un seminarista è “più che grave”, ha detto.
Il Card. Cupich è uno dei due cardinali che Papa Francesco ha incaricato di organizzare l’incontro di febbraio in Vaticano sugli abusi sessuali del clero. Cupich, che figurava in modo rilevante nella testimonianza iniziale di 11 pagine resa dall’Arcivescovo Viganò, ha bollato la testimonianza dell’ex Nunzio sulla copertura degli abusi di McCarrick come un mero “diversivo” che serve solo a distrarre la Chiesa. Ha pure dichiarato di credere che l’omosessualità non sia un fattore significativo nell’abuso dei minori (nonostante le statistiche dimostrino il contrario), e ha difeso l’intervento del Vaticano che ha portato i Vescovi americani riuniti nell’assemblea dello scorso novembre a rimandare il voto su provvedimenti contro le coperture degli abusi.
Il titolo limitato dell’incontro di febbraio (“La protezione dei minori nella Chiesa”) e il fatto che il Papa abbia scelto il Card. Cupich per organizzarlo, confermano la dichiarazione del Card. Müller secondo cui almeno alcuni capi della Chiesa non sono decisi ad affrontare la questione scottante.
UNO SCADIMENTO TEOLOGICO La stessa intervista rilasciata dal Card. Müller il 23 gennaio al Register ha pure toccato l’attuale crisi della teologia. Il Cardinale ha detto che c’è un “guasto” non solo nella “teologia accademica” ma anche nella fede dalla quale fiorisce tutta la vera teologia. “Abbiamo bisogno di teologi più qualificati” che siano radicati nella “Scrittura, Tradizione e Magistero”, ha detto.
Venendo al cambiamento del Catechismo sulla pena di morte, deciso dal Papa, il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede ha detto che “teoricamente” non possiamo negare l’ammissibilità della pena capitale, anche quando nella pratica siamo “contro le esecuzioni”.
“Se ci sono delitti capitali, la questione è se lo Stato secolare ha il diritto di compiere un’esecuzione. Ma Gesù fu condannato a morte, era innocente, e questo appartiene alla soteriologia, alla dottrina della salvezza”, ha detto, aggiungendo che “non si è riflettuto su tali questioni” prima di procedere a cambiare il Catechismo.
“Non è buona l’impressione che il Papa, se vuole, possa semplicemente cambiare il Catechismo”, ha aggiunto. “Dove sono i limiti? Il Magistero non è al di sopra della Parola di Dio, ma le è sottomesso e la serve (Dei Verbum, 10)”, ha ricordato.
Müller ha osservato che un cambiamento poteva essere “giustificato” come “sviluppo di un dogma”, ma ha detto che “la pena di morte non ha niente a che fare direttamente con un dogma”, si basa invece sulla legge naturale e “l’etica naturale dello Stato”.
Alla domanda se pensa che la teologia e il dogma godranno di una rivincita, Müller ha risposto che “tanti cattolici liberali sono molto contenti nel vedere il dogma morale relativizzato”.
“Vogliono stare sempre dalla parte della maggioranza, della collettività, ma appartenere a Cristo comporta la croce, richiede penitenza e cambiamento di vita, obbedienza ai Comandamenti, e di far parte dei discepoli di Cristo”, ha ricordato, aggiungendo: “Certuni vogliono un Dio ‘ammorbidito’”.
Il Cardinale ha pure osservato che “certi capi della Chiesa non si rendono conto della profonda crisi in cui si trova la Chiesa. Ma ha insistito che dobbiamo “imparare dagli errori della storia” e “imparare dai grandi movimenti di riforma”.
Müller ha concluso dicendo che la retta comprensione del concetto di riforma è riassunta nel modo migliore dalle parole di San Paolo: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 2).
Fonte: lifesitenews.com
– di Diane Montagna (traduzione di Isidoro D’Anna)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.