Il cardinale Gerhard Müller è l’ex prefetto della Congregazione della Dottrina della fede e l’ex vescovo di Regensburg, Germania. Il 10 febbraio scorso ha pubblicato Il Manifesto della Fede, che trae i suoi contenuti dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Il Manifesto ha suscitato in alcuni forti critiche. Per chiarire il contenuto del Manifesto e rispondere alle critiche , il card. Müller ha rilasciato questa intervista allo Staff del Catholic World Report, che propongo ai lettori di questo blog, nella mia traduzione.
Il cardinale Gerhard Müller (foto Edward Pentin)
Il cardinale Gerhard Müller (foto Edward Pentin)
 CWR: Lei inizia il suo “Manifesto della Fede” prendendo atto della “crescente confusione” all’interno della Chiesa. Quali sono le principali fonti di questa confusione? Perché questa confusione sta a quanto pare crescendo?
Il cardinale Gerhard Müller:  Anche Gesù ha parlato di una possibile confusione nella fede, dicendo che tutto si allontanerà da lui quando verrà l’ora della Passione.  Dopo tutto, nessuno capisce per [sola] natura che la potenza e la saggezza di Dio appaiono nell’impotenza e nella follia umana.

Questa è la teologia della Croce, senza la quale non possiamo né comprendere veramente le vie di Dio né camminare in esse. Anche allora, attraverso le possibilità della comunicazione digitale, molti cristiani sono sempre più esposti ogni minuto alla propaganda anticristiana. I media tradizionali sono saldamente nelle mani dei nemici del cristianesimo. Non si dice nulla dei milioni di casi di abusi sessuali nel mondo [laico], né si spreca una sola parola nella compassione per le vittime. Il grave fallimento dei sacerdoti serve come un’aggressione alla Chiesa in generale. I media lodano il Papa solo quando possono usarlo per la loro agenda.

Tuttavia, riformare significa rinnovamento spirituale e morale in Cristo, e non la decristianizzazione della Chiesa o la sua trasformazione in una ONG, dove il riscaldamento globale è più importante della consapevolezza che Dio è la fonte e la meta dell’uomo e dell’intera creazione.

CWR: Scrivendo di Cristo, lei afferma che i cattolici devono “resistere alla ricaduta nelle antiche eresie con chiara determinazione, che vedeva in Gesù Cristo solo una persona buona, fratello e amico, profeta e moralista”. Quali sono alcuni esempi specifici di eresie cristologiche che oggi vengono rinnovate o riciclate?

Cardinale Müller: Un commentatore del Frankfurter Allgemeinen Zeitung [un giornale tedesco] scrive che questo manifesto è una cosa premoderna, mentre le dichiarazioni dei gesuiti di Francoforte sull’omosessualità, l’abolizione del celibato e l’ordinazione sacerdotale delle donne come sacerdoti rappresentano tutte cose moderne. Secondo questo scrittore, chi parla di Gesù come Figlio di Dio lo esalta eccessivamente; l’uomo moderno può comprenderlo solo come un predicatore morale sulla protezione dell’ambiente – non sulla morale sessuale, naturalmente.

Già nel terzo secolo, [la Chiesa respinse] la teoria di Paolo di Somosata di Gesù come semplice uomo.  Quelle teorie della teologia liberale fin dal XVIII secolo che riconoscono Gesù solo come un uomo speciale [pieno] di fervore o di kitsch sfocato, unite ad una moralità basata sul dovere alla Immanuel Kant -potrebbero conservare un residuo del cristianesimo borghese per i contemporanei secolarizzati, ma non hanno nulla a che vedere con la testimonianza originale della Chiesa apostolica su Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio vivente. La fede non è una questione di circostanze del tempo o dell’epoca storico intellettuale, ma della verità.

Gesù o è il Figlio del Padre o non lo è. O crediamo in lui o, non essendo più cristiani, smettiamo di dichiararci cristiani. A che serve una bottiglia di vino con un’etichetta che promette “qualità eccellente” se questa bottiglia è vuota?
CWR: Alcuni critici del “Manifesto” sottolineano l’assenza di una menzione specifica del papato.  Perché non si riferisce direttamente al papato? E cosa dice delle accuse secondo le quali lei si comporta come una sorta di “antipapa”?

Cardinale Müller: Queste persone sono strateghi politici e ignorantoni dal punto di vista della teologia.  Ovviamente non conoscono le mie osservazioni sul primato papale in Dogmatica cattolica (pubblicato in diverse lingue) e nei miei due libri sul papato (di oltre 700 pagine).

La classica confessione di fede della Chiesa parla della Trinità, dell’Incarnazione, della Chiesa, dei Sacramenti (Battesimo), della vita eterna, senza menzionare il papa e i vescovi, che naturalmente sono un elemento costitutivo della Chiesa sacramentale. Nel loro cieco pregiudizio, anche questi critici non hanno notato che il Catechismo, da cui il Manifesto della Fede trae origine, è stato dichiarato da Papa Giovanni Paolo II come una buona trasmissione del depositum fidei [deposito della fede]. Le stesse persone che erano critiche, se non addirittura ostili, verso i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno denunciato come traditori dello spirito del Concilio Vaticano II, ora invocano Papa Francesco.

Eppure lo fanno non perché lo riconoscono come papa in termini di dogma cattolico, ma piuttosto perché vogliono usarlo come veicolo per la loro agenda di sinistra-liberale per desacramentalizzare la Chiesa.  Quando si tratta dei crimini sessuali di alcuni sacerdoti, essi ritengono responsabile il celibato sacerdotale o la sacramentalità degli uffici episcopali e sacerdotali, invece di guardare al crollo dell’ethos sacerdotale e della morale sessuale durante gli anni Ottanta, di cui erano responsabili i predecessori intellettuali di questi critici.
CWR: Scrivendo dei sacramenti, lei nota che “le opinioni della maggioranza o lo spirito dei tempi” non devono sostituire Cristo come punto di riferimento per la verità. In che misura e in che modo uno spirito democratico o “spirito dei tempi” ha sostituito il deposito della fede come guida sicura alla dottrina della Chiesa?

Cardinale Müller: La democrazia nella vita politica è la nostra comune premessa per vivere insieme in un bene comune sociale. Tuttavia, la Chiesa è la comunità di credenti chiamati dalla grazia di Dio. La Chiesa vive della verità di Dio; non fa uso della verità a suo piacimento o secondo interessi e rivendicazioni di potere sugli altri. Insieme ascoltiamo la Parola di Dio e ci assumiamo ogni responsabilità per la trasmissione completa e genuina della fede ad ogni generazione fino alla venuta di Cristo.

Tuttavia, il compito di esercitare l’incrollabile magistero della Chiesa è conferito ai successori di Pietro e agli Apostoli affinché presentino a tutta la Chiesa la verità rivelata, affinché essa possa crederci. I primi due capitoli della Dei Verbum esprimono chiaramente queste relazioni.
CWR: C’è stato un bel po’ di discussione sui suoi riferimenti all’apostasia e alla “frode dell’Anticristo” (§ 5). Stava suggerendo che potremmo stare a vivere l'”ultima prova della Chiesa”? E che tipo di apostasia, nello specifico, aveva in mente?

Cardinale Müller:  L’Anticristo è una figura che incarna l’opposizione a Cristo. Egli non appare semplicemente alla fine della storia, ma emerge in ogni epoca come colui che ci tenta nella fossa e colui che distrugge la casa di Dio. Gesù ha chiesto se troverà ancora la fede quando ritornerà. E a volte, nella storia della Chiesa, sembra che la fede si esaurisca nella Chiesa. Nella lotta contro l’arianesimo ultrapotente, sostenuto dall’opinione pubblica e dal potere politico, sant’Atanasio sembra spesso sopraffatto. All’epoca, l’arianesimo era moderno e il cattolicesimo premoderno agli occhi di chi ha fede nel progresso. Come dice san Girolamo, con un gemito, il mondo si svegliò e scoprì che era diventato ariano.  Questa è l’ora di san Pietro. Gesù gli disse che Satana desiderava setacciare i discepoli e tutta la Chiesa come il grano. Poi seguì la parola di Gesù di tremenda forza e rilevanza, anche in questo tempo presente di sofferenza nella Chiesa: “ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).
CWR: Lei ripete una critica che ha già espresso in precedenza: che alcuni vescovi agiscono più come politici che come pastori. È una forma di clericalismo condannata da papa Francesco? Quali sono alcune caratteristiche di questo orientamento politico da parte dei leader della Chiesa?

Cardinale Müller:  C’è un nuovo, errato uso del linguaggio: la parola d’ordine antiecclesiastica del “clericalismo” viene ora applicata all’interno della Chiesa come un grido di battaglia contro l’ufficio istituito da Dio.  Kleros significa partecipazione al servizio degli apostoli istituiti da Cristo (Atti 1:20). Il termine “clericalismo” riguarda l’abuso dell’autorità per ottenere vantaggi personali aiutando gli amici, che raggiungono posizioni nella Chiesa nonostante la loro incompetenza e indegnità. [Tuttavia] Il motivo degli abusi sessuali sui minori e sugli ecclesiastici subalterni non è la sete di potere sugli altri, ma il desiderio sessuale non dominato, che porta al peccato di lussuria e disumanizza le vittime.

CWR: Passando al vertice vaticano (L’Incontro mondiale sugli abusi dal 21 al 24 febbraio scorso, ndr), cosa ne pensa dell’incontro? Cosa ne pensa della decisione del cardinale Cupich e di altri leader del vertice di non concentrarsi affatto sull’omosessualità e sull’abuso degli adulti?

Cardinale Müller:  Non ha senso parlare di strutture che rendono possibili gli abusi. Questo è un discorso politico al di là della comprensione della Chiesa come istituzione di Dio. La costituzione sacramentale della Chiesa, l’obbedienza ai Dieci Comandamenti, e la fedeltà alla propria chiamata come cristiano battezzato, ordinato, o sposato/non sposato – questi, quando ascoltati, sono la migliore protezione contro ogni forma di disobbedienza al nostro Creatore e Redentore e contro il danno all’amore di Dio e del prossimo, quell’amore che racchiude tutti i comandamenti.
By Sabino Paciolla