ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 aprile 2019

Ll’ABC dell’umiltà cristiana

L'UMILTA' CRISTIANA


C’era una volta "l’umiltà cristiana", che in termini teologici si chiama "timor di Dio", e non è di origine umana, ma soprannaturale: è uno dei Sette Doni dello Spirito Santo, cioè lo ricevono le anime che sono in grazia di Dio 
di Francesco Lamendola  

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C’era una volta l’umiltà cristiana. A quelli della nostra generazione, l’hanno insegnata. Ci è stato anche spiegato che, in termini teologici, l’umiltà cristiana si chiama timor di Dio e non è di origine umana, ma soprannaturale: è uno dei Sette Doni dello Spirito Santo, cioè lo ricevono le anime che sono in grazia di Dio. Si tratta perciò d’una qualità assai diversa e infinitamente superiore all’umiltà intesa in senso puramente umano: è una benedizione che scende dall’Alto e aiuta gli uomini ad acquisire e a mantenere il giusto atteggiamento nei confronti di Dio. Naturalmente, chi possiede l’umiltà cristiana è umile anche di fronte agli uomini, perché vede negli uomini i fratelli in Dio, da amare per amor Suo e non perché, necessariamente, essi siano amabili in se stessi; anzi, diciamo pure, con franca lingua, che, sovente, quanto a se stessi, gli altri uomini non sono amabili affatto. Il precetto di amare gli uomini indipendentemente dall’amore di Dio, di quel Dio che è stato annunciato da Gesù Cristo, vero Uomo e vero Dio al tempo stesso, non ha nulla a che fare con il cristianesimo, ma semmai con le morali volontariste, laiciste e massoniche degli ultimi tre secoli, frutti di un mondo secolarizzato e proteso verso l’autoaffermazione dell’uomo. 
E non hanno funzionato, perché i fatti si sono incaricati di mostrare che gli uomini, quando vogliono realizzare un mondo migliore senza Dio, senza quel Dio che è l’amore e il perdono, perché è il Padre di tutte le creature, venuto nel mondo a sacrificarsi per redimerle dal male, tutto ciò che riescono a realizzare è qualcosa di molto simile all’inferno.

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Santa Veronica Giuliani, maestra di umiltà.
In ogni caso, l’umiltà cristiana non giunge mai fino alla glorificazione dell’altro uomo: mai, per nessuna ragione. Negli Atti degli Apostoli c’è un episodio significativo q questo proposito. Nel paese di Listra, fra Galazia e Licaonia, nell’intermo dell’Asia  Minore, San Paolo ha guarito, con la potenza di Dio, un ragazzo storpio; la gente del posto, commossa e turbata, crede che Paolo e Barnaba siano degli dei in forma umana, Zeus ed Hermes, e li vorrebbe adorare; al che essi reagiscono vigorosamente (14, 8.-17):
C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: «Alzati diritto in piedi!». Egli fece un balzo e si mise a camminare. La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: «Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!». E chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente. Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: «Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori». E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.

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La vera umiltà cerca la solitudine, non i riflettori e gli applausi!

Ma il signor Bergoglio, che usurpa il titolo e le funzioni di papa, e abusa di entrambi per il danno della Chiesa e la confusione dei fedeli, non conosce neppure l’ABC dell’umiltà cristiana. Accecato da un folle orgoglio, lo stesso che lo ha spinto a cercare in ogni modo di farsi eleggere nel conclave del marzo 2013, pur sapendo benissimo di non aver diritto a essere eletto, se non altro perché gesuita, e pur sapendo, come tutti, che Benedetto era stato costretto alle dimissioni da un oscuro ricatto, non ha mai smesso d’incoraggiare l’idolatria verso la sua persona, anche ostentando gesti di falsa umiltà spinta fino al grottesco e all’indecente, come quando, il sedere proteso per aria, si è prostrato fino a terra, per baciare i piedi degli uomini politici del Sud Sudan, umiliando non tanto se stesso, quanto la dignità di vicario di Cristo e scandalizzando le anime con un gesto che mai nessuno, né Gesù, né i suoi Apostoli, né i Santi, nel corso di quasi duemila anni di storia, si son mai sognati di fare. Del pari, durante la Via Crucis del Venerdì Santo del 2019, non ha avuto il benché minimo ritegno a strumentalizzare in maniera sacrilega la sacra processione, per inscenare una gigantesca sceneggiata propagandistica pro-immigrazione/invasione; e questo mentre i vescovi delle Conferenze episcopali della Comunità Europea scendono ufficialmente in campo contro i “populismi” e i loro ideologi, Bannon e Dugin, trasformando la ricorrenza della santa Pasqua in un evento tutto declinato in chiave politica. E suor Eugenia Bonetti, presidente dell’associazione Slaves no more, missionaria in Africa per ventiquattro anni, ha steso i testi delle meditazioni per la Via Crucis al Colosseo, tutti in chiave pro immigrazione/invasione, a riprova del fatto che la deriva apostatica del signore argentino travestito di bianco sta facendo un immenso danno anche tra le file del clero e sta strumentalizzando, probabilmente senza che se ne rendano neppur conto, migliaia di sacerdoti, religiosi e religiose.

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Il Curato d'Ars s'inginocchiava davanti al Santissimo...

Eppure, quel signore sa benissimo di commettere un abuso; sa di forzare oltre ogni limite della decenza il testo evangelico; sa di manipolare e stravolgere il concetto dell’amore del prossimo, così come Gesù lo illustra, ad esempio, nella parabola del buon Samaritano; e sa benissimo che Gesù, Giuseppe e Maria non erano per nulla dei migranti, né dei profughi, come invece egli non si stanca di dire anche nelle omelie domenicali, mentendo e reiterando la menzogna e la strumentalizzazione. Così pure, egli sa benissimo che una bella fetta di credenti, compresi alcuni che pure fanno il tifo per lui, su questo punto non sono affatto persuasi: non credono, cioè, che l’essere cristiani implichi il dovere di farsi invadere e di lasciarsi sostituire, in casa propria, da popolazioni di altra razza, altra cultura e altra fede religiosa; anzi, sa che molti sospettano che qui vi sia un passaggio non chiaro della sua “pastorale”, e prendono le distanze da lui su questo punto. Eppure, non gliene importa nulla delle divisioni che crea nel Corpo mistico di Cristo; da mesi, da anni, non lascia praticamente passare un solo giorno senza battere e ribattere su questo tasto, ossessivamente, incessantemente: i migranti/invasori hanno il diritto di sbarcare nei nostri porti e noi, come uomini e come cristiani, abbiamo il dovere di accoglierli. Né gl’importa il fatto che il cardinale Robert Sarah, un africano, il quale conosce le condizioni dell’Africa assai meglio di lui, non si stanchi di predicare la tesi opposta: che questa emigrazione di massa non è un bene, ma un male, sia per gli africani, sia per gli europei; che lascerà l’Africa priva di speranza e delle sue forze migliori, ancor più povera e disperata, ed equivarrà, per l’Europa, a un totale stravolgimento e alla sovversione definitiva della sua civiltà, cristianesimo compreso, dato che la maggioranza dei migranti/invasori è di religione islamica, come lo è nella patria di Sarah, la Guinea. E, sia detto fra parentesi, egli non pensa che il colonialismo europeo sia stato un capitolo totalmente negativo; pensa anzi che alcuni aspetti di quel fenomeno storico siano stati positivi per i popoli africani e abbiano contributo alla loro elevazione spirituale, morale e materiale.

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Ma i "santi" moderni s'inginocchiano solo davanti agli uomini!


C’era una volta l’umiltà cristiana

di Francesco Lamendola
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