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sabato 29 giugno 2019

“Angeli e demoni”

IL CASO ASSISTENTI SOCIALI
Bambini ai gay, il sistema Reggio svela l'avversione alla famiglia

Nelle motivazioni del giudice che ha disposto gli arresti al centro la Cura di Bibbiano, tra maltrattamenti e irregolarità, emerge la presenza massiccia di un’ideologia antifamigliare in cui i genitori naturali vengono costantemente denigrati alla ricerca ossessiva di abusi mai dimostrati e falsi per privare i piccoli delle figure genitoriali, soprattutto paterne. E il deus ex machina di questo sistema è una dirigente del servizio appartenente «a noti movimenti Lgbt» che si batte per l’affidamento dei bambini agli omosessuali. Il caso di Silvia, tolta ai genitori senza un motivo per essere affidata a due lesbiche militanti e squilibrate, le quali l’hanno maltrattata e hanno cercato di influenzare il suo orientamento sessuale. Bambini sotto il potere dello Stato: da Alfie all'educazione gender e oggi con il fiore all'occhiello del welfare targato Emilia rossa. 



È la famiglia la grande nemica della maxi inchiesta “Angeli e demoni” con la quale la procura di Reggio Emilia ha spiccato 6 ordini di arresto e posto sotto indagine 17 persone.
Sono tutti accusati di reati pesantissimi che vanno dai maltrattamenti alle lesioni fino a reati amministrativi come abuso d’ufficio assistenti sociali, psicologi e medici tutti gravitanti attorno al centro La Cura di Bibbiano, una delle strutture considerate più all’avanguardia della Regione nella gestione degli affidi famigliari su bambini vittime di abusi o tolti alla famiglia d’origine per le più svariate criticità. Anche il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti è finito ai domiciliari per quello che il sistema mediatico ha già ribattezzato come un pesante macigno sul sistema del welfare “rosso” un tempo fiore all’occhiello della Regione. 

Tra le carte della corposa ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi figura un sistema in cui i servizi sociali, insieme a una Onlus di Moncalieri, la Hansel & Gretel, cercavano di dimostrare nei procedimenti giudiziari che i minori erano stati oggetto di violenze da parte dei genitori e per farlo si era disposti anche a utilizzare strumenti di tortura come una macchinetta a impulsi chiamata dagli psicologi “la macchina dei ricordi”. Violenze che però non hanno mai avuto alcun riscontro fattuale.

I giornali stanno raccontando con dovizia di particolari gli episodi, che mostrano come i minori, quasi tutti provenienti da contesti famigliari critici, fossero sostanzialmente indotti con metodi illegali ad ammettere casi di violenze famigliari per poi giustificare gli affidi famigliari a persone vicine ai dirigenti dei servizi sociali. Un meccanismo che - se venisse confermato l’impianto probatorio - ci rimanderebbe ai figli sottratti dai colonnelli argentini ai genitori torturati nel Garage Olimpo o che, per stare più vicini, ricorda la tragica vicenda della Bassa modenese in cui 16 bambini furono allontanati per sempre dalle famiglie d’origine per accuse mai dimostrate e rivelatesi false. 

Leggendo le carte del giudice però, a fronte della mole di materiale raccolto dagli inquirenti, potrebbe sfuggire un filo conduttore che accomuna queste terribili storie. E che il giudice mette nero su bianco a pagina 253 della sua ordinanza: «Costruire un’avversione psicologica dei minori per la famiglia di origine». Togliere bambini a mamma e papà con una facilità estrema, a volte sulla base solo di sospetti e fare di loro ciò che un ente superiore, lo Stato, decide. Per capire l’inchiesta di Reggio Emilia, bisogna accettare di scendere nei bassifondi questo folle pregiudizio che porta a cosificare il bambino facendolo un oggetto di interessi superiori. Un pregiudizio, quello antifamilista, che investe il ruolo dei genitori, soprattutto maschi, da colpire con ogni mezzo e con ogni scusa, umiliando la loro libertà e amplificando le criticità che ogni famiglia presenta, ma che non sempre deve per forza essere indice di patologia. 

I punti focali di questo pregiudizio, che proietta alla lunga l’ingombrante e inquietante immagine di uno Stato, qui rappresentato dai servizi sociali di un Comune, che si prende i bambini, li fagocita in un sistema perverso di dominio e di controllo, è rappresentato dai metodi della Onlus Hansel & Gretel, i cui psicologi «gli assistenti sociali erano convinti che fossero i migliori cui rivolgersi per ottenere il risultato da loro agognato dell’emersione, a tutela dei minori, del ricordo dell’abuso della cui sussistenza erano fermamente convinti». Peccato però che a fronte di questo sforzo non ci fossero abusi da far emergere. 


E i servizi sociali di Bibbiano sono così il principale problema di questa storia. E soprattutto la dirigente del servizio finita agli arresti domiciliari, Federica Anghinolfi, perché - come spiegato ieri ai cronisti dal procuratore capo Marco Mescolini - sussistono i requisiti di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Il giudice stesso conferma di ritenerla «il deus ex machina della gestione dei presunti abusi». Lei che si dimostra avversa al contesto famigliare in virtù - dice il giudice - anche delle sue «profonde convinzioni e condizioni personali a sostenere con erinnica perseveranza la causa dell’abuso da dimostrarsi ad ogni costo». Da che cosa deriva questa testardaggine? Ad esempio dalla sua carenza di equilibrio nel definire le figure maschili in famiglia dei «predatori maschi» e perché lo stesso fondatore della Hansel & Gretel, anch’egli finito ai domiciliari è stato in passato il suo terapeuta. 

La donna infatti - e leggendo le carte questo emerge chiaramente - appartiene per ragioni ideologiche ad un contesto che punta alla demolizione della famiglia come è appunto l’universo Lgbt.

E’ lo stesso giudice a rimarcarlo quando dà conto di uno dei sei casi passati al vaglio degli inquirenti. Quello di Siliva (nome di fantasia), una bambina di 11 anni con crisi epilettiche data in affidamento ad una coppia di donne omosessuali unite civilmente da un anno. Due donne - una delle quale legata sentimentalmente in passato alla dirigente dei servizi sociali Anghinolfi - che prendono una bambina su cui ci sono dei sospetti mai dimostrati di abuso o maltrattamenti. Ebbene: alla fine è Silvia che viene maltrattata dalle donne, una delle quali presenta squilibri mentali evidenti. 

«La bambina viene fatta oggetto di vessazioni psicologiche del tutto gratuite e nemmeno correlate a comportamenti indisciplinati della stessa, ma esclusivamente condizionati dall’esigenza di denigrare i genitori naturali ovvero dall’utilizzo della piccola come bersaglio di sfoghi o di rabbia dell’una o dell’altra affidataria». Insomma: la bambina viene allontanata dai genitori sulla base di presunti indizi di abusi, viene data in affido a una coppia di donne omosessuali, legate alla dirigente dei servizi, e viene - stavolta davvero - maltrattata dagli affidatari e fatta oggetto di utilizzo di elettrodi durante le seduta con la psicologa del centro Hansel & Gretel affinché riacquisti la memoria sugli abusi. Abusi di cui non ci sarà mai traccia né prova.

Viene inoltre rimarcato che le donne affidatarie hanno in comune con la dirigente del servizio «gli incentivi all’affidamento di bambini a coppie omosessuali nell’ambito del noto movimento Lgbt». In poche parole: le protagoniste di questa storia sono attiviste del movimento Lgbt che si battono per l’adozione - e l’affido - dei bambini alle coppie omosessuali. Un tema di stretta attualità e che è oggetto di vibrate critiche da parte del mondo psicologico e pedagogico. Ebbene: a Bibbiano e senza tanti problemi questo avveniva con il consenso del Comune. E, come abbiamo visto, avveniva con questi risultati. Un elemento in più per rimarcare che un minore non può crescere in un contesto famigliare con due omosessuali.

«Le due donne - scrive - attivissime nel campo della tutela dei diritti della comunità lesbica hanno condizionato la minore nell'imporre di non portare capelli sciolti ispirate ovviamente dal proprio orientamento sessuale». 

D'altra parte la Anghinolfi della sua attività di militante Lgbt, anche in chiave di affido famigliare, non faceva mistero. Internet conserva ancora diversi suoi interventi pubblici (convegni, interviste, manifestazioni) proprio a favore della genitorialità gay. Il punto è perché un Comune si fidi a tal punto di una donna così militante da affidarle un servizio così centrale e delicato ed è su questo che il Pd è chiamato a dare risposte, vista la fiducia concessa a paladini di cause, la genitorialità gay, che è bene tenere lontano dai bambini.   

Lo Stato onnipotente che prende i figli fragili o impotenti per farne cosa sua. Abbiamo visto questa ideologia totalitaria all'opera su altri casi legati all'educazione sessuale a scuola o alla precocità sessuale in ambito infantile. Ma anche con i tanti casi di bambini disabili - vedi Alfie Evans o Charlie Gard - in cui doveva prevalere il loro best interest che non ha coinciso con il restare in vita. L'inchiesta di Bibbiano apre uno squarcio inquietante anche su un altro modo di appropriarsi dell'infanzia. Col timbro dei servizi sociali e del "mitologico" welfare targato Emilia rossa. 

Andrea Zambrano

 http://www.lanuovabq.it/it/bambini-ai-gay-il-sistema-reggio-svela-lavversione-alla-famiglia

Ogni bambino affidato “rende” 200 euro al giorno. O più.


 Un inchiesta nel 2014 aveva riscontrato ben oltre 100 conflitti di interessi tra giudici onorari ed associazioni in Italia: l’allontanamento veniva deciso da giudici onorari che ricoprivano posizioni apicali nelle associazioni alle quali i minori venivano affidati.
Si tratta di psicologi, medici e assistenti sociali che da un lato sono chiamati a pronunciarsi sull’allontanamento dei minori dalle famiglie di origine e che parallelamente sono anche titolari, dipendenti o consulenti di centri di affido o istituti di accoglienza dei minori.
Inoltre per ogni minorenne affidato la retta minima giornaliera, pagata da comuni e aziende ospedaliere, è di 200 euro, ma può arrivare anche a 400.
In Italia sono circa 30 mila i bambini ospitati in case d’affido e comunità protette, e il fenomeno da anni è in forte crescita. Per fare un paragone dell’anomalia, in Germania e Francia, dove la popolazione è maggiore, il numero degli affidi si attesta a 8 mila e a 7.700.
L’affidamento delle politiche sanitarie e sociali al  ha prodotto una società malata dove la famiglia, avulsa dal suo fondamentale ruolo di agenzia primaria di tutela dell’integrità psico-fisica del minore viene eterodiretta da una società distorta.
Il Presidente Fondazione Italiana Autismo (FIA), nonché senatore del  in questi giorni si è dimenticato della . D’altronde, esiste un business altrettanto redditizio che necessita di essere mantenuto in vita, quello dell’immigrazione.
(qui a fianco: il senatore PD Davide Faraone al selfie con Carola,  che la sinistra all’unisono chiama Antigone  – La sinistra,  che viola le leggi più sacre,  ha adottato la rappresentante dei potenti che possono infischiarsene delle leggi italiane )
Incredibile donna. Grande tensione, la sensazione di avere tutti contro, ma la forza le deriva dalla convinzione di essere dalla parte giusta. Noi siamo qui a bordo con lei per esprimerle solidarietà anche a nome di tutti voi.  
Chi è Marco Campanini? 
Parole sue: “Disabile, laureato in giurisprudenza e criminologia, consigliere, disoccupato. Combatto contro la politica ingiusta nei confronti delle persone con disabilità”. E’ autore di questo manuale:
C’era già chi cercava di lanciare l’allarme sulla Cosca degli Affidi e  i suoi  sporchi guadagni  nel 2013.   A tale data risale il video  qui sotto:

Pubblicato il 25 giu 2013
Finalmente Liberi è il nome dato a questa commissione di inchiesta costituita dentro Federcontribuenti e che si occuperà esclusivamente della questione dei bambini sottratti alle famiglie e dati in affidamento alle case famiglia. La Commissione, composta da un pool di avvocati ed esperti della Sindrome da alienazione parentale, Pas, avrà il difficile compito di far luce sulle gravi incongruenze di un percorso giudiziario e psicologico poco trasparente e non scientificamente appropriato. Il dramma dei genitori a cui viene sottratto con troppa facilità un figlio come la questione dei rimborsi di Stato dati a queste strutture ha fatto nascere la necessità di una commissione ad hoc.





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