ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 giugno 2019

Animali sacrificabili

NOA POTHOVEN: CI INTERROGA!


Obitorio Occidente? Si consuma una nuova sconfitta dell’umanità, in una società "decomposta" e la riduzione di noi stessi a "bestiame". La tristissima fine di Noa Pothoven morta suicida a termini di legge nel salotto di casa sua 
di Roberto Pecchioli  

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Questo non è un articolo e neppure una riflessione. Cerca di essere una nuda cronaca tratta dalla stampa internazionale di un evento terribile che interrogherebbe la nostra coscienza se ancora ne avessimo unala morte per eutanasia, ovvero per omicidio di Stato, di una bella ragazza olandese di 17 anni, Noa Pothoven, che si considerava troppo depressa per poter vivere. Le domande, le risposte, i pensieri li lasciamo a chi legge, se vorrà. L’evento sarà presto dimenticato. Panta rei, tutto scorre, nell’obitorio Occidente. Gli ingredienti post moderni ci sono tutti: il disagio giovanile, lo stupro in tenera età che ha scatenato il suo male oscuro, la famiglia spappolata di fatto, lo Stato- mamma trasformato in assassino a termini di legge, il degrado delle professioni mediche e psicologiche – i dannati esperti! – la disperazione di vite senza significato, la riduzione di noi stessi a bestiame, anzi a cose, il carattere pubblico dell’“avvenimento” attraverso la condivisione sulle reti sociali.
Dopo i casi dei piccoli inglesi lasciati morire per il costo delle cure, la vicenda ancora aperta di Vincent Lambert, il giovane francese a cui la République vuole staccare la spina, avanti con l’orrore ordinario. La pena di morte, espunta dai codici penali per la sua disumanità, ritorna con prepotenza in una società non più malata, ma agonizzante. La domanda che rivolgiamo a chi conserva il senso della vita e della civiltà è la seguente: vale ancora la pena battersi, nell’Occidente terminale o non è preferibile che il moto discendente acceleri ulteriormente e la faccia finita con l’agonia straziante di una civilizzazione malata di tutto, drogata di falsa libertà, individualismo, pervasa da una violenza contro i più fragili e contro se stessa ormai irrefrenabile in  quanto iscritta nel DNA del corpo sociale, garantita dalle leggi degli uomini, divenuta senso comune ? Forse, bisogna guardare dritto nei begli occhi azzurri e profondi di Noa per darsi una risposta, o almeno non cedere alla rassegnazione più cupa.

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È stato più facile lavarsene le mani e ucciderla, ma ciò di cui quella ragazza aveva bisogno era amore, comprensione, una mano nella sua che la accompagnasse nel viaggio attraverso il dolore!

Vediamo i fatti, a partire dal titolo di un grande organo di stampa internazionale: un'adolescente olandese violentata da un cugino organizza il suo suicidio con la sua famiglia. Occorre sapere che nei Paesi Bassi, per inciso la nazione dove si è manifestato prima che in ogni altro angolo d’Europa lo spirito mercantile, l’eutanasia è legale da tempo, guarda caso proprio dall’anno di nascita della sfortunata Noa. Per i minori di 16 anni occorre il consenso dei genitori o dei tutori, dopo la morte è libera. Un’associazione di psicologi locali (Ippocrate non era olandese) chiede che il consenso familiare venga abolito a partire dei 12 anni di età: bambini. L’eutanasia, la dolce morte per i suoi sostenitori, impresari funebri seriali, costituisce almeno un quarto di tutti i decessi dei Paesi Bassi, dove più perfezionato è il sistema e dove molti medici, infermieri e operatori sanitari si sono trasformati in efficaci, igienici, asettici boia a carico del bilancio pubblico, altrettanti Mastro Titta con siringa, camice e laccio emostatico.
Noa Pothoven era una bella adolescente di talento, come dimostra la sua autobiografia, Vincere o imparare, divenuta un libro di successo. E’ vissuta in una società ricca di beni materiali, orgogliosa della sua emancipazione e tolleranza, dove la vita e la morte possono essere banalizzate, persino confuse, specie dai più giovani, attraverso la pratica corrente della morte assistita, garantita e pagata dallo Stato. E’ forse questa miscela esplosiva di ricchezza, indifferenza a ogni principio e solitudine esistenziale a spiegare la cupa vita e la tristissima fine di Noa, suicida a termini di legge nel salotto di casa sua trasformato in studio medico. E’ morta con il consenso dei suoi parenti che si sono placidamente accomiatati da lei. Placidamente, i giornali scrivono davvero così, ma non vorremmo essere nei loro panni. Noa era stata vittima di abusi nell’ infanzia da parte di un cugino, il che le aveva causato depressione prolungata, disturbo post-traumatico da stress e anoressia a un punto tale che considerava impossibile la permanenza in vita. Ha detto e scritto sulle reti sociali, ultimo brandello di vita di relazione: “sto ancora respirando, ma non sono viva”.
A sedici anni andò in una clinica specializzata (specializzata in che cosa? Forse anche i Gulag possono fregiarsi di tale qualifica) senza dirlo ai genitori per chiedere di togliersi la vita. In un barlume di saggezza gli operatori – una terribile professione i cui effetti ci atterriscono – rifiutarono convinti che la sua maturità cerebrale non fosse pienamente sviluppata. Strana motivazione, dall’inquietante, gelido materialismo burocratico. Noa aveva apparentemente tutto ciò che una ragazza della sua età poteva desiderare. I video in rete mostrano una giovane bionda che parla con disinvoltura, educazione, proprietà di linguaggio. Ma quello che svelano le parole è una profonda sofferenza emotiva che non le permette di vivere in pace, il suo unico desiderio è morire. Le autorità avevano dapprima deciso che Noa smettesse di andare a scuola a causa dei suoi problemi psicologici, quindi hanno accettato la soluzione del suicidio nel salotto di casa. Tutto sommato, un caso come tanti, nel paese dei tulipani, dove si praticano decine di “interventi” del genere al giorno (lavorativo). Morte su appuntamento.

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Obitorio Occidente? Si consuma una nuova sconfitta dell’umanità, in una società "decomposta" e la riduzione di noi stessi a "bestiame"!

Raggela un commento di Lisette, la madre di Noa, che lamenta che nei civili, avanzati, progressisti Paesi Bassi, non esista una rete di assistenza pubblica per casi come quelli di sua figlia. A suo parere, i tentativi di trovare aiuto psicologico e gli impacci burocratici del sistema sanitario sono stati esasperanti. Emblematico: ha delegato la vita di sua figlia allo Stato, chissà se ha lottato con tutte le forze di madre per la vita della ragazza. Non ci permettiamo di giudicare, ma almeno di dubitare. La sventurata non ha pensato che fosse sbagliato tenere la figlia per più di 10 giorni in una sorta di stanza d'ospedale montata nel salotto di casa sua ad Arnhem, fino alla morte per inedia, poiché aveva smesso di mangiare e bere.
La morte di Noa è stata praticamente un evento pubblico. Lei stessa aveva narrato su Instagram la sua storia: “Ho pensato a lungo se fosse necessario condividerlo o meno, ma alla fine ho deciso di farlo”, dice il suo ultimo post. “Forse sarà una sorpresa per molti, ma l'ho progettato, ho pensato a questo piano per molto tempo e non ho preso la decisione in modo impulsivo”. Spiega di aver smesso di mangiare e bere e di aver preso la decisione di smettere di vivere con l’assistenza di un’équipe medica. Una squadra di necrofori specializzati che, al termine delle otto ore lavorative, hanno timbrato il cartellino, sono tornati a casa e dormono sonni tranquilli. Con lucidità disarmante ha scritto: “andrò dritta al punto: morirò in un massimo di dieci giorni. Dopo aver combattuto e combattuto, sento di essere esausta per tutto questo.”
Non è mancata la presenza di una specie di Emma Bonino o Monica Cirinnà olandese, la deputata verde Lisa Westerveld, che ha seguito la storia, conosciuto bene la minore ed è andata a salutarla prima del trapasso. “E 'stato bello rivederla, ma anche un po' irreale. Noa era incredibilmente forte e molto aperta. Non lo dimenticherò mai. Continuerò la tua lotta”, ha dichiarato. Quale lotta?Quella per far morire altri disgraziati che avrebbero bisogno di una comunità, di un abbraccio e di un mondo che diffonda principi e valori, non messaggi di disperazione, inutilità, la cultura dello scarto che genera mostri e uccide chi è più fragile, più sensibile, più profondo? 

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L’eutanasia, la dolce morte per i suoi sostenitori, impresari funebri seriali, costituisce almeno un quarto di tutti i decessi dei Paesi Bassi, dove più perfezionato è il sistema e dove molti medici, infermieri e operatori sanitari si sono trasformati in efficaci, igienici, asettici boia a carico del bilancio pubblico!

I media olandesi – non stupisce granché – non hanno dedicato molto spazio alla vicenda. Cattiva coscienza, assuefazione, imbarazzo, timore a sollevare interrogativi, aprire il dibattito sulla verità di una società che uccide così i suoi figli? La maggior parte delle opinioni dei lettori sono di comprensione e financo di apprezzamento. C’è chi denuncia sintomi analoghi a quelli di Noa, alcuni sembrano intenzionati a seguire il suo esempio. Un commento ci ha colpito: rivolgendosi a Noa, accusa: “scrivere un libro su di te, inclusa la tua foto in copertina, in modo che tutti possano sapere quanto stai male, ha qualcosa di teatrale”. E’ tragicamente vera l’accusa alla società in cui tutto è spettacolo, anche il disagio, anche la morte. Un altro lettore aggiunge: “come amico di una persona morta di cancro troppo giovane (ventidue anni) l'anno scorso, è difficile accettare che le persone scelgano la propria morte, mentre altri non hanno l’opportunità di godersi la vita. Questa ragazza era malata di mente. Avrebbe meritato una vita migliore “.
Osservazioni che conducono a un punto centrale delle nostre orgogliose civilizzazioni che si ritengono onnipotenti. Non sappiamo quale fosse lo stato mentale della povera Noa. Certo, avrebbe meritato di essere curata e ricondotta alla speranza. Intanto, si consuma una nuova sconfitta dell’umanità, in società decomposte nei quali si sono rotti definitivamente i vincoli di prossimità. Il presidente di Scienza e Vita, Alberto Gambino, lancia un allarme. “Questa storia di grande tristezza deve essere un monito per il nostro Paese ad evitare di arrivare a punti di non ritorno. In Paesi come l’Olanda il suicidio assistito è legalizzato, ma questo modello porta ad una freddezza nei rapporti, a rompere qualsiasi vincolo di solidarietà. “ C’è di più, ed è l’allarme medico : “gli stati depressivi si curano, diversamente pensare che l’esito sia di potere arrivare alla morte artificiale è una grande sconfitta per l’umanità. Davanti alla depressione si combatte per trovare una via di uscita. Da un lato c’è la libertà della persona che vuole lasciarsi andare ma dall’altra c’è la situazione che fa leva sulla solidarietà. Invece qui si arma la libertà di chi deve farla finita e, paradossalmente, chi è accanto non può esprimere in pieno la solidarietà.”
Parole di verità da chi è in prima linea, alle quali va affiancato un dibattito più complessivo. Se la vita non vale niente, neppure quella di una ragazza all’alba dell’esistenza, è perché senza principi superiori alle leggi scritte dagli uomini diventiamo bestiame in balia delle onde, oggetti ammucchiati in un cantone, intercambiabili, lampadine da spegnere senza ripensamenti, con un clic. Un’iniezione e via nel nulla, poiché l’Oltre non è più neppure immaginato o posto come ipotesi.   

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Famiglia addio! La tristissima fine di Noa Pothoven morta suicida a termini di legge nel salotto di casa sua: raggela un commento di Lisette, la madre di Noa, che lamenta che nei civili, avanzati, progressisti Paesi Bassi, non esista una rete di assistenza pubblica per casi come quelli di sua figlia!

  
Obitorio Occidente: il caso Noa Pothoven

di Roberto Pecchioli

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LA SOCIETA’ ANTI-EDUCATIVA


Come se  non fosse vero che nei Paesi Bassi l’eutanasia è autorizzata ai minorenni, anche ai  dodicenni.  Esasperato, l’amico Gianluca Marletta, scrittore, saggista, grida la verità che “i media” e “i progressisti” censurano.
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E’ “l’OMICIDA FIN DAL PRINCIPIO perché odia l’immagine che è in noi”. Dunque, grida, “tutto quel che  questa splendida civiltà (la “migliore possibile”, giusto?)  sa dire al cospetto della sofferenza è: crepa!
Poi aggiunge :  “Tranquilli: in quella latrina che è il Nord Europa lo fanno “legalmente”; qui da noi lo fanno – a migliaia  – senza autorizzazione. Lo si fa per un compito andato a male, per una donna che non te la cede, perché non assomigli alla sgallettata di Uomini&Donne – o perché  le somiglia troppo.
Ma è comprensibile: sei uno scimmione “evoluto per caso”, esisti per eiaculare e sbronzarti, e  hai una fottuta paura di morire ma soprattutto di vivere!”
Ora, Gianluca è un insegnante, sta tutti i giorni coi ragazzi. E  lancia l’allarme per esperienza.  I suicidi dei bambini e degli adolescenti manifestano anche da noi il crescere del buio.  L’insensato finirsi , che finisce spesso in un colonnino sul giornale. Questi adolescenti e pre-adolescenti così orribilmente facili a farla finita per una qualunque contraddizione e difficoltà, per sfuggire a condizioni vitali di cui hanno  una paura invincibile; debolissimi zombi viziosi che per una delusione d’amore o un’umiliazione sul web  hanno bisogno di soccorso psichiatrico, e impulsi suicidi, che oscuramente  vedono la  morte come evasione e fuga. Sono gli stessi che cercano “emozioni”  estreme per vincere la coltre  di insensibilità, anedonia e di noia che li divora  – sono fra noi. Affollano le discoteche  ripugnanti e urlanti  per “eiaculare e sbronzarsi”, per farsi di eroina gialla che sanno benissimo  li farà morire –

 Necessità  delle prove iniziatiche

Questi ragazzi e ragazzine li  ha creati  la società anti-tradizionale, che ha svalutato davanti a loro la dignità e l’orgoglio  del “vincere se stessi”, nella castità come nelle prove; che non ha insegnato loro la vergogna del comportarsi da vili, da  “dipendenti” da qualcosa  – da qualunque cosa, dalla droga, dal cibo,  dal bullo scolastico, dallo smartphone, dalla pornografia  – che  non ha promosso davanti a loro lo sforzo  di affrancarsi dalle soggezioni.  Questa è anti-civiltà. E  fin dalla nascita, i genitori, barbari non civilizzati, anti-educati allo stesso modo, ossia a perseguire il piacere e fuggire il dolore come unico  orizzonte  – impartiscono gli anti-principi. Lo fanno tenendoli nella bambagia, tenendoli lontani dalle “cose tristi”; evitando loro ogni difficoltà.
Vedo sempre più  bambini portati  in carrozzina, benché ormai abbiano l’età per camminare da soli.  E’ già il primo anti-insegnamento materno. Insieme al tenerli lontani da ogni realtà “troppo dura”, nemmeno si deve pronunciare  parole come malattia, morte,  ripararli  perfino dalle immagini “crude”,  proteggerli dalle favole antiche,  che sono sessiste, omofobe, che fanno male.  Mamme che   proteggono “troppo” i bambini,  che  ansiosamente  chiedono loro di esprimere i loro desideri per esaudirli subito, che  viziano di cibo, o abiti firmati, piccoli insopportabili principini  … che gli impediscono di fare esperienze virili “perché io voglio stare tranquilla”, e poi non  si allarmano dei veri pericoli, mortali, in cui questi stanno affondando  a capofitto, porno, droga, uso del sesso,  dipendenza dal branco, silenzio vile alla prepotenza del bulletto.
Ovviamente chiunque conosca qualcosa di civiltà e culture vede che cosa manca alla nostra. Cosa sottrae, questa, ai ragazzi: la prova iniziatica. Qualunque altra civiltà dispone  per i giovani uno (o più) metodi accertati  di iniziazione,  che sono il contrario della “protezione” e “risparmiargli le sofferenze”:  i giovani vengono, in modo controllato   –  esposti a sacrifici e pericoli, freddo e fame; vengono lasciati nella giungla o nella steppa –  introdotti in un “altro mondo” pauroso, di privazioni e durezze, di orchi e  draghi  – quello che echeggia nelle antiche fiabe –    fino a che abbiano visioni del loro Protettore supremo (l’angelo custode) o la rivelazione del loro  Vero Nome (segreto) con cui li si chiama nella Realtà.  Più radicalmente, i giovani vengono fatti passare per l’esperienza di morte: la morte iniziatica.

L’anticiviltà delle Madri

La morte di cui le Mamme  oggi “proteggono” i   figli loro, con  superstizione magica –  quasi che la sola evocazione la attivasse.  La società intera bandisce  il discorso  di morte con la stessa forza superstiziosa, anche se poi  la dà con l’eutanasia : ma basta non pronunciare la parola, perché “spaventa”. Come basta non  dire “negro” e si risolve il problema delle  identità culturali non integrabili, come basta non far vedere le guerre che dilagano.

Le Madri sono anche le Erinni

Dal punto di vista della civiltà, questo sintomo è inequivocabile:  domina  l’anticiviltà delle Madri  (aborrita dal mito greco).   L’iniziazione infatti fu essenzialmente  il metodo sacrale  per strappare il figlio dalle Mamme;  dalla condizione sub-umana di   mera  “natura” biologica, dominata dai bisogni elementari soddisfatti imperiosamente dalle  Donne  – per introdurlo (con una morte e rinascita) nel regno dei Padri: ad assumersi le  responsabilità dell’uomo, l’orgoglio nel sopportare le avversità e nella libertà conquistata dalla spada, nel vergognarsi  di essere vile e ignobile.  Perché l’entrata nel super-biologico è aver dominato la morte  che le Madri tanto temevano, aver conosciuto in visione o sogno il proprio Nome sacro, eterno, che è anche  il proprio compito.  L’assunzione di responsabilità di uomo – difensore  o agricoltore, marito o asceta, o consacrato –   li giustificherà per l’eternità.  Da qui la nobile sicurezza, l’eloquio preciso e forbito,  alto, epico,  con cui parlavano i  guerrieri di Omero, i romani prischi  come i pellerossa e i santi staretz della Russia monacale.
Una Chiesa evirata, che rifiuta “la durezza” e  accoglie senza limiti, non a caso piena di sodomiti, non può  certo affrancare dal dominio delle Madri.  Lo stesso apparire ed esibirsi degli omosessuali nella società attesta il potere delle Madri: è perché è fissato nel culto della propria mamma,  che è anche un incesto refoulé,  ed  ha escluso vittoriosamente il padre, che il finocchio non può avere rapporti adulti  con le donne, è un  bambino bloccato e femminilizzato.
Come proporre una metodo pedagogico deliberatamente consistente in prove iniziatiche? Ossia l’addestramento dei giovani al pericolo, alle privazioni,  facendogliele vivere non come un malestare o noia, ma come  vittoria  ed  eroismo?  Come conquista del coraggio (che va esercitato) e della nobiltà d’animo?
Come rendere forti i bambini perché non si uccidano per nulla?
Quel  che è peggio, è che non si viva questo come una tragedia collettiva, sociale.

Il dottor Peterson

Mi pare che il solo che in questi anni ponga il tema, è Jordan Peterson. Lo psicologo clinico e  docente canadese, diventato famoso per essersi rifiutato  di  apostrofare con i “pronomi neutrali” i suoi studenti che “si sentono” transessuali o “di genere” in qualche modo  diverso ed esigono “rispetto”  per il loro “gender”: cosa che in Canada sta diventando obbligatoria per legge –  e infatti l’università di Toronto gli ha diretto due ammonizioni scritte.
Ovviamente tra i detrattori (“arcobaleno”, dittatori del politicamente corretto, che lui accusa giustamente di totalitarismo)  il professore  ha anche un numero notevole di ammiratori e seguaci, che seguono i suoi video autoprodotti e divorano i suoi libri:  è l’ambiguo successo che dà la società dello spettacolo che tutto ingloba.
Ma la sua serietà di studioso e il suo spessore umano e intellettuale  è indubbio:  è uno di quegli uomini che “dicono la verità”.  Fra l’altro, come clinico, ha studiato a fondo i casi di violene da droga o alcol, quindi le forme estreme di dipendenza”  sub-umana.
Un scorsa delle sue citazioni mostra una quantità di riferimenti alla necessità  pedagogica  della prova iniziatica, e una precisa consapevolezza del  dovere di affrancarsi dalle Madri.
“Domanda per i genitori: vuoi rendere i tuoi figli al sicuro, o forti?” 
È molto meglio rendere gli   esseri che sono sotto le tue cure  competenti che proteggerli.” 
“Se a un bambino non è stato insegnato a comportarsi correttamente all’età di quattro anni, sarà sempre difficile per lui  farsi amici”.
Rafforza l’individuo. Comincia da te stesso.  Prenditi cura di te: definisci chi sei, affina la tua personalità.  Scegli  la  tua destinazione,  e articola il tuo Essere. Come disse molto bene Nietzsche,  “colui la cui vita ha un perché può sopportare quasi ogni come”.
“Devi definire dove  sta andando nella vita, perché non ci arriverai  se non muovi in quella direzione. Vagabondaggi casuali non ti faranno avanzare, anzi ti renderanno  frustrato, ansioso, infelice, (e poi risentito, vendicativo e peggio).
“Sorveglia  con attenzione la  tua postura. Smetti di andare in giro basso e ingobbito.  Dichiara quel che pensi. Cammina eretto e guarda dritto in avanti. Abbi il coraggio di essere pericoloso.  Fai fluire la serotonina in abbondanza lungo i  percorsi neurali assetati del suo effetto calmante”.
Lo scopo dell’esistenza è trovare il compito  più grande che si possa sopportare,  e portarlo”. 
(Ciò che ricorda il detto di Goethe:  “Vivere a proprio gusto è da plebeo. Il nobile aspira a un ordine e a una legge”)
“Lo scopo della vita, per quanto posso dire … è trovare un modo d’essere così  pieno di significato,  che il fatto che la vita sia sofferenza non è più importante.”
“Pagherai un prezzo per  ogni cosa che farai – o non farai. Non si può scegliere di non pagare alcun prezzo.  Si può scegliere quale veleno prendere”.
Le nostre scelte determinano il destino del mondo. Facendo una scelta, tu modifichi la struttura della realtà. ”
Il segreto dell’ esistenza è proprio davanti  a te. Si manifesta  in  tutte quelle cose che sai che dovresti fare, ma che stai evitando. ”
“Smettila di dire quelle cose che ti rendono debole e  vergognoso. Dì solo quelle cose che ti rendono forte. Fai solo quelle cose di cui  puoi parlare con onore. ”
“Devi disciplinarti attentamente. Devi mantenere le promesse che fai a te stesso e premiarti, in modo che tu possa fidarti e motivarti. Devi determinare come comportarti verso te stesso in modo che tu possa diventare e rimanere una brava persona. Sarebbe bello rendere il mondo un posto migliore. ”
“Se adempi ai tuoi obblighi giorno per giorno non hai da preoccuparti del futuro”
“Definisci  dove  stai andando nella vita, perché non ci arriverai  se non muovi in quella direzione. Vagabondaggi casuali non ti faranno avanzare, anzi ti renderanno frustrato, ansioso, infelice, (e poi risentito, vendicativo e peggio).
“Soffrire tremendamente e sapere che tu ne sei la causa: questo è l’inferno”.
(Delle  cose che fanno paura): “avvicinarsi volontariamente. Con attenzione, ma volontariamente. Non paralizzarsi né  fuggire: esplorare, invece. Ci si espone al rischio  ma si acquista conoscenza. E’ quel che suggeriscono le favole, le storie mitiche e simboliche.  Non avremmo  la corteccia cerebrale così  buffamente sproporzionata ai nostri bisogni vitali e non avessimo deciso, come specie, di far vincere l’esplorare rispetto al paralizzarsi e al fuggire.  Noi esploriamo. Questo ci fa padroni di una situazione, abbiamo potuto padroneggiare il fuoco senza esserne terrorizzati.
“Se pensi che gli uomini duri sono  pericolosi, aspetta di vedere  di  cosa sono capaci gli uomini deboli.” 
“Il vittorioso fra noi ritarda la gratificazione. Il vittorioso fra noi fa’ un patto col futuro”.
“Non sottovalutare mai il potere distruttivo dei peccati di omissione”.
“In Occidente ci siamo congedati dalle nostre culture – tradizionali, religiose, e persino nazionali – con l’idea di ridurre così i conflitti  fra i  gruppi. Ma sempre più cadiamo preda della  disperazione di dell’insensatezza, il che non è affatto un miglioramento”
Sulla necessità del radicamento nella patria
Il territorio è importante e c’è poca differenza tra diritti territoriali e status sociale. Spesso è una questione di vita o di morte. ” 
(Victor Orban ha voluto conoscerlo)



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