Lo spirito del male è spirito di negazione. I profeti del "No" come diabolici strumenti del "Grande Scoraggiatore". Il male non possiede un proprio spessore, ma è solo una privazione o una diminuzione del suo opposto, "il bene"
di Francesco Lamendola
Il diavolo è l’avversario; il male è l’avversione del bene. Come già notava sant’Agostino, non possiede una propria valenza ontologica, perché non possiede un proprio spessore, ma è solo una privazione o una diminuzione del suo opposto, il bene. In questo senso si dice anche che il diavolo è la scimmia di Dio. Ciò che caratterizza Dio è il Sì amorevole: il Fiat della Creazione, il Fiat della Incarnazione (per mezzo di Maria), il Fiat della Passione, Morte e Resurrezione, che rendono possibile la Redenzione degli uomini. Ovunque Dio dice Sì, sempre il diavolo dice No. Fin dalla prima disobbedienza, peccato di orgoglio e d’invidia: Non fate come Dio vi ha comandato, ma fate a modo vostro, dice il serpente ad Eva, invogliandola a mangiare il frutto proibito. Non che Dio non sappia mai dire No, come insegnano falsamente i buonisti a ventiquattro carati; dice No al peccatore impenitente, al momento del giudizio: ma vi è quasi costretto dal cattivo uso che il peccatore ha fatto della propria libertà.
Di per sé, Dio è Amore, oltre che Giustizia (sono due facce della stessa medaglia), e quindi la sua Parola specifica è l’affermazione, il Sì. Anche nella vita dei santi si nota questa disposizione al Sì, beninteso al Sì oculato e intelligente, non al Sìdisordinato e intempestivo, che equivale all’assenso nei confronti di ciò che è male. Per questo tutti i santi sono umili: perché hanno saputo dire Sì alla chiamata di Dio; hanno detto Sì all’amore del prossimo; hanno crocifisso l’orgoglio dell’uomo vecchio, l’uomo carnale che albergava in loro, e hanno fatto così nascere l’uomo nuovo, spirituale. La fede in Dio, è un dire Sì; la fede nella redenzione di Gesù Cristo, è un dire Sì; la disponibilità a fare la volontà del Padre, e non la propria, è un dire Sì, come Gesù ha insegnato a fare in tutta la sua vita terrena, fino al momento della Passione e della Morte sulla croce (Non come voglio io, ma come vuoi Tu, ha pregato nell’orto degli ulivi: ed è il compendio di tutto il suo Vangelo).
Ovunque Dio dice Sì, sempre il diavolo dice No. Fin dalla prima disobbedienza, peccato di orgoglio e d’invidia: "Non fate come Dio vi ha comandato, ma fate a modo vostro", dice il serpente ad Eva, invogliandola a mangiare il frutto proibito!
È impossibile non mettere a confronto queste semplici verità con il modo di parlare, di agire e anche con il modo di tacere e di omettere le cose che è proprio del signore argentino vestito di bianco, che pretende di essere ascoltato e obbedito come se fosse papa, mentre ha mostrato ampiamente di non esserlo, di non poterlo essere, di non volerlo essere, ma semmai di voler essere tutto il contrario, il nemico della Chiesa e colui che pone pietre d’inciampo sul cammino di fede dei cattolici. Tutta la sua pastorale, la sua pedagogia, in fondo, sfrondate di quanto di scenografico, d’immodesto e di narcisista vi è nel carattere dell’uomo, dalla scelta del nome alla platealità dei suoi atti, come quello di gettarsi a terra e baciare le scarpe a degli esseri umani, solo apparentemente disordinate ed estemporanee, si possono raggruppare sotto una sola, grande categoria: quella della negazione.
Il diavolo è l’avversario; il male è l’avversione del bene. Come già notava sant’Agostino, non possiede una propria valenza ontologica, perché non possiede un proprio spessore, ma è solo una privazione o una diminuzione del suo opposto, il bene. In questo senso si dice anche che il diavolo è la scimmia di Dio!
Se ci si fa caso, dal primo istante in cui si è presentato alla folla, dal balcone del Palazzo apostolico, egli non ha fatto altro, e non sta facendo altro, incessantemente, pervicacemente, quotidianamente, che dire tutta una serie di No, o compiendo tutta una serie di gesti che equivalgono al No: seminando dubbi, confondendo le idee, mortificando le aspettative, seminando turbamento e amarezza, ferendo deliberatamente le credenze più sacre dei cattolici. Per ricordare solo le negazioni più clamorose, esplicite o implicite, fatte con le parole o coi gesti o con le omissioni: non si deve credere in un Dio cattolico; non si deve credere che Gesù fosse un “puro”; non si deve credere che la Madonna non abbia dubitato e non si sia sentita tradita da Dio; non si deve credere che fra le Persone della Santissima Trinità regni un perfetto accordo; non si deve credere che Dio esista per se stesso, ma esiste solo perché c’è l’uomo; non si deve annunciare il Vangelo ai non cristiani; non si deve convertire gli ebrei; non si deve neppure nominare il terrorismo islamico, che non esiste; non si deve rifiutare la Comunione a nessuno, o quasi; non si deve condannare la sodomia; non ci si deve rifiutare di lasciar sbarcare in Italia qualsiasi ondata di migranti, altrimenti si è cattivi cristiani; quando si va presso un popolo a maggioranza pagano, non si deve nominare Gesù Cristo; se i medici lasciano morire un bambino in ospedale, non bisogna dire che quella è eutanasia; non si sa perché esiste la sofferenza; non bisogna far domande sui documenti controversi del suo pontificato, pena la mancata risposta; non si deve chiedere cosa hanno fatto di male i Francescani dell’Immacolata; non si deve pregare in maniera antiquata o troppo frequente, come le Piccole Suore di Maria Madre del Redentore, altrimenti l’ordine in questione viene commissariato; non si deve dire che Dio distrusse Sodoma per il peccato dei suoi abitanti (anche se è scritto nella Bibbia), ma che la risparmiò per il suo buon cuore; non ci si deve inginocchiare davanti al Santissimo, semmai davanti ai poveri e ai migranti; non ci si deve attaccare alla dottrina, che è una cosa rigida e buona per gli spiriti formalisti; non si deve chiedere se sapeva o non sapeva delle malefatte del cardinale McCarrick, altrimenti ci si comporta come dei cani selvaggi; non ci si deve illudere che la Resurrezione di Gesù Cristo sia un fatto storico, perché solo la sua morte sulla croce lo è; e potremmo seguitare a lungo, riempiendo pagine e pagine.
Nel signore argentino vestito di bianco, che pretende di essere ascoltato e obbedito come se fosse papa tutti i suoi atti, tutta la sua pastorale, la sua pedagogia, sfrondate di quanto di scenografico, d’immodesto e di narcisista vi è nel carattere dell’uomo, dalla scelta del nome alla platealità dei suoi atti, come quello di gettarsi a terra e baciare le scarpe a degli esseri umani, solo apparentemente disordinate ed estemporanee, si possono raggruppare sotto una sola, grande categoria: quella della negazione!
Ci è venuto alle mani un vecchio e interessante libro del dottor Saponaro, e vi abbiamo trovato una pagina che ci ha suggerito immediatamente un parallelo con l’opera di negazione, corrosione e devastazione della fede che quell’uomo tremendo, eletto papa dalla massoneria ecclesiastica e perciò eletto invalidamente, sta compiendo da oltre sei anni, senza che la maggioranza dei cattolici si alzi in piedi e lo interpelli: Con quale diritto stai facendo tutte queste cose, stai predicando un Vangelo diverso da quello che ci ha insegnato il nostro Signore, Gesù Cristo? Ci piace riportare quella pagina affinché il lettore giudichi da sé se si tratta di un parallelo lecito e giustificato, oppure no (da: Aldo Saponaro, Come intuire i caratteri dai volti. Manuale psicologico pratico; Milano, Giovanni De Vecchi Editore, 1967, pp. 417-418):
LO SCORAGGIATORE.
È l’opposto dell’entusiasta e sta a questo come il pessimista sta all’ottimista.
“Come? Sei così ingenuo da credergli?”: questa è la frase tipica dello scoraggiatore, dello spegnitore di entusiasmi, della persona che è sempre pronta a demoralizzare il suo prossimo, a minare la sua speranza, a scuotere la sua fiducia. Si tratta di un individuo dal carattere acido e sgradevole, che non può sopportare lo spettacolo dell’attività entusiasta e gioiosa degli altri e della loro fiducia nel successo e nell’avvenire. È una varietà del “geloso”, che incontreremo con particolare frequenza nelle persone deluse dalla vita, che si consolano dei loro insuccessi dedicandosi con abnegazione a spegnere le fiammelle degli entusiasmi altrui e a pronosticare al loro prossimo ogni sorta di delusioni e di amarezze. Lo scoraggiatore disprezza tutto e tutti, ironizza su ogni cosa, trova da ridire su ogni iniziativa, contraddice qualunque affermazione fatta appassionatamente: il suo gusto, il compito che egli si è assunto nella vita, è quello di raffreddare i cuori e i cervelli, di gettar acqua sulle idee e sui sentimenti al loro nascere. Voi parlate bene di una persona, di un luogo di villeggiatura o di un’automobile: egli vi assicura che “non val nulla”, e si appresterà a elencarvene i difetti o gli inconvenienti, magari inventandoli. Voi annunciate l’inizio di un’impresa, in cui sperate di mostrar iniziativa e originalità o di guadagnarvi simpatie: egli dichiara che “non ne farete nulla”, e ve lo dimostrerà adducendo le ragioni più inconsistenti. Voi portate la notizia di un successo, vostro o altrui: egli è pronto a togliergli ogni valore o ad attribuirlo a bassi motivi di arrivismo o a una meschina vanità. Voi proponete un’azione di slancio e di generosità: egli si affretta a frenare il vostro impulso, svalorizzandolo o frustrandolo. Ed è naturale che quest’incessante diluvio di censure, critiche, disapprovazioni, contraddizioni e reprimende finisca con lo stancarvi, opprimervi, amareggiarvi: voi fuggite questo uomo come uno che “vi porta sfortuna”.
Bergoglio, da solo, non avrebbe alcun potere di cambiare la Chiesa o di mettere in crisi la fede dei cattolici, se egli non fosse che il malefico catalizzatore di forze molto più grandi di lui!
Lo scoraggiatore non è solo un individuo deprimente, come lo scettico che non crede a nulla, o come il pessimista che vede tutto nero; è anche un individuo maligno, che non si accontenta di non partecipare al vostro entusiasmo o di non assentire al vostro ottimismo, ma cerca attivamente di spegnere il vostro entusiasmo e distruggere il vostro ottimismo, come se questi fossero per lui una causa di malattia. Per compiere tale opera distruttiva, egli può servirsi di mezzi diretti o indiretti: la stroncatura, il sarcasmo crudele, l’allusione sgradevole, l’ironia malevola, le minacce, le vessazioni.
Ma il suo fine, cosciente o incosciente, è sempre quello di creare nel suo prossimo un senso di inferiorità e di insicurezza, uno stato do sfiducia o di inerzia. Egli è quindi un individuo socialmente funesto, specialmente se gode di una posizione che gli conferisce una certa autorità sociale. E la società è piena, purtroppo, in tutte le professioni, di questi detrattori e denigratori professionali, che tarpano le ali, raffreddano gli entusiasmi, avviliscono l’ingenua onestà.
Il signor Bergoglio appartiene a un altro tipo di scoraggiatore: innanzitutto perché è così abile da dissimulare la sua natura distruttiva dietro una patina di allegria esteriore e di ottimismo superficiale, in secondo luogo perché egli non è, in se stesso, probabilmente, uno scoraggiatore, ma ha deciso di svolgere questo ruolo per attuare un piano ben preciso, portando avanti una strategia studiata da tempo!
Lo spirito del male è spirito di negazione
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