Bergoglio ed il sovranismo che porta alle guerre
Non è una verità di fede ma sono in molti a credere che lo Spirito Santo intervenga attivamente nell’elezione del romano Pontefice ispirando i cardinali riuniti in conclave ed isolati dal resto del mondo nella cappella Sistina. Anche io credo nell’azione del Paraclito ma sono convinto che mentre alcuni papi sono scelti, altri sono inflitti per una qualche imperscrutabile punizione divina.
Vi sono stati in passato vicari di Cristo eretici come Giovanni XXII colui che, per Dante, guastava la vigna del Signore per la quale erano morti Pietro e Paolo (tu che sol per cancellare scrivi), papi simoniaci e papi che si piegarono alle minacce del potere politico come Pio VII che con il concordato di Fontainebleau accettò la sottomissione del Papato a Napoleone salvo poi cambiare idea ma intanto l’errore era stato fatto.
E vi sono ora vescovi di Roma che si piegano alle lusinghe del mondo e dell’establishment progressista facendo dell’azione politica e sociale la cifra del proprio pontificato con tesi dirompenti, divisive e a volte sbagliate dal punto di vista storico.
È il caso di Papa Francesco per il quale il sovranismo isola, porta alle guerre ed evoca, addirittura, lo spettro di Hitler che però era nazionalista e non sovranista per la sua politica, espansionistica ed aggressiva verso l’esterno, basata sulla presunta superiorità morale, politica e spirituale della sua nazione mentre il sovranismo costituisce una legittima forma di resistenza alla cessione di vasti ambiti di prerogative degli Stati a favore di entità sovranazionali prive di diretta legittimazione popolare come la UE.
Sono stati, semmai, i nazionalismi a scatenare guerre in Europa ma questo non è importante nella narrazione storicamente deformata del Papa.
Bergoglio ignora che la Costituzione italiana è sovranista – consentendo esigue limitazioni di sovranità solo a favore di ordinamenti capaci di assicurare gli utopici obiettivi della pace e della giustizia tra le Nazioni – e addirittura definisce sacro il dovere di difendere la Patria e quindi i confini nazionali che rappresentano un elemento costitutivo dello Stato assieme all’ordinamento giuridico ed al popolo al quale, guarda caso, è attribuita la sovranità.
Le affermazioni del Papa generano confusione e divisione tra gli stessi fedeli che non apprezzano l’umiltà troppo ostentata per essere vera, la apparente bonomia che dissimula un carattere vendicativo, la banalità dei temi trattati, la povertà del linguaggio, il disinteresse per dottrina, teologia, liturgia, il relativismo religioso e morale (chi sono io per giudicare?) l’interesse esclusivo per temi mondani come politica, ecologia e migranti da accogliere senza limiti ed in maniera irrazionale. Meglio così perché gli elettori premieranno i partiti sovranisti a cui il papa vuole contrapporsi.
Nella dicotomia tra la città terrena e la città celeste, Bergoglio ha scelto la prima costruita dall’amore di sé spinto fino all’oblio di Dio.
“Hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, quadrupedi e rettili venerando la creatura al posto del Creatore” diceva Sant’Agostino.
Che il grande convertito di Tagaste si riferisse alla Laudato si?
(di Domenico Caruso)
https://scenarieconomici.it/bergoglio-ed-il-sovranismo-che-porta-alle-guerre-di-domenico-caruso/
CRISIS MAGAZINE: I BIZZARRI AMICONI DI PAPA FRANCESCO.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico mi ha inviato la sua traduzione di un articolo scritto da William Kilpatrick per “Crisis Magazine”. Stranamente, o forse non tanto stranamente, riecheggia il tema di una conferenza che ho tenuto a Bergamo qualche settimana fa; e di cui avevo presentato, in francese questa volta, una parte in un incontro con decine di sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X. Buona lettura.
I bizzarri amiconi di Papa Francesco
di William Kilkpatrick
Ci si aspetterebbe che un papa radicale come Francesco quantomeno mantenga nel suo entourage, a titolo simbolico, qualche esponente di orientamento conservatore. Tutto il contrario: molti uomini di sua nomina si situano addirittura più a sinistra della collocazione suggerita dalla propria immagine pubblica. Lo studio degli uomini cui il Santo Padre affida incarichi di potere potrebbe essere utile per ricostruire molto della sua forma mentis.
Prendiamo, per esempio, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, posto a capo del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze sul matrimonio e sulla famiglia. Il cambio di guardia è avvenuto due anni fa. Ora, com’era prevedibile, Paglia sta mettendo in atto nell’Accademia una purga in stile staliniano. Tutti i membri dell’Istituto che fanno propria la visione di Giovanni Paolo II sul matrimonio e sulla famiglia hanno ricevuto il loro bravo avviso di licenziamento [in inglese pink slips, letteralmente «foglietti rosa», n.d.T.], un colore che ben suggerisce la nuova direzione che Paglia ha in mente per l’Istituto.
Naturalmente, questo è l’uomo famoso per aver commissionato un enorme affresco omoerotico per «abbellire» una facciata interna della sua cattedrale. Nell’immagine dipinta, si vede un arcivescovo Paglia seminudo (il cui fondoschiena è pietosamente coperto da un velo) aggrapparsi a un uomo nudo che contraccambia l’abbraccio.
Può essere che i fedeli in Italia reagiscano in maniera più rilassata dinanzi a cose come questa; al contrario, negli Stati Uniti d’America, è pressoché inimmaginabile che una qualunque Chiesa cattolica, salvo rare possibili eccezioni, osi imporre alla propria congregazione un dipinto del genere. Così come è assai improbabile che una qualunque famiglia di cattolici in Italia prenderebbe mai in considerazione l’eventualità di appendere sulle pareti di casa propria un dipinto così moralmente ambiguo.
Eppure, lo svestito arcivescovo è l’uomo deputato a spiegare a tutti quanti noi il vero significato del matrimonio, della famiglia e della sessualità. Poiché un’immagine è più eloquente di mille parole, non c’è bisogno di dire altro sul perché mons. Paglia proprio non sembri la persona più adeguata a ricoprire l’incarico che oggi detiene. Ma continuiamo con altri esempi di nomine papali che fanno scattare l’allarme dei rilevatori di parzialità e favoritismi.
Quello del cardinale Theodor McCarrick è l’esempio più ovvio. Dopo che la sua attività predatoria era stata ampiamente accertata, e dopo che Papa Benedetto XVI gli aveva imposto di ritirarsi a una vita di preghiera e di penitenza, McCarrick è stato riabilitato da Papa Francesco, divenendo il nunzio officioso presso vari Stati totalitari. All’errovago ambasciatore dall’occhio libidinoso è stato anche dato l’incarico di suggeritore per le nomine episcopali di più alto profilo, nonostante questo ruolo appartenesse di diritto al vero nunzio apostolico negli Stati Uniti.
Ed ecco il risultato: vari pupilli di McCarrick hanno fatto velocemente carriera: il card. Donald Wuerl è entrato nella Congregazione per i Vescovi; il pro-LGBT Blaise Cupich è diventato vescovo di Chicago; Joseph Tobin, tra i più convinti sostenitori degli LGBT, è diventato cardinale ed è responsabile dell’Arcidiocesi di Newark, nonché membro [dal 2019] della Congregazione per l’Educazione cattolica. Poi, naturalmente, c’è il card. Kevin Farrell, che ha convissuto con McCarrick per sei anni. Papa Francesco lo ha promosso ad arcivescovo di Dallas e Prelato del Il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.
«Un momento!» potreste obiettare, «Non era l’arcivescovo Paglia il responsabile nominato per ciò che concerne la famiglia?». Beh, sì e no. L’uno guida l’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia, l’altro si occupa del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Ma potete star sicuri che, insieme, il pro-LGBT Paglia e il pro-LGBT Farrell si occuperanno della famiglia come meglio non si potrebbe. Il secondo, come forse ricorderete, fu incaricato dell’organizzazione del IX Incontro Mondiale delle Famiglie, tenutosi a Dublino nel 2018, nel quale si esibirono stelle in ascesa come il card. Cupich e il padre gesuita pro-LGBT James Martin.
Come Papa Francesco ama dire, «tutto è in relazione, tutto è connesso». E dovrebbe saperlo bene, visto che è proprio lui che sta imbastendo tutte queste connessioni. In questo caso particolare, esse assomigliano a quei diagrammi di flusso che descrivono la struttura di una famiglia mafiosa.
L’Arcidiocesi di Washington DC è già di per sé una rete di corruzione. Al suo centro, naturalmente c’è il famigerato signorMcCarrick. Quando Wuerl, che era un suo protetto, è stato costretto alle dimissioni, Francesco lo ha rimpiazzato con un altro protetto di McCarrick: il vescovo Wilton Gregory, anche lui molto benevolo nei confronti del mondo LGBT. Nel frattempo, strane cose sono accadute nella Basilica del santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington. Michael Bransfield, che è stato il primo rettore del Santuario ed è poi diventato vescovo, è stato di recente sospeso dal ministero pubblico in seguito alle accuse di persistente cattiva condotta omosessuale e di appropriazione indebita di fondi diocesani.
Un certo cardinale Theodor McCarrick era tra i concelebranti in occasione della consacrazione episcopale di mons. Bransfield, al quale è pure capitato di essere il primo presidente del consiglio di amministrazione della Papal Foundation fondata da McCarrick – una posizione poi ricoperta dal card. Wuerl. Un’indagine del Washington Post ha poi rivelato che Bransfield aveva elargito 350.000 di regalie in denaro contante a vari vescovi e cardinali, inclusa una robusta donazione di 29.000 dollari al tanto a lui somigliante card. Kevin Farrell.
Ma non è tutto. Quando Bransfield lasciò la Basilica di Washington, gli successe in qualità di rettore mons. Walter Rossi, che fu scelto personalmente da McCarrick. Un articolo-inchiesta del The American Spectator asserisce che Rossi molestava sessualmente seminaristi. La veridicità delle notizie riportate è stata successivamente corroborata dalla testimonianza dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò: in qualità di nunzio papale, aveva ricevuto molte denunce e lamentelecirca l’attività di predatore sessuale compiuta da mons. Rossi.
* * *
Vi è chiaro il quadro? E piuttosto intricato, bisogna ammetterlo, e un qualche supporto visivo sarebbe certamente d’aiuto. Magari qualcuno potrebbe convincere l’arcivescovo Paglia a commissionare un affresco murale che illustri l’ingarbugliata rete di connessioni. E tale affresco potrebbe poi rimpiazzare il mosaico di Cristo-Pantocreatore – oltremodo severo e giudicante – che situato al di sopra dell’altare nel Santuario dell’Immacolata Concezione. C’è chi si lamenta che la figura di Cristo lì ritratta non appaia particolarmente benevola e accogliente. Ma alla luce di quello cui sarà stato costretto ad assistere in prossimità della Basilica, sarebbe irrealistico vedere Cristo mostrarsi con un affabile sorriso.
Marco Tosatti
[*]Articolo dal titolo Pope Francis’s Strange Bedfellowsapparso sul portale Crisis Magazine l’8-8-2019.
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