ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 15 agosto 2019

La tua assunzione, ad immagine di Maria

Il mio legame con l’Assunta

Quale legame essenziale mi unisce a Maria Santissima assunta in Cielo? Risponde padre Teodossio della Croce: se vivi in grazia di Dio inizia la tua assunzione. Più sei unito a Lei, più parteciperai della sua assunzione fino al Cuore della Santissima Trinità. Ma come fare? Ella stessa si occuperà della tua elevazione.

Quando sento una predica, in chiesa o in Tv, a qualcuna delle Messe festive o feriali, che vengono trasmesse, pur condividendo le cose giuste e sante (quando sono tali!), mi viene sempre spontanea una domanda impertinente: “Ma che cosa importa a me? Ma chi me lo fa fare?”. Cioè voglio sempre capire che cosa interessa, che cosa lega quella Verità della Fede cattolica, quella Legge di Dio, alla mia vita. Ed è una pretesa giusta. L’uomo di oggi fa fatica a cogliere il legame pur essenziale, pur intimo, di Dio, con la sua vita.
Il 15 agosto di ogni anno ricorre non il ferragosto (feria Augusti, ciò risale all’imperatore Augusto, che si dedicò un mese e una festa!) ma per noi cristiani-cattolici la solennità dell’Assunta, di Maria Santissima, assunta in Cielo in corpo e anima, accanto a suo Figlio Gesù risorto e glorioso, con la sua umanità. 
Già da ragazzo, mi chiedevo con tutto me stesso, che cosa importasse a me – alle persone, ai ragazzi come me – che Maria fosse stata e sia l’Assunta anche con il suo corpo. Pur continuando a voler bene alla Madonna e a pregarla ogni giorno con il Rosario.
La risposta più suasiva me l’ha data un diplomatico, un uomo eccezionale, un generale, uno stratega nato a Salonicco, nel 1909, di religione ortodossa, che ha viaggiato dalla Grecia alla Francia, all’Europa, all’Italia che poi diventò la sua seconda patria. Si tratta di Teodossio Sgourdelis, al centro della storia d’Europa, per il suo posto di primo piano, un cercatore dell’Assoluto, come i grandi pensatori della sua patria illustre, come i mistici della sua Ortodossia, convertito alla Chiesa Cattolica nel 1958, diventato sacerdote cattolico a 57 anni, il 30 ottobre 1966, per le mani del suo eminentissimo amico il card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, fondatore della Fraternità della Santissima Vergine Maria, autore di omelie, conferenze, testi di meditazione raccolti nei libri che trasmettono il suo messaggio di uomo di Dio.
Nel testo luminoso e denso di padre Teodossio della Croce, Le profondità della Parola di Dio (Città Nuova, Roma 1997), a pagina 135 e seguenti, egli si domanda, come facevo anch’io da ragazzo, come fa l’uomo moderno di oggi: qual è il nostro rapporto con la Santissima Vergine? Qual è la nostra missione? Qual è lo scopo della Chiesa nel proclamare (nel 1950, da parte del Santo Padre Pio XII) il dogma dell’Assunzione? È quello di stampare nella nostra “enciclopedia” sacra un concetto a proposito della Santissima Vergine, di sistemarlo nella nostra memoria vicino ad altre conoscenze e formule del nostro sapere? Oppure la Chiesa ha una missione molto più profonda, molto più urgente di collaborare all’opera di Cristo?
Il già generale dell’esercito greco, poi sacerdote cattolico e “generale” di anime, così risponde: «Per il cristiano che si trova davanti alle grandi feste della Chiesa è importante comprenderne il ruolo per la propria elevazione. Tutto il ciclo delle feste, e dunque dei fatti della vita di Cristo, della Santissima Vergine, e della vita della stessa Chiesa, ha un grande scopo, una missione e una realtà interiore: l’uomo può e deve fin da questa vita, con il suo corpo e la sua anima segnati dal peccato, partecipare non solo con la memoria, ma ontologicamente, a tutti i Misteri, quindi anche all’Assunzione di Maria Santissima».
Nelle pagine che seguono, padre Teodossio spiega da par suo, come ogni cristiano, dal suo Battesimo, è elevato alla vita soprannaturale della grazia santificante, la vita divina del Cristo, passata nella sua anima, la Vita che circola da Gesù a tutti i santi, in primo luogo alla Madre sua, l’Immacolata fin dal suo concepimento, la “Vergine-Madre, figlia del suo Figlio”. Madre di Dio, la Corredentrice, l’Assunta in Cielo anche con il suo corpo. La stessa vita divina circola da Gesù a Maria Santissima, a me, a te, a ogni cristiano che vive la sua fede.
Ne segue che, nel Cristo risorto, siamo già dei “risorti”; che nell’Assunta, siamo già degli “assunti” con Lei in Paradiso. Dico: “siamo già”, e pure attendiamo il “non ancora” che sveli la pienezza di questa vita divina, nella Vita eterna. Essere in grazia di Dio, vivere in grazia di Dio, comporta un essere nuovo, un’ontologia nuova per ciascuno che è redento da Gesù: l’uomo aperto all’irruzione di Dio, l’uomo rivestito della vita di Dio, a immagine di Cristo e di Maria. In attesa che tutto si compia: “Gratia, inchoatio vitae aeternae” (La Grazia è l’inizio della vita eterna).
«Se vivi in grazia di Dio – dice e illustra padre Teodossio – inizia, per te, la tua assunzione, ad immagine di Maria. Non sei più dominato dai desideri della carne, ma in te tutto è sottomesso, quindi davvero libero, alla Vita divina che dilaga in te dal Cristo, come nel Cuore di Maria Santissima. Anche nel tuo essere fisico, sei dominato (in realtà davvero “liberato”) dall’essere di Gesù e di Maria, che già sono nella Risurrezione. Allora, ti è necessario entrare nell’offerta totale di Gesù e di Maria (“Ecco, io ora vengo a fare la tua volontà, mio Dio”), in modo da essere da Loro trasfigurato nell’essere nuovo. Con la sua grazia santificante, sei già partecipe di Cristo e di Maria Assunta. Più sarai unito a Maria, più sarai, come insegna il Santo di Montfort, “schiavo di Maria”, più entrerai, già da ora, nella sua Assunzione al Cielo».
Così il padre Teodossio della Croce, che abbiamo cercato di rendere accessibile ai nostri lettori. Ma, a ben pensarci, c’è ancora di più nelle sue parole, che rispecchiano il Magistero della Chiesa e dei santi.
Maria assunta in Cielo in corpo e anima non dimentica i suoi figli pellegrini e militanti sulla terra. Ella ci è stata data come madre premurosissima dal suo Figlio Gesù, morente sulla croce. Come è stata Madre per il prediletto Giovanni, per gli Apostoli e per tutta la Chiesa nascente, così continua a essere Madre per ciascuno di noi, per “il figlio di Dio e il fratello di Gesù”, che è in noi, alimentato dalla Confessione e da Lui stesso nella Santissima Eucaristia.
Maria assunta in Cielo si occupa per sempre di ciascuno dei suoi figli affinché cresca in essi il suo Figlio Gesù; affinché l’uomo vecchio del peccato e del mondo sparisca in noi, e cresca in noi l’uomo nuovo, che è Gesù stesso. Pensa allora che bello pregare così, soprattutto dopo aver ricevuto Gesù nella Santa Comunione: «Gesù ti amo, trasfigurami in Te, cresci in me», «Gesù, fa’ di me un altro-Gesù», ma poiché è compito di ogni madre, tanto più di Maria, far crescere il proprio figlio, pregarla così: «Maria Santissima Madre mia, fa’ crescere il tuo Gesù in me».
Ecco come la Madonna assunta in Cielo in corpo e anima, c’entra con la nostra vita. Ed è così che il ragazzo impertinente che sono stato e sono ancora, è contento e pacificato dalla risposta dell’illustre generale greco alla domanda che anche l’uomo di oggi si pone: “E che c’entro io con l’Assunta? Che c’entra l’Assunta con me?”. 
Padre Teodossio andò a vedere l’Assunta il 19 maggio 1989, quasi 30 anni fa. Noi, ancora sulla terra, già partecipi della Risurrezione di Gesù e dell’Assunzione di Maria, siamo in cammino, siamo in attesa. «Andrò a vederla un dì / in cielo patria mia. / Andrò a veder Maria, / mia gioia e mio amor». Al “dies natalis” della nostra morte, e infine al giorno grandioso della conclusione della storia, quando risorgeremo «a rivestir la deposta carne, alleluiando». «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà», come professiamo ogni domenica nel Credo della Messa.



il 15 agosto non si festeggia “San Ferragosto”, ma la solennità dell’assunzione al cielo di Maria Santissima in anima e corpo

Maria di Nazareth fu una donna con una vocazione speciale: essere madre di Dio. Al tempo stesso perciò ricevette due doni speciali: la perpetua verginità e l’essere immacolata, cioè esente dal peccato originale. Maria dunque ha una chiamata ad elevarsi presso Dio. Seppe cioè rispondere si al progetto del Signore di essere testimone fedele del suo messaggio.

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Salvador Dalì, Assunzione al cielo di Maria, 1956
Cari fratelli e sorelle,
la Santa Chiesa il 15 agosto non festeggia affatto un non meglio precisato “San Ferragosto“, ma l’Assunzione al cielo in anima e corpo della Beata Vergine Maria [cf Liturgia della ParolaQUI]. Per entrare in questo mistero, proviamo adesso a pensare a un grattacielo statunitense. Per esempio, la Freedom Tower di New York famosa per aver sostituito le Torri Gemelle dopo gli attentati del 2001. Come ogni struttura architettonica mastodontica, essa svetta verso il cielo. Al tempo stesso ha delle fondamenta solide e inamovibili che resistono a tutti gli urti portati dal vento, i fulmini e anche all’usura del tempo.

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Ecco che questa struttura richiama degli elementi importanti: lo slancio verso il cielo e verso Dio e la solidità della propria chiamata alla vita eterna.
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È in sintesi anche ciò che celebriamo oggi: la solennità dell’Assunzione di Maria. Questo è uno dei quattro dogmi che riguardano la persona di Maria Santissima: sappiamo per fede che lei è Madre di Dio, sempre Vergine, Immacolata Concezione e appunto, Assunta. Il dogma è una verità di fede proclamata dal Papa e dalla Chiesa intera che noi crediamo come vera, anche se non immediatamente evidente. Il dogma venne proclamato da Papa Pio XII, il 1 novembre 1950, con la bolla Munificentissimus Deus.
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Cosa insegna questo dogma? Maria di Nazareth fu una donna con una vocazione speciale: essere madre di Dio. Al tempo stesso perciò ricevette due doni speciali: la perpetua verginità e l’essere immacolata, cioè esente dal peccato originale. Maria dunque ha una chiamata ad elevarsi presso Dio. Seppe cioè rispondere si al progetto del Signore di essere testimone fedele del suo messaggio. Lo fu innanzitutto perché essendo Madre Vergine Immacolata si fece Arca di Dio. Come leggiamo nella prima lettura:  [1 Cr 15:  «I figli dei leviti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle»]. In questo testo, si parla dell’Arca: cioè un luogo in cui gli ebrei potevano incontrare Dio per pregarlo, glorificarlo ed essere insieme a Lui. Anche Maria, accogliendo dentro di sé Gesù, si fece arca di Dio e permise a tutti gli uomini di poter incontrare Gesù più da vicino. Ancora oggi, quando noi diciamo il rosario, insieme alle Ave Maria ricordiamo i misteri di Cristo: di nuovo Maria si porge come luogo dove incontrare Dio.
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Questo mistero riguarda non solo Maria ma anche noi: anche noi siamo chiamati ad elevarci, in un cammino di santità verso il Signore. Con la nostra testimonianza di fede, possiamo noi stessi essere arca e luogo di incontro con Dio. E la solidità di questa chiamata viene offerta in due momenti. Come scrive Luca: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano». Maria ascoltò assiduamente Dio in almeno tre momenti; all’annuncio dell’Angelo, alla crocifissione quando fu affidata a Giovanni, e al mandato di Gesù Risorto di annunciare la gioia grande della Pasqua. Ascoltò e mise in pratica: proprio per questo venne Assunta in cielo e in anima corpo. Cioè si addormentò e, immediatamente, fu inviata al cospetto dell’Eternità di Dio. Tuttora è nell’Eternità di Dio e prega per noi.
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Questo deve essere per noi un invito all’ascolto e alla osservanza del messaggio di Gesù che prosegue nella Chiesa. Proprio questa fedeltà e obbedienza, come fu Maria fedele a Gesù, ci porterà ad essere anche noi nell’Eternità di Dio cioè in Paradiso. Scriveva Johan Wolfgang Goethe:
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«La fedeltà è lo sforzo di un’anima nobile per eguagliarsi a un’altra anima più grande di lei». 
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Il Signore ci doni il coraggio della perseveranza di Maria l’Assunta, e il suo amore materno sia anche segno di speranza di trovarci un giorno tutti insieme davanti a Dio.
Così sia.
Autore:Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Roma, 14 agosto 2019
Nella Vigilia della solennità dell’Assunta








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Morte e gloriosa Assunzione di Maria Santissima

La fervorosissima carità di cui in una maniera affatto incomprensibile era infiammato il cuore di Maria Santissima, non poteva fare a meno di non liquefarla, dirò così, in ardentissimi desideri di volarsene a vedere a faccia a faccia il suo Dio, e di unirsi con perfettissima unione al suo divino Figliuolo.
Se tutti i Santi nel tempo del loro pellegrinaggio su questa Terra hanno, a misura dell'amore che ardeva loro nel cuore, anelato al riposo della celeste patria; se l'Apostolo S.Paolo si sentiva infiammato dal desiderio d'essere sciolto dai legami del suo corpo mortale, e d'essere con Cristo; quali saranno stati i desideri e i sospiri di Maria, il cui amore per Dio non ve ne fu, né ve ne sarà mai nessun altro che si possa paragonare?
Poiché dunque ella ebbe dimorato su questa terra tutto quel tempo che piacque all'infinita Sapienza di Dio di lasciarvela, per esempio agli uomini di tutte le più eroiche virtù, per consolazione degli Apostoli e dei Discepoli di Cristo, per edificazione e per beneficio della nascente Chiesa, e perché ella giungesse a quell'immenso cumulo di meriti corrispondente alla gloria che ab eterno le era preparata in Cielo, si separò con una preziosissima morte l'anima sua santissima dal suo corpo, pagando così il debito cui l'umana condizione è soggetta, e cui anche il suo divino Figliuolo aveva voluto assoggettarsi, senza che si sappia in quale anno della sua età ciò sia avvenuto, e se in Gerusalemme o in Efeso. Ignote ci sono altresì le particolari circostanze che accompagnarono questo felicissimo passaggio, avendo voluto Dio che, non meno la vita nascosta di Maria Santissima, la sua morte servisse a noi d'esempio d'umiltà, e d'istruzione per conoscere chiaramente quanto poco o nessun conto dobbiamo fare dell'essere dagli uomini conosciuti e stimati.
Ma se a noi rimangono occulte le circostanze della morte di Maria Santissima, sappiamo però secondo la pia antichissima credenza della Chiesa che il corpo suo non sperimentò la corruzione, ma fu ben presto riunito all'anima, e per ministero degli Angeli assunto in Cielo; la gloriosa Assunzione di Maria Santissima ha perciò la santa Chiesa celebrata fin da antichissimo tempo, e celebra la solenne festa nel giorno del 15 agosto.
E bene si conveniva questo singolarissimo privilegio a quel corpo da cui Gesù Cristo aveva tratto la sua carne; in cui Egli aveva dimorato nove mesi; della cui sostanza si era nutrito. Né doveva rimaner soggetta alla comune sorte degli altri Santi colei che era stata da Dio arricchita d'una grazia e d'una santità superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli Angeli; colei che era stata sollevata all'incomparabile dignità di Madre di Dio; colei che era così intimamente congiunta a Gesù Cristo e dal quale ella era così singolarmente amata.
Maria dunque entrò in corpo e in anima nel Santuario del Cielo, e prese pieno e perfetto possesso di quella gloria ineffabile che per tanti titoli le si conveniva. Chi è che può immaginarsi la solennità di questo trionfo: chi è che può comprendere l'immensità della gloria, a cui è innalzata Maria?
“Le vanno incontro – dice S.Bernardo – tutti gli angelici cori, e alla considerazione del meraviglioso oggetto che vedono, esclamano attoniti: Chi è costei, che dal deserto si alza ridondante di delizie? Come se essi più chiaramente dicessero: Quanto mai grande è costei? E donde mai, ad una che viene dal deserto del mondo, tanta copia di delizie? Perché eguali in noi non si trovano, che pure siamo ricolmati di gioia nella città del Signore da un impetuoso fiume, e che nella gloriosa faccia di Dio, come in un torrente di piaceri, ci dissetiamo? Chi è costei, che di sotto al sole, ove altro non è che affanno, dolore ed afflizione di spirito, quassù se ne viene doviziosamente ricolma di spirituali delizie? Perciò quella immensa moltitudine di celesti Spiriti con affetto di singolar devozione a lei si presentano, e con inni e cantici di gioia l'accompagnano al trono di gloria, che l'è preparato. Ma oh con quale placido volto, con quale serena fronte, con quali lieti amplessi Maria è ricevuta dal suo Figliuolo! Felici in vero furono quei baci che riceveste, o gran Vergine, dal vostro lattante Figliuolo, allorché nel vostro grembo con materna tenerezza l'accarezzavate: ma quanto più felici sono quelli che nel beato saluto oggi voi ricevete dalla sua bocca, mentre Egli siede alla destra dell'eterno suo Padre! Ah chi parlerà degnamente della generazione di Cristo, e dell'Assunzione di Maria, essendo l'una e l'altra ineffabile e incomprensibile?”
Gesù Cristo dunque collocò la sua Santissima Madre non solamente sopra tutti i cori dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli e di tutti gli altri Santi, che regnano in Cielo, ma sopra gli Angeli, e sopra gli Arcangeli, e sopra gli stessi più sublimi Spiriti, quali sono i Serafini, e così la costituì Regina del Cielo e della Terra.
Ed ecco la verità di ciò che fu adombrato da Salomone, allorché egli fece sedere sopra di un magnifico trono la sua madre Bersabea, trattandola così come regina. Era Salomone figura di Gesù Cristo, e Bersabea rappresentava la sua Santissima Madre da Lui costituita Regina del Cielo e della Terra. Ecco quel grande prodigio, che vide nel Cielo S. Giovanni Apostolo nella sua Apocalisse: Quella donna, vestita di sole, sotto i cui piedi sta la luna, e nel suo capo porta una corona di dodici stelle.
Dice ancora S. Bernardo: “Sì, Maria Santissima è quella donna vestita di sole, cioè tutta risplendente per la gloria che le comunica il suo divino Figliuolo. Ella ha coronato il capo di dodici stelle, le quali peraltro ricevono, piuttosto che essere ornamento al suo capo, perché esso è di qualsivoglia astro più splendido e più luminoso. E chi può mai apprezzare le gemme, chi nominare le stelle, ond'è composto il reale diadema di Maria? Supera l'umana capacità di descrivere la composizione, e la tessitura di questa corona”.
Che se vogliamo, per quanto n'è capace la nostra limitata mente, comprendere la sublimità della gloria onde fu arricchita la Vergine nella sua Assunzione al Cielo, riflettiamo che ella ha dovuto corrispondere alla fede, all'amore, all'umiltà e alle altre virtù che lei praticò mentre visse su questa terra: e per tutto dire in una parola, all'abbondanza, alla pienezza, alla ridondanza della grazia ch'ella ricevette nel corso della sua vita mortale.
“Or quanto maggiore di quella di tutti gli altri Santi e di qualsivoglia creatura fu la grazia ch'ella ricevette in terra, tanto superiore a quella di tutti è la gloria ch'ella gode in Cielo!” continua S.Bernardo, “Che se né occhio mai vide, né mai orecchio udì, né mente umana mai comprese le cose che Dio ha preparate a quelli che Lo amano, chi potrà mai ridire le cose che Egli ha preparate a Maria, la quale sicuramente più di tutti Lo amò? Dovette inoltre la gloria della Vergine esser proporzionata alla sua dignità di Madre di Dio. Or siccome non vi fu, né vi poté mai essere dignità maggiore di questa, né il Figliuolo di Dio trovò sulla terra luogo più degno di Sé che l'utero verginale di Maria, così neppure in Cielo vi è trono più sublime di quello sopra il quale è dal suo Figliuolo collocata Maria”.
Continua il santo abate: “Perciò l'Assunzione della Vergine accrebbe senza dubbio l'allegrezza di quei beati cittadini del Cielo. Che se alla sua voce, mentre ella stava ancora su questa terra, esultò di gaudio chi stava chiuso nel grembo materno, cioè Giovanni Battista, quale crediamo noi che sia stata l'esultanza di quei cittadini del Cielo, quando udirono la sua voce, videro il suo viso, e goderono della presenza di lei esaltata già a tanta gloria? E noi quale motivo non abbiamo di allegrezza, di gaudio, riflettendo all'Assunzione di Maria? Tutto il mondo è illuminato dalla presenza di quella gran Donna, in maniera che sino la stessa celeste patria più chiaramente risplende, illuminata dallo splendore di questa verginale lampada. Perciò nel più alto dei cieli risuonano i rendimenti di grazie, e i cantici di lode. Ma per quello che a noi spetta, sembrerebbe che dovessimo anzi piangere che rallegrarci. Perché quanto della sua presenza si rallegra il Cielo, non ne segue che altrettanto questo basso Mondo debba rattristarsi della sua assenza? Ma cessino pure le nostre querele, giacché neppure noi abbiamo qui città permanente, ma andiamo in cerca appunto di quella ove la gloriosa Vergine è già arrivata.
Se noi pure siamo scritti cittadini di codesta città del cielo, non è forse giusto che nonostante in questo esilio, stando sopra dei fiumi di Babilonia, di lei ci ricordiamo, con lei comunichiamo nel gaudio, partecipiamo della sua allegrezza e di quella particolarmente per 1'Assunzione della Vergine? Come un impetuoso fiume riempie di giubilo la città di Dio, noi pure siamo parte di quelle gocce, che da lassù cadono sopra questa Terra! Ci ha preceduti la nostra Regina, ed è stata accolta in tanta gloria, affinché le veniamo dietro quali servi alla loro Signora, gridando con fiducia: Tirateci dietro a voi, correremo allettati dall'odore dei vostri profumi. Rallegriamoci con lei se l'amiamo, perché se n’è andata al suo Figliuolo, godiamo della sua gloria, se non vogliamo essere (che Dio ne guardi!) ingrati a colei che trovò grazia presso Dio”.
Sia altresì uno dei motivi della nostra santa allegrezza, nell’Assunzione della beatissima Vergine, il riflettere ch’ella è nel Cielo ricolma di tanto merito, e di una gloria sì grande per essere nostra Avvocata, e protettrice.
“È andata avanti a noi - continua a dire S. Bernardo - da questo nostro pellegrinaggio alla patria celeste Maria santissima, come nostra Avvocata. Essa come Madre del nostro Giudice, e Madre insieme di misericordia, tratterà colle sue preghiere e colla sua efficacia il grande affare della nostra eterna salute. Essa è un prezioso pegno, che la nostra Terra ha mandato al Cielo acciocché, con una felice alleanza d’amicizia, le umane cose si uniscano alle divine, alle celesti e terrene, le basse alle alte. Perciò questo nobilissimo frutto della Terra lassù è salito, donde a noi viene ogni grazia eccellente; e ogni dono perfetto. Ascendendo dunque in alto la Beata Vergine darà anch’essa doni agli uomini”, impetrandoli cioè colla sua validissima intercessione dal Datore d’ogni bene. A questa fonte dunque, corra l’anima nostra assetata, e a questo cumulo di misericordia ricorra con tutta sollecitudine la nostra miseria.
Ecco che noi coi nostri voti diciamo col medesimo s. Bernardo : “Per quanto ci ha permesso la nostra debolezza, v’abbiamo, o Vergine benedetta, accompagnata sino al trono del Figliuolo, e almeno di lontano v’abbiamo tenuto dietro nella vostra gloriosa Assunzione. Deh fate d'ora innanzi, per effetto della vostra pietà, che il Mondo provi il frutto di quella grazia che avete trovata voi appresso Dio. Ottenete colle vostre sante preghiere ai rei il perdono, la medicina agli infermi, il coraggio e la consolazione agli afflitti, e a chi si trova nei pericoli l'aiuto e la liberazione: così che ai vostri servi, i quali con lode invocano il vostro dolcissimo nome, o Maria, conceda per mezzo vostro i doni della sua grazia Gesù Cristo vostro Figliuolo, e Signor nostro, il quale è Iddio benedetto sopra tutte le cose, per tutti i secoli. Amen.”

P. Carlo Massini

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