Ormai è evidente. Il punto di non ritorno è stato segnato il 1 agosto dall’incontro tra Benedetto XVI e Livio Melina, reso pubblico quattro giorni dopo da Catholic News Agency e ACI Stampa con tanto di foto ufficiale e con queste parole pesate ad una ad una nella residenza del papa emerito:
“[Benedetto XVI] ha voluto ricevere il prof. Mons. Livio Melina in udienza privata. Dopo una lunga discussione degli eventi recenti al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, gli ha concesso la sua benedizione, esprimendo la sua personale solidarietà e assicurandolo della sua vicinanza nella preghiera”.
Da quel giorno, la cacciata dall’Istituto di alcuni docenti dei più rappresentativi, a cominciare dall’ex preside Melina, e l’abolizione di alcune cattedre tra le più emblematiche, “in primis” quella di teologia morale fondamentale, non colpiscono più soltanto i professori epurati, ma anche il papa che più s’è impegnato a sostegno dell’Istituto fondato dal suo predecessore, cioè proprio di quegli indirizzi di studi su matrimonio e famiglia che ora sono sottoposti a sconquasso, in ossequio al nuovo corso dell’attuale pontificato, da “Amoris laetitia” in poi.
Da quando Benedetto XVI è sceso apertamente in campo, infatti, è improbabile che il rifacimento dell’Istituto messo in atto questa estate dal suo Gran Cancelliere, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, e più su da papa Francesco in persona, vada a regime in forma indolore.
Perché ora a protestare – come scontato – non sono soltanto alcuni dei professori epurati. Non sono soltanto alcuni tra gli studenti. A queste proteste gli attuali titolari dell’Istituto hanno creduto bastasse replicare con un comunicato stampa del 29 luglio.
A sollevarsi sono ormai decine di studiosi di tutti i continenti, tra i più competenti e stimati, come prova la lettera-appello all’arcivescovo Paglia e all’attuale preside dell’Istituto, PierAngelo Sequeri, resa pubblica il 16 agosto e riprodotta qui di seguito.
Ad accomunare i firmatari è un’impresa editoriale prodotta dall’Istituto prima dell’attuale sconquasso: un imponente “Dizionario su sesso, amore e fecondità”, edito in Italia nel 2019 da Cantagalli e curato principalmente proprio da uno dei docenti epurati, José Noriega.
I firmatari della lettera-appello hanno tutti contribuito alla composizione del dizionario, nelle voci di rispettiva competenza. E nello scorrere i loro nomi compaiono anche personalità che mai finora erano uscite allo scoperto tra i critici di questo pontificato.
C’è, ad esempio, Francesco Botturi, già professore ordinario di filosofia morale all’Università Cattolica di Milano.
C’è il gesuita Kevin L. Flannery, professore ordinario di storia della filosofia antica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.
C’è Carlos Granados, biblista della Universidad San Dámaso di Madrid, già direttore della Biblioteca de Autores Cristianos.
C’è Harvey C. Mansfield, professore ordinario di filosofia politica alla Harvard University.
C’è John C. McCarthy, decano della School of Philosophy dell’University of America a Washington.
C’è Jean-Charles Nault, abate dell’abbazia benedettina di Saint-Wandrille, Francia.
C’è Paolo Ricca, teologo valdese tra i più insigni, professore emerito della Facoltà valdese di teologia a Roma.
C’è Giovanna Rossi, già professore ordinario di sociologia della famiglia all’università Cattolica di Milano.
C’è Tracy Rowland, professore ordinario di teologia presso la Notre Dame University, Australia, e membro della Commissione teologica internazionale.
C’è Eugenia Scabini, professore emerito di psicologia sociale e presidente del Centro studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano.
C’è Carlos Alberto Scarpone, professore di etica filosofica fondamentale e di teologia morale fondamentale presso la Pontificia Universidad Católica Argentina di Buenos Aires.
Ma è tutto l’elenco dei firmatari che suscita interesse. E questa è la loro lettera aperta agli attuali gestori dell’Istituto che di Giovanni Paolo II continua a portare il nome.
*
Lettera aperta a Sua Eccellenza, Mons. Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia e a Mons. Pierangelo Sequeri, Preside dell'Istituto
2 agosto 2019
Sua Eccellenza Mons. Paglia,
Rev. Mons. Sequeri,
Rev. Mons. Sequeri,
Negli ultimi tre anni noi sottoscritti, docenti e ricercatori di varie istituzioni accademiche ecclesiastiche e statali di tutto il mondo, abbiamo avuto il privilegio di prendere parte all'ultima grande impresa scientifica del Vostro Istituto: il “Dizionario su sesso, amore e fecondità”, recentemente pubblicato (1102 pagine, Edizioni Cantagalli, Siena 2019).
È stata una collaborazione scientifica molto fruttuosa e professionale che ha messo in rilievo l'altissimo profilo accademico del Vostro Istituto e le grandi competenze scientifiche ed editoriali del principale curatore del “Dizionario”, il professor José Noriega.
Con grande costernazione abbiamo dunque appreso la notizia dell'improvviso
licenziamento di due professori ordinari, José Noriega e Livio Melina, insieme ad altri colleghi: Maria Luisa Di Pietro, Stanisław Grygiel, Monika Grygiel, Przemysław Kwiatkowski, Vittorina Marini, alcuni di essi autori assieme a noi del “Dizionario” e tutti studiosi di ottima reputazione internazionale.
licenziamento di due professori ordinari, José Noriega e Livio Melina, insieme ad altri colleghi: Maria Luisa Di Pietro, Stanisław Grygiel, Monika Grygiel, Przemysław Kwiatkowski, Vittorina Marini, alcuni di essi autori assieme a noi del “Dizionario” e tutti studiosi di ottima reputazione internazionale.
Non vediamo nessun motivo convincente di carattere scientifico-accademico,
tantomeno dottrinale e disciplinare, che giustificherebbe il loro sollevamento dall'incarico.
tantomeno dottrinale e disciplinare, che giustificherebbe il loro sollevamento dall'incarico.
Se il Vostro Istituto desidera mantenere il suo alto profilo accademico e la sua
reputazione internazionale, vi preghiamo di revocare questi licenziamenti e di reintegrare i summenzionati studiosi nel corpo docente del Vostro Istituto.
reputazione internazionale, vi preghiamo di revocare questi licenziamenti e di reintegrare i summenzionati studiosi nel corpo docente del Vostro Istituto.
Certi che prenderete in considerazione il nostro invito, Vi porgiamo distinti saluti.
[I firmatari]
Settimo Cielo di Sandro Magister 18 ago
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/08/18/istituto-giovanni-paolo-ii-la-rivolta-dei-professori-ha-un-maestro-ratzinger/
SUPER EX, UNA FRASE DI BENEDETTO E IL CINGHIALE NELLA VIGNA.
Cari Stilumcuriali, nei giorni scorsi Osservatore Marziano ha dedicato un commento agli squilibri richiesti dalla Diocesi di Roma per non si sa quale progetto pastorale, e ha concluso le sue osservazioni facendo riferimento più volte a Lutero, e al Pontefice regnante. Non sappiamo se Super Ex (ex di Movimento per la Vita, ex di Avvenire e di altre catto-organizzazioni varie, ma ancora, stupefacentemente, non ex-cattolico – e Dio sa se ce ne vuole, di ‘sti tempi…-) abbia letto l’Osservatore Marziano. Ma sia come sia anche a lui è venuto naturale affiancare questi due personaggi…
UNA FRASETTA SOLA…
Una frasetta sola, che ci aiuta a comprendere il piglio dittatoriale con cui Bergoglio commissaria ordini religiosi che non ama, distrugge vescovi che non sono sufficientemente a sinistra, fa decapitare professori universitari che non sono proni ad ogni sua parola.
Non è mia, ma di Benedetto XVI, nel suo dialogo con Peter Seewald, in Ultime conversazioni (2016).
A pagina 42 il giornalista tedesco chiede a Benedetto cosa sapeva di Bergoglio, prima che questi diventasse papa: “Come faceva a conoscerlo?”.
E Benedetto, forse ingenuamente, o forse no, dà una risposta, molto significativa: “Grazie alle visite ad limina e alla corrispondenza. L’ho conosciuto come un uomo molto deciso, uno che in Argentina diceva con molta risolutezza: questo si fa e questo non si fa.
La sua cordialità, la sua attenzione nei confronti degli altri sono aspetti di lui che non mi erano noti..”.
Rileggiamo bene la frase: Benedetto, nel momento in cui tutti i media celebrano la simpatia del papa che telefona a destra e a manca, e che pontifica sempre di sinodalità, tolleranza, misericordia, afferma che, per come lo conosceva lui, Bergoglio non era affatto né sinodale, né cordiale, né collegiale.
Ma, al contrario, si legge tra le righe, un despota.
Bene, i fatti possono confermare: non si cambia carattere intorno agli ottant’anni; non si diventa improvvisamente dei simpaticoni, attenti agli altri, pronti all’ascolto, a quella venerabile età.
Semmai accade il contrario: certi difetti aumentano con il tempo.
Se poi ci si trova ad avere in mano un potere immenso, la propria indole tirannica non può che esplodere. Così è stato. In Argentina lo sanno bene, tanto è vero che pur essendo stato eletto da anni, Bergoglio non è più tornato in patria.
Ora lo sanno tutti: Bergoglio è quello di ieri, un uomo che ha lasciato cenere e macerie nella sua diocesi e che ora sparge la sua “dolcezza”, la sua “attenzione nei confronti degli altri”, nel mondo intero. Con esiti devastanti. Si capisce perché ami tanto Lutero: anche il monaco tedesco, come noto, non tollerava discussioni.
Anche per il suo carattere duro e cinico venne soprannominato “il cinghiale nella vigna del Signore”.
Marco Tosatti
18 Agosto 2019 Pubblicato da wp_7512482 6 Commenti --
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