L'intervista del pontefice alla Stampa è un'occasione unica per fare politica
Foto LaPresse
San Lorenzo martire, cadono le stelle, cadono i governi, cadono i divi (l’ictus di Alain Delon), e ricasca il Santo Padre, che intervistato dalla Stampa loda Ursula von der Leyen, patrona di Sodoma, dei matrimoni e delle adozioni omosessuali, e ancora una volta elogia la Papessa Greta, sacerdotessa di una religione pagana.
In una simile intervista, sfacciatamente elettorale, a finire sulla graticola è Cristo, che non viene citato nemmeno una volta, nemmeno per buona gesuitica creanza. Tu, San Lorenzo, sulla brace ti vollero ben cotto (secondo Sant’Ambrogio) mentre Gesù lo vogliono incenerito e poi smaltito secondo il nuovo dogma della raccolta differenziata (secondo me che non sono un Santo ma un semplice orante ormai abbastanza disperante).
https://www.ilfoglio.it/preghiera/2019/08/10/news/il-papa-loda-greta-e-ursula-von-der-leyen-ma-si-scorda-di-cristo-269135/
9 agosto 2019, Francesco parla a ruota libera …
ma non da papa.
Sarà pure una coincidenza, ma resta il fatto che l’intervista parte proprio dalla questione politica europea. E’ proprio un argomento da papa? Quando Francesco ha detto più volte che non vuole interferire con la politica? Ma in realtà ha poi interferito e continua ad interferire, e con lui vescovi e cardinali.
https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2019/08/09/news/papa-francesco-
il-sovranismo-mi-spaventa-porta-alle-guerre-1.37325868
La domanda del giornalista evoca “il sogno dei Padri Fondatori”dell’Europa, un argomento che non è certo un pezzo forte della preparazione di Francesco, ed infatti egli risponde in maniera generica, ricordando che l’Europa «è un’unità storica e culturale oltre che geografica» e che «non può e non deve sciogliersi».
Ora, è pur vero che nel “sogno” dei Padri Fondatori c’era anche posto per la storia e la cultura europea, ma è ancor più vero che da subito la nuova Europa Unita nacque come entità economica, lasciando che il “sogno” si realizzasse in un futuro non definito.
Sono passati 62 anni e ancora di Europa come “unità storica e culturale” non se ne parla, anzi l’Unione Europea si è rifiutata di richiamarsi alle sue stesse radici cristiane: segno evidente che del patrimonio “culturale” non gliene importa niente. E’ diventata invece un super potere economico che inevitabilmente serve gli interessi delle economie più forti e costringe i diversi popoli a sottomettersi all’egemonia economica dei potentati economici sia continentali sia internazionali.
Ciò nonostante, Papa Francesco parla solo dei “sogni” e fa finta di non sapere che i fatti concreti si chiamano sudditanza economica, anti-cristianesimo, promozione del vizio e … per esempio, misura europeisticamente corretta delle … banane.
Se l’Unione Europea avesse ancora un patrimonio culturale comune, quello che in qualche modo ha civilizzato l’Occidente, Papa Francesco non direbbe, come ha fatto: «Nell’Unione europea ci si deve parlare, confrontare, conoscere». Se ci si deve “conoscere” è perché oggi il “confronto”, il “dialogo”, attengono agli interessi economici, che sono notoriamente divisivi. Ciò nonostante, Papa Francesco si sofferma sulla “propria identità”, dei vari popoli.
Su questa questione dell’“identità”, Francesco non si stanca di ripresentare una delle sue fissazioni:
«La propria identità non si negozia, si integra. Il problema delle esagerazioni è che si chiude la propria identità, non ci si apre. L’identità è una ricchezza - culturale, nazionale, storica, artistica – e ogni paese ha la propria, ma va integrata col dialogo. Questo è decisivo: dalla propria identità occorre aprirsi al dialogo per ricevere dalle identità degli altri qualcosa di più grande».
Quindi nessuno deve mantenere la “propria identità”, si deve passare all’“integrazione” delle identità, cioè: per mantenere la “propria identità” occorre perdere la “propria identità”.E questo infelice assunto, Papa Francesco lo riprende dal “dialogo ecumenico”, in cui tutti dialogano con tutti mantenendo ciò che sono… e cioè preparandosi a far parte di qualcosa di diverso di ciò che sono, ma, dice Francesco, “nell’unità con gli altri”. Come dire che il termine “unità” sarebbe un mero modo di dire o un pretestuoso riferimento aritmetico, poiché non può esserci “unità” laddove si mantiene, si difende e si propugna ogni diversità.
Interrogato poi sul cosiddetto “sovranismo” in politica, indubbiamente per dare la velina per le prossime probabili elezioni politiche in Italia, Francesco dice di essere scandalizzato dai pensieri che esprimono il «prima noi. Noi … noi…», che gli fanno ricordare «quelli di Hitler nel 1934» «Il sovranismo è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre».
E qui scatta il cortocircuito con la realtà. Da più di un anno quasi tutti i gerarchi di Chiesa hanno demonizzato il partito italiano che viene definito “sovranista”, proprio perché difende gli interessi di “noi”, e in più occasioni gli elettori cattolici se ne sono fregati della propaganda europeista di questa gerarchia che difende sempre gli interessi di “altri”. E il cortocircuito consiste nella incolmabile distanza che si constata tra il sentire e il pensare dei cattolici italiani e le ribadite aspirazioni dei loro pastori. E se è vero che i pastori dovrebbero guidare le pecore, è ancor più vero che le pecore fiutano il dirupo verso cui le porta il pastore e lo scansano insieme allo stesso pastore irresponsabile. Le pecore sono le prime che agiscono secondo il “prima noi”, ma i pastori, non solo le condannano per questo, ma persistono a guidarle verso un nuovo dirupo: e come in politica cosi in religione.
Meno male che tra i fedeli cattolici c’è ancora quel sensus fidei che permette loro di provare a ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini.
E in questa programmata intervista non poteva mancare la domanda sui “migranti”: per dar modo a Papa Francesco di ribadire la falsità dei migranti che «arrivano soprattutto per fuggire dalla guerra o dalla fame». Francesco non spende una parola sul come e sul perché ci sono di quelli che continuano ad investire miliardi per riversare in Europa milioni di estranei, culturalmente e religiosamente, allo scopo di mutare radicalmente, non solo l’etnia europea, ma quella stessa “unità storica e culturale” che Francesco ha richiamato prima.
Evidentemente la non contraddizione non è il pezzo forte di Papa Francesco.
E quando il giornalista gli fa notare che in questa migrazione – orchestrata e forzata, diciamo noi – il numero degli arrivi diventa “superiore alle possibilità di accoglienza”, Papa Francesco getta la maschera e afferma candidamente:
«Ci sono Stati che hanno bisogno di gente, penso all’agricoltura» « ci sono cittadine semivuote a causa del calo demografico: si potrebbero trasferire lì alcune comunità di migranti, che tra l’altro sarebbero in grado di ravvivare l’economia della zona».
Ecco il vero scopo dell’immigrazione forzata: sostituire gli Europei con i negri africani; sostituire i cristiani con i musulmani e gli animisti. E così il giuoco è fatto: niente più Europa, ma un guazzabuglio di individui facilmente controllabili da chi vuole trasformare il mondo in una nuova Torre di Babele dove a comandare saranno gli agenti del Principe di questo mondo: il diavolo.
Su quali valori comuni occorre basare il rilancio dell’Ue? – chiede il giornalista. E Francesco risponde:
«Il punto di partenza e di ripartenza sono i valori umani, della persona umana. Insieme ai valori cristiani: l’Europa ha radici umane e cristiane, è la storia che lo racconta ».
Veramente la storia racconta ben altro, compreso il fatto che da quando in Europa si parla della priorità dei “valori umani”- orsono quasi tre secoli – l’Europa e gli Europei non hanno smesso di percorrere la via della degradazione. Cosa che evidentemente Francesco condivide: anteponendo i valori umani ai valori cristiani. Egli infatti non parla da Papa, ma da uomo di questo mondo, la cui maggior cura non è servire Dio, ma gli uomini e … la natura.
Ed è sulla “custodia del Creato” che si imperniano le ultime domande.
Perché, dice Francesco,
«è una situazione di emergenza mondiale. E il nostro sarà un Sinodo d’urgenza [quello sull’Amazzonia]» «Sarà un lavoro di comunione guidato dallo Spirito Santo».
Ci chiediamo: e se fosse lo stesso Spirito Santo a non impedire il degrado del pianeta come non ha impedito il degrado della religione e della Chiesa? E se si trattasse di una vera punizione divina per l’infedeltà a Dio che contrassegna questo mondo abbrutito e votato alla fine?
Per Francesco l’importante è prendersi cura del creato, Dio può aspettare. Fino a quando?
E quando il giornalista gli chiede se al Sinodo sull’Amazzonia si discuterà come “tema principale” di “ordinare dei ‘viri probati’”. Per rispondere Francesco usa la menzogna:
«Assolutamente no: è semplicemente un numero dell’Instrumentum Laboris».
Cioè se ne discuterà!
Quindi: avvio della campagna elettorale a favore dell’Unione Europea cialtrona e mercantile e contro chi vuole difendere gli interessi morali e materiali degli Italiani; esaltazione dell’immigrazione per sostituire gli Europei con negri e gente di vario colore; difesa dell’Amazzonia come polmone della terra, unendo tribalismo e predicazione del Vangelo; promozione dell’ecologismo emotivo, compreso il fenomeno teleguidato della povera ragazzina manipolata, Greta Thunberg.
Un’intervista che cade come il cacio sui maccheroni, senza però riuscire a dar sapore ai maccheroni sconditi e scotti.
La triste realtà che rappresenta Papa Francesco è la negazione di ogni idea del Papato; ci troviamo di fronte ad un qualunque personaggio pubblico che parla da politico, da economista, da ecologista, da antropologo, usando la voce alta e la grancassa dei mezzi di comunicazione, utilizzati con calcolo approfittando del fatto che sventuratamente veste l’abito papale… fino a quando Dio lo permetterà.
Che i fedeli cattolici si guardino bene dal dare il minimo credito a questo pseudo-papa che continua a macchiare il volto della Chiesa di Cristo.
di Belvecchio
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