Due cardinali e la Chiesa che attrae
La presentazione di un libro e un'intervista. Due esperienze diverse in contesti diversi, quelle dei cardinali Sarah e Burke, ma nel racconto del loro incontro di bambini con dei sacerdoti c'è tutto il significato della tanto famosa quanto fraintesa affermazione di Benedetto XVI, per cui la Chiesa si sviluppa per attrazione e non per proselitismo.
Per una curiosa coincidenza in questi giorni ci siamo imbattuti nelle testimonianze di due grandi cardinali che raccontano che cosa, da ragazzi, li ha attratti verso la Chiesa e verso la vocazione sacerdotale. Stiamo parlando dei cardinali Robert Sarah, che sabato scorso abbiamo avuto a Milano, ospite della Nuova Bussola Quotidiana, e Raymond L. Burke, che ha rilasciato un’intervista al New York Times.
Entrambi, più o meno da adolescenti, sono stati colpiti da alcuni sacerdoti, dal loro modo di pregare. Il cardinale Sarah si è riferito ai missionari spiritani francesi che erano nel suo villaggio, alla loro fedeltà nella preghiera nelle varie ore della giornata, cominciando dal mattino prima ancora dell’alba. Aveva raccontato nel dettaglio questa sua esperienza, alla base della sua vocazione, nel suo primo libro “Dio o niente”: «Tutti i giorni – scrive Sarah – gli spiritani vivevano al ritmo dell’ufficio divino, della Messa, del lavoro, del rosario, e non derogavano mai ai loro impegni di uomini di Dio. Da piccolo bambino che ero, mi dicevo che i padri andavano con una tale regolarità in chiesa, che dovevano essere certi di incontrarci qualcuno e di parlargli, in tutta confidenza. Era evidente che la mia ambizione era di poter incontrare Cristo anch’io». E ancora: «All’inizio mi mettevo in fondo alla chiesa e, guardando questi uomini, mi chiedevo che cosa facessero in ginocchio o seduti nella penombra, perché non dicevano nulla… Però avevano l’aria di ascoltare e di conversare con qualcuno in questa semioscurità della chiesa, illuminata dalle lampade. Sono stato realmente affascinato dalla pratica dell’orazione e dall’atmosfera che genera».
Circostanze diverse, ma un’analoga esperienza è quella raccontata dal cardinale Burke a Ross Douthat, sul New York Times del 9 novembre: «Quando ero in seconda elementare, nel 1955, a mio padre fu diagnosticato un tumore al cervello. Fu operato alla Mayo Clinic, ma in realtà non potevano fare molto. Trascorse a casa gli ultimi mesi della sua vita, e il sacerdote era solito venire per ascoltare la confessione e portargli la Santa Comunione. In quei giorni, quando il sacerdote veniva, andavo alla porta e lo trovavo con una candela accesa. Nella camera da letto, dove c’era mio padre malato, avveniva una piccola processione. Il sacerdote lo confessava e poi ci invitava a rientrare per il rito della Santa Comunione. Questo mi impressionò moltissimo. Solo negli anni successivi ho compreso il vero significato della sofferenza e della morte di mio padre. Ma ho potuto capire, pure da bambino, quello che stava succedendo. Ho visto come quel prete si comportava. Quindi l’idea di diventare sacerdote è cresciuta in me».
Ecco dov’è il fascino della vita cristiana: in questo dialogo reale, concretissimo con Dio, in questo essere segno visibile della presenza reale di Cristo. È in questo senso che si deve intendere che «la Chiesa si sviluppa per attrazione e non per proselitismo». Questa affermazione di papa Benedetto XVI è molto spesso fraintesa o ridotta nel suo significato, addirittura per svilire la missione. Ma il proselitismo che Benedetto XVI condanna consiste – lo afferma nell’enciclica Deus Caritas Est - in una azione caritativa esercitata allo scopo di «imporre agli altri la fede della Chiesa», mentre l’amore vero è gratuito. Cosa significa dunque che «la Chiesa si sviluppa per attrazione»? Benedetto XVI lo ha spiegato nell’omelia della Santa Messa di inaugurazione della Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina al Santuario dell’Aparecida il 13 maggio 2007: «Come Cristo “attira tutti a sé” con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore».
Non è dunque un invito a ritirarsi facendo semplicemente delle opere buone, ma è vivere lo stesso amore gratuito di Cristo, «culminato nel sacrificio della Croce». L'attrazione non è il fascino mondanamente inteso. La semplice esperienza di due bambini, poi diventati preti, vescovi e quindi cardinali ce lo spiega meglio di qualsiasi discorso. Quello che ogni fedele desidera veramente da un sacerdote, ciò di cui ha veramente bisogno non è la disponibilità di una serie di servizi, ma di vedere Cristo.
Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/due-cardinali-e-la-chiesa-che-attrae
Cardinale Sarah dovrebbe esorcizzare San Pietro – Monsignor Bux
it.news
Vaticano, ecco tutti i cardinali che possono inguaiare il Papa
Dalla crisi del C9 agli scandali dei monsignori incaricati in Vaticano: il "cerchio magico" del Papa è tutt'altro che immune a critiche. E la Chiesa di Bergoglio è lontana dalla svolta auspicata
Dalla crisi del C9 agli scandali dei monsignori incaricati in Vaticano: il "cerchio magico" del Papa è tutt'altro che immune a critiche. E la Chiesa di Bergoglio è lontana dalla svolta auspicata
Doveva essere il pontificato della svolta francescana, quello dove tanto il Papa quanto gli alti ecclesiastici sarebbero stati al riparo dagli scandali dei tempi precedent
Ma non è andata proprio così. Pauperismo, ecologia integrale e prossimità politica con i movimenti popolari sono tra i nuovi paradigmi, ma le gerarchie del Vaticano, almeno in relazione ad alcuni esponenti, continuano ad essere attenzionate dalle cronache per motivi non auspicati o comunque opinabili rispetto alla missione originaria della Chiesa cattolica.
Esistono almeno due livelli di collaborazione ecclesiastica che sfiorano l'operato di Jorge Mario Bergoglio: c'è il "fronte bergogliano" per prossimità dottrinale e quello composto dalle persone che il Santo Padre ha selezionato sua sponte per incarici di vertice. Entrambi questi emisferi sono balzati agli onori delle cronache.
In relazione al primo elenco, sappiamo quale sia la ricostruzione dei tradizionalisti: Jorge Mario Bergoglio sarebbe stato eletto da chi intende imprimere una svolta progressista alla Ecclesia. Eppure la "filiera americana" dei cardinali Wuerl, Farrell, Tobin, Cupich, quelli che farebbero parte del naturale seguito teologico-pastorale dell'ex cardinal McCarrick, gli stessi che he avrebbero avuto un ruolo centrale nel passato Conclave, non è stata immune a critiche. McCarrick, com'è noto, è stato persino scardinalato per via di uno scandalo legato agli abusi.
E il fatto che gli altri alti ecclesiastici americani e progressisti, quelli che sono comunemente considerati di sinistra, ricoprano ancora ruoli di vertice è stato a sua volta rimarcato dai più conservatori mediante disamine piccate. C'è anche un caso Donald Wuerl: il porporato si è dimesso dall'incarico che ricopriva a Washington, quello di arcivescovo, per una presunta "cattiva gestione".
Poi c'è il C9: l'organo ristretto che l'ex arcivescovo ha voluto sin da subito con il fine di riformare nel profondo la Curia romana. Sono nomi che lo stesso pontefice argentino ha individuato per mettere in atto il suo progetto di riforma. Bene, ora il C9 si chiama C6, perché tre esponenti si sono dimessi: il cardinale George Pell, che in realtà è considerato un conservatore, è stato condannato in primo grado per abusi in Australia; il cardinale Errazuriz, cileno, è stato chiamato in causa nella sua nazione per il "collasso morale" della Chiesa cilena; il terzo a dimettersi è stato il cardinal Mosengwo, che si sarebbe defilato per occuparsi in maniera più certosina di quello che accade nella sua nazione, ossia il Congo. Comunque sia, la composizione iniziale, quella pensata dal vescovo di Roma, non c'è più.
Volendo aggiungere altro, si può parlare del vertice del C9, ossia del cardinal Maradiaga: in questo caso si tratta di voci ventilate, ma anche questo cardinale è finito al centro di una ricostruzione giornalistica secondo cui sarebbe associabile ad "alcuni investimenti milionari in società londinesi poi scomparse nel nulla".
Un'altra stratificazione ecclesiastica spesso tirata in ballo dalle cronache è quella in cui è possibile ascrivere alcuni monsignori che Papa Francesco ha voluto "premiare": dal vescovo argentino Zanchetta, che ora è all'Apsa ma che è accusato di abusi, a monsignor Parra, del quale abbiamo già parlato in funzione di un dossier che parla di "condotte immorali" e che adesso è il sostituto della segreteria di Stato.
Le narrazioni che circolano sono essenzialmente due: o il Santo Padre è mal consigliato - questa è la tesi di chi tende a difendere strenuamente il vertice della Chiesa cattolica - oppure il mandato di Papa Bergoglio è meno rivoluzionario di quello che si prospettava dopo gli annunci seguiti allo scorso Conclave.
Giuseppe Aloisi
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