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venerdì 27 dicembre 2019

A cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico-cristiano?

Povero Natale laico, fatto di pregiudizi antisemiti

Alla vigilia di Natale il “Corriere della Sera” ha pubblicato un corsivo di Dacia Maraini, la scrittrice che fu moglie di Alberto Moravia, l’una e l’altro figure di primissimo piano della cultura laica italiana.
E come la Maraini ha tratteggiato Gesù? Come “un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra”.

Poche righe più avanti, la scrittrice ha di nuovo messo sotto accusa “il Vecchio Testamento” per “il suo concetto di giustizia come vendetta, la sua profonda misoginia, l’intolleranza e la passione per la guerra”.
Ma a quale fine la Maraini ha risfoderato questi stereotipi antiebraici? Al fine di assimilare alla novità natalizia – incredibile ma vero – la discesa in piazza delle Sardine, nelle quali ha scritto di riascoltare, sia pure “alla lontana”, le belle parole “di un pastore povero che a piedi nudi portava a pascolare le pecore”, ossia di Gesù.
Non potevano non scattare, fatto questo disastro, le reazioni degli ebrei.
Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha commentato: “Ecco come si alimenta il pregiudizio antiebraico. Se questa è la strada qualcuno arriverà a parlare anche di rinchiudere di nuovo gli ebrei nei Ghetti”.
E ancor più pungente è stato Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma: “Da una parte il Vecchio Testamento violento e misogino, dall’altra la rivoluzione cristiana pacifica e le sardine. Oggi un cristiano informato sa evitare le banalità e le menzogne di questa antica opposizione (che ha un nome preciso: marcionismo), che è rimasta però in mente e in bocca ai laici più o meno credenti ma quasi sempre ignoranti”.
Dacia Maraini ha balbettato una giustificazione: “Non intendevo parlare della religione ebraica, ma solo riferirmi alla Chiesa cattolica che certamente è stata nella storia misogina e vendicativa”. Una giustificazione molto traballante, visto che se l’era presa, testualmente, proprio con la “religione dei padri” e con il “Vecchio Testamento”, ebraismo a tutto tondo.
La replica finale e ufficiale contro “la tesi antigiudaica, antiteologica e antistorica” espressa dalla Maraini è arrivata con una lettera al “Corriere della Sera” di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, pubblicata il 27 dicembre nella pagina delle analisi e dei commenti.
Scrive tra l’altro Noemi Di Segni nella sua lettera:
“Peccato che una persona come Dacia Maraini – che esige nei suoi scritti rispetto e valori e li vorrebbe riconoscere alla pretesa teo-politica delle Sardine – non tenga conto che proprio la cultura della Bibbia ebraica millenaria sia alla base della nostra stessa cultura contemporanea di diritti sociali, sindacali, di attenzione all’ecologia e di ogni conquista di libertà democratica”.
“Peccato che concetti così faticosi come violenza, schiavitù, vendetta, donne siano appiattiti come sardine in una scatola chiusa consumata all’occorrenza, da cui risorge il malanno antico e ben conservato dell’antisemitismo che avvelena le nostre esistenze”.
“Credenti e non credenti sono chiamati a voler agire con un approccio senza giudizi, ma con queste parole, al contrario, si radicano i pregiudizi antichi, evidentemente mai in fondo affrontati. Il mondo prima e dopo Gesù – comunque lo si voglia raffigurare – ha continuato ad avere i suoi demoni umani e la superficialità colta li ha sempre assistiti. Attendo fiduciosa repliche dagli esponenti della Chiesa”.
Già. E la voce della Chiesa? Una Chiesa nella quale il “marcionismo” giustamente evocato dal rabbino capo di Roma non è affatto sparito? Eccone un paio di esempi:
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POST SCRIPTUM – Al “Corriere della Sera” è pervenuta la sera del 24 dicembre anche la seguente lettera, non pubblicata e quindi resa nota a mezzogiorno del 27 dicembre dai loro autori, un ebreo e un cristiano:
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Gentile Direttore,
c’è da chiedersi a cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico-cristiano, di riflessione comune sulle Scritture, di documenti magisteriali e attività accademiche se alla vigilia del Natale in un giornale così autorevole come il “Corriere della Sera” e a firma di una donna di cultura come Dacia Maraini si legge che Gesù “ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra”. E ancora: “Ma molti, proprio dentro la Chiesa, hanno rifiutato i principi del vecchio Testamento, il suo concetto di giustizia come vendetta (occhio per occhio, dente per dente), la sua profonda misoginia, l’intolleranza e la passione per la guerra”.
A leggere simili cose si è colti dallo sconforto, ma speriamo che le donne e gli uomini, ebrei e cristiani, che partecipano da anni agli incontri delle Amicizie Ebraico-Cristiane, del Segretariato Attività Ecumeniche e dei Colloqui di Camaldoli sapranno, passati questi giorni di festa, trovare la forza di testimoniare quanto profondamente false e ingiuste siano affermazioni di tale tenore.
In un momento come questo, in cui segni di antigiudaismo e di antisemitismo si fanno sempre più preoccupanti, non è più tollerabile leggere banalità di tal genere, non è più possibile raffigurare in tal modo il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento. Da oltre cinquant’anni la Chiesa cattolica ha affermato l’unità dei due Testamenti e l’irrinunciabile rapporto con il popolo d’Israele. E devono essere  ora proprio i laici a diffondere insegnamenti ormai superati, che tanto danno hanno fatto nei secoli a ebrei e cristiani?
Marco Cassuto Morselli
Presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia
Dom Matteo Ferrari
Direttore dei Colloqui Ebraico-Cristiani di Camaldoli
Settimo Cielo
di Sandro Magister 27 dic

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