tratto dal libro di Adolfo Tanquerey, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica
Presentazione di Don Curzio Nitoglia
Porgo ai lettori le seguenti pagine (divise in due parti) di Adolfo Tanquerey, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, Roma-Tournai-Parigi, Desclée, 1924, ristampato nel 2018 dalle Edizioni San Paolo di Cinisello Balsamo (864 pagine, 50 euro).
La prima parte riguarda le “RIVELAZIONI PRIVATE” (pp. 913-937, edizione del 1924), la seconda parte i “FENOMENI DIABOLICI” (pp. 937-947, ed. 1924).
I due temi sono importanti e attuali. Infatti in tempi di crisi nell’ambiente ecclesiale, come quello che stiamo vivendo, siccome il modo in cui viene esercitato Magistero (“pastoralmente” o addirittura solo “esortativamente” e non più “dogmaticamente”, che cioè definisce e obbliga a credere) fa difetto; i fedeli si rivolgono alle “Rivelazioni private” come surrogato di esso e corrono il rischio di rimpiazzare non solo il Magistero, ma anche la Rivelazione divina (Tradizione e Scrittura), che è l’unico oggetto della nostra Fede e che deve essere interpretata ufficialmente e autenticamente solo dal Magistero ecclesiastico.
Don Adolfo Tanquerey illustra la natura delle “Rivelazioni private”, distingue bene la Rivelazione pubblica da esse e ne tira tutte le conclusioni pratiche che ci sono di grande aiuto oggi per non cadere nell’«Apparizionismo», che confonde Rivelazione pubblica con “Apparizioni private”.
Invito pertanto a studiare con attenzione le seguenti pagine e a farne tesoro.
Coloro che volessero approfondire la questione possono consultare anche padre Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, [1957], tr. it., Roma, Paoline, 1960, con continue ristampe anagrafiche e l’ottimo trattato di padre Reginaldo Garrigou-Lagrange, Le tre età della vita interiore, [1938], tr. it., Monopoli – Bari, Vivere in, 1989, in 4 volumi.
NOTA ~ Il libro di Adolfo Tanquerey, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, può anche essere scaricato gratis da internet all’indirizzo:
http://www.totustuus.cloud/prodotto/p-a-tanquerey-p-s-s-
compendio-di-teologia-ascetica-e-mistica/
LE RIVELAZIONI PRIVATE
CAPITOLO III.
Fenomeni mistici straordinari
Fenomeni mistici straordinari
1489. Descrivendo la contemplazione, lasciammo da parte i fenomeni straordinari che spesso, a partire dall’unione estatica, l’accompagnano: visioni, rilevazioni, ecc. E poiché il demonio scimmiotta le opere divine, avvengono talora nei mistici veri e nei falsi anche fenomeni diabolici.
Parleremo quindi prima dei fenomeni divini e poi dei fenomeni diabolici.
ARTICOLO I. FENOMENI MISTICI STRAORDINARI DIVINI (1).
Doppia è la specie dei fenomeni di questo genere: quelli di ordine intellettuale e quelle di ordine psicofisiologico.
§ I. Fenomeni divini intellettuali.
Questi fenomeni si riducono a due principali: le rivelazioni private e le grazie gratisdate.
I. Rivelazioni private.
Ne esporremo:
1° la natura;
2° le regole per distinguere le rivelazioni vere dalle false.
2° le regole per distinguere le rivelazioni vere dalle false.
1° NATURA DELLE RIVELAZIONI PRIVATE.
1490. A) Differenza tra le rivelazioni private e le pubbliche.
La rivelazione divina in generale è la manifestazione soprannaturale fatta da Dio di una verità nascosta. Quando questa manifestazione si fa per il bene di tutta la Chiesa si ha la rivelazione pubblica; quando si fa per l’utilità particolare di coloro che ne son favoriti, si ha la rivelazione privata.
Di questa sola parliamo.
Ci furono sempre, in tutti i tempi, rivelazioni private, come se ne ha esempi nella Scrittura e nei processi di canonizzazione. Tali rivelazioni non entrano nell’oggetto della fede cattolica, che abbraccia unicamente il deposito contenuto nella Scrittura e nella Tradizione, affidato all’interpretazione della Chiesa. Non vincoliamo quindi la fede di tutti i fedeli; e quando la Chiesa le approva, non ci obbliga a crederle, ma solo permette, come dice Benedetto XIV, che
siano pubblicate ad istruzione ed edificazione dei fedeli; onde l’assenso che vi si deve prestare non è atto di fede cattolica, ma atto di fede umana fondato sull’essere queste rivelazioni probabili e pienamente credibili (2) –
Le rivelazioni private non si possono pubblicare senza l’approvazione dell’autorità ecclesiastica (3). Parecchi teologi però opinano che le persone a cui sono fatte codeste rivelazioni, e quelle a cui Dio fa annunziare questi voleri, possono farne materia di atto di vera fede, purché abbiano prove certe della loro autenticità.
1491. B) Come avvengono le rivelazioni.
Avvengono in tre modi diversi: con visioni, con locuzioni soprannaturali, con tocchi divini.
a) Le visioni sono percezioni soprannaturali di oggetti naturalmente invisibili all’uomo. Non sono rivelazioni se non quando svelano verità nascoste. Sono di tre specie: sensibili, immaginarie o puramente intellettuali.
1) Le visioni sensibili o corporali od oculari, che si dicono anche apparizioni, sono quelle in cui i sensi percepiscono una cosa reale naturalmente invisibile all’uomo. Non è necessario che la cosa percepita sia un corpo in carne ed ossa, basta che sua una forma sensibile o luminosa.
Così è cosa comunemente ammessa con S. Tommaso che Nostro Signore, dopo l’Ascensione, non apparve personalmente se non rarissime volte; onde le sue apparizioni sono ordinariamente in una forma sensibile che non è il suo vero corpo. Quando appare nell’Eucaristia, dice San Tommaso, la cosa si spiega in due modi: o con un’impressione miracolosa sull’organo visivo (come avviene, per esempio, quando contemporaneamente a uno appare in un modo e a un altro in un altro); oppure con la formazione nell’aria circostante di una forma sensibile e reale ma diversa dal corpo di Nostro Signore; perché, aggiunge, il corpo del Salvatore non può essere visto nella propria forma che in un luogo solo: “Corpus Christi non potest in propria specie videri nisi in uno loco, in quo definitive continetur” (4).
Ciò che si dice di Nostro Signore vale pure per la SS. Vergine; quindi, quando apparve a Lourdes, il suo corpo stava in cielo e nel luogo dell’apparizione c’era soltanto una forma sensibile che la rappresentava. Il che spiega come ora appaia in una forma e ora in un’altra.
1492. 2) Le visioni immaginarie o immaginative sono quelle prodotte da Dio o dagli angeli nell’immaginazione sia nella veglia sia nel sonno. Così un Angelo appare parecchie volte a San Giuseppe durante il sonno, e Santa Teresa racconta parecchie visioni immaginative dell’umanità di Nostro Signore avute da lei nello stato di veglia (5); tali visioni sono spesso accompagnate da una visione intellettuale che ne spiega il significato (6). Avviene alcune volte che si percorrono in visione terre lontane e allora si tratta per lo più di visioni immaginative.
1493. 3) Le visioni intellettuali sono quelle in cui la mente percepisce una verità spirituale senza forme sensibili: tale fu la visione della SS. Trinità avuta da Santa Teresa e da noi riferita al n. 1473. Queste visioni si fanno o per mezzo di idee già acquisite ma da Dio coordinate o modificate, oppure con specie infuse, che meglio delle idee acquisite rappresentano le cose divine. A volte sono oscure e non manifestano che la presenza dell’oggetto (7); a volte invece sono chiare ma non durano che un momento: sono come intuizioni che lasciano impressione profonda (8).
Vi sono visioni che riuniscono due o tre caratteri nello stesso tempo. Così la visione di San Paolo sulla via di Damasco fu insieme sensibile nel contemplare la sfolgorante luce celeste, immaginativa nel vedersi rappresentata nell’immaginazione la fisionomia di Anania, e intellettuale nell’intendere il volere di Dio sul conto suo.
1494. b) Le locuzioni o parole soprannaturali sono manifestazioni del pensiero divino intese dai sensi esterni o dagli interni o direttamente dall’intelletto. Si dicono auricolari, quando sono vibrazioni miracolosamente formate che risuonano agli orecchi; immaginarie, quando sono percepite dall’immaginazione; intellettuali, quando si rivolgono direttamente all’intelletto (9).
1495. c) I tocchi divini sono deliziosi sentimenti spirituali impressi nella volontà da una specie di contatto divino e accompagnati da viva luce intellettuale.
Ve ne sono di due sorte: i tocchi divini ordinarii, e i tocchi divini sostanziali, i quali, pur avvenendo nella volontà, sono così profondi che pare si producano nella sostanza stessa dell’anima; onde quelle espressioni dei mistici che dichiarano di aver provato un contatto di sostanza a sostanza. Questi tocchi avvengono veramente nella parte più intima della volontà e dell’intelletto, là dove queste facoltà si inseriscono nella sostanza stessa dell’anima; ma è la facoltà, non la sostanza, quella che, secondo la dottrina di San Tommaso, percepisce le dette impressioni (10). Quest’intima parte della volontà è pur detta dai mistici cima della mente o cima della volontà o anche fondo dell’anima.
1496. C) Come contenersi rispetto a queste grazie straordinarie.
I grandi mistici sono unanimi nell’insegnare che non si deve né desiderare né chiedere questi favori straordinari. Non sono infatti mezzi necessari per giungere all’unione divina; anzi, attese le nostre cattive inclinazioni, sono alcune volte piuttosto ostacolo all’unione divina. Il che viene ben dimostrato specialmente da San Giovanni della Croce, il quale afferma che il desiderio di rivelazioni lede la purità della fede, alimenta una pericolosa curiosità che è poi fonte di illusioni, ingombra la mente di vani fantasmi, indica spesso difetto d’umiltà e di sottomissione a Nostro Signore, che colle pubbliche rivelazioni ci provvide tutto ciò che è necessario a guidarci al cielo.
Alza quindi la voce contro quegli imprudenti direttori che fomentano nelle anime da loro dirette il desiderio delle visioni. “Danno loro mano -- egli dice -- perché fissino in qualche modo gli occhi sopra di esse; il che è cagione che non camminino nel puro e perfetto spirito di fede. Non le edificano né le fortificano più nella fede e si prestano a lunghe conversazioni su tali materie, facendo con ciò capire che ne traggono essi qualche profitto e ne fanno gran caso; e le anime quindi fanno altrettanto; rimanendosene in quelle apprensioni e non edificate sulla fede e vuote e nude e staccate da tali cose... Onde nascono per lo meno molte imperfezioni, perché l'anima non resta più tanto umile, pensando che quelle visioni siano pur qualche cosa e che ella abbia pur qualche bene e che Dio faccia caso di lei, e se ne va contenta e anche un po’ soddisfatta di sé; ciò che è contro l’umiltà... Questi confessori, vedendo che le dette anime ricevono tali cose da Dio, le pregano di chiedere a Dio che dica o riveli queste o quelle cose riguardanti loro od altri; e le povere anime lo fanno, pensando che sia lecito il volerlo sapere per quella via... E la verità è che Dio non gradisce nè vuole tal cosa” (11).
E veramente le visioni sono soggette a molte illusioni, onde è necessario dare delle regole per discernere le vere dalle false.
2° REGOLE PER BEN DISCERNERE LE RIVELAZIONI.
1497. A ben discernere le vere rivelazioni e scorgere l’elemento umano che vi si può insinuare, occorrono regole che riguardano la persona che riceve rivelazioni, la materia a cui si riferiscono, gli effetti che producono, i segni che le accompagnano.
A) Regole riguardanti la persona favorita di rivelazioni.
1498. Dio può certamente far rivelazioni a chi vuole, anche a peccatori, ma abitualmente non le fa che a persone non solo fervorose ma elevate già allo stato mistico. Del resto, anche per interpretare le vere rivelazioni è necessario conoscere le buone qualità e i difetti delle persone che si credono favorite di rivelazioni. Fa quindi d’uopo studiarne le qualità naturali e soprannaturali.
a) Qualità naturali:
1) Quanto al temperamento: sono persone ben equilibrate o affette da psiconevrosi o da isterismo?
È chiaro infatti che, in quest’ultimo caso, c’è motivo di tener per sospette le pretese rivelazioni, essendo codesti temperamenti soggetti ad allucinazioni.
2) Sotto l’aspetto intellettuale: si tratta di persona di buon senso, di retto giudizio, oppure di fantasia esaltata, associata a eccessiva sensibilità? Di persona istruita o ignorante? E da chi venne istruita? Le facoltà mentali non sono forse indebolite da malattia o da lunghi digiuni?
3) Sotto l’aspetto morale: è persona interamente sincera o suole amplificar le cose e qualche volta anche inventarle? È indole calma o appassionata?
La risposta a questi quesiti non proverà certamente se vi fu o non vi fu rivelazione, ma aiuterà molto a giudicare del valore delle affermazioni dei veggenti.
1499. b) Rispetto alle qualità soprannaturali, si esaminerà se la persona:
1) è dotata di virtù soda e lungamente provata o soltanto di fervore più o meno sensibile;
2) se ha sincera e profonda umiltà o se cerca invece di mettersi in mostra e dire a tutti le sue grazie spirituali; l’umiltà è la pietra di paragone della santità, ov’ella manchi è pessimo segno;
3) se si apre delle sue rivelazioni col direttore anziché con altri, e se ne segue docilmente i consigli;
4) se è già passata per le prove passive e pei primi gradi di contemplazione; e soprattutto se ha le estasi della vita, ossia se pratica le virtù in grado eroico; Dio infatti ordinariamente riserva le visioni alle anime perfette.
1500. Notiamo bene che l’avere una persona le dette qualità non prova che abbia avuto la visione o la rivelazione, ma solo ne rende più credibile l’affermazione; come il non averle non prova che la visione o la rivelazione non ci sia stata, ma la rende poco probabile.
Inoltre queste informazioni faranno più facilmente scoprire le menzogne o le illusioni dei pretesi veggenti. Ci sono infatti di quelli che, per superbia o per acquistar credito, simulano volontariamente estasi e visioni (12). Altri poi, in maggior numero, illusi dalla viva fantasia, prendono per visioni o locuzioni interiori le proprie idee (13).
B) Regole riguardanti la materia delle rivelazioni.
1501. A questa specialmente bisogna badare, perché ogni rivelazione contraria alla fede o ai buoni costumi dev’essere inesorabilmente rigettata, come unanimemente insegnano i Dottori appoggiati alle parole di San Paolo: “Quand’anche noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo contro quello che annunziammo a voi, sia anatema” (14). Dio infatti non può contraddirsi, né rivelar cose contrarie a ciò che c’insegna per mezzo della Chiesa. Onde un certo numero di regole che qui richiamiamo.
a) Bisogna considerar come falsa ogni rivelazione privata opposta a una verità di fede; quali sono, ad esempio, le pretese rivelazioni spiritiche che negano molti dei nostri dommi, specialmente l’eternità delle pene dell’inferno. Lo stesso è a dire se si oppongono all’unanime insegnamento dei Padri e dei Teologi, che è una delle forme del mistero ordinario della Chiesa.
Se si tratta di opinione controversa fra i teologi, bisogna tener per sospetta ogni rivelazione che pretendesse darne la soluzione; se troncasse, per esempio, le controversie tra tomisti e molinisti; perché non suole Dio intervenire in cosiffatte questioni.
1502. b) Si deve pure rigettare ogni visione contraria alle leggi morale e della decenza: come per esempio, apparizioni di forme umane nude, un linguaggio triviale o immodesto, descrizioni minute o particolareggiate di vizi vergognosi: cose tutte che offendono il pudore (15). Dio, che non fa rivelazioni se non a vantaggio delle anime, non può, com’è chiaro, essere autore di quelle che sono tali da indurre al vizio.
Per questo stesso principio sono sospette le apparizioni che mancano di decoro e di riserbo, e a più forte ragione tutte quelle ove appare il ridicolo; quest’ultimo segno è indizio di contraffazione umana o diabolica, quali furono le manifestazioni del cimitero di San Medardo (16).
c) Neppure possono ammettersi come provenienti da Dio richieste impossibili ad eseguire tenendo conto delle leggi di Provvidenza e dei miracoli che Dio suol fare; Dio infatti non chiede l’impossibile (17).
C) Regole riguardanti gli effetti prodotti dalle rivelazioni.
1503. Come si giudica l’albero dai frutti, così si può giudicar delle rivelazioni dagli effetti che producono nell’anima.
a) Stando a Sant’Ignazio e a Santa Teresa, la visione divina cagiona a principio un sentimento di stupore e di paura, a cui presto succede un profondo e durevole sentimento di pace, di gaudio e di sicurezza. Nelle visioni diaboliche avviene il contrario; se a principio sono causa di gaudio, succede presto turbamento, tristezza, scoraggiamento: arti diaboliche onde il demonio fa cadere le anime.
1504. b) Le vere rivelazioni rassodano l’anima nelle virtù dell’umiltà, dell’obbedienza, della pazienza e della conformità al volere di Dio; le false generano orgoglio, presunzione, disubbidienza.
Ascoltiamo Santa Teresa: (18) “E' grazia che porta seco grandissima confusione ed umiltà. Se fosse dal demonio, sarebbe tutto il contrario. E chiaramente intendendosi che è cosa data da Dio, perché nessuna industria basterebbe a dar tali sentimenti, è impossibile che chi l’ha pensi che sia bene suo, ma dono della mano di Dio... Dio viene con tali grandi vantaggi e interiori effetti, che l’anima non potrebbe recare così grande giovamento all’anima; né essa sentirebbe pace così profonda, desideri così costanti di piacere a Dio, e così grande disprezzo di tutto ciò che non la porta a lui”.
1505. c) Si presenta qui la questione se si possano chiedere segni a conferma di rivelazioni private.
1) Se la cosa è importante, si può, ma umilmente e condizionatamente, perché Dio non è obbligato a far miracoli per provare la verità di queste visioni.
2) Se gli si chiedono, è bene lasciarne la scelta a lui. Il buon parroco di Lourdes aveva fatto chiedere alla Madonna di far fiorire in pieno inverno un rosaio selvatico, miracolo che non fu concesso; ma la Vergine Immacolata fece invece zampillare una miracolosa fonte, che doveva guarire i corpi e le anime.
3) Bene accertato che sia il chiesto miracolo e la sua relazione coll’apparizione, si ha una prova seria da potervi prestar fede.
D) Regole per discernere il vero dal falso nelle rivelazioni private.
1506. Una rivelazione può esser vera nella sostanza e contenere errori negli accessori. Dio non moltiplica i miracoli senza necessità e non corregge i pregiudizi o gli errori che possono trovarsi nella mente dei veggenti, avendo egli di mira il loro bene spirituale e non la loro formazione intellettuale. Cosa che intenderemo meglio analizzando le principali cause di errori che occorrono in talune rivelazioni private.
a) La prima causa è la mescolanza dell’attività umana coll’azione soprannaturale di Dio, massime se si tratti di fantasie e menti vivacissime.
1) Si trovano quindi nelle rivelazioni private gli errori correnti sulle scienze fisiche o storiche. Santa Francesca Romana afferma d’aver visto un cielo di cristallo tra il cielo delle stelle e l’empireo, e attribuisce l’azzurro colore del firmamento al cielo delle stelle. Maria d’Agreda credette di sapere per rivelazione che, nel momento dell’Incarnazione, gli undici cieli Tolomaici si spalancarono per riverenza al Verbo che discendeva ad incarnarsi nel seno di Maria (19).
2) Vi si riscontrano pure le idee e talora i pregiudizi o i sistemi dei direttori spirituali dei veggenti. Sulla fede de’ suoi direttori, Santa Coletta credette di vedere che Sant’Anna s’era maritata tre volte e veniva a visitarla colla numerosa sua famiglia (20). Qualche volta le sante domenicane e francescane parlano, nelle visioni, conforme al sistema particolare del loro Ordine (21).
3) Errori storici s’insinuano pure qualche volta nelle rivelazioni. Non suole Dio rivelare le esatte particolarità della vita di Nostro Signore o della SS. Vergine quando siano di scarso vantaggio alla pietà; ora parecchie veggenti, confondendo le pie loro meditazioni colle rivelazioni, danno particolarità, cifre, date, che contraddicono a documenti storici o ad altre rivelazioni. Così, nei vari racconti della Passione, molte minute particolarità narrate nelle visioni sono tra loro contradittorie (per esempio il numero dei colpi ricevuti da Gesù nella flagellazione), oppure opposte ai migliori storici (22).
1507. b) Una rivelazione divina può essere male interpretata.
Per esempio, avendo Santa Giovanna d’Arco chiesto alle sue voci se verrebbe bruciata, queste le risposero di rimettersene a Nostro Signore, che l’aiuterebbe, cosicché sarebbe liberata con grande vittoria; ora ella pensava che codesta vittoria fosse la sua liberazione dalla prigione, e fu invece il martirio e l’ingresso in paradiso.
San Norberto aveva dichiarato di sapere per rivelazione, in modo certissimo, che l’anticristo verrebbe nel corso della presente generazione (secolo XII°); e, messo alle strette da San Bernardo, disse che almeno non morrebbe prima di aver vista una persecuzione generale nella Chiesa (23).
S. Vincenzo Ferreri annunziava come prossimo il giudizio finale e pareva confermar la predizione con miracoli (24).
1508. c) Una rivelazione può essere inconsapevolmente alterata dal veggente stesso nel momento in cui cerca di spiegarla, o, più spesso ancora, dai suoi segretari.
Santa Brigida confessa lei stessa che ritoccava qualche volta le sue rivelazioni per spiegarle meglio (25), spiegazioni che non sempre vanno esenti da errori. Si ammette oggi che i segretari che scrissero le rivelazioni di Maria d’Agreda, di Caterina Emmerich e di Maria Lataste, le ritoccarono e non si sa fino a qual segno (26).
Per tutte queste ragioni, non c’è prudenza che basti nell’esame delle rivelazioni private.
CONCLUSIONE :
CONDOTTA DA TENERE RISPETTO ALLE RIVELAZIONI PRIVATE.
CONDOTTA DA TENERE RISPETTO ALLE RIVELAZIONI PRIVATE.
1509. a) Ottima cosa per noi imitare il savio riserbo della Chiesa e dei Santi. Ora la Chiesa non ammette rivelazioni se non quando siano bene e debitamente accertate e anche allora non le impone alla credenza dei fedeli. Anzi, quando si tratti d’istituire una festa o di qualche esterna fondazione, aspetta lunghi anni prima di dare il suo giudizio, non risolvendosi se non dopo aver maturamente esaminata la cosa in sé e in relazione col Domma e colla Liturgia.
Così la Beata Giuliana di Liegi, scelta da Dio per far istituire la festa del Corpus Domini, non ne comunicò il disegno ai teologi se non ventidue anni dopo le prime visioni; e solo sedici anni appresso, il Vescovo di Liegi ne istituì la festa nella sua diocesi; e finalmente, trascorsi sei anni dalla morte della Beata, il Papa Urbano IV la istituì per tutta la Chiesa (1264). Parimenti la festa del Sacro Cuore non fu approvata che molto tempo dopo le rivelazioni fatte a Santa Margherita Maria e per motivi indipendenti da quelle rivelazioni.
È lezione da cui imparare.
1510. b) Non si darà quindi giudizio certo rispetto a una rivelazione privata se non quando si avranno prove convincenti, prove che furono molto bene compendiate da Benedetto XIV nel libro sulle Canonizzazioni.
Ordinariamente non si stia a una prova sola ma se ne esigano parecchie, osservando pure se le prove sono cumulative e convergenti e se si porgono vicendevolmente conferma; quanto più le prove sono numerose tanto più si è sicuri.
1511. c) Un direttore, che riceva confidenze in fatto di rivelazioni e visioni, badi bene a non mostrarne ammirazione, perché potrebbe con ciò animare i veggenti a tenerle subito per vere e forse a insuperbirne. Dica invece che c’è qualche cosa di meglio delle rivelazioni ed è la pratica delle virtù; che è facile illudersi su questo punto; che bisogna diffidare, e a principio piuttosto rigettarle che accoglierle.
Tale la regola indicata dai Santi. Ecco ciò che scrive Santa Teresa (27): “Si tratti di persone inferme o di sane, vi è sempre da temere in queste cose, finché non si sia bene conosciuto lo spirito. E dico che a principio è sempre meglio allontanarle; perché se vengono da Dio, ciò serve maggiormente per andare avanti e crescono anzi quando sono provate. La cosa è così; ma si badi a non importunar troppo l’anima e inquietarla, perché veramente lei non può far di più”.
San Giovanni della Croce è ancora più energico; dopo aver indicato i sei principali inconvenienti che ne verrebbero dal far buona accoglienza a queste visioni, aggiunge: “Gode assai il demonio quando un’anima è facile ad ammettere rivelazioni e la vede ad esse inclinata; perché ha allora molta occasione e modo di insinuare errori e derogare in ciò che gli è possibile alla fede; perché, come dissi, grande indelicatezza rispetto alla fede entra nell’anima che le cerca e talora anche forti tentazioni e sconvenienze” (28).
1512. d) Il direttore però deve trattare con dolcezza le persone che credono di avere rivelazioni; perché così potrà guadagnarsene la confidenza e aver modo di più efficacemente conoscere le particolarità necessarie a dare, dopo matura riflessione, un sicuro giudizio. Se sono illuse, avrà maggior autorità per illuminarle e ricondurle alla verità.
Tal è il consiglio di San Giovanni della Croce, che è pur così severo in fatto di visioni: “Si badi però che, se abbiamo tanto severamente inculcato la necessità di rigettare cosiffatte cose (visioni, rivelazioni, locuzioni) e detto che i confessori non ne introducano discorso con le anime, non intendiamo con ciò che ne debbano mostrare tale disgusto e disprezzo, da dar loro occasione di avvilirsi e non dir più nulla; dal che verrebbero gravi inconvenienti” (29).
1513. e) Se si tratta di qualche istituzione o fondazione esterna, il direttore badi bene di non assecondarle prima di avere diligentemente pesate le ragioni pro e contro al lume della soprannaturale prudenza.
Tal fu la condotta tenuta dai Santi. Santa Teresa, che ebbe tante rivelazioni, non volle mai che i suoi direttori le prendessero ad unica norma delle loro risoluzioni. Così, quando Nostro Signore le disse per rivelazione di fondare il monastero riformato di Avila, sottopose umilmente questo disegno al direttore e, mostrandosene egli incerto, prese consiglio da San Pietro d’Alcantara, da San Francesco Borgia e da San Luigi Bertrando (30).
Pei veggenti poi l’unica regola da tenere è di palesare le rivelazioni a un savio direttore e seguirne umilmente e interamente i consigli: è il mezzo migliore per non smarrirsi.
1514. Le rivelazioni di cui abbiamo parlato sono concesse specialmente per bene proprio di chi le riceve, le grazie gratisdate invece specialmente per bene altrui. Sono infatti doni gratuiti, straordinari e passeggieri, conferiti direttamente a vantaggio altrui, benché indirettamente possano pure servire alla propria santificazione. San Paolo ne parla col nome di carismi; e nell’Epistola ai Corinti ne enumera nove, tutti provenienti dallo stesso Spirito:
1515. 1) La parola della sapienza, sermo sapientiæ, che ci aiuta a trarre dalle verità della fede, considerate come principi, conclusioni che arricchiscono il domma.
2) La parola della scienza, sermo scientiæ, che ci fa trar partito dalle scienze umane per la spiegazione delle verità della fede.
3) Il dono della fede, che non è la virtù di questo nome, ma una certezza speciale, capace di operar prodigi.
4) Il dono delle guarigioni, gratia sanitatum, che è il potere di risanar gli infermi.
5) Il dono dei miracoli, o il potere di far miracoli a conferma della divina rivelazione.
6) Il dono della profezia, o il dono d’insegnare e predicare il nome di Dio e confermare, occorrendo, l’insegnamento o la predicazione con soprannaturali profezie.
7) Il discernimento degli spiriti, o il dono infuso di leggere nel segreto dei cuori e discernere il buono dal cattivo spirito.
8) Il dono delle lingue, detto anche con termine greco glossolalia, che in San Paolo è il dono di pregare con santo entusiasmo in ignota lingua straniera; secondo i teologi invece è il dono soprannaturale di parlar varie lingue.
9) Il dono dell'interpretazione, o il potere soprannaturale d’interpretare i discorsi di colui che aveva il dono delle lingue, il quale, pur soprannaturalmente parlandole, non sempre le capiva (32).
Secondo la giustissima osservazione di San Paolo e di San Tommaso, tutti questi carismi sono di molto inferiori alla carità e alla grazia santificante.
NOTE
1 - Santa Teresa, Vita, c. XXV-XXX; Castello, Mansione sesta, et alibi passim; San Giovanni della Croce, Salita, l. II, c. XXI-XXX, et alibi passim; Alvarez de Paz, op. cit., t. III, l. V, p. IV, De discretione spirituum; M. Godinez, Praxis theol. myst., l. X; Benedetto XIV, De beatificat, l. IV, p. I; Ribet, La mystique divine, t. II; A. Poulain, Delle Grazie d’Orazione, c. XX-XXIII, (Marietti, Torino); A. Saudreau, L’Etat mystique, ed. 1921, c. XVII-XXI; P. Garrigou-Lagrange, Perfect. et contemplation, t. II, p. 536-562; Mgr A. Farges, Phénom. mystiques, P. IIª.
2 - De serv. Dei beat., l. II, c. 32, n. 11: “Siquidem hisce revelationibus taliter approbatis, licet non debeatur nec possit adhiberi assensus fidei catholicæ, debetur tamen assensus fidei humanæ, juxta prudentiæ regulas, juxta quas nempe tales revelatione sunt probabiles pieque credibiles”
3 - Decreto di Urbano VIII, 13 marzo 1625; di Clemente IX, 23 maggio 1668.
4 - Sum. theol., III, q. 76, a. 8. -- Il che risulta pure dalla testimonianza di Santa Teresa, Relat. XIII, t. II, dell’edizione critica spagnola: “Capìi, da certe cose che mi disse, che, dopo essere salito al cielo, non ne discese mai sulla terra per comunicarsi agli uomini, tranne nel SS. Sacramento.
5 - Vita, c. XXVIII.
6 - Vita, c. XXIX.
7 - Vita, c. XXVII, n. 2 e segg.; (edizione italiana, p. 88-89).
8 - Castello, Mansione sesta, c. X, n. 2; (versione italiana, p. 308).
9 - San Giovanni della Croce tratta a lungo di tre sorte di locuzioni o parole soprannaturali: successive, formali, sostanziali. “Chiamo successive certe parole e ragioni che lo spirito, quando sta raccolto in sé, suole seco andar formando e ragionando... Quantunque sia il medesimo spirito che ciò fa come strumento, lo Spirito Santo lo aiuta bene spesso a formar quei concetti, parole e ragioni vere... Parole formali sono certe parole distinte e formali che lo spirito riceve non da sé, ma da una terza persona, talora stando raccolto e talora no. Parole sostanziali sono altre parole che si fanno pure formalmente nello spirito, talora raccolto e talora no. Le quali fanno e causano nella sostanza dell’anima quella sostanza e virtù che significano”. Salita del Monte Carmelo, c. XXVI, n. 2 e c. XXVII, n. 1. Il che spiega poi più ampiamente nei capi XXVII-XXIX (alias XXVIII-XXXI).
10 - S. Tom., Iª IIæ, q. 113, a. 8; De veritate, q. 28, a. 3; cfr. Garrigou-Lagrange, op. cit., t. II, p. 560.
11 - La Salita al Carmelo, l. II, c. XVI, n. 2, 3, 5. (alias XVIII).
12 - Tale fu soprattutto Maddalena della Croce, francescana di Cordova, del secolo XVI, che, dopo essersi data al demonio fin dall’infanzia, a diciassette anni entrò in convento e vi fu tre volte badessa. Aiutata dal demonio, simulò tutti i fenomeni mistici, estasi, levitazione, stimate, rivelazioni, profezie più volte avverate. Credendosi in punto di morte, confessò la cosa, ma poi la ritrattò, fu esorcizzata e rinchiusa in un altro convento dell’ordine. Cfr. Poulain, Delle Grazie d’orazione, c. XXI, n. 36 (Marietti, Torino).
13 - Santa Teresa ne parla più volte: “Accade a certe persone (e so che è vero, avendomelo esse comunicato, e non tre o quattro ma molte) di aver la fantasia così debole o l’intelletto così efficace o non so che altro, che si fissano talmente
nell’immaginazione da credere di veder veramente tutto ciò che pensano”. Castello, Mansione sesta, c. IX, n. 9 (versione italiana, p. 305).
14 - Galat., I, 8.
15 - Così, verso la metà del secolo XIX, una visionaria, chiamata Canzianilla, carpì la fiducia d’un pio vescovo che pubblicò una pretesa rivelazione contenente una pittura orribile dei costumi dei sacerdoti della sua diocesi; onde fu presto obbligato a dimettersi (Poulain, op. cit., c. XXII). E questa forse fu la ragione per cui venne proibita la pubblicazione del Segreto di Melania.
16 - Sulla tomba del diacono giansenista Paris, morto nel 1727 e sepolto nel cimitero di San Medardo a Parigi, avvenivano dei pretesi miracoli, consistenti in convulsioni accompagnate da gesti poco modesti, con cui si pretendeva di accreditare il Giansenismo (N. d. T.)
17 - Così si legge nella vita di Santa Caterina da Bologna che il demonio le appariva talora in forma di Cristo crocifisso, ordinandole sotto pretesto di perfezione cose impossibili, nell’intento di gettarla nella disperazione. (Vita altera, c. II, 10-13, nei Bollandisti, 9 marzo).
18 - Castello, Mansione sesta, c. VIII, n. 4, 3; (versione italiana, p.302-303).
19 - Mistica città di Dio, p. II, n. 128; p. I, n. 122.
20 - Bollandisti, 25 maggio, p. 247.
21 - Benedetto XIV (De beat., l. III, c. LIII, n. 16) discute un'estasi di Santa Caterina da Siena, in cui la SS. Vergine le avrebbe detto di non essere immacolata.
22 - Bollandisti, 13 gennaio, prefazione alla vita della B. Veronica di Binasco; S. A. de’ Liguori, Orologio della Passione.
23 - San Bernardo, Lettere, LVI.
24 - Il P. Fages, O. P., nell’Histoire de S. V. Ferrier, spiega che si trattava di profezia condizionata, come quella di Giona su Ninive e che il mondo fu appunto salvato per le numerose conversioni operate dal Santo.
25 - Rivelazioni supplementari, c. XLIX.
26 - Nei libri di Maria Lataste si rinvennero, tra le rivelazioni, passi presi alla lettera dalla Somma di S. Tommaso.
27 - Castello, Mansione sesta, c. III, n. 3 (versione italiana, p. 286).
28 - Salita del Monte Carmelo, l. II, c. X, n. 10 (alias c. XI); tutto il capitolo è da leggersi attentamente.
29 - Salita del Monte Carmelo, l. II, c. XX, n. 18 (alias c. XXII).
30 - Storia di Santa Teresa, scritta da una Carmelitana di Caen (Libreria Lega Eucaristica, Milano).
31 - F. Prat, La Teologia di S. Paolo, T. I, pp. 120-123; 405-498 (Salesiana, Torino); P. Garrigou-Lagrange, op. cit., t. II, p. 536-538.
32 - Bella ed utile lettura è quella dell’articolo della Somma in cui San Tommaso compendia queste varie grazie (Iª IIæ, q. III, art. 4), mostrando quanto siano utili al predicatore della fede: 1) per dargli una piena conoscenza delle cose divine; 2) per confermare con miracoli ciò che dice; 3) per predicare la parola di Dio con maggiore efficacia.
Presentato da Don Curzio Nitoglia (sito)
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3317_Tanquerey_Fenomeni_mistici_divini.html
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