ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 febbraio 2020

La "Chiesa di Scalfari"

Papa Francesco, l'accusa del vaticanista: in Vaticano, il partito di sinistra del Pontefice


Dal cardinale Ruini a Papa Francesco, dalle battaglie etiche alle crociate anti-Salvini, dal vescovo Maggiolini che difendeva l' identità cristiana dell' Italia e metteva in guardia contro il rischio di una "colonizzazione islamica", ai vescovi che fanno recitare il Corano e celebrare il Ramadam nelle Chiese quale segno di integrazione. Come mai un cambiamento così radicale della Chiesa nei confronti della politica italiana? Prova a dare una risposta Americo Mascarucci nel suo libro: La Chiesa nella politica. Come è cambiata la Cei da Ruini a Papa Francesco (prefazione di Fabio Torriero, Historica, 166 pagg, 15 euro). 


Gli avvicendamenti - Mascarucci è un giornalista che aveva previsto l' elezione a Papa del cardinale Bergoglio ed è redattore politico di un quotidiano on line con buona diffusione, Lo Speciale news.
Dopo essersi occupato in una precedente monografia di papa Francesco, nel nuovo libro racconta come sia cambiato il volto della Cei, a seguito di tre pontificati e degli avvicendamenti alla guida della Conferenza Episcopale. Partendo dal 1993, anno della fine della Dc, cui ha fatto seguito l' avvento di Berlusconi, Mascarucci ripercorre la storia del rapporto fra i cattolici e la politica, fino alle ultime elezioni europee quando si è registrato uno scontro aperto, senza precedenti, fra le gerarchie ecclesiastiche e un leader politico, Matteo Salvini.
È sull' operato di Bergoglio che, seguendo l' autore, intendiamo soffermarci, evidenziando la diversità di approccio alla politica rispetto ai suoi predecessori. I quali hanno spesso operato scelte politiche nette, ma senza mai venir meno al loro ruolo di "capi" della Chiesa universale e senza mai subire l' onta dei fischi nelle piazze, come accaduto invece a papa Francesco durante alcuni comizi. Giovanni Paolo II era anticomunista, ma affidò la politica estera al principale sostenitore dell' Ostpolitik, il cardinale Agostino Casaroli, perché sapeva bene di non poter agire da Papa, come aveva agito da arcivescovo di Cracovia. E per ciò che riguardava la politica italiana delegava alla Cei. Tutti sapevano che il cardinale Ruini agiva per conto di Giovanni Paolo II che gli aveva concesso "carta bianca", e in questo modo mai nessun leader politico si è trovato a polemizzare con il Pontefice, il quale ha sempre mantenuto intatta la sua "sacralità". Con Francesco, per la prima volta, la Chiesa è stata invece percepita come un "partito politico", una sorta di costola della sinistra globalista che, come bene evidenzia Mascarucci, persegue come missione pastorale un programma politico quello di abbattere i confini, le sovranità nazionali, le identità dei popoli, attraverso quel processo migratorio che dovrebbe favorire la contaminazione fra culture. Bergoglio in diverse occasioni è intervenuto con decisione contro il sovranismo, avvalorando la falsa propaganda sorosiana che lo accomuna al nazionalismo e persino al fascismo (ovviamente immaginario), fino ad affermare che "i sovranismi portano automaticamente alle guerre". E additando come "nemici della pace" quei leader (Salvini, Trump, Marine Le Pen, Orban) che si oppongono alle frontiere aperte, vogliono la protezione dei confini e il blocco dell' immigrazione clandestina.
La preferenza - Un Pontefice che sembra prediligere il dialogo con l' ateo e anticlericale Eugenio Scalfari o con l' abortista Emma Bonino, piuttosto che con il cattolico Vittorio Messori, che ama comparire con le sue dichiarazioni ad effetto sulle prime pagine della Repubblica, che ama i non credenti e disprezza i cattolici "tradizionalisti", quelli che difendono il magistero ed esprimono dubbi circa certe aperture di stampo progressista. Lontano anni luce è il confronto fra Joseph Ratzinger e Jürgen Habermas, un dialogo alto, elevato nello spessore e nei temi, un confronto a schiena dritta e senza cedimenti o contraddizioni. Dove Glauben und Wissen, fede e sapere, pur mantenendosi separate, riuscivano a trovare la sintesi per conseguire obiettivi comuni. E dove, diversamente dal dialogo fra Scalfari e Bergoglio - ci si perdoni il paragone - non appariva nemmeno lontanamente percepibile il desiderio di compiacere l' interlocutore ateo nel suo desiderio di mettere in discussione il magistero della Chiesa e i dogmi della fede, abbracciando il relativismo etico e il pensiero unico laicista. Ciò che, insomma, balza agli occhi è l' esistenza nella Chiesa di uno "scisma silenzioso" fra gerarchie e fedeli sempre più distanti dal comune sentire soprattutto di cardinali e vescovi; uno "scisma" che si è manifestato in occasione delle ultime elezioni europee in favore della Lega di Salvini, che ha potuto contare sul sostegno di un vasto elettorato cattolico, costituito non solo ma anche dai movimenti che hanno animato le piazze del Family Day in difesa della famiglia naturale e contro le leggi pro Lgbt; così come negli Stati Uniti si era a suo tempo manifestato con il voto maggioritario dei cattolici americani per Donald Trump.
Il potere di persuasione che un tempo Ruini esercitava sull' elettorato cattolico orientandone in larga parte le preferenze, oggi ha ceduto il passo alla completa diffidenza verso quella che, in certi ambienti, viene ormai definita la "Chiesa di Scalfari". Chi ci salverà da questa deriva?
di Paolo Becchi

Papa Francesco subito a colloquio con Lamorgese, a Salvini l'udienza la aveva sempre scoraggiata

Città del Vaticano – Sgarbo del Papa a Matteo Salvini. Difficile non notare che quando era al ministero dell'Interno il leader leghista il pontefice non ha mai voluto riceverlo anche se – tecnicamente parlando – il leader della Lega si è ben guardato di inoltrare la richiesta ufficiale al pontefice dato che immaginava che la risposta sarebbe stata negativa o evasiva. Gli era bastata una cena a casa di un cardinale vicino al pontefice per capire che se non fosse cambiata la sua linea di totale contrasto all'immigrazione, con la chiusura dei centri di accoglienza come quello Castelnuovo di Porto (l'hub alle porte di Roma nel quale Papa Francesco aveva celebrato una messa del Giovedì Santo) sarebbe praticamente impossibile realizzare il colloquio papale. Cosa ben diversa per la ministra Luciana Lamorgese, succeduta a Salvini. Con lei tutto è cambiato. La ex prefetta che ora siede ai vertici del Viminale e ha un atteggiamento decisamente morbido e dialogante con la Cei, è stato realizzato un incontro formale proprio stamattina.

Le fonti ufficiali del Vaticano non fanno trapelare nulla ma non è difficile immaginare che al centro del colloquio ci sia il tema che più sta a cuore al Papa: quello dei migranti e dei corridoi umanitari. Ne aveva parlato la stessa Lamorgese con il segretario di Stato, Parolin e il presidente dei Vescovi, Bassetti tre giorni fa durante la cerimonia per l'anniversario dei Patti Lateranensi. E anche al Senato, un mese fa, durante un incontro con Bassetti organizzato dal giornalista Piero Schiavazzi. 
Accogliere e proteggere chi è in pericolo, aveva ripetuto Bassetti, è un dovere cui non possiamo sottrarci perché «ogni vita è sacra e va salvata senza se e senza ma». Poi aveva affermato che occorreva integrare per evitare che gli immigrati «fossero sospinti verso la marginalità e l’irregolarità». Dopo le chiusure decise da Salvini decine di migliaia di persone straniere diventano facile preda dello sfruttamento e della criminalità perchè non sanno dove andare. Il cardinale Gualtiero Bassetti aveva anche sottolineato la «necessità di ridare al nostro Paese un sistema di accoglienza integrato e diffuso, adeguato alle sfide che abbiamo davanti», perché «non devono esistere parcheggi o ghetti». 
Per il cardinale «il problema oggi non è il numero dei migranti ma la «cattiva accoglienza» quella che fornisce, se va bene, un tetto e del cibo «senza invece favorire l’incontro con il territorio e prevedere qualche forma di integrazione»: una «accoglienza povera» che emargina l’immigrato e «alimenta la paura e l’ostilità da parte di molti cittadini italiani». Invece il «vero problema», aveva spiegato, è la presenza nel nostro Paese di 600-700mila persone senza titolo di soggiorno o con un permesso scaduto.
Nel frattempo il ministero dell'Interno ha deciso di aumentare i rimborsi alle strutture di accoglienza per ogni migrante ospitato. Si tratta di una misura presa in risposta a un allarme lanciato dai prefetti, che hanno denunciato un sistema vicino al collasso. Dopo il taglio dei rimborsi la cifra è passata da 35 euro a una fascia tra i 19 e i 26 euro tanto che i bandi di gara per i servizi ai richiedenti asilo sono andati quasi tutti deserti, in quanto aziende, associazioni e cooperative non partecipavano, sapendo di non poter offrire la prestazione richiesta a quel budget.
La ministra dell'Interno Lamorgese ha quindi inviato una circolare a tutti i prefetti, aprendo alla possibilità di aumentare la cifra del 10%, circa 2-3 euro per persona ed è ancora lontano dai 35 euro di un tempo. In altre parole, il minimo indispensabile per spingere le ditte che forniscono i servizi a ripresentarsi nei bandi, facendo ripartire i progetti di accoglienza e integrazione. Al momento le persone che si trovano nei centri di accoglienza sono circa 89mila: con i provvedimenti varati da Salvini stava diventando impossibile concedere loro i servizi indispensabili previsti dal sistema, denunciano i prefetti.
La circolare ai prefetti recita: "La mancata presentazione di offerte a un bando di gara è una situazione talmente limite che legittima il ricorso alla procedura negoziata senza bando, istituto cui è possibile ricorrere solo nei casi tassativi previsti dalla norma".
Venerdì 14 Febbraio 2020 di Franca Giansoldati

Francesco visibilmente "costernato" perché i media sono arrabbiati con "lui"



Francesco si è lamentato del fatto che i media affermano che lui non è "abbastanza coraggioso" da usare la Querida Amazonia per abolire il celibato [come se seguire i media significasse essere “coraggiosi”] o anche che “non ha ascoltato lo Spirito Santo”.

Francesco ha mostrato la sua frustrazione durante la visita “Ad limina” dei vescovi USA: “Non sono arrabbiati con lo Spirito, sono arrabbiati con me, quaggiù”, ha detto loro, lamentandosi che l'oligarchia mediatica riferisce solo “una frase”, dicendo che “il Papa non ha avuto il coraggio di cambiare le regole della Chiesa”.

La reazione di Francesco è stata riferita dal vescovo di Pensacola-Tallahassee, William Wack, a CatholicNews.com (13 febbraio). Il vescovo ha notato che la “costernazione” di Francesco era visibile quando ha capito [finalmente] che per “alcuni” il Sinodo per l’Amazzonia riguardava tutto il celibato, non l’Amazzonia.

#newsHyxhwvxauq
it.news
https://gloria.tv/post/2rAAiAq6SqHa1GYuVZHCYbWdE

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