Padre Antonio Spadaro, gesuita
Dopo l’esortazione apostolica Querida Amazonia alcuni, come me, avevano tirato un sospiro di sollievo al constatare che Papa Francesco aveva rinunciato ad esprimersi per l’allargamento del sacerdozio agli uomini sposati e contemporaneamente aveva ribadito un no deciso all’ordinazione diaconale prima e sacerdotale poi delle donne. Chi si aspettava il via libera, invece, ed erano tanti, si è sentito preso in contropiede e ha avuto parole di cocente delusione (per esempio in Germania). Ma ora si sente dire tutto e il contrario di tutto e il semplice fedele, ancora una volta, si trova stordito da questa cacofonia.
Alcune frasi all’inizio dell’Esortazione apostolica, infatti, sembrano fungere da grimaldello per riaprire tutte le questioni e fare come se l’esortazione non avesse detto nulla di contrario alle aspettative. Ecco i due paragrafi iniziali “incriminati”:
  1. “(…) Non svilupperò qui tutte le questioni abbondantemente esposte nel Documento conclusivo. Non intendo né sostituirlo né ripeterlo. (…) Desidero solo offrire un breve quadro di riflessione (…) affinché possa aiutare e orientare verso un’armoniosa, creativa e fruttuosa ricezione dell’intero cammino sinodale.”
  2. “Nello stesso tempo voglio presentare ufficialmente quel Documento, che ci offre le conclusioni del Sinodo e a cui hanno collaborato tante persone che conoscono meglio di me e della Curia romana la problematica dell’Amazzonia, perché ci vivono, ci soffrono e la amano con passione. Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente”.

Ed ecco che da ogni parte si sente ripetere che il Papa non ha citato un punto o un altro del documento post-sinodale perché lo ha recepito integralmente… come tale il documento resterebbe valido e le questioni ancora aperte sarebbero solo rimandate a un’ulteriore, necessaria riflessione comune. 
Questo va ripetendo il brasiliano card. Cláudio Hummes, scelto personalmente da Papa Francesco a Relatore generale del Sinodo dell’Amazzonia, in sostanza il coordinatore dei lavori, (cfr. Qui e qui qui). Il Cardinale Hummes,  arcivescovo emerito di S. Paulo, che è anche presidente del REPAM, già nel 2006, appena eletto Prefetto per Congregazione per il Clero, fece una dichiarazione che suonò di apertura ai preti sposati. Il Vaticano, però, appena il prelato atterrò a Roma per ricoprire l’incarico, gli fece fare una dichiarazione che ritrattava la sua precedente. La Sala Stampa Vaticana infatti pubblicò questa nuova dichiarazione del cardinale: “La questione dell’abolizione del celibato sacerdotale non è attualmente all’ordine del giorno delle autorità ecclesiastiche”. 
Ma anche l’arcivescovoNon  argentino Fernández, ritenuto il ghostwriter del Papa, sostiene che chi lamenta il fatto che il Papa non abbia menzionato specificamente preti sposati nel suo documento dovrebbe prendere nota di quello che il Papa non ha detto: “È chiaro che se il Papa non ha menzionato alcuni punti non è perché siano stati scartati, ma perché non ha voluto ripetere quanto dichiarato dal Sinodo. (…) Per la prima volta in assoluto un’esortazione apostolica non costituisce un’interpretazione di un documento conclusivo di un sinodo né una restrizione dei suoi contenuti: è solo una cornice che va a completare tale documento”, ha scritto Fernández, aggiungendo “Questa è una grande novità del sinodo che sfortunatamente non è stata notata.” (vedi qui).
Per quanto mi riguarda ho fatto caso ieri a un contributo di Vatican News offerto solo in lingua tedesca (leggi qui), dal titolo “Amico del Papa: la decisione sul celibato deve prima maturare”. Incuriosita ho letto: ma chi è questo amico del Papa? Lo riporto integralmente:
Amico del Papa: la decisione sul celibato deve prima maturare
“Il processo sinodale è ancora in corso e certo non può essere considerato concluso”. Questo il giudizio del gesuita italiano Antonio Spadaro, un confidente di Papa Francesco, sulla sua lettera apostolica “Querida Amazonia”.
In un commento pubblicato sulla homepage della rivista Civiltà Cattolica, da lui diretta, Spadaro chiarisce che alcuni temi controversi del Sinodo amazzonico, come per esempio un allentamento regionale del celibato sacerdotale, a suo modo di vedere non sono ancora stati definitivamente decisi. Francesco avrebbe indicato chiaramente che queste questioni devono maturare e che probabilmente potranno essere risolte solo in un secondo tempo.
“Non si offrono ricette”, dice letteralmente il gesuita. “Piuttosto, il Papa fa proprio il documento finale del Sinodo e le sue proposte di riforma, elenca alcuni punti su cui vale la pena riflettere, ma lascia l’approfondimento e anche la risposta alla riflessione post-sinodale” [testo originale da Civiltà cattolica: “Il Papa assume il documento sinodale e le sue istanze offrendo varie opzioni di riflessione, ma lascia alla riflessione post-sinodale l’approfondimento e la proposta.”].
Futuro superamento e riconciliazione degli opposti
Francesco constata, dice Spadaro, che la questione di come continuare ad offrire cura pastorale anche in aree remote dell’Amazzonia è quella decisiva. A questa domanda verrebbero date risposte apparentemente contraddittorie. “È questo il principio che guida Francesco nel discernimento circa la possibilità o meno di ordinare sacerdoti uomini sposati”, dice Spadaro. “Ma il principio si allarga a tutti gli ambiti pastorali”.
Il Papa non farebbe riferimento esplicito a un problema o l’altro: “Ma afferma che la situazione pastorale richiede soluzioni apparentemente contraddittorie” [testo originale da Civiltà cattolica: “Ma registra il fatto che ci sono situazioni pastorali che richiamano soluzioni opposte”]. Ecco perché egli punterebbe a un futuro superamento e a una riconciliazione di soluzioni che sembrano opposte.
Neanche Spadaro menziona la parola “celibato”
“Questo approccio dialettico alla realtà è un criterio di azione per Francesco, un elemento fondamentale per il discernimento pastorale”, prosegue il gesuita. La riflessione sui punti controversi (Spadaro non fa cenno alla parola celibato, come già non la menziona Francesco nella sua ultima esortazione) dovrebbe ora proseguire nella fase post-sinodale.
(Vatican News – sk)
In conclusione, nel caso dell’esortazione apostolica si temeva che i temi più problematici fossero affrontati in maniera vaga o contraddittoria in qualche nota a piè di pagina, come già avvenuto per Amoris Laetitia. No, questa volta la confusione nasce dalle parole introduttive. E alla fine tutti hanno ragione e nessuno ha torto. A me pare incredibile.

di Alessandra Carboni Riehn