ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 23 febbraio 2020

Sfumature preconciliari?

MESSE SOSPESE A LODI
Coronavirus, la pastorale igienista tra sciacallaggio gesuita e vescovi che pregano

La Chiesa nel panico da Coronavirus. La pastorale igienista fa sospendere le Messe nel lodigiano e cremonese. Restrizioni a Milano e Padova. Per Bassetti si tratta solo di «qualche sacrificio». Non sarebbe invece il caso di intensificare le Messe per tenere lontano il virus? Il catto-igienismo è il risultato della Messa non più centro insostituibile della vita cristiana, ma semplice servizio. Lo sciacallaggio di Padre Spadaro che politicizza anche la febbre cinese. Ma ci sono vescovi capaci di uno sguardo di fede che fanno pregare i fedeli.




Se il vescovo di Lodi ha deciso di sospendere tutte le Messe nelle parrocchie dei comuni del lodigiano coinvolti nell’epidemia di Coronavirus, avrà avuto avuto sicuramente le sue buone ragioni. Precisamente, le ragioni sono quelle del Prefetto della cittadina lombarda che ha deciso di proibire tutte le manifestazioni pubbliche. Tra queste vi sono anche le Messe, quindi il vescovo non ha fatto altro che applicare alla lettera il dispaccio governativo.

Stessa cosa per Cremona: anche sotto al Torrazzo niente Messe. Mentre a Milano e Padova, il vescovo ha disposto di non usare l'acquasantiera e di prendere la comunione rigorosamente sulla mano. 

Sicuramente nelle pieghe del Concordato o di un qualche accordo Stato-Chiesa sarà prevista anche la “clausolina” che per ragioni di ordine pubblico il governo possa anche d’imperio sospendere le Messe, però è significativo vedere come il clero sia pronto senza batter ciglio a rinunciare a ciò che è davvero indispensabile. Se la ragion di Stato prevale sulla ragion di fede, allora ditelo.

Era davvero indispensabile? La soggettività dell’emotività ha il sopravvento sull’oggettività del “manteniamo la calma” che di solito era una delle stelle polari della Chiesa, ma ha prodotto anche buffi testacoda, come quello della rassicurazione episcopale lodigiana del “massima allerta, ma nessun allarmismo”. Come sia possibile non essere allarmisti dopo che si sono cancellate Messe che probabilmente non erano state tolte nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale e la dominazione napoleonica, è davvero un mistero.

Ma anche questo contribuisce a creare, va da sé, quel clima che il Manzoni a proposito di un’altra celebre epidemia di febbre pestilenziale chiamava «un fatto di cieca e indisciplinata paura», davvero poco saggio se si pensa che neanche il cardinal Federigo aveva osato tanto, limitandosi a esprimere contrarietà sull’utilità della processione per le vie di Milano con la reliquia di Carlo Borromeo. Non risulta che avesse sospeso le Messe, le quali danno cibo all’anima, ma sono anche la via più veloce per arrivare dritti dritti a farci sentire dal Padre nei Cieli. Anzi, nel '500 fu proprio il Santo vescovo di Milano a portare in processione la reliquia del Sacro chiodo proprio per scongiurare un'altra pestilenza simile. 


Semmai era il caso di aumentarle le Messe, non per mettere a rischio la popolazione, ma per non cessare un minuto di chiedere a Dio di essere preservati da una pandemia e da una diffusione del Coronavirus totale. Quale Padre, se un figlio gli chiede un pesce, gli dà una serpe? 

Sfumature preconciliari, direbbe qualcuno. O forse la differenza che segna una fede che si incarna da una che considera ormai la Messa un servizio come tanti, da togliere o aggiungere a piacimento a seconda di fattori sempre esterni? 

Oggi invece si fermano le Messe e si proibisce la comunione in ginocchio come se il cibo per l’eternità potesse arrecare qualcosa di male per l’uomo. E si dispensano i fedeli dal precetto domenicale come se fossero già tutti mezzi moribondi sul letto pronti per l’arrivo dei monatti.

È una deriva igienista, che sta contagiando come un virus molti uomini di Chiesa e che ha contagiato anche il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, il quale, impegnato a Bari per il noto evento dei popoli mediterranei, ha pensato di raccomandare ai fedeli di rispettare tutte le norme igieniche. «Dobbiamo allora seguire tutte le norme igieniche e certamente ci sarà qualche sacrificio da affrontare. Se è per il bene della salute e se è per il bene dei nostri cittadini, affronteremo anche qualche sacrificio ma finché non ci vengono date norme precise, anche noi siamo nella condizione di attendere».

È una deriva della pastorale igienista di una Chiesa che da un lato si mostra accondiscendente e rispettosa di tutte le regole della burocrazia sanitaria, ma dall’altro apre uno squarcio desolante su come si sia ridotta la Chiesa "in uscita", la Chiesa "ospedale da campo": chiusa per mancanza di gel antisettico. Ma alimenta così la fobia e la paura. Curioso: la leggenda nera degli untori iniziò proprio nel Duomo di Milano con la comparsa di una sotanza giallognola sugli assiti del tempio milanese. Molti secoli dopo nello stesso tempio torna a rivivere il grido del "dagli all'untore!". 


Va detto che c’è anche il rischio di essere estremisti dall’altra parte. Cioè di sottovalutare il pericolo rappresentato dal Coronavirus e collegare le misure di quarantena e semi coprifuoco con il complottismo politico e paranoico che solo i teologi dei salotti possono partorire. La vignetta pubblicata da padre Antonio Spadaro ieri mattina è un’offesa non solo al suo status di sacerdote, ma soprattutto un affronto a tutti gli italiani che il Coronavirus ce l’hanno davvero. La vignetta non merita molte descrizioni: anche in questo caso è colpa della Lega sovranista. Ovviamente è follia pura, ma Spadaro, che gode di una fiducia incondizionata del Santo Padre nonostante abbia dato prova molte volte di essere un ideologo e non un pastore, continuerà ad acquisire meriti. E poco gli importerà se anche stavolta abbia dato prova di doti di sciacallaggio da anti italiano.

Tra un estremo e l’altro però c’è una Chiesa che fortunatamente non ha perso il senso dell'orientamento e non ha alcuna intenzione di farsi tirare la giacca né dalle grida prefettizie né dal gesuitico odio manifestato dallo spin doctor di Civiltà Cattolica.

Sono i vescovi diocesani che stanno incominciando a invitare i propri fedeli a pregare per i malati (leggi QUI), ma soprattutto per chiedere a Dio di tenere lontana la peste del nuovo millennio dalle case. Il Coronavirus ha fatto la sua prima comparsa in Italia in piccoli centri urbani: paesi di provincia in cui ci si conosce tutti e dove – fortunatamente – il campanile costituisce ancora l’edificio più alto. La Nuova BQ ha raccolto la preghiera di alcuni di loro, ben sapendo che altri se ne aggiungeranno in queste ore. È a loro che tocca il compito di tenere viva la fede del popolo, mantenerlo nella speranza cristiana, perché la calma non è una virtù, e soprattutto affidarsi al Padre, perché solo «dall’Altissimo infatti viene la guarigione (Sir 38,1-2.4.6-15)». E va chiesta senza complessi igienisti.


Andrea Zambrano

- E “L'ITALIA DEI VESCOVI” SI AFFIDA 

https://lanuovabq.it/it/coronavirus-la-pastorale-igienista-tra-sciacallaggio-gesuita-e-vescovi-che-pregano

Santa Comunione e Coronavirus

Con l'esplosione dell'epidemia di Coronavirus anche nel Nord Italia, l'autorità civile è dovuta prontamente intervenire nei centri più colpiti dalla malattia, isolandoli e vietando raduni e attività pubbliche dove i germi si sarebbero potuti diffondere in quantità. Anche l'autorità ecclesiastica, naturalmente, si è mossa, e tuttavia forse non nel modo che si sarebbe detto più congeniale. Rifletteremo qui anzitutto su ciò che ha detto, e poi su ciò che non ha detto.

I vescovi di Lodi, Piacenza, Adria e probabilmente altri hanno emesso ordinanze giusta le quali, per evitare la diffusione del contagio, oltre a omettersi lo "scambio della pace" (Deo gratias), la Santa Comunione è da distribuirsi preferibilmente o unicamente sulla mano. In tale prescrizione, oltreché al favorirsi di una pratica illegittima, si rende manifesta una considerazione piuttosto problematica della Santissima Eucaristia.

Nella mens tradizionale, la materia del pane e del vino, venendo consacrata, si trasforma completamente in qualcosa di divino, cioè nel Corpo e nel Sangue di Cristo. E il Corpo di Cristo, che non conobbe la corruzione del peccato, non può  subire la legge della corruzione come ogni altra materia del mondo o, quanto meno, ne dev'essere particolarmente preservata. Se Cristo è realmente risorto dai morti, vincendo dunque la corruzione della sua materia corporea, perché il pane e vino eucaristici dovrebbero corrompersi come se non fossero stati consacrati? I miracoli eucaristici sono solo una delle molteplici testimonianze di questo: se i corpi dei santi, trasfigurati dalla grazia, sono sovente incorrotti, a maggior ragione lo dev'essere la Santa Eucaristia.

Pensare che il pane eucaristico possa essere vincolo di malattie significa negare la natura incorruttibile del Corpo di Cristo, oppure negare che esso sia realmente il Corpo di Cristo. Così come pensare che i celiaci debbano ricevere del pane a bassissimo contenuto di glutine: non si stanno comunicando a del pane, ma al Corpo di Cristo! Un sacerdote greco mio carissimo amico, pur essendo gravemente celiaco, si comunica ogni domenica con "pane normale", e non ha mai accusato alcun problema: perché comunica non al pane, ma al Corpo di Cristo.

Con queste parole, anni fa, il metropolita Nicola di Mesogaia e Lavreotiki (laureato in astrofisica e ingegneria biomedica ad Harvard e al MIT), ammoniva i fedeli che manifestavano preoccupazione nell'accostarsi alla Divina Comunione per l'eventuale diffusione della malattia (a quel tempo una banalissima influenza, seppur molto virulenta), Comunione che nella prassi orientale è data mediante la λαβίδα (lavìda, il cucchiaino), che tutti mettono in bocca, asciugandosi poi al medesimo purificatoio.

Come potrebbe mai la comunione con Dio essere causa di malattia o pure del danno più lieve? Come potrebbero mai il corpo e il sangue del nostro Signore e Dio inquinare il nostro corpo e il nostro sangue? Come potrebbe mai un’esperienza quotidiana di duemila anni essere negata dal mero razionalismo e dalla fredda superficialità del nostro tempo?

I fedeli – sia sani che malati – hanno ricevuto la santa Comunione per secoli, distribuita dagli stessi cucchiai da Comunione – che non sono mai lavati né disinfettati – e mai niente di sfortunato è successo. I preti che servono negli ospedali, anche in quelli per malattie contagiose, distribuiscono tutti la santa Comunione ai fedeli, quindi consumano i resti del calice con riverenza e tutti godono di lunga vita. La Santa Comunione è tutto ciò che come Chiesa e come popolo abbiamo di sacro. È la suprema medicina per il corpo e per l’anima. Questo è pure l’insegnamento e l‘esperienza della nostra Chiesa.

Tutti quelli che non credono nel miracolo della Risurrezione del Signore, che disprezzano la sua nascita da una vergine, che negano la fragranza emanata dalle sante reliquie, che mostrano disprezzo verso tutto ciò che è santo e consacrato, che cospirano contro la nostra Chiesa e cercano di sradicare la minima traccia di fede dalle nostre anime cercheranno pure naturalmente di usare questa opportunità di insultare il santo mistero dell’Eucaristia.

Sfortunatamente, il problema non è il virus dell’influenza – come i media amano proclamare – né lo è il virus del panico mondiale – sostenuto da interessi medici. Il problema è il virus dell’empietà e della mancanza di fede. E il miglior vaccino è la nostra partecipazione frequente al mistero della santa Comunione, con una coscienza chiara e irreprensibile. (fonte)

Al provvedimento, invece, dei vescovi nostrani, che alla meglio sono sviati dal razionalismo materialista a considerare la materia naturale del pane sopra l'essenza sovrannaturale del Corpo, e alla peggio considerano probabilmente la Comunione come un vincolo di unità puramente umano e non come la partecipazione fisica al Corpo incorrotto, risorto e incorruttibile di Cristo di cui facciamo misticamente parte come membra della Chiesa, si aggiunge quello di svuotare le acquasantiere dell'acqua lustrale: si potrebbe fare un ragionamento analogo, visto che la benedizione dell'acqua è un sacramentale che comunque "divinizza" l'acqua vivificandola per grazia (tant'è vero che durante la solenne benedizione delle acque alla vigilia dell'Epifania il sacerdote si rivolge direttamente all'acqua, appellandola come creatura viva). Nello specifico, è però meno grave della questione dell'Eucaristia, che mette in crisi -seppur subdolamente- un fondamento imprescindibile del Cristianesimo!

Ma veniamo ora a ciò che l'autorità ecclesiastica non ha detto. La lettera del vescovo di Lodi si conclude con una timida esortazione alla preghiera (dice di ricordare nella Messa le 18 parrocchie chiuse perché nell'epicentro dell'epidemia, e invita a dire il Rosario per i malati). Quanto questo atteggiamento è distante da quello che dovrebbe attuare ora la Chiesa: indire pubbliche processioni e messe votive tempore pestis, prescrivere il canto delle litanie e invocare la misericordia divina, anche impegnandosi in voti solenni. Ma, anche per le gerarchie ecclesiastiche e la gran parte della popolazione c.d. "cattolica", la fede ne laScienza™ ha purtroppo sostituito quella in Gesù Cristo...
http://traditiomarciana.blogspot.com/2020/02/sacra-comunione-e-coronavirus.html

MONS. ICS: QUANTO AVREMMO BISOGNO DI ESDRA PROFETA…


Cari amici e nemici di Stilum Curiae monsignor Ics in un viaggio di lavoro nel Nord Italia ci ha mandato questa bella riflessione sul momento che stiamo vivendo, come Paese e come Chiesa. Leggerla è stato bello, e la voglio condividere con il popolo di Stilum Curiae. Buona lettura.

§§§

Caro Tosatti, in un momento di tensione emotiva così forte, ma anche così confondente, mi permette una pausa spirituale ? Tanto qui nel nord-Italia stanno tutti rintanati in casa per timore del contagio, hanno tempo per leggere Stilum Curiae e fare una meditazione. Grazie a Dio ed a nostra Madre Maria Santissima, non ci sono solo sacerdotuncoli come Spadaro, ce ne sono altri che annunciano solo la Buona Novella che il Vangelo ci porta sempre per rinnovare la fede, non l’odio ideologico alla Spadaro, vergogna anche per la Compagnia di Gesù.
Vorrei in tal senso ricordare una nota storica molto bella ed educativa, del popolo ebreo. Tra il VII e il VI secolo AC il popolo ebreo visse la cattività babilonese. I babilonesi di Nabucodonosor avevano sconfitto e deportato gli ebrei, avevano distrutto il Tempio di Salomone e senza Tempio scomparvero i sacerdoti e ci si dovette contentare della lettura dei testi sacri. Poi i persiani sconfissero i babilonesi e Ciro concesse agli ebrei il ritorno, ma era passato troppo tempo senza sacerdoti. Dopo questo esilio un maestro, uno scriba in pratica, Esdra, restaurò la comunità giudaica a Gerusalemme ri-formando la coscienza giudaica, che era stata assopita dopo la distruzione del Tempio e la scomparsa dei sacerdoti. Esdra rispiegò le Sacre Scrittura, i rotoli, che alcuni sacerdoti avevano portato con sé in esilio, e rispiegò la Verità. Se posso fare una analogia azzardata, un pò come il card. Sarah e Benedetto XVI hanno appena fatto scrivendo insieme il libro e ricordandoci la Verità
Stavo proprio ora rileggendo il libro di Esdra (Ne 8, 2-6 ;8-10) quando Esdra (sacerdote-maestro) spiega il contenuto della legge che avevano dimenticato durante il lungo esilio babilonese. Esdra lesse il libro sacro <dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno>, tutto il popolo in piedi <ascoltava e piangeva>. Era il pianto dovuto alla gioia di sentire annunciata di nuovo la Legge di Dio, e la tristezza, poiché averla dimenticata in passato aveva causato l’esilio.
Quanto anche noi avremmo bisogno di un nostro Esdra che ci faccia piangere di gioia sentendo ancora la parola di Gesù Cristo proclamata da santi sacerdoti che non bestemmiano o raccontano sciocchezze sulla immigrazione, sull’ambiente o peggio ancora sul sovranismo. Posso immaginare, caro Tosatti, che il card. Sarah possa esser un Esdra per noi ? se non altro per rincuorarci.
Grazie.
Mons ICS
Marco Tosatti
23 Febbraio 2020 Pubblicato da  1 Commento --
https://www.marcotosatti.com/2020/02/23/mons-ics-quanto-avremmo-bisogno-di-esdra-profeta/

Ecco come ci si difende dal coronavirus

Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, un grande turbine si alza dall’estremità della terra  (Ger 25,32) Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede (Sal 33,12)
Non ce l’aspettavamo così presto e invece si è già presentato anche in Italia. Come sia arrivato non sappiamo, ma bastano le polemiche che sono subito scoppiate sulla mancata vigilanza delle frontiere per farci desistere dal voler trovare anche noi i colpevoli di tali inefficienze e della miopia politica di chi ci governa.
Ora possiamo solo cercare di non far dilagare la paura insieme alla pandemia, perché l’eccessiva preoccupazione quando travalica il comune buonsenso non è un atteggiamento cristiano, infatti non tiene conto dell’intervento della Divina Provvidenza.
Gesù ci ha messo bene in guardia dall’affannarci per il domani perché questo è un comportamento da pagani, noi invece dobbiamo innanzitutto cercare il regno di Dio e la sua giustizia e tutto quello che ci occorre per la nostra vita ci verrà dato in aggiunta. (Mt 6, 32-34)
Ferma restando tuttavia la santa Prudenza, Virtù teologale, che è comunque d’obbligo affinché non si cada nello sfidare Dio con comportamenti provocatoriamente e stoltamente imprudenti.
Si è già ricordato, in occasione del terremoto che ha devastato l’Abruzzo, come i nostri antenati impetravano la misericordia del Signore, o della S. Vergine, per ottenerne aiuto nei casi di calamità (qui), perciò è sul loro esempio che dobbiamo conformare il nostro agire nella presente contingenza.
Non esistono però solo le importanti testimonianze di Santi, Pontefici e Vescovi, infatti in ognuna delle nostre famiglie, se andremo ad indagare, scopriremo come in casi analoghi Dio abbia protetto i fedeli che in Lui hanno creduto e che Gli si sono affidati.
Fa testo innanzitutto quanto viene riferito nella biografia di S. Giovanni Bosco: dopo aver annunciato ai suoi ragazzi con mesi d’anticipo che il colera avrebbe fatto una strage a Torino, aveva promesso loro che se fossero vissuti in grazia di Dio, avessero portato al collo una medaglia di Maria Santissima benedetta da lui e ogni giorno avessero recitato un Pater, Ave e Gloria con la giaculatoria “Da ogni male liberaci, Signore”, non si sarebbero ammalati. Giunto il morbo in città, Don Bosco con i suoi giovani prestò servizio di assistenza agli ammalati e, nonostante le millequattrocento vittime che vi furono, nessuno di loro contrasse il male.
Quindi il primo mezzo di difesa è lo stare in grazia di Dio, afferma infatti S. Paolo: “Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore. ” (2Tm 2,19)
Il secondo mezzo è l’abbandono totale e fiducioso alla Divina Volontà, infatti Gesù ha detto: “E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?” (Mt 6,27) Perciò la nostra vita, così come la morte, è solamente nella disponibilità di Dio. Ne consegue che qualunque cosa accadesse, una volta che ci siamo affidati completamente alla Volontà del Nostro Creatore, sarà avvenuta per sua permissione, e questo ci deve tranquillizzare.
Spesso  pensiamo che questo atteggiamento di totale fiducia sia possibile solo ai Santi e che noi non saremo capaci, al pari di loro, di mettere totalmente in pratica gli insegnamenti di Gesù. Però non teniamo conto che la maggior parte di coloro che sono in Paradiso sono state persone comuni, anche sconosciute a noi, che si sono santificate nell’obbedienza e nell’umiltà.
Accennavo alle testimonianze dei familiari che ci hanno preceduto nella fede e ce l’hanno trasmessa. Spero che nessun malpensante ipotizzi che io voglia menar vanto dei miei, anche perché il vanto è il loro e non il mio, né che essi si dispiacciano che io ne citi le opere buone, perché ormai la vanità umana non può più toccarli e quello che so di loro l’ho scoperto dai documenti in mio possesso e non da essi stessi, la maggior parte dei quali ovviamente nemmeno ho conosciuto.
Dal discorso funebre scritto dal maestro elementare della cittadina della Campania in cui abitava, ho scoperto che il mio bisnonno materno, fervente credente, in quanto medico non esitò ad assistere i suoi concittadini durante il colera del 1884, che sterminò migliaia di persone, pur potendosi rifiutare come fecero molti suoi colleghi dell’epoca.
Ovviamente non si ammalò né lui né alcuno della sua famiglia.
E non basta. So che durante la seconda guerra mondiale, molto prima che nascessi, nelle famiglie di cui sono  discendente si recitava quotidianamente il Rosario e nessuno di loro ha avuto morti o particolari sofferenze, anzi, a guerra ormai finita ricordavano gli episodi scherzosi e le battute di spirito con cui affrontavano le inevitabili difficoltà di quei paurosi giorni. Non che non fossero stati provati nella loro vita da grandi dolori e da prove difficili come tutti i cristiani perché, come dice il salmista Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore (Salmo 20), però nessuno di loro è morto per la guerra e la Provvidenza non li ha mai abbandonati.
Invece ieri sera ho appreso con stupore e preoccupazione che due incontri di preghiera che dovevano tenersi oggi e domani in una cappella di un Paese a nord di Milano sono stati annullati sine die con questa motivazione: “La sofferta decisione, è semplicemente frutto del buonsenso, considerando gli eventi legati al Coronavirus emersi nelle ultime ore in Lombardia.” Senza tenere conto che gli episodi sono avvenuti nel lodigiano, che è a sud e quindi ben distanti dal luogo degli incontri.
Questa decisione apre la via a scenari inquietanti: si sospenderanno le messe? I sacerdoti si rifiuteranno di dare l’ostia in bocca? Verrà abolita la confessione? Ci dovremo recare in chiesa con le mascherine?
La risposta è nel Salmo 127: Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. 
Paola de Lillo
https://www.lamadredellachiesa.it/ecco-come-ci-si-difende-dal-coronavirus/

Processio tempore mortalitatis et pestis






Globalismo, buonismo, epidemia e Alessandro Manzoni




di Francesco Filipazzi
Ebbene, è successo. Il  buonismo e la religione del globalismo, alla prova dell'epidemia, mostrano la corda e portano l'umanità a sbattere contro la realtà. Dopo l'esplosione del problema Coronavirus, per non urtare la sensibilità dei fratelli orientali, le autorità italiane hanno deciso di fregarsene. Bloccare gli ingressi dalla Cina e controllare le comunità cinesi sarebbe stato troppo fascista e quindi in nome dell'antifascismo e dell'antirazzismo, il problema non è stato affrontato. I paladini della globalizzazione avrebbero dovuto mettere in discussione il dogma della libera circolazione e ammettere che, ogni tanto, le frontiere andrebbero controllare e la libertà di spostamento rischia di essere un problema sanitario.
Nel frattempo, nelle zone colpite dall'epidemia, il panico è strisciante e le amministrazioni locali stanno facendo fronte ad un disastro creato dal governo centrale, il più inetto e impreparato della storia. Le ordinanze emesse sembrano Grida manzoniane, gli operatori sanitari e le forze dell'ordine mettono le mascherine, come i monatti dei Promessi Sposi. Il contagiato che ha fatto partire l'emergenza, il paziente 1, sta prendendo - poveretto - insulti da una provincia intera, quasi fosse un untore. A pensarci bene, anche l'illuminismo e la dea Ragione hanno fallito, perché la realtà dei fatti è più forte delle costruzioni mentali dei padroni del discorso e dunque il popolo reagisce ai problemi in modo poco razionale, ma naturale.
Non ci resta dunque che pregare, per chiedere aiuto al Signore in questo momento di grave difficoltà.
http://campariedemaistre.blogspot.com/2020/02/globalismo-buonismo-epidemia-e.html

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