ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 21 marzo 2020

La Chiesa – dicono – si è aperta al mondo

In Italia come in Cina


https://www.laogai.it/laogaiv2/wp-content/uploads/2018/12/Chinese-Patriotic-Association.jpg(immagine aggiunta)


Dominus de caelo prospexit super filios hominum, ut videat si est intellegens, aut requirens Deum. Vacate, et videte quoniam ego sum Deus: exaltabor in gentibus, et exaltabor in terra (Sal 13, 2; 45, 11).


La Chiesa italiana gemette tutta e si stupì di esser diventata l’Associazione patriottica cinese. Una situazione eccezionale ha fatto venire a galla ciò che i nostri Pastori sono realmente. La sudditanza incondizionata che, in queste settimane, essi stanno dimostrando nei confronti dello Stato è qualcosa che, nella storia patria, non s’era ancor veduto, nemmeno nel Ventennio. A quell’epoca, d’altronde, preti e vescovi avevano generalmente gli attributi ed erano stati temprati da sessant’anni di confronto con un regime dichiaratamente massonico. Sette decenni di prostituzione con vari amanti, invece, hanno addomesticato la nostra gerarchia più di un cagnolino da passeggio: cose mai viste, neanche ai tempi della peste bubbonica. 
Del resto la Chiesa – dicono – si è aperta al mondo, il quale non si è certo fatto pregare ed è venuto trionfalmente a installarsi in seno ad essa con le sue idee, i suoi vizi e le sue pretese. Abbassare la guardia e abbracciare il nemico, quando si è in battaglia, è ovviamente un suicidio, ma un concilio pastorale ha decretato unilateralmente che la guerra era finita e che gli avversari – che lo sapessero o meno – eran tutti diventati nostri fratelli. Il peggio, però, è che questa resa travestita da profferta di amicizia era frutto di un rinnegamento della fede o, meglio, della sua sostituzione con un surrogato ideologico compatibile con il pensiero mondano.


Ormai è chiaro: quella che si insegna in seminari e facoltà teologiche, per esser poi sdoganata nelle parrocchie, non è più la fede cattolica, ma una sua volgare contraffazione. La luminosa limpidezza e la virile incisività della dottrina tradizionale sono state rimpiazzate da un miscuglio di idee fumose, sconnesse e puerili che offuscano le menti, quando non giungono a ridurre i cervelli in poltiglia. I comportamenti assunti dal clero nelle ultime settimane sono una dimostrazione fattuale di questa triste realtà. I ministri della Chiesa in uscita, indomiti araldi dell’accoglienza indiscriminata, dei porti aperti, dei ponti al posto dei muri, se ne stan trincerati, dietro pesanti porte blindate, nelle loro canoniche e nei loro vescovadi, tenendo a distanza di sicurezza quei pochi fedeli così insensati da andare a chiedere nientemeno che un’assoluzione o la comunione… Incredibile! Pretendere questi lussi in un momento di simile pericolo! Ma c’è ancora chi non ha capito che tutto è cambiato: ormai abbiamo scoperto che il buon Dio è misericordioso – e quindi si salvan tutti, che lo vogliano o meno. Il Paradiso è diventato obbligatorio; i Sacramenti, viceversa, sono semplici tonificanti facoltativi. E poi, siamo finalmente costretti a riconoscere appieno il valore del sacerdozio comune di tutti i fedeli!… Come chiamarlo? Sciacallaggio teologico?


Un certo clero è così “progredito” da non accorgersi che la sua immagine di Dio non è altro che la proiezione di un io immaturo che Lo considera un distributore di conferme, a prescindere dallo stato reale dell’anima, dai meriti e dai demeriti. Questa bizzarra idea (che ignora totalmente la nozione di Essere sussistente, con tutto ciò che ne consegue) deriva da uno strano miscuglio tra un biblicismo spurio che seleziona e deforma la Scrittura avulsa dalla Tradizione e uno psicologismo contorto che consacra il vizio e il peccato come la normalità. Di fatto è un mero mezzo immaginario che serve a rassicurare l’io nei momenti di difficoltà, ma è incapace di intervenire efficacemente nelle vicende umane e, di conseguenza, si rivela insignificante: è qualcosa di cui si può anche fare a meno, salvo che torni utile come ingrediente del pensare positivo. Tale vana concezione sarebbe semplicemente ridicola, se non conducesse dritto all’ateismo pratico, tipico dell’atteggiamento consumistico della società contemporanea. Quello teorico, pur essendo razionalmente assurdo, è ben più esigente, dato che costringe l’uomo a stringere i denti e a far tutto da sé, per quanto invano e senza speranza.


Certe decisioni danno l’impressione che una consistente parte del pretame non creda più in nulla, ma usi la propria posizione nella Chiesa unicamente per assicurarsi una sicurezza materiale sganciata da un impegno serio e costante. Da questo punto di vista, il sostentamento del clero si è risolto a grave discapito del ministero pastorale, dato che viene erogato senza alcun rapporto con la reale efficienza di un sacerdote. Per avere di chi campare, un tempo, la maggior parte dei preti dovevano concretamente darsi da fare; prima dell’istituzione della congrua, anche i parroci vivevano delle offerte dei fedeli e dei benefici ecclesiastici, cose evidentemente molto variabili da luogo a luogo. In ogni caso, a prescindere dalle loro necessità, essi si consumavano passando anche ore al capezzale di ogni moribondo della loro parrocchia, solcando le strade per portare la comunione agli ammalati o per le numerose processioni che scandivano l’anno liturgico, rinchiudendosi per intere giornate in confessionale in occasione delle grandi feste… Ciò non significa, ovviamente, che tutto fosse fatto per puro zelo delle anime, ma che c’era un senso del dovere che il sistema attuale, animato da quella teologia fasulla che giustifica tutto e il contrario di tutto, ha semplicemente annientato.


Il nuovo Concordato, sulla base della pseudoteologia postconciliare, ha praticamente trasformato i chierici in impiegati statali ben imbavagliati e ammaestrati, di un lealismo e un’arrendevolezza che non ci si sognerebbe neppure di esigere dagli altri. I vescovi hanno reagito all’emergenza sanitaria come sottoprefetti di un regime rigorosamente ateo: complimenti! La peggior forma di clericalismo è quella di quanti, coprendosi sotto le disposizioni dell’autorità civile e ponendola implicitamente al di sopra di quella divina, privano i fedeli dei beni spirituali cui hanno sacrosanto diritto e li abbandonano a sé stessi nel momento del bisogno. Si son rivelati per quello che sono: mercenari. Era inevitabile, d’altronde, che chi da giovane ha letto Mao si ritrovasse poi a svolgere le stesse mansioni di un funzionario del dipartimento per gli affari religiosi del partito comunista cinese, proprio come un vescovo o un prete iscritto all’Associazione patriottica. La Chiesa Cattolica, in un contesto simile, può pure formalmente sussistere, ma solo sotto totale controllo governativo, sospesa ad un cenno di approvazione o diniego da parte di un qualunque trinariciuto della nomenklatura. Questa è una conferma in più che i regimi marxisti non sono stati altro che un esperimento su larga scala di un ordine mondiale completamente statalizzato, con un’economia del tutto pianificata e un’assoluta supervisione della popolazione, ridotta a massa consumatrice i cui bisogni sono artificialmente determinati dai poteri occulti.


Il materialismo ateo, funzionale a tale risultato, è divenuto l’abituale atmosfera mentale anche in Occidente, nei Paesi teoricamente “liberi”. La Chiesa dialogante con il mondo, coerentemente, si è lanciata in battaglie ambientalistiche per la difesa della casa comune, ma non ha più nulla da dire per rischiarare il dramma della malattia e della morte. Il meglio che riesca a fare è prostrarsi ai piedi dei funzionari statali, dimenticando completamente gli obblighi che le derivano dalla sua missione: non sa più parlare di salvezza eterna, di sofferenza espiatrice, di giusto castigo, di abbandono alla Provvidenza… Tutto ciò, come fa inorridire il pensiero dominante, così ripugna a molti dei suoi stessi ministri, i quali danno prova di non crederci più e, per questo, non hanno più alcuna ragion d’essere (che non sia l’incarico e il sostentamento). Cosa volete che conti il celibato per chi ha perso la propria identità e smarrito il motivo del proprio stare al mondo? Il problema è ben più profondo della pur sacrosanta disciplina ecclesiastica, ma con la solita operazione diversiva son riusciti a deviare l’attenzione incendiando il dibattito su un punto particolare, in modo da far passare inosservato il vero veleno del sinodo amazzonico, il panteismo naturalistico.


Bene che vada, la “fede” di gran parte del clero è un blando deismo illuministico: la loro “divinità” è una vaga idea rassicurante, un’entità indefinita che dovrebbe confortarci nei momenti difficili, ma non è in grado di intervenire nella creazione o nella storia; il concetto di castigo divino non sarebbe altro che un retaggio mitico-pagano. La mentalità marxista che ha impregnato la cultura odierna si concilia facilmente (essendone un ulteriore sviluppo) con la visione kantiana di una religiosità priva di trascendenza, ma immanente al pensiero umano, la quale affonda le radici nel soggettivismo della concezione luterana della fede. Se poi vogliamo provare a spiegarci l’incredibile rigidità mentale dimostrata, nell’attuale congiuntura, da un clero altrimenti superelastico in ambiti in cui è invece strettamente vincolato, dobbiamo risalire alla comune sorgente di tali aberrazioni, cioè al fariseismo di chi filtra i moscerini e ingoia i cammelli. È il giudaismo talmudico, con la sua tracotante pretesa di assicurare un’impeccabilità assoluta escludendo anche la più piccola o remota eventualità di essere accusati. Seguendo un criterio analogo, anche l’andare a pregare in una chiesa potrebbe propagare il contagio ed equivale quindi automaticamente ad ammazzare un numero imprecisato di persone. Nei loro assurdi vaneggiamenti, costoro non si avvedono che, con le loro gravi omissioni, uccidono un gran numero di anime, a cominciare dalla propria.


Gli effetti dei provvedimenti ecclesiastici, così, sono peggiori di quelli del virus. Il Vangelo, invece, ci mostra continuamente che Gesù, per obbedire al Padre, in apparenza disobbediva alle autorità religiose del Suo tempo, che con dottrine artificiose avevano manipolato la legge divina a loro uso e consumo fino ad annullarla. Che si propaghi il contagio andando in chiesa è un pericolo estremamente remoto e non comporta quindi la minima responsabilità morale. D’altra parte, la gente non va forse al lavoro, al supermercato o in farmacia, dato che non può farne a meno? Il medesimo rischio che si corre per assicurarsi il nutrimento e la salute del corpo, non lo si può correre per garantirsi quelli dell’anima? Ma in cosa credono i nostri Pastori, ammesso che credano ancora in qualcosa? Come mi scrive una fedele di Roma, in questa circostanza «si scopre chi è un vero sacerdote e chi no». Un’altra lettrice osserva che, passata questa emergenza, «nulla sarà più come prima». Ha ragione: il Signore sta passando al vaglio i Suoi ministri per distinguere chiaramente chi ancora ha la fede da chi l’ha persa o non l’ha mai avuta, chi è degno di fiducia da chi recita una squallida commedia, chi va seguito da chi va abbandonato. Molti chierici hanno perso ogni residuo di credibilità; il popolo fedele saprà bene come regolarsi nei loro confronti.


Ecco allora che «il Signore, dal cielo, si mette a osservare i figli degli uomini per vedere se ce n’è uno intelligente o che cerchi Dio» (Sal 13, 2) con la preghiera e la penitenza; Egli deve però prendere atto che «tutti hanno deviato e, al tempo stesso, son diventati inutili» (Sal 13, 3). L’Onnipotente tuona perciò con voce possente per lanciare un estremo richiamo: «Calmatevi e considerate che io sono Dio; sarò esaltato fra le genti, sarò esaltato sulla terra» (Sal 45, 11). È il Dio vivente che parla, il Creatore del mondo e Signore della storia, Colui che ha il controllo totale della natura e rende a ciascuno secondo le Sue opere (cf. Sal 61, 13; Pr 24, 12; Ger 32, 19; Mt 16, 27; Rm 2, 6; Ap 22, 12). Egli punisce il male, sia in questa vita che in quella futura, ma nella Sua misericordia usa i flagelli anche a nostra correzione. È così che Dio si è rivelato: dopo aver eliminato la Tradizione, vogliono forse cestinare anche la Bibbia? Saranno così impudenti, nella colossale mistificazione che stanno perpetrando, da giungere a tale grado di disonestà intellettuale? Faranno meglio a pensarci bene. Moltiplicate pertanto i Rosari per la loro conversione, oltre che, naturalmente, per la protezione delle vostre famiglie, per la fine dell’epidemia, per la guarigione degli ammalati e – non ultimo – per tanti che muoiono senza conforti religiosi e senza esequie.


Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei contadini? Farà miseramente perire i malvagi e affiderà la sua vigna ad altri contadini, che gli rendano i frutti a loro tempo (Mt 21, 41).

Nota canonico-pastorale

CORSO SULLA MEDITAZIONE

Pubblicato da Elia

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